1.1k likes | 1.26k Views
Capitolo 12 RF/MO – EPIDEMIOLOGIA TUMORI. TELEFONI MOBILI : DATI POSITIVI. PREMESSA (dalla relazione 2003).
E N D
Capitolo 12RF/MO – EPIDEMIOLOGIA TUMORI TELEFONI MOBILI : DATI POSITIVI
PREMESSA (dalla relazione 2003) • Gli studi con risultati positivi, tutti finanziati da Enti statali, fanno capo in gran parte al gruppo di epidemiologi svedesi guidati da L. HARDELL. Questi, in un primo articolo (119), riportava i risultati di una indagine caso-controllo sui tumori cerebrali nelle regioni di Uppsala-Orebro (1994-96) e di Stoccolma (1995-96).L’esposizione a telefoni cellulari è stata stabilita sulla base di questionari, ai quali hanno risposto 209 casi (90% dei questionari distribuiti) e 425 controlli (91%). Complessivamente non risulta alcun aumento dei tumori cerebrali: OR=0,98 (IC 95%: 0,69 – 1.41), e lo stesso risultato si ottiene separando i dati ottenuti sugli utilizzatori di GSM digitali (OR=0,97; IC 95%: 0,61 – 1,56) da quelli sugli utilizzatori di telefoni analogici, almeno tre volte più potenti dei digitali (OR = 0,94; IC 95%: 0,62 – 1,44). Tuttavia, se si elaborano i dati per i tumori temporali e occipitali, separandoli in base al lato destro o sinistro del capo che gli utilizzatori hanno dichiarato di avere usato abitualmente per le telefonate, si hanno aumenti dei tumori (definiti “ipsilaterali”), anche se statisticamente non significativi, sia per il lato destro (OR = 2,45; IC 95%: 0,78 – 7,76) che per il sinistro (OR = 2,40; IC 95%: 0,52 – 10,90). Questo risultato si ottiene solo relativamente all’uso del telefono analogico, e gli autori ritengono che per il digitale il periodo di osservazione sia troppo breve per delle conclusioni definitive.
Dopo questa prima indagine orientativa, il gruppo di Hardell ha pubblicato un secondo articolo (28) nel quale, oltre a re-includere i dati precedenti ne vengono aggiunti altri, compresi quelli relativi a controlli positivi e negativi. Tra i controlli positivi l’incidenza di tumori cerebrali risulta significativamente aumentata negli esposti a raggi X a scopo diagnostico (OR = 2,10; IC 95% = 1,25 – 3,53), negli addetti a un’industria chimica esposti ad aspartame (OR = 4,1; IC 95%: 1,25 – 13,4), e soprattutto nei laboratoristi che fanno uso di fluoroscopia (OR = 3,21; IC 95%: 1,16 – 8,85), mentre per i controlli negativi (altri servizi sanitari, altre industrie chimiche) l’aumento non è significativo (OR = 6,00; IC 95%: 0,62 – 57,7). Per quanto riguarda l’uso di telefoni cellulari l’incidenza di tumori ipsilaterali nelle regioni temporali, tempoparietali e occipitali risulta aumentata in maniera statisticamente non significativa (OR = 2,42; IC 95%: 0,97 – 6,05), il che conferma i dati già descritti. Tuttavia, utilizzando un sistema di analisi multivariata l’incremento diventa statisticamente significativo (OR = 2,62; IC 95%: 1,02 – 6,71), ma va detto che in questo studio, metodologicamente corretto, questo risultato è basato solo su 13 casi di soggetti esposti. • In uno studio successivo (122) il gruppo di Hardell ha selezionato, sulla base di questionari, 1429 soggetti colpiti da tumore cerebrale e 1470 controlli, che sono stati appaiati per età, sesso e collocazione geografica in modo da formare 1303 coppie, che sono state quindi esaminate. Dai dati risulta che l’uso di cellulari analogici aumenta comunque del 30% il rischio di sviluppare tumori cerebrali, e che l’incremento di rischio arriva all’80% per chi ha usato l’analogico per 10 anni o più. Invece i dati relativi all’uso di cellulari digitali e di cordless non sono significativi perché, secondo gli autori, i tempi di esposizione sono tuttora troppo brevi perché un eventuale effetto cancerogenetico abbia potuto manifestarsi (si calcola che in Svezia gli analogici siano stati introdotti nel 1986, i cordless analogici nel 1988, mentre i cordless e i cellulari digitali sarebbero in uso solo dal 1991).
