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Secondo modulo: le tecnologie di tutela. Si possono definire tecnologie di tutela quell’insieme di modalità operative attraverso le quali le organizzazioni civiche partecipano a pieno titolo alla definizione, alla progettazione, alla messa in opera e alla valutazione delle politiche pubbliche.
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Si possono definire tecnologie di tutela quell’insieme di modalità operative attraverso le quali le organizzazioni civiche partecipano a pieno titolo alla definizione, alla progettazione, alla messa in opera e alla valutazione delle politiche pubbliche. Tecnologie dell’azione diretta Tecnologie della mobilitazione delle risorse Tecnologie della interlocuzione Tecnologie dell’attivazione delle istituzioni gli strumenti per rendere efficace l’azione della cittadinanza attiva: le tecnologie di tutela
tecnologie dell’azione diretta • carte dei diritti • strutture di ascolto, assistenza e consulenza • monitoraggio • azioni simboliche • azioni di sensibilizzazione e informazione • gestione dei conflitti • organizzazione di nuovi servizi
tecnologie della mobilitazione delle risorse • addestramento e reclutamento • raccolta di firme e di adesioni • raccolta e diffusione di buone pratiche • formazione • uso civico di internet
tecnologie della interlocuzione • accordi e protocolli d’intesa • tavoli • conferenze dei servizi • partnership
tecnologie dell’attivazione delle istituzioni • attuazione degli istituti di tutela previsti dalle leggi • intervento giudiziario • lobbying
La “Carta dei diritti negati dei cittadini di Catania” Proclamata il 18 maggio 2001 alla presenza di centinaia di cittadini residenti, frutto delle centinaia di segnalazioni e questionari raccolti dal locale Collegio dei Procuratori dei cittadini, vuole essere allo stesso tempo un documento di denuncia dello stato di degrado del territorio e dell’assenza di servizi essenziali ma anche una agenda con richieste di intervento da parte di tutti gli organi istituzionali in cui i cittadini siano riconosciuti come interlocutori stabili. Questa Carta si compone di 10 diritti: diritto al tempo (soprattutto nei servizi pubblici), diritto all’informazione e al decentramento amministrativo(esistenza servizi in loco; completezza e puntualità nell’informazione), diritto alla salute (soprattutto per la prevenzione), diritto alla legalità ed alla sicurezza; diritto allo sport ed al tempo libero; (avere adeguati spazi per vari tipi di attività); diritto alla qualità della vita (ambienti pubblici sani, edifici scolastici sicuri e attrezzati, spazi verdi e curati); diritto alla partecipazione (al governo della città); diritto alle attività di prevenzione (libertà di segnalare situazioni che minano l’incolumità personale); diritto alla credibilità (dare il giusto riconoscimento alle informazioni dei cittadini circa i problemi e i rischi del territorio); diritto alla interlocuzione pubblica e istituzionale (possibilità di interloquire almeno in merito alla sicurezza).
Il Pit: servizio integrato di ascolto, assistenza e tutela dei diritti Il Pit è un servizio che raccoglie richieste di consulenza e intervento che giungono dal territorio sul funzionamento e la qualità dei servizi e sullo stato di attuazione di leggi e provvedimenti che riguardano la tutela dei diritti dei cittadini nei campi della salute (animato dal Tribunale per i diritti del malato) e dei servizi di interesse generale (animato dai Procuratori dei cittadini). Una struttura front-line raccoglie per telefono, fax, posta e posta elettronica le richieste dei cittadini e vi risponde direttamente fornendo informazioni, strumenti di tutela o attivando le reti al livello locale. I casi più complessi vengono invece trattati da consulenti di diverse materie. Sulla base delle segnalazioni ricevute, il Pit promuove campagne a tema in merito a problemi che coinvolgono larghe fasce di utenti ed elabora politiche di tutela dei dei cittadini. Alla struttura centrale sono collegati gruppi locali delle reti e altre associazioni civiche e professionali. Sulla base delle richieste di intervento e consulenza, registrate in un database, viene prodotto un rapporto annuale sullo stato dei diritti dei cittadini nei diversi settori che rappresenta un punto di riferimento per tutti gli attori delle politiche di cui il servizio si occupa e una indicazione di lavoro per il Movimento.
