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ISTITUTO SUPERIORE MAZZINI. PROGETTO POSEIDON modalità blended in 15 ore Anno scolastico 2012/2013 Gruppo di lavoro sui topoi letterari “IMPARIAMO A LEGGERE LA CITTA’ ” PERCORSO INTERDISCIPLINARE SUI TOPOI LETTERARI (inglese, italiano, latino, storia). LE CITTÀ E LA MEMORIA. 1.
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ISTITUTO SUPERIORE MAZZINI PROGETTO POSEIDON modalità blended in 15 ore Anno scolastico 2012/2013 Gruppo di lavoro sui topoi letterari “IMPARIAMO A LEGGERE LA CITTA’ ” PERCORSO INTERDISCIPLINARE SUI TOPOI LETTERARI (inglese, italiano, latino, storia)
LE CITTÀ E LA MEMORIA. 1. Partendosi di là e andando tre giornate verso levante, l'uomo si trova a Diomira, città con sessanta cupole d'argento, statue in bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d'oro che canta ogni mattina su una torre. Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste anche in altre città. Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, quando le giornate s'accorciano e le lampade multicolori s'accendono tutte insieme sulle porte delle friggitorie, e da una terrazza una voce di donna grida: uh!, gli viene da invidiare quelli che ora pensano d'aver già vissuto una sera uguale a questa e d'esser stati quella volta felici. Diomira- Disegno di Colleen Corradi Branningam
Le città e il desiderio: Anastasia Di capo a tre giornate, andando verso mezzodì, l'uomo s' incontra ad Anastasia, città bagnata da canali concentrici e sorvolata da aquiloni. Dovrei ora enumerare le merci che qui si comprano con vantaggio: agata onice crisopazio e altre varietà di calcedonio; lodare la carne del fagiano dorato che qui si cucina sulla fiamma di legno di ciliegio stagionato e si cosparge con molto origano; dire delle donne che ho visto fare il bagno nella vasca d'un giardino e che talvolta invitano - si racconta - il passeggero a spogliarsi con loro e a rincorrerle nell'acqua. Ma con queste notizie non ti direi la vera essenza della città: perché mentre la descrizione di Anastasia non fa che risvegliare i desideri uno per volta per obbligarti a soffocarli, a chi si trova un mattino in mezzo ad Anastasia i desideri si risvegliano tutti insieme e ti circondano. La città ti appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto e di cui tu fai parte, e poiché essa gode tutto quello che tu non godi, a te non resta che abitare questo desiderio ed esserne contento. Tale potere, che ora dicono maligno ora benigno, ha Anastasia, città ingannatrice: se per otto ore al giorno tu lavori come tagliatore d'agate, onici , crisopazi, la tua fatica che dà forma al desiderio prende dal desiderio la sua forma, e tu credi di godere per tutta Anastasia mentre non ne sei che lo schiavo. Anastasia- Disegno di Colleen Corradi Branningam
Le città e la memoria: Zaira Inutilmente, magnanimo Kublai, tenterò di descriverti la città di Zaira dagli alti bastioni. Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d'un lampione e i piedi penzolanti d'un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l'altezza di quella ringhiera e il salto dell'adultero che la scavalca all'alba; l'inclinazione d'una grondaia e l'incedervi d'un gatto che si infila nella stessa finestra; la linea di tiro della nave cannoniera apparsa all'improvviso dietro il capo e la bomba che distrugge la grondaia; gli strappi delle reti da pesca e i tre vecchi che seduti sul molo a rammendare le reti si raccontano per la centesima volta la storia della cannoniera dell'usurpatore, che si dice fosse un figlio adulterino della regina, abbandonato in fasce lì sul molo. Di quest'onda che rifluisce dai ricordi la città s'imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole Zaira - Disegno di Colleen Corradi Branningam
