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Gli intellettuali nella società in Rete. Tra lavoro cognitivo, molecolarizzazione e nuovi ruoli pubblici (parte I). A cura di Francesco Antonelli. Le domande di partenza del seminario. Parte prima Quali sono l’”archeologia” e la “genealogia” della figura intellettuale?
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Gli intellettuali nella società in Rete. Tra lavoro cognitivo, molecolarizzazione e nuovi ruoli pubblici (parte I) A cura di Francesco Antonelli
Le domande di partenza del seminario Parte prima • Quali sono l’”archeologia” e la “genealogia” della figura intellettuale? • Quali profili e caratteristiche assume nella modernità? (In particolare, dal XIX secolo agli anni ’30 del XX). Parte seconda • Come muta l’intellettuale nella società affluente e fordista degli anni ’50-’60? (In particolare, in rapporto allo sviluppo delle burocrazie, dei mass media, dell’industria culturale e dei partiti di massa). Parte terza • Come si trasforma ulteriormente nella modernità liquida? (In particolare, in rapporto allo sviluppo del nuovo capitalismo e dei new media).
L’ipotesi interpretativa Il processo fondamentale che dobbiamo analizzare è lo stretto intreccio tra l’intellettualizzazione e la differenziazione\re-incorporazione dei sapienti che si verifica con l’ascesa della modernità e la formazione\diffusione di sistemi sociali di tipo societario (Società). Dunque, abbiamo di fronte due dimensioni interdipendenti: - “Contesto”: ascesa della modernità e della Società; - “Testo”: intellettualizzazione e differenziazione\re-incorporazione.
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Prima del XIX secolo, la parola “intellettuale” era utilizzata solo come aggettivo (qualità di qualcos’altro) e non anche come sostantivo (designa una sostanza, una realtà, un gruppo che si regge di per sé); Dunque: Dobbiamo tener presente che i Sapienti (i dotti, i filosofi, gli uomini di lettere, i “chierici”) sono esistiti in tutti i sistemi sociali con una storia (o civiltà), gli Intellettuali sono figure e ruoli sociali specifici delle varie forme di modernità.
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” Excursus sul termine “intellettuale” e sulla forma di pensiero che porta con sé • Deriva dal greco NΰSreso in latino con intellectus: designa la facoltà di pensare per concetti; • Nella filosofia aristotelico\tomistica si distingue e contrappone ai sensi, come funzione ordinatrice; • Per Tommaso d’Aquino: il termine latino si articola in intus legere (leggere dentro), mentre i sensi e la conoscenza che ne deriva è esteriore e fonte di errore (anche Cartesio la penserà così).
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Con Kant, si assiste ad una svolta decisiva: • Intelletto: facoltà di pensare\ordinare\analizzare le cose sensibili (scienza empirica); • Ragione: facoltà dell’universale e dell’incondizionato (filosofia speculativa). • Per l’idealismo filosofico, l’intelletto ipostatizza il reale mentre la Ragione è l’unica in grado di cogliere la connessione tra le cose e, dunque, il movimento dialettico (legge fondamentale dell’Essere).
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Dunque, in questa corrente di pensiero, una delle principali dell’Occidente, la parola “intellettuale\intellectus” ha designato per molti secoli un’attività, una qualità o funzione particolare della mente umana: quella analitica e ordinatrice del reale e delle sue cose; • Questo intelletto è la forma di intelligenza che sarà alla base della scienza occidentale; • Il Sapiente (tradizionale) è in possesso di intelletto ma questa non è la sua attività\funzione qualificante.
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Il Sapiente (idealtipo): • Persona in possesso di un Corpus generalmente codificato, legittimo ed astratto di conoscenze: a) dotate di alto valore sociale; b) degne di essere trasmettere agli altri uomini; c) base per la produzione di altre conoscenze; d) legati ai processi di istituzionalizzazione\de- istituzionalizzazione.
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Il Sapiente, al livello socio-antropologico: • Compare ed è possibile nel momento in cui si forma un sistema di stratificazione sociale fondato sulla divisione del lavoro e sulla disuguaglianza istituzionalizzata, nel possesso di risorse (in questo caso di conoscenza); • Ciò accade con la rivoluzione neo-litica e meso-litica dell’agricoltura, della stanzialità e dell’urbanizzazione (surplus); • Con le civiltà egizie e mesopotamiche si consolida una doppia, fondamentale distinzione, resa possibile dall’invenzione della scrittura:
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Questa doppia, fondamentale distinzione è: • Tra lavoro manuale (basso status) ed attività non-manuali (alto status); • Tra sapere astratto (che è inizialmente di tipo magico-sacrale, secondo il trittico durkheimiano pensiero-sacro-collettività, e si basa sul simbolo) e sapere tecnico(legato alle attività burocratiche – scribi - ed architettoniche dei grandi imperi). • Il sapiente è identificato e si identifica primariamente come clero sacerdotale; la sua funzione sociale è immediatamente integrativa, politica e legittimante; evocativa, di controllo verso la natura. N.B.= Nella storia antica, solo nella civiltà greca, in particolare nel mondo della Polis del V secolo a.c., (e poi presso Roma), dove i clero è debole, si sviluppa una forma di pensiero astratto non magico-sacrale: la filosofia.
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Nel medioevo europeo: • I saperi fondamentali sono quelli legati alla religione cristiana e al graduale recepimento della filosofia greca (sapere astratto-contemplativo; dinamiche di legittimazione e istitituzionalizzazione dell’ordine sociopolitico); • Nell’alto medioevo, i sapienti sono istituzionalizzati nella Chiesa e ne fanno organicamente parte (vescovi e monaci, con funzioni riproduttive) • Dall’XI sec., vi è una bipartizione fondamentale degli uomini: • Clericus\litteratus (Legati all’Universitas come istituzione della Chiesa e Corporazione; sapere astratto). • Illiteratus. • In mezzo ci sono i medici, gli architetti ecc. alfabetizzati e in possesso di un sapere pratico-tecnico ma non considerati “Sapienti”.