Lo Statuto degli studenti e delle studentesse nelle scuole superiori italiane Nel quadro della collaborazione tra Movimento Studenti di Azione Cattolica e Cittadinanzattiva, è stata promossa una indagine sullo stato di attuazione dello Statuto delle studentesse e degli studenti negli istituti superiori. Lo Statuto delle studentesse e degli studenti è un documento varato nel maggio ‘98 che indica, a 60 anni di distanza dal precedente regolamento scolastico, i diritti e i doveri degli studenti e che impegna le istituzioni scolastiche, oltre che gli studenti, a essere parte attiva del loro rispetto. Con la inchiesta si è voluto mettere sotto osservazione lo stato di conoscenza e di attuazione di questo documento, ma anche descrivere aspetti legati alla vita scolastica quali il funzionamento del servizio scolastico, la sicurezza, i provvedimenti disciplinari, i sistemi di valutazione, ecc. L’inchiesta ha coinvolto 40 città per un totale complessivo di 87 istituti tra cui 41 Licei, 29 Istituti Tecnici, 17 Istituti Professionali. Alcuni dati di questo rapporto: nel 60% dei casi non c’è nessuno che presenti e spieghi agli studenti lo Statuto; 60 scuole su 100 non hanno la Carta dei servizi al proprio interno; almeno un istituto su due è ancora fortemente gravato dalla presenza di barriere architettoniche.
Monitoraggio delle strutture scolastiche del Liceo Scientifico di San Severo (Comitato studentesco-Liceo Scientifico) Il Comitato Studentesco riunitosi nel giorno 18/10/2001, accogliendo con parere fortemente positivo la notizia dell'arrivo del PIT BUS nella nostra scuola, si è prodigato per esercitare attivamente il potere di controllo e di vigilanza sulla sicurezza e ha deciso di compiere un monitoraggio sugli standard di sicurezza. Il monitoraggio è stato svolto nella terza settimana di ottobre 2001 utilizzando schede di rilevazione. I risultati si espongono di seguito, evidenziando in particolare le carenze che presenta la nostra struttura e le violazioni alle norme di sicurezza igienico-sanitarie. Localizzazione della scuola: La scuola si affaccia su una delle strade più trafficate della città, raramente sono presenti vigili urbani che regolino il flusso di autovetture e comunque essi sono in servizio davanti la scuola solo per pochi minuti durante l'orario d'entrata. Perimetro area esterna: L'edificio non è dotato di un'area esterna sufficientemente ampia in rapporto al numero degli alunni e l'accesso alle persone non autorizzate non è in alcun modo impedito. Nel perimetro scolastico vi sono spazi che potrebbero essere attrezzati a verde, ma ora crescono solo erbacce e vi sono presenti vetri in frantumi, pericolosi per noi utenti. La rampa che permette l'accesso al perimetro scolastico è contemporaneamente utilizzata dai veicoli e dai pedoni, creando evidenti problemi logistici. Spazi all'aperto: Lo spazio all'aperto utilizzato a volte per le attività ginniche presenta una pavimentazione fatiscente, vi sono buche, sporgenze, dislivelli e ci sono delle aree dove crescono erbacce.
Ci sono inoltre degli spazi, praticamente inutilizzati da noi ragazzi, dove , oltre ad esserci materiale di vario genere (banchi, tavole di legno ecc.), sono state trovate siringhe e bottiglie di alcolici. Requisiti generali dei locali: I locali sono provvisti di alcune uscite di sicurezza, anche se a volte le porte antipanico vengono tenute chiuse con i saliscendi. Il ricambio d'aria a volte non è sufficiente, soprattutto nei bagni. Le finestre, quelle non ancora cadute, sono sprovviste di vetri infrangibili e non ci sono tende che riparino dai raggi solari. Inoltre ci sono grate di ferro su tutti i piani dell'edificio, fatto pericolosissimo in quanto esse ci precludono ogni forma di uscita in caso di incendio o di emergenza. Le aule a volte risultano di grandezza sproporzionata rispetto al numero di alunni, a volte troppo grandi altre troppo piccole. I radiatori risultano insufficienti a riscaldare le aule, soprattutto quelle più grandi. Barriere architettoniche: Il piano terra è accessibile ai portatori di handicap, data la presenza di apposite rampe, ma l'accesso ai piani superiori, dove sono situati tutti i laboratori, è completamente precluso. Palestra e spogliatoi: La palestra sarebbe sufficientemente grande se fosse utilizzata da un congruo numero di persone, ma in tale struttura a volte vi giocano anche 50 alunni e in questi casi la struttura risulta inadeguata. Gli spogliatoi non sono abbastanza capienti, ma sono sufficientemente areati e illuminati. Pulizia dei locali: La pulizia dei locali viene effettuata giornalmente con l’utilizzo di attrezzature autoaspiranti e autolavanti. Per detergenti, detersolventi disinfettanti, detergenti abrasivi, disincrostanti, disgorganti, deodoranti, vengono usati guanti e sono tutti tenuti in una aula adibita a deposito. Impianto termico: La centrale per il riscaldamento degli impianti e per la produzione dell’acqua calda è ubicata in un locale idoneo. Il bruciatore dell’impianto a gas è munito di un dispositivo automatico di interruzione del flusso di gas in caso di spegnimento accidentale della fiamma.
