210 likes | 349 Views
Laura Pirola. Il genio della porta accanto - intervista -. Intervista a Luigi Pirola. Luigi Pirola è mio padre, ha 57 anni, attualmente pensionato. Cominciamo con una breve presentazione: parlaci di te!.
E N D
Laura Pirola Il genio della porta accanto - intervista -
Intervista a Luigi Pirola Luigi Pirola è mio padre, ha 57 anni, attualmente pensionato Cominciamo con una breve presentazione: parlaci di te! Sono Luigi Pirola (padre di Laura), ho 57 anni e sono diplomato in Ragioneria. Attualmente sono pensionato, in passato ho lavorato come impiegato, più precisamente come spedizioniere doganale, in diverse ditte (la Falck, una su tutte).
Quando hai scoperto la matematica? Ho scoperto la matematica andando alla Scuola Elementare, quando ero piccolo nelle famiglie povere non era usanza per i genitori “iniziare” i figli alla cultura vera e propria, per questo non ho avuto occasione di avvicinarmi alla matematica prima di frequentare la scuola (se non in alcuni semplici giochi in cui compaiono dei numeri, come nascondino)
Alle elementari avevo una maestra eccezionale, ci conosceva tutti (abitavo in un piccolo paesino in provincia di Milano) perciò noi stessi, piccoli studenti, eravamo più invogliati a studiare. Ricordo che ricevevo spesso le lodi della mia maestra soprattutto in matematica, materia in cui a suo parere ero il più bravo della classe; spesso dopo le interrogazioni generali offriva un cioccolatino ai due bambini risultati “migliori”…. Ed io ero sempre fra questi!
C’è qualche altra persona, oltre alla tua maestra, che ti ha aiutato a capire ed usare i numeri? Come ho già detto prima, essendo figlio di operai, non ho ricevuto una generale minima preparazione culturale prima di andare a scuola (come, al contrario, ho fatto io con mia figlia), tuttavia mia mamma, che mi mandava spesso a comprare qualcosa al negozio sotto casa, mi ha insegnato a contare, a saper riconoscere il valore di ogni moneta, per non cadere in imbrogli vari con il resto.
Come è proseguita la tua carriera scolastica? In particolar modo: come si è evoluto il tuo rapporto con la matematica? Alla Scuola Media Inferiore la situazione è un po’ cambiata: per motivi politici (scelte politiche dei genitori) io ed alcuni compagni, nonostante fossimo molto bravi, ricevevamo voti piuttosto bassi in ogni materia, specialmente in quelle scientifiche (quelle, cioè, da sempre ritenute più complicate).
In prima media fui bocciato per questi motivi, nonostante lo stesso maestro che dava “ripetizioni” a tutta la classe si fosse ribellato a tutto ciò. L’anno seguente cambiò insegnante e tornai ai miei standard. Le mie doti spiccavano soprattutto in matematica, dove tutti ammiravano le mie capacità logiche e il mio saper contare velocemente a mente … capacità innate, secondo me, non acquisite con un particolare studio.
Dico questo perché, da bravo discolo quale ero, non amavo passare il mio tempo sui libri, preferivo andare a giocare a calcio con gli amici; penso proprio quindi di poter dire tranquillamente che tutte le mie capacità sono doni innati che ho ricevuto e che fortunatamente ho saputo sfruttare al meglio (memoria di ferro, non solo visiva, capacità di intuizione ecc.). Dopo la Scuola Media Inferiore decisi di andare a lavorare, demoralizzato dalla “macchia” che mi aveva lasciato la bocciatura in prima media.
Fu mia mamma a convincermi a proseguire gli studi, spronata a sua volta dalle voci delle insegnanti che ben mi conoscevano e avevano fiducia in me. Mi iscrissi così a Ragioneria e arrivai tranquillamente al Diploma. Anche qui la materia che più appassionava (per la facilità con cui la comprendevo) era la matematica. Mi piaceva perché mi permetteva di sfruttare ogni mia qualità, ci prendevo gusto perché arrivavo alla soluzione dei problemi non studiando le “regoline” sui libri, ma CAPENDO il problema e riuscendo a trarne le dovute conclusioni.
Dopo il Diploma, non volendo pesare sulla mia famiglia (mio padre era appena deceduto e mia madre doveva da sola provvedere a due figli), decisi di non proseguire con studi universitari, accontentandomi di ciò che già sapevo fare. Mi sono sempre pentito di questa scelta.