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Il clericus universitario del medioevo: • Possiede un nuovo metodo: la dialettica; • Possiede un nuovo obiettivo: conoscenza fine a se stessa e come ricerca; • Si rende conto che i suoi mezzi di sostentamento derivano dalla conoscenza. • A partire dall’Umanesimo e dal Rinascimento, con il fenomeno delle signorie e dei comuni, si forma un gruppo di Sapienti laici, ruotanti intorno alle corti e alla borghesia, avversaria della Scolastica medioevale, anti-dogmatica, platonica, che si dipana in tre figure: • Sapienti letterati ed artisti (prevalgono valori estetici e celebrativi del potere; “cosmopolitismo”); • Sapienti civili (di formazione giuridica, che producono opere strettamente legate alla loro attività politico-civile).
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Tra il XVII ed il XVIII secolo: • Il Sapere ed i sapienti si laicizzano sempre più, con il concomitante sviluppo del sapere tecnico (che acquista sempre più dignità ma è comunque subordinato a quello astratto); • Con l’invenzione della stampa, l’ascesa della borghesia e poi il diffondersi dell’Illuminismo avvengono alcuni cambiamenti fondamentali: a) Nasce un Sapere direttamente orientato alla critica civile; b) Nasce l’Opinione pubblica e la sfera pubblica.
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” Nel XIX secolo, il sapiente diventa intellettuale: • Il termine compare come sostantivo (Intellighenzia) per la prima volta in Russia e in Polonia (Karol Libelt) per designare quegli uomini di cultura, provenienti dagli strati della piccola borghesia e nobiltà terriera, avversari dell’Assolutismo e per una riforma progressiva della società; 2) È ripreso da Zola e Clemenceu, durante l’Affaire Dreyfus, per designare quel gruppo di scienziati, filosofi, giornalisti, politici e uomini di lettere, schierati con Zola e di idee generalmente progressiste.
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” Dunque, il sostantivo intellettuale che compare e si afferma rapidamente, rimanda, contemporaneamente a due livelli sociali: • Primo livello: il gruppo sociale di coloro i quali svolgono un lavoro non-manuale e traggono il loro sostentamento da attività legate al sapere e alla conoscenza (= lavoratore intellettuale); • Secondo livello: la funzione di critica, guida ed impegno civile, a favore di una causa ideale (= intellettuale pubblico). • Nel momento in cui si auto-definisce “Intellettuale”, il nuovo sapiente si pensa come moralmente superiore, membro di un’élite, entrambe le cose radicate nella forma di pensiero intellettuale\razionale che lo caratterizza: l’attività lo qualifica come gruppo e come “guida”. A questo punto, riprendiamo la nostra ipotesi interpretativa
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Intellettualizzazione: rifacendoci a Simmel e alla sociologia della vita quotidiana, per intellettualizzazione intendiamo nello specifico la trasformazione della personalità moderna e delle relazioni sociali, in direzione della neutralità affettiva, della ragione calcolante, dell’astrazione; - L’intellettualizzazione così intesa è un processo ambivalente che porta con sé un “agire senza emozioni” e, contemporaneamente, un “emozionarsi senza agire” (la prevalenza del codice strumentale e il nuovo protomorfismo delle emozioni).
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • L’intellettualizzazione rimanda così al processo di mediatizzazione dell’esperienza, architrave della modernità e del suo nuovo ordine gerarchico; essa è: • La necessità dell’altrui agire, dell’agire del Terzo, per poter agire noi stessi; • Si lega allo sviluppo della solidarietà organica; • Si caratterizza per: • Dipendenza • Impalpabilità • Asimmetria • Contemplazione • Da vita a due catene di mediatizzazione: • Catena materiale: agire tramite e per i beni materiali forniti dal Terzo; • Catena immateriale: agire tramite e per i beni immateriali (saperi, conoscenze, informazioni, procedure, organizzazione, motivazioni) forniti dal Terzo (a questo livello, in una posizione Top, si pone l’intellettuale).
Dal Sapiente all’Intellettuale: tra “discorso” e “funzione” • Il Sapiente, dunque, si intellettualizza, si definisce e vuol esser definito a partire da una forma di pensiero (dominante) ordinatore e analitico del reale, che è quello della scienza (applicata anche alla Società, con la nascita delle Scienze Sociali) e comegruppo specifico di medio livello sociale(cioè nato e radicato nelle nuove istituzioni pubbliche, politiche e della cultura, burocratizzate e professionalizzate, rese possibili dal capitalismo e dall’ascesa della Stato moderno); • L’ambivalenza dell’intellettualizzazione si manifesta in questo gruppo nella copresenza della superiorità dell’intelletto (mito gnostico e prometeico verso la realtà sociale, radicato nell’illuminismo e più ancora nel positivismo) – attributo del gruppo dei lavoratori intellettuali - e nella “Passione della Ragione” – proprio dell’intellettuale pubblico, del suo idealismo e nella prevalenza del sentimento dell’indignazione.
Sfera e opinione pubblica Jürgen Habermas Sfera pubblica: arena di pubblico dibattito in cui possono essere discusse questioni di interesse generale e si formano così le opinioni Gli individui si incontrano da eguali in uno spazio di pubblico dibattito la sfera pubblica favorisce lo sviluppo iniziale della democrazia.