Nel 1999 Hardell (123.) aveva anche descritto un caso di angiosarcoma cutaneo sul lato sinistro della testa in una donna che dichiarava di avere utilizzato un cordless a partire dal 1988, usando sempre l’orecchio sinistro, inoltre, a partire dal 1994, anche un cellulare digitale. L’angiosarcoma è un tipo molto raro di sarcoma dei tessuti molli (STS), e Hardell ricorda che, su 434 casi di STS da lui esaminati, solo 8 (1,8%) erano angiosarcomi. L’Autore fa anche notare che, per qualsiasi tipo di telefono, l’assorbimento massimo di energia emessa avviene sulla pelle e che la penetrazione in profondità per le frequenze usate per questi apparecchi è dell’ordine di pochi centimetri. Ricordando i casi sopra documentati di tumori cerebrali ipsilaterali, Hardell formula l’ipotesi che anche questo caso di angiosarcoma cutaneo ipsilaterale possa essere messo in relazione con l’uso del cordless. Ovviamente, questa è solo una ipotesi di lavoro, tutta da verificare. • Una indagine caso-controllo particolarmente interessante e ben condotta (STANG, 124) riguarda la possibile correlazione tra MO emesse dai telefoni cellulari e un raro tipo di tumore, il melanoma uveale dell’occhio. L’Autore ha separato i soggetti esaminati a seconda che a questi potesse essere attribuita una “possibile” esposizione a MO, “nessuna” esposizione, oppure una “probabile e sicura” esposizione, ed ha trovato un rischio elevato e statisticamente significativo sia in radiooperatori esposti professionalmente ad emissioni a RF (OR = 3,0; IC 95%: 1,4 – 6,3) che in soggetti con “probabile o sicura” esposizione a MO da telefoni cellulari (OR = 4,2; IC 95%: 1,2 – 14,5). L’Autore sostiene che l’effetto osservato non è di natura termica, e ipotizza che le MO emesse dai cellulari possano avere un’azione cancerogenetica non diretta (iniziazione), bensì di promozione tumorale: infatti in letteratura è documentato un effetto inibitorio della melatonina, che è un ormone sintetizzato nella retina e nei corpi ciliari oltre che nell’ipofisi, sulla crescita in vitro di linee cellulari derivate da melanoma uveale.
Infine, un recente studio finlandese (AUVINEN, 125) ha cercato di mettere in relazione il rischio di tumore al cervello e alle ghiandole salivari con l’utilizzazione di telefoni cellulari, sulla base dei dati di esposizione forniti nel 1996 dalle compagnie telefoniche. In questo caso non è risultata alcuna associazione significativa tra l’uso dei cellulari e i tumori al cervello e alle ghiandole salivari, bensì una debole associazione tra gliomi e cellulari analogici. • La difficoltà delle indagini epidemiologiche sui possibili rischi sanitari derivanti dall’uso personale dei telefoni portatili deriva, oltre che dai fattori già ampiamente discussi, anche dal fatto che l’esposizione a MO dovuta a tale uso varia considerevolmente sulla base della durata dell’utilizzo del portatile, del numero e della lunghezza delle telefonate, del luogo dove avviene la chiamata, ecc. Ci sono, per esempio, differenze di esposizione legate al fatto che la telefonata avvenga in luogo chiuso, e al numero, densità e distanza delle antenne (ripetitori) riceventi. L’utilizzo preferenziale di un arto (destro o sinistro o entrambi) è, come si è visto dai dati di Hardell, un altro elemento da considerare. In aggiunta, i sistemi analogici ad 800 MHz di frequenza danno origine ad esposizioni differenti da quelle causate dai sistemi digitali (GSM), che sono modulati secondo schemi complessi che danno luogo, come si è più volte sottolineato, anche a frequenze estremamente basse (ELF). In generale, poi, il sistema GSM a 1.800 MHz utilizza potenze molto più basse rispetto al sistema analogico.
In ogni caso, studi specifici sulla quantità di radiazione assorbita dai tessuti a contatto con o comunque esposti alla sorgente di MO da telefoni palmari indicano che il tessuto gliale e meningeo, qualsiasi tessuto ematopoietico attivo contenuto nelle ossa della zona parietale, la parte vestibolare del nervo acustico, la parotide e la parte superficiale del lobo parietale anteriore dal lato di utilizzo del portatile sono le parti più esposte, e su queste andrà concentrata l’attenzione delle indagini circa il possibile sviluppo di neoplasie indotte da questo tipo di emissioni.
A conclusione di questo paragrafo si può dire che, mentre per le esposizioni occupazionali e residenziali a RF l’insieme dei dati epidemiologici depone a favore dell’ipotesi di una associazione con un aumento del rischio di cancro, in particolare di leucemie, per le esposizioni personali a MO, derivanti dall’uso di telefoni portatili, nulla di conclusivo è stato raggiunto, anche se i pochi dati a favore dell’associazione con tumori cerebrali ipsilaterali e con tumori all’occhio destano sospetti e preoccupazioni, che le prossime ricerche dovranno chiarire. • Certo non può essere oggi condivisa la posizione di quegli autori i quali, a conclusione di rassegne sostenute o comunque commissionate dai gestori della telefonia mobile, affermano che “né i diversi studi sulle esposizioni occupazionali a RF né i pochi studi sugli utilizzatori di telefoni cellulari offrono alcuna chiara evidenza di una associazione con tumori al cervello o con altre neoplasie” e che “se anche gli studi in corso dovessero dimostrare una forte incidenza di tumori (per questo tipo di esposizioni), l’aumento assoluto di rischio sarebbe probabilmente molto più piccolo di quello connesso agli incidenti automobilistici dovuti all’uso del cellulare durante la guida” (ROTHMAN: Wireless Technology Research – Cellular Telephone Industry Association, 128); o addirittura che “l’evidenza epidemiologica di una associazione tra esposizioni a RF/MO e cancro è debole e inconsistente” e che “una connessione tra l’irradiazione derivante dall’uso dei telefoni cellulari e l’induzione di cancro non è plausibile dal punto di vista fisico” (MOULDER: Federation of the Electronic Industry, 129).
