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Istituto Comprensivo “ F. De Sanctis” Scuola Secondaria di primo grado -Caposele Classe Terza A Anno scolastico 2011/2012. Giornata mondiale del libro e dei diritti d’autore. 23 Aprile 2012. Il linguaggio poetico: p otenzialità espressive e limiti. Classe Terza A.
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Istituto Comprensivo “F. De Sanctis” Scuola Secondaria di primo grado -Caposele Classe Terza A Anno scolastico 2011/2012
Giornata mondiale del libro e dei diritti d’autore 23 Aprile 2012
Il linguaggio poetico: potenzialità espressive e limiti Classe Terza A Docente coordinatrice: Merola Teresa
“Lingua mortal non dice” Quest’anno, durante le lezioni d’Italiano, abbiamo analizzato diversi testi letterari in versi, tutti diversi per tematiche e caratteristiche linguistiche, ma tutti ugualmente densi di significato ed emozionanti. Prendendo spunto dall’analisi di due famosi e straordinari versi di Giacomo Leopardi , il più grande poeta italiano dell’Ottocento, abbiamo avviato, con la guida della nostra insegnate, una riflessione di contenuto complesso sulla quale si sono versati già fiumi d’inchiostro e a cui vogliamo comunque offrire un nostro piccolo contributo. La riflessione è incentrata sul linguaggio poetico, le sue potenzialità espressive e i suoi limiti e, ritornando al nostro amato poeta, i versi che hanno ispirato i nostri pensieri sono da ricercare nella nota poesia “A Silvia”, lì dove il poeta nel rievocare le speranze, i sentimenti della sua giovinezza, ad un certo punto afferma: “Lingua mortal non dice/quel ch’io sentiva in seno”. Effettivamente il grande poeta sembra riconoscere un limite al linguaggio affermando che alcune emozioni e alcuni sentimenti restano ineffabili e indicibili.
“L’uomo parla” Un famoso filosofo del Novecento, Martin Heidegger, nel sottolineare che il linguaggio è ciò che caratterizza l’essere umano, dice:“L’uomo parla. Noi parliamo nella veglia e nel sonno. Parliamo sempre, anche quando non proferiamo parola, ma ascoltiamo o leggiamo soltanto….In un modo o nell’altro parliamo ininterrottamente. Parliamo, perché il parlare ci è connaturato…Si dice che l’uomo è per natura parlante, e vale per acquisito che l’uomo, a differenza della pianta e dell’animale, è l’essere vivente capace di parola….S’intende dire che proprio il linguaggio fa dell’uomo quell’essere vivente che egli è in quanto uomo. L’uomo è uomo in quanto parla”.
Quel “dolce naufragio “ Effettivamente conveniamo con tale filosofo nel considerare la parola una caratteristica precipua dell’uomo, pur riconoscendo il suo carattere convenzionale. Ma ritornando alla poesia e al linguaggio poetico c’è da dire che Leopardi, pur attribuendo implicitamente un limite al linguaggio, attraverso i suoi testi è riuscito a comunicarci grandi emozioni: anche noi, attraverso la fruizione delle sue poesie, siamo diventati piccoli poeti e con lui e attraverso le sue parole, abbiamo anche noi sperimentato il dolce naufragio nel mare dell’infinito…
La poesia e la canzone: emozioni e sentimenti La poesia procura brivido, come la musica e la canzone. Quando ascoltiamo una canzone, non siamo attratti per un verso dalle parole, per l’altro dal ritmo musicale presi separatamente, ma dall’accordo che si viene a creare tra questi due elementi i quali si fondono in un unico messaggio. Allo stesso modo, il piacere del testo poetico è il risultato della combinazione e compenetrazione di diversi componenti: il ritmo dei versi, la scelta e la collocazione delle parole, l’organizzazione dei suoni, le immagini e i temi. Tutti questi livelli, che chiamiamo livelli del testo, non operano autonomamente e distintamente l’uno dall’altro, ma si rafforzano a vicenda in modo tale che l’uno rinvii all’altro, creando il fascino del messaggio poetico. Noi, personalmente, pur riconoscendo il carattere convenzionale del linguaggio verbale, crediamo molto nelle capacità espressive della poesia. Per noi le parole poetiche dicono molto, sono espressione della fantasia e del sentimento dell’autore e servono a parlare non solo di se stessi, ma anche degli altri e del mondo, di ciò che succede nella realtà storico-sociale. Certamente non abbiamo la maturità per comprendere fino in fondo la grande crisi del linguaggio vissuta da poeti e grandi artisti, ma crediamo molto nella forte capacità espressiva delle parole e in modo particolare di quelle poetiche.