Impianto idrico: L’acqua non risponde in pieno a quelli che sono i canoni igienici. Con buona approssimazione può tuttavia essere ritenuta potabile. Non vi è erogazione di acqua calda. Illuminazione: Tutti i locali dispongono di luce naturale adeguata e di luce artificiale aggiuntiva. Sono dotati di illuminazione di emergenza, anche se essa fornisce un’illuminazione sicuramente non idonea. Nei laboratori mancano tende o veneziane che assicurino un opportuno oscuramento per l’uso di proiettori, videoregistratori, TV. Dispositivi di protezione individuale: Non sono a disposizione del personale guanti per la manipolazione di oggetti a rischio di taglio o abrasioni e per curare ferite con perdite di sangue, né mascherine nel caso di disinfestazioni o uso di sostanze disinfettanti. Laboratori: Nella scuola vi sono laboratori e aule speciali ben chiusi a chiave quando non sono utilizzati. Non ci sono a disposizione mezzi di sicurezza per l’attività di laboratorio. Videoterminali: Vi sono videoterminali e personal computer e lavoratori che li utilizzano per almeno 4 ore consecutive. Gli addetti non vengono sottoposti a visita medica preventiva per il giudizio di idoneità e quelli con età maggiori ai 45 anni non vengono sottoposti ad una visita periodica. I sedili sono stabili, non regolabili in altezza con schienale fisso e non rivestito da materiale traspirante. I tavoli sono sufficientemente opachi, di altezza standard e anch’essi non regolabili. Sono situati ad una distanza visiva ottimale tra operatore e schermo. I videoterminali sono posizionati in maniera corretta rispetto alle fonti luminose ma nell’aula mancano tendine perciò viene meno una perfetta visibilità. L’illuminazione non produce abbagliamenti diretti, riflessi o eccessivi. Il monitor è orientabile ed inclinabile per adeguarlo alle esigenze dell’operatore. La stampante, sufficientemente silenziosa, è collegata direttamente al videoterminale. Non vengono utilizzati schermi antiriflesso e antiradiazione. Servizi igienici: Nella scuola vi è un solo bagno per i portatori di handicap situato al piano terra. I servizi sono separati per sesso ma manca un’adeguata segnaletica. Nei bagni maschili non vi sono le condizioni per assicurare un’opportuna privacy (le porte dei gabinetti non hanno la chiave).
L’acqua corrente viene regolarmente erogata, i servizi necessitano inoltre di mezzi detergenti e asciuganti. Rifiuti: Nella scuola non vi sono contenitori per la raccolta differenziata. Prevenzione incendi: Esiste un piano antincendio conosciuto da tutti i lavoratori e sono state fatte delle simulazioni. Mancano però idranti con riserva d’acqua. Gli estintori sono segnalati e in posizione raggiungibile, ma non sono sottoposti a controllo ogni sei mesi, anzi a volte sono stati tenuto per lungo tempo oltre la data di scadenza. Le uscite d’emergenza ci sono (tre su cinque previste), anche se a volte sono state trovate chiuse a chiave. Resta il grande problema delle grate alle finestre, che impediscono l’uscita in caso di impossibilità di utilizzo della porta. Pronto soccorso: Il giudizio riguardante il pronto soccorso è nettamente negativo: non vi sono cassette di primo intervento, manca una sala di medicazione e anche in palestra le attrezzatura sono altamente insufficienti. Arredamento: Cattedre, banchi e sedie non rispondono a canoni ergonomici. Le superfici dei tavoli da lavoro non sono dotate di superfici non riflettenti e anche alcune lavagne presentano lo stesso problema. Formazione-informazione: Anche su questo fronte il giudizio non può che essere negativo, nonostante gli sforzi fatti dai docenti preposti, i lavoratori presentano carenze per quanto riguarda la conoscenza dei rischi e sui metodi di valutazione degli stessi. Conclusioni. La struttura presenta molte carenze sul piano strutturale, anche perché ormai non più moderna. Ma quello che più ci ha colpiti è la trascuratezza e a volte un vero e proprio stato di abbandono di alcune parti della struttura. Pensiamo che molti problemi riscontrati potrebbero essere risolti in breve tempo se solo ci fosse un più attivo interesse da parte dei responsabili. Anche noi alunni siamo in parte colpevoli dell’incuria della struttura. Vogliamo inoltre stigmatizzare alcuni comportamenti scorretti avuti da una parte degli intervistati, il nostro gruppo di lavoro ha dovuto infatti abbattere parecchi muri di reticenza per visionare alcuni tipi di documentazioni in merito alle strutture e alle misure di prevenzione dei rischi. Vorremmo inoltre riappropriarci del cortile perimetrale rendendolo agibile, esteticamente più bello e soprattutto più pulito. Ringraziamo Cittadinanzattiva che, grazie al suo interessamento ci ha dato la possibilità di avere un momento di crescita, focalizzando le nostre attenzioni su quelli che sono i nostri compiti di cittadini attivi.