Le città e i segni : Tamara L'uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l'occhio si ferma su una cosa, ed è quando l'ha riconosciuta per il segno d'un'altra cosa: un'impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d'acqua, il fiore dell'ibisco la fine dell'inverno. Tutto il resto è muto e intercambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono. Finalmente il viaggio conduce alla città di Tamara . Ci si addentra per vie fitte d'insegne che sporgono dai muri. L'occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose: la tenaglia indica la casa dei cavadenti, il boccale la taverna, le alabarde il corpo di guardia, la stadera l'erbivendola. Statue e scudi rappresentano leoni delfini torri stelle:segno che qualcosa - chissà cosa - ha per segno un leone o delfino o torre o stella. Altri segnali avvertono di ciò che in un luogo è proibito - entrare nel vicolo con carretti, orinare dietro l'edicola, pescare con la canna dal ponte - e di ciò che è lecito - abbeverare le zebre, giocare a bocce, bruciare i cadaveri dei parenti. Dalla porta dei templi si vedono le statue degli dei, raffiguranti ognuno coi suoi attributi: la cornucopia, la clessidra, la medusa, per cui il fedele può riconoscerli e rivolgere loro preghiere giuste. Se un edificio non porta nessuna insegna o figura, la sua stessa forma e il posto che occupa nell'ordine della città bastano a indicarne la funzione: la reggia, la prigione, la zecca, la scuola, pitagorica, il bordello. Anche le mercanzie che i venditori mettono in mostra sui banchi valgono non per se stesse ma come segni d'altre cose: la benda ricamata per la fronte vuol dire eleganza, la portantina dorata potere, i volumi di Averroè sapienza, il monile per la caviglia voluttà. Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quelli che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti. Come veramente sia la città sotto questo fitto involucro di segni, cosa contenga o nasconda, l'uomo esce da Tamara senza averlo saputo. Fuori s'estende la terra vuota fino all'orizzonte, s'apre il cielo dove corrono le nuvole. Nella forma che il caso e il vento dànno alle nuvole l'uomo è già intento a riconoscere figure: un veliero, una mano, un elefante… Tamara- Disegno di Colleen Corradi Branningam
Le città sottili: Isaura Isaura, città dai mille pozzi, si presume sorga sopra un profondo lago sotterraneo. Dappertutto dove gli abitanti scavando nella terra lunghi buchi verticali sono riusciti a tirar su dell'acqua, fin là e non oltre si è estesa la città: il suo perimetro verdeggiante ripete quello delle rive buie del lago sepolto, un paesaggio invisibile condiziona quello visibile, tutto ciò che si muove al sole è spinto dall'onda che batte chiusa sotto il cielo calcareo della roccia. Di conseguenza religioni di due specie si danno a Isaura. Gli dei della città, secondo alcuni, abitano nella profondità, nel lago nero che nutre le vene sotterranee. Secondo altri gli dei abitano nei secchi che risalgono appesi alla fune quando appaiono fuori della vera dei pozzi, nelle carrucole che girano, negli argani delle norie, nelle leve delle pompe, nelle pale dei mulini a vento che tirano su l'acqua delle trivellazioni, nei castelli di traliccio che reggono l'avvitarsi delle sonde, nei serbatoi pensili sopra i tetti in cima a trampoli, negli archi sottili degli acquedotti, in tutte le colonne d'acqua, i tubi verticali, i saliscendi, i troppopieni, su fino alle girandole che sormontano le aeree impalcature d'Isaura, città che si muove tutta verso l'alto. Isaura Disegno di Colleen Corradi Branningam
Questo è l’ultimo testo del libro: L’atlante del gran Kan contiene anche le carte delle terre promesse visitate nel pensiero ma non ancora scoperte o fondate: la nuova Atlantide, Utopia,La città del sole, Oceana, Tamoé, Armonia, New-Lanark, Icaria. Chiese Marco Polo a Kublai:- Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti propizi. - Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell’approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s’incontrano nel viavai, per pensare che partendo di lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si smetta di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che ti ho detto. Già il gran Kan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New Word. Dice: - Tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è la in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente. E Polo:- L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. ITALO CALVINO LE CITTA’ INVISIBILI