119 Hardell L. et al., Intern. Jour. Of Oncology, 15: 113-116, 1999. 120 Frey A.H., Environ. Health Perspect., 109: A200, 2001. 121 Ahlbom A. and Feychting M., Int. J. Oncol., 15: 1045-1047, 1999. 122 Hardell L. et al., Europ. J. Cancer Prevention, 11: 377-386, 2002. 123 Hardell L. et al., Epidemiology, 10: 785-786, 1999. 124 Stang A. et al., Epidemiology, 12: 7-12, 2001. 125 Auvinen A. et al., Epidemiology, 13: 356-359, 2002. 128 Rothman K.J., The Lancet, 356: 1837-1840, 2000. 129 Moulder J.E. et al., Radiation Research, 151: 513-531, 1999. Moulder J.E., Cellular phone antennas (base stations) and human health, 14.9.2000. (http://www.mcw.edu/gcrc/cop/cell-phone-health-FAQ/toc.html)
Tabella II Rischio Relativo (OR) di ammalarsi di tumori da uso di telefoni mobili: dati positivi (finanziamenti statali)
1 TUMORI DA USO DEL CELLULARE: DATI POSITIVI (Finanziamenti pubblici) 1. HARDELL e coll. (Svezia): • 1) Intern. J. of Oncology, 15:113-116, 1999 • 2) Epidemiology, 10:785-786,1999 • 3) Medscape/General Medicine/journal/2000/v02.n03/mgm0504.hard • 4) Eur.J.Cancer Prev.,10:523-529, 2001 • 5) Europ. J. Cancer Prevention, 11:377-386, 2002 • 6) Intern. J. Radiat. Biol., 78:931-936, 2002 • 7) Intern. J. of Oncology, 22:399-407, 2003 • 8) Neuroepidemiology, 22:124-129, 2003 • 9) Intern.J.Mol.Med.,12:67-72, 2003 • 10) Archiv. Environ. Health, 58:380-382, 2003 • 11) Neuroepidemiology, 25:120-128, 2005 • 12) Eur.J.Cancer Pev., 14:285-288, 2005 • 13) Occup. Environ. Med., 62: 390-394, 2005 (v. scheda, Cap. 13) • 14) Int. Arch. Occup. Environ.Health, 78:625-632, 2005
TUMORI DA USO DEL CELLULARE: DATI POSITIVI(Finanziamenti pubblici) 1. HARDELL e coll. (Svezia): • Trovano un incremento statisticamente significativo di tumori cerebrali maligni, in particolare astrocitomi (OR fino a 2,3; IC 95%=1,01-5,4) e di tumori benigni del nervo acustico (neurinomi, OR fino a 4,4,; IC 95%=2,1-9,2) sullo stesso lato della testa sul quale viene appoggiato il cellulare (ipsilaterali), in soggetti che hanno usato cordless ocellulari analogici o digitali da almeno 10 anni. • Inoltre il rischio di sviluppare questi tipi di tumore aumenta con la durata dell’uso del cellulare (rapp. dose/effetto)(v. schede).
TUMORI DA USO DEL CELLULARE: DATI POSITIVI(Finanziamenti pubblici) 1. HARDELL e coll. (Svezia): • Hanno anche descritto un caso di angiosarcoma cutaneo (Epidemiology '99) ed uno di carcinomi delle cellule basali (Archiv. Environ. Health '03) attribuibili all'uso di telefoni mobili ( v. schede). Non hanno trovato, invece, un aumento di rischio significativo di tumori alle ghiandoli salivari, in soggetti con durata d'uso del cellulare troppo breve (Occup. Environ. Med. '04, v. scheda Cap. 10). • Hanno anche trovato un aumento statisticamente significativo di casi di linfoma non-Hodgkin a cellule-T correlato con l'uso di cordless da più di 5 anni (OR = 2,47; IC 95% = 1,09 – 5,60) e ancor più dopo 10 anni (OR = 3,15; IC 95% = 1,05-9,48), e una correlazione ancora più forte per le forme cutanee e leucemiche di questi tumori (OR = 8,73; IC 95% = 1,55-49,1 dopo 5 anni d'uso di cellulari digitali; OR = 8,55; IC95% = 1,38-52,8 dopo 10 anni di cordless). Ma questi dati sono preliminari per il numero di casi ancora limitato (Int.Arch. Occup. Environ Health'05, v. scheda).