I cittadini recintano una enorme buca Roccella Ionica- ottobre 2000 . In occasione della tappa del Pit Bus, gli abitanti segnalarono la presenza di una enorme buca (lunghezza 100 m., larghezza 3 m., profondità 3 m. circa) su una delle strade principali creatasi sia per le intense precipitazioni delle settimane precedenti ma anche per l’avvio dei lavori di sistemazione del tratto stradale (poi sospesi). Gli abitanti della zona non lamentavano tanto il ritardo nel prosieguo dei lavori quanto la assenza di recinzione e di segnalazioni di pericolo, soprattutto perché in quella zona transitano molti bambini e ragazzi per recarsi nella vicina scuola. L’equipe del pulmino contattò immediatamente il Comune, chiedendo un incontro su questo problema e sulle misure da prendere. Constatata la totale indisponibilità degli interlocutori comunali, l’equipe acquistò a proprie spese un rotolo di carta segnaletica e, con l’aiuto di alcuni cittadini, recintò la buca e appose dei cartelloni in cui si segnalava il pericolo. Durante queste operazioni sopraggiunsero due rappresentanti del Comune che contestarono duramente l’iniziativa giustificando l’impossibilità tecnica del Comune di provvedere in tempi rapidi. In tarda serata una troupe televisiva locale trasmise la notizia e le interviste realizzate sul posto. Il giorno successivo una squadra di operai del Comune transennò l’intera zona.
50 seminari di formazione per informatori euro Nell’ambito del progetto “Informatori euro”, avviato dai Procuratori dei diritti dei cittadini e sostenuto dalla Commissione Europea e dal Ministero del Tesoro italiano, si sono tenuti 50 seminari di formazione, della durata di 8 ore ciascuno, in altrettante città italiane, con la partecipazione di circa 30 persone per ciascun seminario, tenutisi da giugno a novembre. Tali seminari sono stati tenuti da formatori precedentemente ‘formati’ attaverso la partecipazione a corsi organizzati dalla Commissione europea e dall’equipe di Cittadinanzattiva. La Scuola di cittadinanza attiva ha prodotto il Manuale per i formatori e il Vademecum per gli informatori euro che sono stati consegnati rispettivamente ai 50 formatori e ai 1500 informatori euro.
15 luglio 94 – Caso esaminato dalla Commissione Conciliativa di Lucca Descrizione del caso: la signora ha lamentato che la madre da lei accompagnata alla visita medica per ottenere il riconoscimento del diritto all’accompagnamento, sia stata accolta in un seminterrato adibito a magazzino, Non è stata visitata ed è stata esaminata una minima parte della documentazione prodotta. Professionalità coinvolte: medici Strutture sanitarie coinvolte: commissione medica per il riconoscimento della invalidità. Determinazione della pronuncia: avendo registrato la diversità tra le versioni, fornite dall’esponente e dai membri della Commissione medica, la C.M. C. ha preso atto che è stata riconosciuta l’inidoneità del locale nel quale vengono effettuate le visite ed ha suggerito che in breve tempo si realizzi un ambulatorio privo di barriere architettoniche, dove possano essere visitati anche i pazienti barellati. La C.M.C .ha stigmatizzato la cattiva abitudine di convocare più pazienti (in questo caso 15) alla stessa ora, dimostrando scarsa sensibilità e poca considerazione per le esigenze dei cittadini soprattutto malati.