DA “SONO NATO IN AMERICA”, ED.NE MONDADORI INTERVISTE AD ITALO CALVINO : 1951-1985, liberamente ispirato a… DA “ UN PAESAGGIO ININTERROTTO DI CARTA”: Nei ricordi della citta’ natale di Italo Calvino c’e’ l’immagine di tanti suoi conterranei che sono emigrati in America, per la precisione in Sudamerica, percio’ per lui essere sanremese significa anche essere americano. Gli ultimi venticinque anni della sua vita li ha trascorsi da scrittore, si e’ dedicato solo alla carta con una devozione quasi totale. A tale proposito ci ha lasciato la seguente osservazione: “Si puo’ dire che la gioventu’ e’ mirata all’acquisizione di beni, la vecchiaia a disfarsene”. L’anziano e’ cosi’ descritto in solitudine, il giovane al contrario e’ descritto in compagnia. Ogni sua azione e’ mirata all’acquisizione di un qualcosa. L’anziano invece si rivolge alla carta perche’ si disfa’ dei beni. Perche’ ama tanto la metropoli di New York? “La mia citta’ e’ New York. Li’ predomina una narrativa dell’affabulazione, fluida, ciarliera ed ironica, che e’ propria dello scrittore americano, di cui non mi riconosco tutte le qualita’, ma che sono insite in loro, ho emulato loro, Borges, la metropoli con la sua freneticita’ mi ha ispirato.”… I miei modelli di riferimento sono stati Saul Bellow, con Herzog, John Barth, come in “The end of the road”, e poi Vladimir Nabokov, con Lolita, Ernest Hemingway, con Addio alle armi,…. Ho provato ad imitarli immaginando fin dove potesse arrivare la fantasia di uno degli scrittori newyorkesi emergenti ed assecondando il desiderio di scoprire nuovi mondi, diverse realta’. Tutti gli scrittori newyorkesi di oggi lavorano all’universita’ e pubblicano dei libri su tutto cio’ che gli capita. Altri modelli di scrittori: le voci del gruppo del ’63 unitamente a Pasolini. Le nuove tendenze del romanzo impostato sulla mania del puzzle: es in George Perec: “La vie mode d’emploi” (la vita, modi per l’uso). Altri modelli sono stati Fr. De Robbe Grillet, Quenau, Roussel. Come nasce l’ispirazione de “Le citta’ invisibili” in “Cinquantacinque citta’”?... L’ispirazione nasce dal genere puzzle e dal rifacimento de “Il Milione” di Marco Polo ed il suo viaggio da Kublai Kan. Da Quenau ha preso una proposta di saggezza. “La citta’ e’ come un rebus perche’ nasconde non so quale desiderio…” Le citta’ invisibili e’ un romanzo dove ricorre una tecnica combinatoria. Le citta’ di cui Marco Polo parla sono invisibili perche’ intese in mondi chiusi che non entrano in relazione tra di loro. E’ Marco Polo che le crea grazie al racconto, enumerandone cinquantacinque ed alle quali da’ un nome di donna. E’ percio’ un romanzo metanarrativo in quanto porta il lettore a riflettere sui meccanismi stessi della scrittura. Il romanzo offre numerosissimi spunti : il tema dello straniero, il doppio: la comunicazione ed il linguaggio ( Marco Polo dovra’ imparare la lingua di K.Khan per potersi esprimere). C’e’ poi il tema del sovrano e dell’ordine che lui impone nelle sue terre. Nel dialogo tra Marco Polo ed il Khan e’ sottinteso il rapporto tra media e fruitore, ove Marco Polo e’ il narratore. Ci sono molti anacronismi, come la presenza di aereoporti o la citta’ di Los Angeles. A proposito di metropoli, megalopoli , cosa ne pensa? Ci sono citta’ felici ed infelici, citta’ con i loro problemi, citta’ continue. Ognuna a suo modo e’ per me fonte di ispirazione. Cosi’ cercavo un libro da scrivere e ne ho scritti dieci. Altro celebre suo romanzo e’ “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, quali sono i motivi ispiratori? In qualche modo anche l’ondata fantasy che si va diffondendo.