Quando e come hai scoperto la tua passione per la matematica? Ho scoperto la mia passione per la matematica quando ho capito di essere bravo sufficientemente per comprendere a fondo questa materia. Un po’ mi affascinavano le cose che gli altri ritengono difficili, per questo mi sono sempre impegnato (con la sola forza della mente e delle spiegazioni delle insegnante, senza mai aprire libri) per sembrare più bravo; poi sapevo che specialmente la matematica mi sarebbe tornata utile nella vita, dato che è un qualcosa che fa parte della quotidianità di ogni essere umano.
Che ricordo hai dei tuoi insegnanti di matematica? Hanno riconosciuto il tuo talento? Ti hanno incoraggiato? Come ho spiegato prima, ho un ricordo molto positivo delle mie insegnanti di matematica delle Elementari, delle Superiori e degli ultimi due anni di scuola Media: queste mi hanno sempre incoraggiato a proseguire con gli studi (soprattutto in ambito scientifico) e a sviluppare le mie doti.
La stessa cosa non la posso dire della mia insegnante del primo anno di Medie che, per questioni extrascolastiche, decise di distruggere ogni mio tentativo di arrivare in alto a scuola, lasciandomi quella macchia della bocciatura che mi ha portato a preferire il lavoro al proseguimento degli studi in un primo momento.
Come andavi nelle altre materie? Sono sempre andato bene in tutte le materie, ma brillavo specialmente in matematica e italiano. Nonostante non studiassi molto riuscivo comunque ad ottenere buoni risultati in ogni disciplina stando attendo in classe (ho un’ottima memoria) e leggendo molto il giornale (mi tenevo informato e apprendevo diversi stili di scrittura allo stesso tempo).
Nella tua famiglia ci sono altri “geni” della matematica? Non si può parlare di “genio” matematico, ma certamente mia mamma, per essere una che non è mai andata a scuola (in tempo di guerra ha preso poche lezioni da un maestro espulso dalla scuola perché ebreo) ha certamente, anche lei, indubbie capacità logiche, che la aiutano nella vita di ogni giorno, ed è comunque in grado di svolgere calcoli anche complessi a mente in poco tempo.
Pensi che le persone brave in matematica debbano essere per forza chiuse, antipatiche, supponenti? Ritieni azzeccato questo stereotipo? Assolutamente no, poi naturalmente dipende da persona a persona, esistono certamente i “geni” matematici che sono di carattere chiusi, antipatici e supponenti, ma queste non sono caratteristiche riferibili ad ogni persona brava in matematica.
Passiamo all’Oggi … qual è il tuo rapporto con la matematica? Avendo scelto un lavoro che di matematico ha ben poco, direi che oltre ai quotidiani rapporti coi numeri in generale, mi sto tenendo allenato non solo facendo spesso il “Sudoku” (può sembrare banale, ma è pur sempre un gioco di logica), ma anche (e soprattutto) seguendo mia figlia Laura a scuola.
Ricordo che, soprattutto quando era più piccola (alle Medie, se non erro), veniva da me piangendo perché l’insegnante di matematica non era abbastanza chiara nelle spiegazioni e nessuno in classe sapeva che pesci pigliare. Io le prendevo il quaderno, leggevo la consegna dell’esercizio, ci ragionavo, trovavo la soluzione senza aver cercato nessuna regola di nessun teorema, e le spiegavo come ci ero arrivato, e il procedimento logico da utilizzare per ogni problema di quel tipo. È anche grazie a questi miei piccoli aiuti se pure lei successivamente è diventata brava ed apprezzata in matematica.
Come consideri la tua memoria? Che tipo di memoria hai? Secondo te come deve essere la memoria di un matematico? Credo di avere un’ottima memoria (la stessa che mi ha permesso di imparare tutto e in fretta senza particolari difficoltà), sia visiva che uditiva, e penso che un genio matematico debba ugualmente possedere entrambe.
Esegui mai calcoli a mente? Quando e quanto usi la calcolatrice per fare i calcoli della vita quotidiana? Non ho mai usato la calcolatrice (se non al lavoro perché impostami dal capo che pretendeva, giustamente, velocità e un certo controllo e sicurezza), fortunatamente sono bravo a calcolare a mente, nella vita quotidiana lo faccio sempre.
Come ci si sente ad essere definito “genio” matematico? Non credo di essere definibile un “genio”, ma semplicemente una persona brava in matematica, con ottime capacità logiche, ma addirittura un genio …È mia figlia a definirmi così da quando era studentessa e trovava inizialmente insormontabili certi problemi che io risolvevo velocemente pur non avendo approfondito i miei studi in matematica … Sono contento comunque di essere considerato il SUO genio in una materia poi che mi ha sempre appassionato!