Provincia di Pordenone: la consegna dei farmaci a domicilio E’ un servizio attivato il I giugno 2000 dall'associazione titolari di farmacia della provincia di Pordenone, dal Tribunale per i diritti del malato, dall'azienda Sanitaria n. 6 "Friuli Occidentale" e dall'Istituto di Vigilanza "La sicurezza Pordenone", per la consegna, durante le ore notturne, di medicinali urgenti alle persone che vivono sole e sono impossibilitate, a causa delle loro condizioni fisiche permanenti o temporanee, a recarsi autonomamente in farmacia.Come funziona: il medico della Guardia Medica Notturna, constatato che il paziente si trova nelle condizioni sopra ricordate, contatta il Servizio di Vigilanza che invia un suo operatore presso l'abilitazione del paziente. L'incaricato ritira la ricetta, si reca nella farmacia di turno più vicina, preleva quanto descritto e lo recapita immediatamente al domicilio del paziente che dovrà rimborsare all'operatore solo l'eventuale costo del medicinale recapitato. Il servizio è attivo nei giorni feriali tra le ore 22.00 di ciascun giorno della settimana e le ore 6.00 del mattino successivo; di domenica e nei giorni festivi dalle ore 22.00 del giorno precedente fino alle ore 6.00 del giorno successivo a quello festivo.Il servizio (di consegna) non comporta alcuna spesa per i cittadini.Per una parte del territorio provinciale l'onere è sostenuto dall'Istituto di Vigilanza mentre per il resto della provincia è a carico dell'Associazione Titolari di Farmacia. Roma, II circoscrizione - Una Banca del tempo Lezioni di computer in cambio di una torta; un massaggio shatzu al posto di una piccola riparazione in casa; lezioni di lingua francese in cambio di lingua spagnola. Questo e molto altro chiedono e danno gli iscritti alla Banca del Tempo, un gruppo di cittadini che si scambiano tempo e servizi indipendentemente da condizioni economiche, sociali e da professione, età e sesso. E’ una forma originale di baratto in cui l’unità di misura del valore dello scambio sono le ore. Le modalità di gestione sono simili a quelle di una tradizionale banca: conti correnti personali, libretti degli assegni. Ma dei soldi non c’è traccia: si deposita e si ritira tempo. A Roma oggi le “agenzie” aperte sono 22 presenti in quasi tutte le zone della città. Le persone che hanno deciso di depositare il proprio tempo, per lo più donne, sono più di 3.000.
I monitori civici della sicurezza Nell’ambito della campagna “Ospedale sicuro”, promossa da Cittadinanzattiva nel 1998, il Tribunale per i diritti del malato ha reclutato, in varie città italiane, oltre 300 cittadini che sono diventati monitori civici della sicurezza negli ospedali. Ciò è avvenuto tramite la diffusione di un bando presso tutte le sezioni del Tdm presenti in Italia ed anche attraverso il sito internet di Cittadinanzattiva. Dopo aver effettuato una selezione delle domande pervenute sulla base dei criteri precedentemente indicati, sono stati realizzati decine di seminari interregionali di formazione, della durata di circa 6 ore ciascuno, per addestrare i cittadini selezionati. La formazione riguardava sia la trasmissione di conoscenze generali relative ai rischi presenti in ospedale, sia la conoscenza degli strumenti di rilevazione dei dati (griglie e questionari) e l’illustrazione di una guida al loro corretto utilizzo. Terminato il seminario di formazione con la consegna di attestati di “monitore civico della sicurezza”, i monitori, in piccoli gruppi, iniziavano la rilevazione dei dati negli ospedali precedentemente individuati.
Raccolta di firme per la potatura di alberi di un quartiere di Roma Un gruppo di cittadini, stanchi del fatto che i passanti e le macchine posteggiate lungo un tratto della strada Via Donna Olimpia, fossero fatte ‘bersaglio’ dalle continue cadute di rami di diversa dimensione dopo folate di vento o brevi piogge, decidono di passare all’azione. Per scongiurare danni seri, soprattutto per le persone, poiché il servizio giardini del Comune di Roma non si decideva a potare le acacie del viale, si è proceduto in pochi giorni alla raccolta di 400 firme che sono state consegnate alla sede della XVI Circoscrizione e all’Ufficio Giardini del Comune di Roma. A seguito di questa protesta, anche se con ritardo, il servizio apposito è intervenuto a potare le piante.