Paradigmi della vita associata e fattori di promozione dell’identita’ culturale e sociale nell’argomento “ Citta’ e periferie”. Liberamente ispirato a… Perche’ Ferrara e’ bella, di Carlo Bassi… ALLA RICERCA DEL “SENSO “ DELLA FELICITA’ Ed ecco nel rosso deserto crepuscolo appena dopo Bologna… Eccola la’ gia’ in vista la grande tiepida dimora Eccola ancora la’ la mia gioventu’ Giorgio Bassani Il “senso”, il particolare imprinting che ogni citta’ come comunita’ di uomini possiede, e’ sufficiente per comprendere l’identita’ di ciascuno di noi , questo e’ quanto sostiene uno studioso americano di nome David Lynch, intorno agli anni cinquanta. Egli e’ arrivato al punto di fissare delle regole, dopo molte indagini, sul comportamento di cittadini, studiati nella loro vita e nelle loro relazioni all’interno dell’ambiente urbano da loro abitato. Il risultato e’ che per cominciare Lynch ha deciso di indagare il modo di essere di centri storici italiani (Firenze, in particolare) confrontando successivamente i risultati ottenuti con gli analoghi comportamenti di abitanti di tre diverse citta’ degli Stati Uniti. La domanda che Lynch andava ponendo ed alla quale cercava risposta, tendeva a cercare di capire come gli abitanti nelle diverse situazioni fisiche e psicologiche “vivessero” l’ambiente urbano nel quale si svolgeva la loro vita. Confrontando le esperienze delle sue analisi scopri’ che i suoi concittadini vivevano malissimo in quei luoghi le loro situazioni ambientali, soprattutto per la mancanza di una serie di riferimenti, prevalentemente di carattere formale ed architettonico, che egli chiamo’ “distinti ed indimenticabili”. Cio’ provocava loro degli stati psicologici di insicurezza e di estraneita’ che potevano giungere al limite di patologie psichiche con riflessi gravi sul piano esistenziale. D.Lynch ritenne che era urgente intervenire, da urbanista e da docente, al fine di impedire che quel modo perverso di pensare la citta’ e di edificarla, continuasse secondo gli schemi consolidati da una burocrazia progettuale inetta. In D. Lynch, L’immagine della citta , Venezia, Marsilio, 1964. Dall’itinerario seguito da Lynch nella sua tecnica di analisi e’ stata enunciata la ricerca della mappa mentale o mappa cognitiva della citta’ di Ferrara in Carlo Bassi: Perche’ Ferrara e’ bella, ed.re Corbo, 2008. Il libro risulta come una dichiarazione d’amore alla citta’ di Ferrara, dove si scorgono luci ed ombre di una citta’ magnetica e misteriosa, una citta’ che per essere vista nel suo splendore, nella sua verita’, richiede la capacita’ di andare oltre il dato visivo puro e semplice. Nella ricognizione dell’impianto del centro storico cittadino, con il progetto per una “citta’ ideale” voluto dagli estensi per mano di Leon Battista Alberti, si esplicita un progetto che e’ piu’ di una esperienza intellettuale, ma e’ un intendimento amoroso. Il padre gesuita Giovanni Botero dice che la citta’ e’ una “ragunanza di uomini ridotti insieme per vivere felicemente”. La storia urbana dovrebbe essere la storia di questa “Felicita’”.
Esiste una letteratura cui fa riferimento l’autore Calvino nel testo che hai letto a chiusura del presente scritto, ed anche sulla lettura delle città italiane antiche e moderne nelle loro espansioni diacroniche. In questo lavoro hai osservato esempi tratti da città reali o immaginarie, hai letto, interpretato e creato a tua volta letture originali. Sapresti farlo anche sulla base delle tue nozioni di letteratura latina o inglese? Scheda per l’analisi delle immagini Le immagini riportate in calce ad ogni testo rappresentano la città descritta, secondo la visione che il pittore ha ricavato dalla lettura. Osservale attentamente e poi rispondi alle domande: Le parti che compongono il disegno rappresentano effettivamente le descrizioni del testo? C’è qualche elemento (o più di uno) che ti trasmette una particolare sensazione? Cerca di descrivere questa tua sensazione e poi mettila in relazione al testo che hai letto. Ci sono delle relazioni tra testo scritto e disegno? Quali? Il disegno ti dà una sensazione di stabilità e di proporzione tra le diverse parti? Le immagini sono realistiche o surreali? Se non ti piacciono questi disegni riportati nel percorso, puoi disegnare tu stesso l’immagine che ti sei fatto di ogni città in base al testo scritto da Italo Calvino. Oppure puoi andare a ricercare su internet altre immagini di città che ti piacciono di più.