2 TUMORI DA USO DEL CELLULARE: DATI POSITIVI (Finanziamenti pubblici) 2. STANG e coll. (Germania): Trovano un incremento statisticamente significativo (OR = 4,2; IC 95% = 1,2-14,5) di melanomi uveali dell’occhio in utilizzatori di telefoni cellulari (v. scheda) 3. LONN, AHLBOM, FEYCHTING (Svezia, Ist. Karolinska, Stoccolma): Trovano un incremento (OR = 1,9; IC 95% = 0,9-4,1) di neurinomi del nervo acustico in soggetti che hanno usato cellulari analogici o digitali da almeno 10 anni. L’incremento di rischio è ancora più netto e statisticamente significativo (OR = 3,9; IC 95% = 1,6-9,5) per i tumori ipsilaterali (v. scheda). Non hanno trovato, invece, un aumento di rischio significativo di tumori cerebrali maligni in soggetti con durata d'uso del cellulare troppo breve (Amer.J. Epidemiol. '05, v. scheda Cap.10) VIII
Hardell, et al. – Int. J. Oncol., 15: 113-116 (1999) • Prendono in esame 233 casi di tumori al cervello (verificati istopatologicamente) e, per ogni caso, selezionano 2 controlli sani, appaiati per età, sesso e zona di residenza. • Trovano che l’uso di telefoni cellulari non sembra associato ad un aumento del rischio di ammalarsi di tumore (“odds ratio”; OR) per i digitali GSM: OR = 0,97 (IC 95% = 0,61-1,56) né per gli analogici: OR = 0,94 (IC 95% = 0,62-1,44). • Tuttavia, se si correlano separatamente i tumori temporali e occipitali dello stesso lato sul quale il paziente è abituato ad usare il cellulare (tumori ipsilaterali), per gli analogici si trovano incrementi di rischio significativi: OR = 2,45 (IC 95% = 0,78-7,76) sul lato destro; OR = 2,40 (IC 95% = 0,52-10,9) sul lato sinistro. • Ritengono che il periodo d’uso dei cellulari digitali GSM sia ancora troppo breve perché si possano ricavare dati conclusivi su una eventuale correlazione coi tumori alla testa.
Hardell, et al. – Epidemiology, 10 : 785-786 (1999) • L’angiosarcoma è un tumore maligno molto raro tra i sarcomi del tessuto molle. • Descrivono un caso di angiosarcoma dello scalpo craniale diagnosticato nel 1999 in una donna di 57 anni, localizzato sul lato sinistro della testa, due cm. sopra l’orecchio. La paziente ha usato regolarmente, a partire dal 1988, un telefono portatile (cordless), utilizzando sempre l’orecchio sinistro. Dal 1994 ha cominciato ad usare, sempre con lo stesso orecchio, anche un cellulare digitale (GSM a 900 MHz). Dichiara di non aver mai eseguito radiografie al capo o al collo e di non aver mai fatto uso di pesticidi (è noto che i raggi X, i pesticidi e il cloruro di vinile sono fattori eziologici per i sarcomi dei tessuti molli). • Ritengono possibile una relazione causa-effetto tra l’uso del cordless e del cellulare e questo caso di angiosarcoma, sulla base della storia clinica della paziente, della particolare localizzazione del tumore e dei casi già riportati di tumori ipsilaterali alla testa (tumori benigni e maligni al cervello e neurinomi acustici) correlati con l’uso di cellulari e di cordless.
Hardell, et al. - Medscape/Gen./Med. (2000) • Riportano l’incidenza di tumori cerebrali (diagnosticati istopatologicamente) su 209 casi di tumore cerebrale (136 tumori maligni, 46 meningiomi, 13 neurinomi acustici, 3 altri tumori benigni e 12 tumori non tipizzati) e 425 controlli, riferiti a vari tipi di esposizioni (radiologia, fluoroscopia, radioterapia, industria chimica, uso di telefoni cellulari). • L’uso di telefoni cellulari (analogici e digitali) comporta un aumento del rischio relativo di ammalarsi di tumore (“odds ratio”, OR) di 2,42 (IC 95% = 0,97-6,05), per i tumori ipsilaterali della regione temporale, occipitale e temporoparietale, cioè delle aree cerebrali a più alta esposizione e.m. durante l’uso del cellulare, a seconda che l’antenna sia estratta oppure no durante la comunicazione. Il dato è reso ancora più significativo (OR = 2,62; IC 95% = 1,02-6,71) elaborando i dati mediante analisi statistica multivariata. • Si noti che l’importanza dell’uso dei cellulari come fattore di rischio per i tumori cerebrali è del tutto confrontabile con quella di altri fattori di rischio ben riconosciuti, come la radioterapia nelle regioni del capo e del collo (OR = 3,61; IC 95% = 0,65-19,9) e l’esposizione diagnostica a radiazioni ionizzanti (raggi X : OR = 2,10; IC 95% = 1,25-3,53).
Hardell et al., Eur. J. Cancer Prev., 10 : 523-529 (2001) • Sono gli stessi dati presentati nel 2000 (Medscape-General Medicine). • Interessanti i dati di Tab. 3 con gli incrementi di tumori cerebrali da uso del cellulare nelle diverse aree (ipsilaterali e controlaterali) e di Tab. 4 con i dati sugli incrementi di tumori cerebrali da uso del cellulare nell’area temporale, occipitale e temporoparietale, elaborati mediante analisi statistica univariata o multivariata, e confrontati con gli incrementi da esposizioni occupazionali e da diagnostica con raggi X.
Hardell, et al. – Eur. J. Cancer Prev., 11: 377-386 (2002) • Selezionano 1.429 casi di tumori alla testa (diagnosticati istologicamente) e 1.470 controlli sani. • Trovano che l’uso di cellulari analogici aumenta il rischio di sviluppare tumori alla testa (“odds ratio”, OR = 1,3; IC 95% = 1,02-1,60). Se si prendono in esame solo i casi con più di 10 anni di latenza, il rischio aumenta significativamente (OR = 1,8; IC 95% = 1,1-2,9). • Se si correlano i tumori dell’area temporale destra o sinistra con i casi in cui c’è stato un regolare uso ipsilaterale del cellulare analogico (cioè sullo stesso lato della testa dove si è sviluppato il tumore), l’incremento del rischio è ancora maggiore (OR = 2,5; IC 95% = 1,3-4,9), mentre non c’è correlazione con i tumori del lato opposto della testa (controlaterali). • Tra i vari tipi di tumori, quelli a più forte correlazione con l’uso dei cellulari analogici sono i neurinomi del nervo acustico ipsilaterali (OR = 3,5; IC 95% = 1,8-6,8). • Non trovano una significativa associazione tra l’uso di cordless o cellulari digitali e tumori al cervello.