“Programma di comunità” E’ il titolo di un progetto sperimentale che le Asl di Grosseto e Rimini, in collaborazione con varie cooperative sociali e organizzazioni civiche hanno avviato in queste due città fino dal 1999. Tale progetto rappresenta un modello di sperimentazione organizzativa relativa all’integrazione di servizi pubblici, privati e sociali nella comune lotta all’AIDS. Questo progetto è rivolto ai giovani che vengono raggiunti da campagne di informazioni in tutti i luoghi di incontro e di aggregazione presenti sul territorio: scuola, discoteca, centri sociali, ecc.; è rivolto anche agli operatori in quanto sono stati organizzati moltissimi corsi di formazione per tutti coloro che entrano in relazione con i giovani: educatori, assistenti sociali, psicologi, obiettori di coscienza, insegnanti, studenti leader nelle scuole, ecc). Tale progetto per l’interesse e l’innovatività che presenta è stato inserito nella Banca dati delle buone pratiche in sanità di Cittadinanzattiva. Dopo tre anni di attività e di presenza sul territorio anche il Ministero della Sanità ha riconosciuto l’efficienza e l’efficacia delle attività previste dal progetto al punto che intende finanziarie iniziative analoghe anche nelle altre regioni italiane. Questo progetto come altri aventi il comune denominatore della salute per i giovani, hanno trovato ampio spazio all’interno di un seminario tenutosi a Roma nel corso della II Settimana della Cittadinanzattiva.
Seminario di formazione per responsabili di organizzazioni civiche e di volontariato della provincia di Campobasso Organizzato dalla Cesvo e da Cittadinanzattiva di Campobasso, si è svolto dal mese di febbraio a quello di aprile 2001 con 4 moduli formativi di 3 ore ciascuno.Il primo ha fornito una introduzione generale sulla cittadinanza attiva e alle tecnologie di tutela dei diritti; il secondo modulo ha riguardato la progettazione; il terzo la ricerca dei fondi; il quarto le risorse umane. 20 le associazioni presenti di cui la gran parte di dimensione locale Per i primi tre moduli è stata prevista la partecipazione di un testimonial, una persona che ha portato la propria esperienza relativa al tema del modulo presentato. L’organizzazione del seminario ha consentito l’alternanza di persone diverse appartenenti alla stessa organizzazione, secondo il tema trattato. Le persone che complessivamente hanno partecipato al seminario erano più di trenta.Nel mese di giugno è stato possibile avere un importante indicatore dell’efficacia del corso in quanto, rispetto allo scorso anno, le associazioni hanno presentato complessivamente molti più progetti alla Regione Molise, la gran parte dei quali frutto della collaborazione di più associazioni.
L’ approvazione della legge sulla terapia del dolore Il 19 dicembre 2000 il Tribunale per i diritti del malato sollecita con una lettera aperta al Presidente della Camera e alla Commissione Affari Sociali della Camera l’approvazione in tempi rapidi delle nuove norme sulla terapia del dolore. La Commissione le approva in sede legislativa ed invia il testo alla corrispondente commissione del Senato perché venga approvato con la stessa procedura. 17 gennaio 2001 – 5 senatori rimettono in discussione tale provvedimento, vanificando lo sforzo della Commissione Affari Sociali della Camera teso ad approvare il testo prima della chiusura delle Camere. 18 gennaio 2001 – Viene diffuso un comunicato stampa in cui si dice che nel sito internet di Cittadinanzattiva sono indicati i nomi dei politici che hanno bloccato il provvedimento legislativo e i loro indirizzi e mail con l’invito ai cittadini a scrivere loro. Il Movimento si impegna a pubblicare nel sito i commenti dei cittadini e le copie delle lettere ai senatori; cosa che puntualmente avviene. 19 gennaio 2001 – Il testo di legge ritorna in sede deliberante e viene approvato a seguito della campagna on line del Movimento e dell’intervento del Presidente del Senato. 8 febbraio 2001 – La norma viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale.