La città nella storia La storia della Napoli greca ha inizio verso la metà del VII secolo a.C. con la fondazione di Partenope, sull'isoletta di Megaride (oggi Castel dell'Ovo) e sul promontorio di Pizzofalcone, ad opera dei Calcidiesi di Kyme (Cuma). Durante la II guerra sannitica, nella seconda metà del IV secolo a.C., Neapolis si allea con la popolazione italica, schierandosi contro i Romani, che avevano già conquistato Capua. Vinta da un lungo assedio, può tuttavia stipulare un trattato favorevole con i vincitori - foedus aequum - che le garantisce il mantenimento di una propria autonomia. Inizia così per la città un periodo di notevole prosperità economica, che si protrarrà a lungo nonostante la concorrenza, dall'inizio del II secolo a.C., del porto commerciale di Puteoli (Pozzuoli). Schieratasi poi con Mario durante la guerra civile -82 a.C. -, Neapolis, per la vittoria di Silla, è privata della flotta e del possesso di Pitecusa (Ischia), cosa che determina un notevole decadimento delle sue attività economiche. Perso il ruolo di centro commerciale e produttivo, Neapolis diviene, tra la metà del I secolo a.C. e il I secolo d.C., città degli otia. Lungo la costa occidentale, in direzione di Puteoli, fioriscono le dimore dei nobili romani, prime fra queste la famosa villa di Vedio Pollione (Pausylipon) e quella di Lucullo (Castrum lucullianum), che si estendeva sul colle di Pizzofalcone e sull'isola di Megaride, nell'area un tempo occupata da Partenope. Neapolis, tuttavia, è ormai considerata solo un centro minore della Campania Felix, a differenza di Capua, che non avendo mai perduto un ruolo preminente diventa, in età costantiniana, capoluogo della provincia campana. La città vede la nascita di una forte comunità cristiana, che utilizza come rifugio le estese gallerie scavate nella collina di Capodimonte, le cosiddette catacombe. Il IV e il V secolo d.C. coincidono con l'ulteriore declino della città. Poiché è forte la minaccia di scorrerie gotiche, l'imperatore Valentiniano III decide di migliorarne le difese. Pertanto la vecchia cinta muraria greca, che fino ad allora non aveva mai subìto modifiche sostanziali, viene consolidata ed ampliata a sud, così da inglobare il suburbio, che si trovava esposto al pericolo. L'ultimo atto della storia della Napoli greco-romana coincide con lo stesso che sancisce la fine dell'Impero Romano d'Occidente: Romolo Augustolo, ultimo imperatore, spodestato nel 476 da Odoacre, re degli Eruli, è tradotto in Neapolis e relegato nell'isola di Megaride, dove, circa undici secoli prima, la storia della città aveva avuto inizio.
“Lo colore e la luce sono propriamente…” Quale discorso su la forma visibile e la sostanza, Dante ci lascia in questa citazione che ritroviamo nella stazione della Metropolitana di P.zza Dante. Kosuth, P.zza Dante, citazione dal Convivio, trattato III, cap. 9
Cosa vedi Cosa vuole farci capire Cosa vedi Cosa vuole farci capire Cosa vedi Cosa vuole farci capire Cosa vedi Cosa vuole farci capire Definisci le singole parti scrivendo una tua didascalia, poi formula ipotesi su luoghi, persone e oggetti raffigurati.
Cosa vedi Cosa vuole farci capire Cosa vedi Cosa vuole farci capire Cosa vedi: Città ideale e città reale: come vedi la tua città e come la confronti con le altre della tua immaginazione. .