HARDELL et al.Int.J. Radiat. Biol., 78:931-936,2002 • Si tratta di uno studio caso-controllo su 649 pazienti tra i 20 e gli 80 anni di età, di entrambi i sessi, affetti da tumori maligni del cervello diagnosticati tra l'1.1.1997 e il 30.6.2000. Tutti i pazienti erano vivi all'epoca dello studio e tutti i tumori erano stati caratterizzati istopatologicamente. Ogni paziente è stato appaiato ad un controllo sano, di eguale sesso, della stessa età, ed abitante nella stessa area geografica della Svezia, comprendente le regioni sanitarie di Uppsala-Orebro, Stoccolma, Linkoping e Goteborg. • L'esposizione alle emissioni dei telefoni cellulari è stata accertata tramite questionario, al quale hanno risposto 588 (91%) casi e 581 (90%) controlli. I soggetti che hanno iniziato ad usare il cellulare da meno di un anno dall'inizio dello studio sono stati scartati.
HARDELL et al.Int.J. Radiat. Biol., 78:931-936,2002 • Nell'insieme, i risultati non mostrano un aumento significativo del rischio di ammalarsi di tumore ("odds ratio",OR) in rapporto all'uso dei cellulari: OR=1,13 (IC 95% = 0,82-1,57) per i cellulari digitali; OR=1,13 (IC 95%=0,86-1,48) per i cordless. • Invece il rischio di contrarre tumore sullo stesso lato della testa sul quale è stato usato il telefonino (tumori ipsilaterali) mostra un aumento significativo: OR = 1,85 (IC 95% = 1,16 - 2,96) per l'insieme di tutti i tipi di tumori maligni al cervello dopo uso di cellulari analogici, e OR = 1,95 (IC 95% = 1,12 - 3,39) per gli astrocitomi. Inoltre: OR = 1,59 (IC 95% = 1,05 - 2,41) per tutti i tumori dopo uso di cellulari digitali, e OR = 1,46 (IC 95% = 0,96 - 2,23) dopo uso di cordless. • Concludono che l'uso ipsilaterale soprattutto di cellulari analogici ma anche di digitali comporta un aumento significativo del rischio di contrarre tumori maligni ipsilaterali al cervello.
HARDELL et al., 2003 38 • I carcinomi delle cellule basali (CCB) sono tumori cutanei piuttosto comuni, la cui incidenza è in costante aumento; compaiono soprattutto nei soggetti tra i 60 e i 65 anni di età e per l'80% sono localizzati sulla testa e sul collo. Il rischio di sviluppare questo tipo di tumori è aumentato nelle persone di carnagione chiara, soprattutto in seguito ad intensa e prolungata esposizione solare durante l'infanzia. Anche le radiazioni ionizzanti, le irritazioni croniche della pelle ed alcune sostanze chimiche aumentano il rischio di sviluppare questo tipo di tumori. • Riportano il caso di un uomo di 50 anni (cioè di 10 - 15 anni più giovane rispetto all'età alla quale normalmente si sviluppano i CCB) che, da un anno circa, ha sviluppato 6 CCB sulla faccia e sul cranio, 5 dei quali localizzati sul lato destro. Il soggetto, che ha sempre usato una grande precauzione nell' esporsi alla luce solare (non ha mai avuto "scottature" o irritazioni cutanee), non è stato esposto a radiazioni ionizzanti né a inquinanti chimici, ha usato per lavoro una unità video - display a partire dal 1973, nel periodo 1987 - 1999 ha utilizzato un cellulare analogico (NMT a 450 MHz) per circa 10 min/g e, nello stesso periodo, un telefono montato sulla autovettura con antenna esterna per 10 - 15 min/g e, inoltre, un analogico sul luogo di lavoro (266 ore di uso cumulativo). A partire dal 1992 ha usato un cellulare digitale (GSM a 900 MHz) per circa 45 min/g (2.737 ore di uso cumulativo), ed inoltre un cordless per 2 min/g, (61 ore di esposizione cumulativa). Ha sempre usato, con tutti i tipi di telefoni mobili, l'orecchio destro, che è il lato sul quale si sono formati 5 dei 6 CCB.
Gli autori ritengono probabile che l'esposizione intensiva alle microonde dei telefoni mobili abbia aumentato il rischio di sviluppare i CCB nel soggetto in esame, probabilmente mediante un effetto di "promozione" tumorale. Ricordano inoltre che l'assorbimento delle microonde dei cellulari è massimo a livello della cute e diminuisce nel cervello: a 2 - 3 cm di profondità, sotto la cute, l'assorbimento è molto ridotto. Poiché hanno già segnalato il caso di un angiosarcoma cutaneo in una donna (Hardell et al 1999, v. scheda), sullo stesso lato sul quale veniva usato il cellulare, ritengono che vada monitorata con particolare attenzione la possibile correlazione tra le esposizioni e.m. a 400 - 2000 MHz e la comparsa di tumori cutanei, soprattutto se ipsilaterali.