Protocollo d’intesa sul percorso chirurgico Al fine di assicurare al cittadino una migliore accessibilità e una più alta qualità del percorso chirurgico, i medici di famiglia della Fimmg e i medici ospedalieri dell’Anaao-Assomed si impegnano a promuovere e rispettare le seguenti procedure: richiesta di visita specialistica ambulatoriale da parte del medico di famiglia (scritta in modo leggibile, insieme alle informazioni sanitarie pertinenti e importanti); referto ambulatoriale del medico specialista (chiaro e leggibile, contenente i suggerimenti diagnostici e terapeutici, con riguardo alle note del CUF) scheda di accesso al ricovero da parte del medico di famiglia (redatta chiaramente con la storia clinica del paziente) medico di riferimento (viene identificato un medico-tutor nel reparto che sarà la figura di riferimento per il malato durante la degenza) visita del medico di famiglia (deve recarsi a visitare il suo paziente degente se lo ritiene necessario o se ciò gli è richiesto dai medici del reparto o dal malato stesso) sportello telefonico di reparto (con orario stabilito, per ricevere le telefonate del medico curante) reperibilità del medico di famiglia (per tutta la durata del ricovero del suo paziente) consenso informato (medici di famiglia e ospedalieri devono informare dei rischi, dei benefici dell’intervento ma anche degli eventuali disturbi e delle successive cure). lettera di dimissioni (con precise informazioni sull’intervento, il relativo decorso, le possibili complicazioni,, ecc.) Liste d’attesa (massima trasparenza sui tempi e sui criteri in base ai quali vengono compilate le liste d’attesa);
Il Tavolo per la sicurezza nelle strutture ospedaliere Il tavolo è costituito da esperti nel campo della sicurezza (organismi tecnico-scientifici, associazioni professionali, istituzioni della qualità, produttori, medici e aziende sanitarie) si riunisce periodicamente per discutere dei temi da trattare nel corso della campagna e per approntare gli strumenti tecnici per il monitoraggio (questionari e griglie per i sopralluoghi). Il Tavolo della sicurezza si occupa, inoltre di alcuni ambiti nei quali l’emergenza sicurezza risulta particolarmente grave, ad esempio la sicurezza delle sale operatorie e dei laboratori di analisi.
Conferenza dei servizi sanitari a Venosa Due anni fa a Venosa la Asl ha riunito la Conferenza dei servizi sanitari La sua convocazione aveva richiesto molto tempo ma alla fine erano presenti quasi 500 persone in rappresentanza dell’amministrazione sanitaria, degli operatori, dei sindacati, delle organizzazioni civiche (tra cui il Tribunale per i diritti del malato)e di volontariato, di tanti singoli cittadini. Aveva per oggetto la verifica dei rapporti tra azienda sanitaria e cittadini, in particolare il livello di soddisfazione di questi ultimi nei confronti dei servizi sanitari erogati; la valutazione dei programmi realizzati e la presentazione delle principali iniziative future. Molto efficace la raccolta di testimonianze filmate tra i cittadini comuni circa il funzionamento dei servizi sanitari da cui emergevano molti nodi problematici nei confronti dell’amministrazione. Non sono mancate le critiche neanche da parte degli operatori presenti. Durata della Conferenza : quasi 5 ore. A conclusione è stato presentato un ordine finale sugli impegni che la amministrazione sanitaria, alla luce di quanto emerso, ha deciso di assumere.
Stazioni aperte ai cittadini Il progetto Stazioni Aperte, promosso dai Procuratori dei cittadini insieme con le Ferrovie dello Stato, che si è svolto da maggio a dicembre 2000, si è posto l'obiettivo di valorizzare la stazione ferroviaria, dando ai cittadini l'occasione per conoscerla in tutte le sue parti, anche quelle che, poco note, sono ugualmente importanti per assicurare il corretto funzionamento degli impianti e dei servizi. Sono stati realizzati 28 appuntamenti, in 28 stazioni d'Italia, comprendenti ciascuno una visita di circa 45 minuti, tra le ore 10 e le ore 13, dedicati alla scoperta del funzionamento di impianti e servizi di stazione; uno spazio a disposizione dei cittadini, dalle ore 10 alle ore 16, dove formulare proposte, dare suggerimenti, chiedere informazioni, ricevere materiale e gadget; un incontro, dalle ore 17 alle ore 19, tra i cittadini e coloro che operano nelle Ferrovie dello Stato, nelle istituzioni locali e negli organi di informazione. Complessivamente hanno partecipato alla iniziativa 16.000 cittadini.
Ricorso all’Antitrust Dopo l’inchiesta sulla tariffe telefoniche realizzata dai Procuratori dei Cittadini nel gennaio 2001, sono stati inviati dati, informazioni e tariffe esplicative all’Antitrust (Autorità delle comunicazione e per la concorrenza) per evidenziare le problematiche legate al mancato riconoscimento della tutela dei diritti dei cittadini e per richiedere un intervento almeno su quattro punti: il superamento dello scatto alla risposta, la definitiva adozione del secondo come unità di misura sia nella telefonia fissa che mobile, l’eliminazione del costo della ricarica, l’obbligatorietà per le compagnie telefoniche di presentare offerte commerciali con l’indicazione del prezzo “tutto incluso”. L’Antitrust ha riconosciuto pubblicamente l’esistenza dei problemi denunciati e contribuito ad avviare a soluzione alcuni di questi.