Cosa vedi: Cosa vuole farci capire: Cosa vedi Cosa vuole farci capire Cosa vedi Cosa vuole farci capire Cosa vedi Cosa vuole farci capire
Cosa vedi? Uso dei colori 1. Verde: occhi 2. Viola: sagoma 3. Rosso: sangue e Unno 4. Giallo: cielo e scritta finale Cosa vuole farci capire La minaccia dello sguardo fisso L’oscurità della sagoma minacciosa Il collegamento tra barbarie e sangue Come è articolata l’immagine? Ruota e scomponi le diverse parti e poi cerca di comprendere cosa vuol farci capire
La città nella storia L’altare celebrativo dell’ Ara Pacis ricorda le origini e la dinastia imperiale augustea. Come Cesare, anche Augusto crea un Foro dove celebra Marte e inaugura un sistema dinastico di successione al potere. Roma e Grecia si uniscono, la bellezza e le arti prendono il posto della sobrietà. Si costruiscono archi e colonne istoriate a ricordo dei trionfi e delle imprese. Nerone (I d.C.) crea la Domus Aurea. In teatri, anfiteatri e circhi si svolgono grandiosi spettacoli. La rete viaria viene perfettamente curata e organizzata. L’orografia della città muta con l’architettura. Una serie di palazzi privati e di grandi domus nobiliari si arricchiscono di capolavori. L’impero è sinonimo di magnificenza e funzionalità. In ogni luogo c’è il ritratto dell’imperatore e della sua consorte, divinizzati dopo la morte.
MORAVIA: • da “La Ciociara” • "Finalmente, ecco apparire in fondo alla pianura distesa e verde, una lunga striscia di colore incerto, tra il bianco e il giallo; i sobborghi di Roma. E dietro questa striscia, sovrastandola, grigia sullo sfondo del cielo grigio, lontanissima, eppure chiara, la cupola di San Pietro. Dio sa se avevo sperato durante tutto l'anno di rivedere, laggiù all'orizzonte, quella cara cupola, così piccola e al tempo stesso così grande da potere essere quasi scambiata per un accidente del terreno, per una collina o una montagnola; così solida benchè non più che un'ombra; così rassicurante perchè familiare e mille volte vista ed osservata. Quella cupola, per me, non era soltanto Roma ma la mia vita di Roma, la serenità dei giorni che si vivono in pace con se stessi e con gli altri. Laggiù in fondo all'orizzonte, quella cupola mi diceva che io potevo ormai tornare fiduciosa a casa e la vecchia vita avrebbe ripreso il suo corso, pur dopo tanti cambiamenti e tante tragedie. (...) • L. PIRANDELLOIl protagonista de "Il fu Mattia Pascal", in fuga dal mondo, trova una camera in Via di Ripetta, a due passi da Piazza del Popolo ; ecco le sue sensazioni in un passo del romanzo :"...Mi sentii allargare il petto, all'aria, alla luce che entravano per due ampie finestre prospicenti il fiume. Si vedeva in fondo Monte Mario, Ponte Margherita e tutto il nuovo quartiere Prati fino a CastelS.Angelo; si dominava il vecchio ponte di Ripetta e il nuovo che vi si costruiva accanto; più in là il Ponte Umberto e tutte le vecchie case di Tordinona che seguivan la voluta ampia del fiume; in fondo, da quest'altra parte, si scorgevano le verdi alture del Gianicolo, col Fontanone di San Pietro in Montorio e la statua equestre di Garibaldi. " (Luigi Pirandello, "Il fu Mattia Pascal") • P. PASOLINIPierpaolo Pasolini, non romano ma eccelso interprete di una certa Roma, popolare, "borgatara" (da "Ragazzi di vita" al film "Accattone"), descrive così i quartieri periferici della città :..."Già si accendono i lumi, costellando Via Zabaglia, Via Franklin, l'intero Testaccio, disadorno tra il suo grandelurido monte, i lungoteveri, il nero fondale, oltre il fiume, che Monteverdeammassa o sfuma invisibile sul cielo." (Pier Paolo Pasolini, "Le ceneri di Gramsci")
La città nella storia Cosa vedi? Come sono articolati i dipinti? Segna sulle immagini le diverse parti Cosa vuole farci vedere? Può rappresentare la vita nelle antiche città?