Hardell, et al. Int. J. Oncol., 22: 399-407 (2003) • Approfondiscono l’analisi dei casi già esaminati e descritti nel 2002 (Eur. J. Cancer Prev., 11: 377-386) confermandone i risultati. • Inoltre trovano una correlazione significativa tra l’incidenza di tumori alla testa e l’uso ipsilaterale di cellulari analogici (OR = 1,7; IC 95% = 1,2-2,3), digitali (OR = 1,3; IC 95% = 1,02-1,8) e cordless (OR = 1,2; IC 95% = 0,9-1,6). • L’aumento di rischio è particolarmente significativo per gli astrocitomi (tumori maligni) dopo uso di analogici (OR = 1,8; IC 95% = 1,1-2,9). • L’aumento di rischio è ancora maggiore per i tumori ipsilaterali localizzati nella zona temporale dopo uso di analogici (OR = 2,3; IC 95% = 1,2-4,1), e ancora maggiore per i neurinomi del nervo acustico dopo uso di analogici (OR = 4,4; IC 95% = 2,1-9,2). Interessante il fatto che anche i neurinomi controlaterali risultano aumentati (OR = 3,7; IC 95% = 1,4-9,8) probabilmente per il fatto che, come spiegato in altri lavori (Hansson Mild et al., 2003, v. scheda), i disturbi dell’udito nel corso dello sviluppo del tumore inducono il paziente ad usare l’orecchio dell’altro lato per le telefonate e, all’anamnesi postoperatoria, questo orecchio viene erroneamente identificato come quello usato abitualmente.
Hardell, et al. – Neuroepidemiology, 22 : 124-129 (2003) • Il neurinoma del nervo acustico (o schwannoma vestibolare) rappresenta l’8-10% dei tumori intracranici. E’ un tumore benigno a sviluppo lento, nel corso del quale si manifesta uno squilibrio progressivo della capacità auditiva con disturbi particolari (tinnitus) all’orecchio colpito. Un aumento di incidenza di neurinomi acustici durante il periodo 1977-1995 è già stato segnalato in Danimarca. • Basandosi sui dati del RegistroTumori della Svezia, trovano un aumento annuo significativo dell’incidenza del neurinoma acustico (+ 2,53% per anno; IC 95% = 1,71-3,35) nel periodo 1960-1998, mentre l’incremento annuo di tutti gli altri tumori intracranici, nello stesso periodo, è dello 0,80% (IC 95% = 0,58-1.02). • Inoltre confermano l’esistenza di una correlazione statisticamente significativa tra l’incidenza di neurinomi acustici e l’uso di cellulari analogici (OR = 3,45; IC 95% = 1,77-6,76).
Hansson Mild, et al. – Intern. J. Mol. Med., 12: 67-72 (2003) • Articolo molto importante nel quale il gruppo di ricercatori che fa capo a L. Hardell, assieme a M. Kundi (v. schede), eseguono una analisi critica molto puntuale di alcuni lavori finanziati in prevalenza dai gestori della telefonia mobile, che sostengono l’inesistenza di una correlazione tra l’uso di cellulari e il rischio di sviluppare tumori al cervello e/o all’orecchio. • Prendono lo spunto dalla pubblicazione di una rassegna di studi epidemiologici, commissionata dall’Autorità Svedese per la Protezione dalle Radiazioni (SSI) a due ricercatori americani che fanno capo a una compagnia privata. Questi (J. D. Boice e J. K. Mc Laughlin) hanno concluso che “non c’è alcuna consistente evidenza di un aumento di rischio di cancri al cervello, meningiomi, neurinomi acustici, melanomi oculari e cancri alle ghiandole salivari, dovuto all’uso di telefoni mobili”. I due sono coautori di alcune delle ricerche (Inskip 2001, Johansen 2002), sulle quali basano le loro conclusioni, ricerche entrambe finanziate dai gestori (v. schede). Naturalmente, nessuno di questi autori dichiara di essere esente da conflitti di interesse!.
Hansson Mild, et al. – Intern. J. Mol. Med., 12: 67-72 (2003) • Il rapporto conclusivo dell’SSI, che si propone di fornire “una presentazione equilibrata delle evidenze sperimentali” considera “non-informativi” i lavori del gruppo di Hardell (v. schede) e, basandosi sulla revisione fatta da Boice e Mc Laughlin degli studi di Muscat 2000, Inskip 2001, Muscat 2001, Auvinen 2002 e Johansen 2002 (v. schede) conclude che, su questa base, “può essere scartata, con un grado ragionevole di certezza, l’ipotesi di una associazione causale tra uso di telefoni mobili e cancro”, che “non c’è alcun meccanismo biologico plausibile che possa spiegare un effetto cancerogeno delle radiazioni non ionizzanti a radiofrequenza” e che “lo stato attuale delle conoscenze scientifiche è tranquillizzante”. • Hanson e coll., a questo punto, analizzano criticamente i dati sui quali l’SSI ha basato le conclusioni di cui sopra. • Johansen (2002) ha preso in esame 700.000 utilizzatori di telefoni mobili in Danimarca (dal 1982 al 1995), scartandone 200.000 che hanno usato telefoni pagati dalle compagnie telefoniche. Il 93% dei possessori di un GSM ha utilizzato il cellulare da meno di 3 anni e, tenuto conto della latenza media (5 anni) dei tumori presi in esame, la potenza di questo studio è del tutto trascurabile. “Possiamo chiederci, concludono gli autori, se questo studio sarebbe stato in grado di evidenziare anche un elevato rischio cancerogenetico, se questo ci fosse stato”.