Costituzione di parte civile del Tribunale per i diritti del malato Gaeta - Ad una partoriente alla quarantasettesima settimana, durante il parto viene somministrata ossitocina al fine di accelerare le contrazioni e viene anche eseguita una aminioresi (rottura provocata delle acque) in modo non corretto; inoltre, non viene riscontrata una grave sofferenza fetale in atto. Le conseguenze di tali errori e ritardi sia diagnostici che terapeutici sono drammatici: la morte del bambino, la rottura dell’utero e l’esportazione della vescica della signora. La donna si rivolge a Pit Salute, i cui consulenti rilevano una grave responsabilità nell’operato da parte dei sanitari. Viene presentata una denuncia per omicidio colposo e lesioni gravissime. Nel processo contro i medici, il Tribunale per i diritti del malato si costituisce parte civile e viene ammesso in giudizio. Il processo si è concluso di recente con la condanna dei medici, con il risarcimento dei danni per la signora e con il riconoscimento di un danno anche al Tribunale per i diritti del malato che verrà quantificato in un separato giudizio civile. Azione inibitoria contro le clausole vessatorie dei contratti bancari Con la sentenza del 21 gennaio 2000 il Tribunale civile di Roma condanna due importanti istituti di Credito la Banca Popolare di Milano e Banca Fideuram e l’Abi, associazione delle banche italiane, a rivedere la gran parte dei contratti bancari per eliminare una serie di clausole giudicate vessatorie per i clienti. Il giudice Antonio Lamorgese accoglie così il ricorso presentato da Cittadinanzattiva nel quadro del progetto delle Trenta Cause Pilota, progetto realizzato da Giustizia per i diritti e sostenuto dalla Commissione Europea. Dalle condizioni previste nei principali contratti bancari emerge uno squilibrio tra banca e cliente a tutto vantaggio della prima. La sentenza vale così l’inibizione dell’uso di 32 clausole (sulle 42 proposte) sia nei rapporti già in essere che in quelli futuri e l’obbligo per l’Abi a modificare le istruzioni date alle banche associate tramite apposita circolare.(un esempio nell’esempio: sono vessatorie le clausole che consentono il recesso dalle aperture di credito, da fidi, o comunque dagli altri rapporti bancari:si tratta di clausole equivoche e non trasparenti, in quanto operano senza preavviso e non sono subordinate a giustificato motivo. Un altro successo è stato ottenuto contro l’Ania e la Nuova Tirrenia.
Modifiche delle note limitative della Commissione Unica del Farmaco (CUF) A partire dalla seconda metà del 1999, in seguito alle segnalazioni dei cittadini pervenute al servizio Pit Salute in merito alle decisioni prese dalla CUF su molti farmaci, sono state interpellate altre associazioni soprattutto quelle dei malati cronici per avere un punto di vista ancora più interno al problema. In seguito alle informazioni raccolte è stato redatto un dossier che è stato inviato a tutti i componenti della Commissione Unica del Farmaco, e in particolare al suo direttore generale, presentando precise richieste in relazione alla modifica di certe limitazioni all’accesso ai farmaci. Di fronte a queste richieste la CUF ha convocato i soggetti firmatari (Tdm e Ass. malati Cronici), ma l’incontro si è risolto in un nulla di fatto. In seguito a ciò si è deciso di proseguire nell’invio ad oltranza di lettere con richiesta di modifiche per molti farmaci e con la richiesta di incontri con la Commissione. Tale carteggio veniva puntualmente inviato anche al Ministro della sanità. Contemporaneamente a ciò è partita una massiccia campagna di informazione utilizzando tutti gli eventi pubblici ai quali il Tdm era invitato per amplificare quanto più possibile queste notizie. Sono state coinvolte anche le commissioni Affari Sociali e Sanità di Camera e Senato. Tutto ciò ha portato, nell’ottobre 2000, al riconoscimento quasi totale delle note proposte dal Tdm, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale del gennaio 2001 ed entrate in vigore il 24 febbraio 2001. Sono state abolite 15 note, ne sono state accorpate 8 ed è stato abolito il registro Usl per 11 note.