La città nella storia La Londra Vittoriana è piena di nebbia e di mistero, come quella del Dracula di Stoker, col fascino inquietante della grande città fatto di luce ed di ombra … Ed è proprio nell’ombra che possono aggirarsi creature diaboliche come l’altra parte del Dr. Jekyll, quel Mr. Hyde, descritto in maniera così vivida nel 1886 da Robert Louis Stevenson nel The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde. Se poi ci spingiamo più indietro nel tempo, indietro arrivando fino all’epoca di Daniel Defoe e di Samuel Pepys, troviamo resoconti di Londra e della terribile pestilenza che la sconvolse nel 1665. La raccontano infatti sia Daniel Defoe in A journal of the Yearof the plague, che Samuel Pepys nel suo famoso Diariesof Samuel Pepys. Dickens in Oliver Twist ci mostra la Londra Vittoriana dei poveri che vivono negli slums, con le sue strade oscure e proliferanti di piccoli grandi crimini quotidiani. il ritratto che viene fatto di Londra è crudo e spesso desolante, teatro di miseria e disperazione. Diversa è la condizione urbana nelle Adventuresof Sherlock Holmes dove Arthur Conan Doyleritrae un detective piuttosto snob che si ritrova ad applicare la logica al regno dei sensi nella sua base di Baker Street.
La città nella storia The English slum is a reality coming out from the processofurbanizationof the 1° Industrial Revolution. Draw the historicalcontext and the social implicationsofthistypologyoftown
Starting from the news you have studied and caught, inside and outside the scholastic environment, draw the outlines in which London played a protagonist role of literary works together with its literary characters.
Charles Dickens, Oliver Twist, 1837: Starting from the observation of the characters and the plot, try to infer the three social microcosms featuring the Victorian society.
A brief history of Britain's railways The Age of the Train The 17th and the 18th century The earliest use in Britain of this type of railway, known as a 'wagonway' came in the 17th century. A 3.2 km (2 mile) line was built by Huntingdon Beaumont at Wollaton near Nottingham between October 1603 and October 1604 to carry coal from pits at Strelley. Britain was to become the world leader in railway development and many of the railway pioneers were to become household names. In the 18th century horses were used to take coal and ore to the nearest waterway and by this time iron was used for the tracks for the first time. In 1727, the Ravensworth Wagonway in County Durham built the world's first railway viaduct. Known as the Causey Arch, it carried a line across Tanfield Moor and remarkably it still stands today! In 1758, the Middleton Railway, a private colliery line near Leeds, became the world's first railway line to be authorised by an Act of Parliament. One of the conditions of extending the line beyond the boundary of the colliery was that adequate fencing to protect the public had to be erected. At the start of the 19th century Britain had 2400km (1500 miles) of industrial railway - the next 50 years were to see a massive expansion of the railways that revolutionised transport in Britain and across the world. The 19th century The world's first public goods railway authorised by Act of Parliament, the Surrey Iron Railway, was opened in 1803. Iron rails replaced the unstable wooden rails and William Jessop designed a system of square rails with wagon wheels having flanges on their inside edge. However, the only power to pull the wagons remained the horse. - a situation that was soon to change. Building on the stationary steam engine pioneering work of Thomas Newcomen and James Watt, a Cornishman called Richard Trevithick built the world's first steam locomotive in 1803. His second locomotive, called 'New Castle', was the first to be put to practical use when it began hauling iron a year later at the Peny- darren Iron Works in South Wales. In 1807, South Wales also saw the operation of the Oystermouth Railway - the world's first railway to carry farepaying passengers- although the wagons were still hauled by horses! By 1808Trevithick had perfected his design, incorporating his innovation of a chimney to remove the exhaust gases, and exhibited his engine Catch Me Who Can to the high society of London. George Stephenson eventually became engineer of the Stockton & Darlington Railway that came into being in 1821. In 1823 he opened the world's first railway locomotive construction company run by his son, Robert, to build a locomotive for the railway. On 27 September 1825 on the Stockton to Darlington line, the engine Locomotion driven by George Stephenson became the world's first steam locomotive to haul passen gers on a public railway. 500 passengers were carried mostly in open goods wagons, although a lucky few sat in a purpose built passenger coach called the Experiment. The train was led by a man on horseback carrying a flag and it reached a speed of 24kph (15 mph). The first railway line to be built between two cities was constructed from Liverpool to Manchester a distance of 48km (30 miles). Between 1830 and 1850 some 9,650km (6,000 miles) of public railway were built in Britain - this period became known as the age of Railway Mania. There was a massive growth in passenger traffic with many people travelling just for fun. The first excursion train ran in July 1840 from Nottingham to Leicester and in the same year Midland Counties Railway ran an excursion train for 2,400 passengers! Control of the rail system developed with introduction of the first semaphore signals at New Cross on the London & Croydon Railway in 1841. The same year saw the first use of the electric telegraph to send simple messages from one signalman to another at Chesterfield on the North Midland Railway.