Hansson Mild, et al. – Intern. J. Mol. Med., 12: 67-72 (2003) • Muscat (2000) ha esaminato 469 casi e 422 controlli dei quali, rispettivamente, solo 66 e 76 avevano usato telefoni mobili, con l’antenna estratta nell’85% dei casi, e quindi con un’esposizione ridotta e per di più deviata verso la regione parietale e occipitale, per un periodo, in media, di 2,8 anni. Perciò anche il potere di questo studio è del tutto trascurabile. • Inskip (2001) ha esaminato 782 casi, 489 dei quali con tumori primari maligni al cervello (gliomi e neuroepiteliomi), 197 con meningiomi e 96 con neurinomi acustici. Anche in questo caso solo il 2,6% dei casi e il 3,3% dei controlli hanno usato il telefono mobile per più di 5 anni, che è il tempo di latenza minimo perché i tumori di questo tipo possano essere diagnosticati. • Muscat (2002) ha descritto addirittura un effetto opposto a quello che ci si può aspettare da una relazione causa-effetto, cioè un aumento dei neurinomi acustici sul lato opposto a quello in cui veniva usato il telefono (controlaterale), il che può essere spiegato supponendo che i pazienti, in seguito ai disturbi auditivi provocati dallo sviluppo del neurinoma, abbiano usato l’altro orecchio per telefonare. Infatti, nella maggior parte dei casi, il questionario sull’uso del cellulare è stato compilato dopo l’intervento chirurgico e, pertanto, l’indicazione circa l’orecchio utilizzato per le telefonate si riferisce, con ogni probabilità, al periodo immediatamente precedente l’intervento, quando il neurinoma impediva l’uso dell’orecchio già colpito dal tumore.
Hansson Mild, et al. – Intern. J. Mol. Med., 12: 67-72 (2003) • Auvinen (2002) ha esaminato 398 casi, solo il 13% dei quali avevano utilizzato un qualsiasi tipo di cellulare, per di più per periodi estremamente ridotti: 2-3 anni per gli analogici, meno di 1 anno per i digitali! Nonostante questo, trova un aumento di glomi (RR = 2,1; IC 95% = 1,3-3,4) per gli utilizzatori di analogici (ma non per i digitali), e un aumento annuo di gliomi del 20% (RR = 1,2; IC 95% = 1,1-1,5). • In conclusione, tutti e 5 gli studi sui quali si basa il rapporto SSI per sostenere la mancanza di associazione tra cellulari e cancro hanno in comune il fatto che riportano un numero molto limitato di casi e con tempi d’uso dei cellulari molto ridotti. Inoltre, visto che il momento in cui sono stati rilevati i dati cade quasi sempre a metà degli anni ’90, quando i cellulari digitali (GSM) erano stati introdotti da poco, nulla possono dire circa i rischi di tumore da uso di cellulari digitali. Perciò la conclusione dell’SSI, tenuto conto dei dati di Hardell e coll. e di Lonn e coll. (v. schede), avrebbe dovuto essere che “lo stato delle conoscenze su questo tema non è per niente rassicurante e un’associazione tra cellulari e cancro non può affatto essere esclusa, anzi sembra molto probabile”.
Hardell, et al. – Neuroepidemiology, 25 : 120-128 (2005) • In Svezia i primi cellulari analogici (a 450 MHz) sono stati introdotti nel 1981, ed erano usati molto spesso in macchina con l’antenna fissata all’esterno. Dal 1984 sono entrati in uso gli analogici mobili. Tra il 1986 e il 2000 è stato in uso un particolare GSM (NMT a 900 MHz) mentre nel 1991 è stato introdotto il classico GSM ( a 900 MHz e, alla fine degli anni ’90, anche a 1.800 MHz), che è diventato il cellulare più diffuso. I cordless sono entrati in uso dal 1988: i primi erano di tipo analogico (800-900 MHz), ma ora i più diffusi sono quelli digitali (a 1.900 MHz). • Esaminano 413 casi di tumori benigni alla testa (305 meningiomi, 84 neurinomi acustici e 24 altri tipi di tumori) e 692 controlli sani e trovano che, per i meningiomi, l’uso di cellulari analogici comporta un rischio relativo di ammalarsi di tumore (“odds ratio”, OR) = 1,7 (IC 95% = 0,97-3,00), che aumenta per gli esposti con più di 10 anni di latenza (OR = 2,1; IC 95% = 1,1-4,3). Anche l’uso di cellulari digitali e di cordless comporta aumenti significativi di rischio relativo (per entrambi: OR = 1,7; IC 95% = 1,1-26) che arriva a OR = 2,3; (IC 95% = 1,1-49) per gli esposti a cordless con più di 10 anni di latenza.
