E N D
MARCO 11,1-11 • 1Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betania, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. 3E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». 4Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. 5Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». 6Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. 7Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. 8Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. 9Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: • «Osanna! • Benedetto colui che viene nel nome del Signore! • 10Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! • Osanna nel più alto dei cieli!». • 11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betania.
1Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betania, presso il monte degli Ulivi
“Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito.” • Il testo parla chiaramente di un giovane “asino”. Vediamo perché un asino e non un cavallo come a noi sembrerebbe più logico e onorevole. • Innanzi tutto gli Ebrei non avevano un concetto dispregiativo dell’asino come lo abbiamo noi. L’asino va dappertutto, lavora nei campi, porta i pesi, se allevato bene non è affatto recalcitrante ed è mansueto… insomma è simbolo di lavoro, aiuto e quindi di tranquillità e di pace. • Il cavallo invece viene associato alla guerra, è simbolo di potere e di forza (i signori venivano giudicati tali da quanti cavalli possedevano!) Se possiamo fare un parallelo il cavallo è assimilabile per concetto all’odierno carro armato. • Dopo i tanti fallimenti dei re terreni, Israele ha col tempo assunto l’ideale che il vero Re doveva essere un Re portatore di pace e di armonia tra le genti. • Vediamo: • 1Samuele cap. 8 • Isaia cap. 9 • Isaia cap. 11
Ecco i testi che ci interessano direttamente: • Zaccaria 9 • Salmo 118
Osanna • Osanna significa letteralmente "salva, di grazia!” (2Sam14,4; 2Re 6,26)[3]. Essa è un'invocazione escatologica di supplica. • Il Sal118[117],25 fornisce un'altra attestazione dell'invocazione ebraica nel suo tenore originale: "Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!". Questo salmo era recitato durante la festa delle capanne, nella quale al popolo d'Israele era comandato di gioire "davanti al Signore" per sette giorni (Lev 23,40); uno dei sacerdoti recitava quel Salmo ogni giorno durante la processione attorno all'altare; il settimo giorno, poi, era recitato ogni volta durante ognuna delle sette processioni che si facevano; quando il sacerdote raggiungeva i versetti 25-26 suonava la tromba, e tutta la gente, inclusi i bambini, agitavano i rami di palma, mirto, salice, ecc., e gridavano con il sacerdote le parole: • «Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! • Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria! • Benedetto colui che viene nel nome del Signore. » • Le parole ebraiche per "dona la salvezza" era hoshi῾a na: essa era ripetuta così frequentemente che venne abbreviata in hosanna. In questo contesto il settimo giorno della festa fu chiamato "Grande Osanna", e i rami di palma e di altre piante ricevettero anch'essi il nome di "Osanna". • La festa delle capanne era un tempo di grande gioia, e tra i giudei si diceva che chi non avesse assistito ad essa non poteva sapere cosa significa la gioia. In tale contesto l'espressione Osanna fu associata alla gioia, e la stessa cosa si può dire dei rami di palma (cfr. 1Mac 13,51-52; 2Mac 10,6-7). Come tutte le acclamazioni di uso frequente, anche questa perse il suo significato primario, e divenne una specie di "viva!".