La crisi del linguaggio Ma a proposito della crisi del linguaggio, la nostra professoressa ci ha indicato il nome di uno scrittore austriaco del Novecento, Hugo Von Hofmannsthal e di un suo testo particolare cui è doveroso far riferimento:”La lettera di Lord Chandos”. Ebbene, dalla ricerca abbiamo scoperto che si tratta di una lettera immaginaria, inviata da Lord Chandos, un giovane che sta vivendo una crisi linguistica, al suo maestro Francis Bacon. Questa lettera è un vero e proprio saggio tedesco sui limiti del linguaggio. “Chandos, un promettente giovane dell'epoca elisabettiana, scrive al suo vecchio mentore, Francis Bacon, per esporgli la sua situazione di crisi e per cercare di giustificare la sua definitiva rinuncia all'attività letteraria. Chandos ha perso l'abilità di pensare e parlare in modo coerente e i brevi momenti di armonia con la natura che si esprimono in esperienze trascendentali, una volta passati, non sono esprimibili in parole.”(Da intervista, vd. bibliografia). Nel testo Chandos afferma: «Non scriverò più nessun libro, né in inglese, né in latino, perché la lingua in cui mi sarebbe dato non solo di scrivere, ma forse anche di pensare, non è il latino né l'inglese né l'italiano o lo spagnolo, ma una lingua di cui non una sola parola mi è nota, una lingua in cui parlano le cose mute, e in cui forse un giorno nella tomba mi troverò a rispondere a un giudice sconosciuto».
Il silenzio della poesia di fronte all’orrore della guerra Da queste parole “ scaturisce l'osservazione per cui il linguaggio, cioè le parole, non possono "dire", non possono spiegare né raccontare in maniera adeguata alcuna verità del mondo. Il linguaggio, quindi, sarebbe un limite e non una risorsa o uno strumento per la conoscenza. Resterebbe allora il silenzio. Eppure ancora una volta sono le parole che possono "dire" questo silenzio, possono e devono raccontare il vuoto, la crisi, la tragedia”.Il grande poeta austriaco nel rinunciare alla lingua, infatti , afferma che “questa lingua è un dovere e la rinuncia a parlare è qualcosa di cui si sarà chiamati a rispondere, perché c'è una responsabilità nei confronti del mondo, della realtà: una responsabilità che la rinuncia alla parola tradisce”. Il problema è chiaro se si prendono in considerazione eventi particolarmente tragici come quelli accaduti durante le guerre e le dittature. Rispetto a tali avvenimenti anche noi, piccoli preadolescenti convinti assertori della forte capacità espressiva delle parole poetiche, avvertiamo la povertà della lingua, una lingua che si rivela insufficiente ad esprimere un dolore vero e immane. Di fronte alla violenza della guerra che colpisce i più deboli, lacera i più sacri vincoli d’amore e cancella ogni forma di compassione, come dice il grande poeta Salvatore Quasimodo, la poesia non può che tacere. Ma anche nel tacere, diciamo noi, continua ad esprimere, come tutti i linguaggi artistici, preziosi frammenti di verità…
Lingua mortale cuore fiammante (Diletta Russomanno)
La poesia è… Una caverna oscura e angusta, una gemma che racchiude un segreto,un fulmine che scaturisce da un sentimento,un sogno infinito che si esprime in parole… (Vito Rosania)
Parole in volo… Le parole curano, distruggono,ma anche volano… (Giusy Montanari)
Parole poetiche Raggi mortali più taglienti e profondi di spade affilate che trafiggono l’Anima (Giuseppe Merola)
Dolce melodia Per me la poesia è una piccola, ma dolce melodia, qualcosa di intenso a cui tutti i giorni penso (Gerardo Cibellis)
Poesia… Voce tremante dell’Anima, urlo nel silenzio (Sara Pecoraro)
Parole poetiche… Dono divino, che nasconde il mistero (Gianluca D’Elia)
Parole… Parole umane che trafiggono il cuore come frecce scagliate dal cielo (Sara Rosania)
La poesia… E’ libera perché libero è lo spirito umano (Giusy Ventre)
La nascita della poesia… Da una lettera nasce una parola, da poche parole nasce un pensiero, da un pensiero scaturisce l’espressione del nostro animo che, a sua volta, genera la poesia. (Gelsomino Monteverde)
Parole d’amore Ci sono parole che ti possono ferire e ci sono parole che ti riempiono il cuore. Ma in un abbraccio sono nascoste tutte le parole più belle del mondo! (Sara Rosania)
Mondo stellato Il linguaggio figurato è come un cielo stellato, bello e affascinante mi fa sognare in ogni istante (Gerardo Liloia)
Parole “forti” Parole cariche di emozioni e sentimenti che pesano sul cuore, limitate dai gesti di ogni singolo giorno (Maria Caruso)
La forza delle parole La forza dell’uomo è nella lingua e la parola è più potente di ogni arma (Sara Rosania)
Parole del cuore Quando la mano di un uomo accompagna la penna sul foglio, fa accendere il motore del cuore (Gelsomino Monteverde)
Dolce melodia La poesia è una composizione dolce e melodiosa nella quale si esprimono i propri pensieri e i propri sentimenti (Gerardo Colatrella)
Parole pure Parole soavi come profumo dolci come miele calde come stelle forti come l’amore ma anche irruenti come fiumi in piena devastanti come uragani incisive come segni nella roccia ma soprattutto LIBERE come il pensiero di ogni uomo (Wanda Russomanno)
Concludiamo con i celebri versi di Emily Dickinson: “Alcuni dicono che quando è detta la parola muore io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere”
Riferimenti bibliografici Giacomo Leopardi, “A Silvia” Giacomo Leopardi, “L’infinito” Martin Heidegger, “In cammino verso il linguaggio” Hugo Von Hofmannsthal, “Lettera di Lord Chandos” Intervista a Francesco Rella di CatarinaFalamo (dal sito www.lacritica.net/rella.htm) Salvatore Quasimodo, “Alla fronte dei salici”