Hardell, et al. – Neuroepidemiology, 25 : 120-128 (2005) • Per i casi di neurinoma acustico l’uso di cellulari analogici comporta un OR = 4,2 (IC 95% = 1,8-10,0), che aumenta a OR = 8,4 (IC 95% = 1,6-45,0) per gli esposti con più di 15 anni di latenza, ma quest’ultimo dato si basa su un numero ancora limitato di casi (da qui l’ampiezza dell’IC 95%). L’uso di cellulari digitali comporta un OR = 2,5 (IC 95% = 1,2-5,2) e l’uso di cordless un OR = 1,7 (IC 95% = 0,8-3,5). Utilizzando un’analisi statistica multivariata si conferma che l’uso di cellulari analogici rappresenta un fattore di rischio significativo per il neurinoma acustico. • Molto interessante la valutazione del rischio relativo nei casi di esposizione multipla (a due o più diversi tipi di telefoni mobili): p. es. per i neurinomi acustici l’esposizione a digitale + cordless (33 casi su 196) dà un OR = 2,0 (IC 95% = 0,98-43), ad analogico+digitale (17 casi su 66) un OR = 5,0 (IC 95% = 1,9-13,0), ad analogico+cordless (14 casi su 42) un OR = 7,0 (IC 95% = 2,4-20,0) ed infine per un uso multiplo di analogici+digitali+cordless un OR = 8,4 (IC 95% = 2,7-27,0).
Hardell, et al. – Neuroepidemiology, 25 : 120-128 (2005) • Interessante anche una tabella con un riepilogo del numero di casi di tumori alla testa e del relativo tempo di latenza riportati da vari autori, suddivisi per le diverse tipologie di telefoni usati. Hardell e coll. hanno esaminato finora 1659 casi con almeno 5 anni di latenza, dei quali 308 in utilizzatori di analogici (138 con latenza superiore a 10 anni), 365 di digitali (32 con più di 10 anni), 420 di cordless (61 con più di 10 anni), 566 di cellulari senza distinzione se analogici o digitali (159 con più di 10 anni). Lonn e coll. (v. schede) sono l’unico altro gruppo di ricercatori che hanno esaminato un numero significativo di esposti con almeno 10 anni di latenza (100 ad analogici, dei quali 51 con più di 10 anni; 155 a digitali, dei quali nessuno con più di 10 anni; 196 a cellulari senza distinzione, dei quali 51 con almeno 10 anni; nessuno a cordless). Inoltre 192 dei casi di Hardell arrivano a più di 2.000 ore di esposizione, mentre quelli di Lonn si fermano a 500 ore. Nessuno dei casi riportati da altri autori (Inskip, Muscat, Johansen, Christensen, Auvinen; v. schede) ha più di 5 anni di latenza e, comunque, si tratta di un n. molto limitato di casi (93 in tutto nei 5 studi citati). • Gli Autori annunciano che presenteranno in un prossimo articolo i risultati relativi ai tumori maligni alla testa.
Hansson Mild et al., Eur. J. Cancer Prev., 14: 285-288 (2005) • Negli studi epidemiologici su gruppi di utilizzatori di telefoni mobili la maggior parte dei soggetti hanno quasi sempre usato diversi modelli e anche diversi sistemi (analogici e digitali). Finora non si è tenuto conto di ciò nella valutazione dei possibili effetti sulla salute, a breve o a lungo termine, soprattutto perché non si conoscono i possibili meccanismi di interazione tra i vari modelli e i vari sistemi di telefonia mobile e l’organismo umano, e quindi non è stato possibile integrare le diverse esposizioni in un unico sistema dosimetrico. • In questo articolo viene proposto un primo tentativo di risolvere questo problema, con riferimento ai risultati già pubblicati dal gruppo che fa capo ad Hardell nel 2002 (Eur. J. Cancer prev.) e nel 2003 (Int. J. Oncol.) (v. schede). In questi studi 1617 casi di tumore alla testa e altrettanti controlli sani sono stati appaiati a due a due per sesso, età, indice socio-economico e area geografica di residenza. L’analisi statistica condizionata (“matched”) ha messo in evidenza un aumento del rischio di ammalarsi di tumore al cervello dopo 1 anno di latenza (OR = 1,3; IC 95% = 1,02-1,6), dopo 5 anni (OR = 1,4; IC 95% = 1,04-1,8) e dopo 10 anni (OR = 1,8; IC 95% = 1,1-2,9), con un chiaro rapporto dose (tempo di esposizione)/effetto.
Hansson Mild et al., Eur. J. Cancer Prev., 14: 285-288 (2005) • Un risultato simile è stato ottenuto con una analisi statistica non condizionata (“unmatched”), dividendo i due gruppi (casi e controlli) in esposti e non esposti (all’uso del cellulare): OR = 1,3; IC 95% = 1,04-1,6 per 1 anno di latenza; OR = 1,4; IC 95% = 1,03-1,8 per 5 anni; OR = 1,6; IC 95% = 1,1-2,5 per 10 anni. • Un passo ulteriore è stato fatto per cercare di tenere conto del diverso contributo dei telefoni mobili utilizzati dai soggetti in esame: 1) sommando i tempi di utilizzo di ciascun modello (o sistema) senza attribuire un diverso peso (in termini di energia irradiata) a ciascuno di questi; 2) considerando che gli analogici (NMT = Nordic Mobile Telephones) operano con una potenza massima di 1 Watt, i GSM a 900 MHz di 0,25 W, ma con variazioni che dipendono dalla distanza dalla stazione radio-base, per cui si può considerare abbiano una potenza media di 0,1 W, mentre i cordless operano a circa 0,01 W. Perciò applicano un rapporto pari a 1 NMT = 10 GSM = 100 cordless.