20th century The railways possessed some 23,000 locomotives, nearly 73,000 carriages and 1.4 million goods wagons. This size of network was to serve Britain well moving troops around the country to the various embarkation points for the war on the mainland of Europe. Working the railways under a central Government committee during the war revealed how wasteful cut-throat competition between over 100 companies had been. With the outbreak of the Second World War in 1939, racing on the railways stopped and the industry turned its mind to far more serious matters. Two massive rail movements took place in the early war years. During a weekend in September 1939 over 1,300,000 children in over 3,000 special trains were evacuated from the cities to the countryside. Following the evacuation at Dunkirk over 600 special trains transThe move to diesel engines began and between 1955 and 1961 nearly 2,000 diesel engines were bought by BR. The diesel locomotives were less polluting and more economic, even if they required more careful maintenance - the first all diesel maintenance depot was built at Devons Road, East London. Diesel locomotives were grouped in five different 'Types' according to their power output and one by one all the main routes began to switch to diesel power. Many suburban networks were electrified and where not, smaller linked diesel multipleunits (DMU's) came into operation.ported over 319,000 troops from Dover to camps and hospitals throughout Britain. The railways played a vital part in the war effort and were targeted by German bombers. Thousands of items of rolling stock were damaged or destroyed and sadly, 395 railway staff were killed and over 2,400 injured on duty. One old loco named Victoria was credited with downing an enemy aircraft as its boiler exploded during the attack and caused the plane to crash! The end of the Age of Steam also heralded a change in the name of British Railways to British Rail - a company with a new logo and new corporate identity. By this time, ordinary passengers on the East Coast Main Line were doing 100 mph on sThe railway industry did not forget its heritage as it developed these high speed locomotives. On 27th September 1975, exactly 150 years after Locomotion began its historic journey, the National Railway Museum was opened in York by the Duke of Edinburgh.cheduled trains, They were hauled by powerful 3,300 hp (horse power) 'Deltic' diesel-electric locomotives that had been introduced for the first time in 1961. Towards the 21st century During the 1980’s, at the request of the government, BR sold all of its railwaylinked operations to concentrate on running trains. These included Sealink, the railway-owned shipping service, and all the railway hotels. In 1984 the go-ahead was given for the electrification of the 627 km (390 miles) long East Coast Main Line between King’s Cross and Edinburgh, including the link from Leeds to Doncaster. One of the world’s great rail projects, the Channel Tunnel, was officially opened on 6th May 1994, the first time commercial rail travel was possible between the capitals of the United Kingdom and France without being interrupted by a sea journey.
The British Railway Draw the main steps of the British railway from the 18° to the 21° century. From the horse to the train: the change involves not only the means of transport but the society in the whole. List your personal observations. Midland Railway, 1914
The British Underground presents typical features: find out in the web the most peculiar features. • Make a comparison between the British underground and the one recently completed in Naples.
The City of London If you were a touristic guide, where would you go with a group of teen foreigners to capture their sight and general interest? Organize your personal tour, highlighting the places og higher interest and draw the general lines of each sightseeing
The Britishduobledecker bus. From the darknessof the underground to the light of the townfrom the doubledecker bus. Imagine a furtherroute.
ISTITUTO SUPERIORE MAZZINI PROGETTO POSEIDON modalità blended in 15 ore Anno scolastico 2012/2013 “IMPARIAMO A LEGGERE LA CITTA’ ” TUTOR INTERNO Prof. Piero Pavanini Gruppo di lavoro: (in o.a.)Prof.ssa Francesca De Simone (I.S. PITAGORA di Pozzuoli)Prof.ssa Maria Vittoria Fimiani (I.S. MAZZINI) Prof.ssa Donata Lombardi (I.S. MAZZINI) Prof.ssa Adele Santoro (I.S. MAZZINI) Prof.ssa Consuelo Viviani (I.S. MAZZINI)