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DIFENDERE LA SPESA SOCIALE PER DIFENDERE IL SISTEMA DEI SERVIZI

DIFENDERE LA SPESA SOCIALE PER DIFENDERE IL SISTEMA DEI SERVIZI. Sintesi del lavoro effettuato dal gruppo ristretto tecnico - politico in seno all’Anci Piemonte.

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DIFENDERE LA SPESA SOCIALE PER DIFENDERE IL SISTEMA DEI SERVIZI

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Presentation Transcript


  1. DIFENDERE LA SPESA SOCIALE PER DIFENDERE IL SISTEMA DEI SERVIZI

  2. Sintesi del lavoro effettuato dal gruppo ristretto tecnico - politico in seno all’Anci Piemonte Lavoro teso ad una verifica sulla spesa sociale, sui servizi e prestazioni erogate e su una proposta di Leps, da avanzare per il riordino del sistema dei servizi ed interventi in ambito sociale. Abbiamo avuto modo di constatare quanto la rendicontazione sia stata fino al 2009 non omogenea sul territorio regionale, dovuta, forse, anche ad interpretazioni non sempre lineari rispetto alle schede e richieste della regione. Una spesa sociale, che per quanto concerne i Comuni, non è solo quella relativa a quella rendicontata dal sistema dei Consorzi, infatti, dai dati Istat si può ricavare come tale spesa sia solo una parte, circa un terzo dell’intera spesa sociale sostenuta dai Comuni.

  3. Il lavoro svolto è stato realizzato con grande disponibilità, teso ad una verifica reale sull’appropriatezza della spesa, rispetto alle attuali norme nazionali e regionali che regolamentano il nostro sistema dei servizi sociali. • I risultati raggiunti hanno dimostrato la serietà e responsabilità degli Enti nella gestione finanziaria, nell’erogare e garantire un sistema di servizi che è tuttora imperniato sull’essenzialità degli stessi. La spesa sociale complessiva, a livello regionale, gestita dagli Enti Gestori è pari a 561.056 milioni di € finanziata dal 37,7% dalle quote da parte dei Comuni. La spesa, per le prestazioni essenziali, che la Regione riteneva attinenti all’art.18 della L.R. 1/2004, è di € 331.011 milioni. Dalla valutazione, dei funzionari regionali, restano “fuori” 230 milioni di €, spesa che non è ritenuta finalizzata all’erogazione dei servizi essenziali, quelle prestazioni che i Comuni sono tenuti ad assicurare.

  4. La spesa rilevata nell’anno 2009 comprendeva anche i costi delle indennità di funzione per i CDA , nessuna indennità è oggi riconosciuta a causa delle norme introdotte, una spesa che è andata riducendosi. Sono essenzialmente due i centri di costo sotto accusa: I costi di gestione e amministrazione e la spesa per la gestione diretta delle strutture. Nel merito della spesa per la gestione, amministrazione, controllo: Va evidenziato che il personale degli Enti Gestori è personale impiegato nel lavoro di cura o per erogare servizi, mentre il personale amministrativo è stimabile in un 10/12 % sul totale dei 4487dipendenti di questi Enti - circa 530 lavoratori il cui costo è stimabile in € 15.000.000 (28.000 pro-capite/anno). Possiamo quindi stimare che la spesa del personale amministrativo e di direzione alle dipendenze assorbe circa 18,5 milioni di €.

  5. Rispetto a quanto finora sostenuto dalla Regione in merito ad una spesa eccessiva per funzioni generali di amministrazione e gestione pari a € 49.886 mil si evidenzia in base alle tabelle inviateci, che la percentuale sull’ammontare totale della spesa rappresenta l’ 8,8%, percentuale inferiore, alle spese sostenute e rendicontate dalle cooperative sociali, molto inferiore alle spese sostenute ad esempio dalle ASL. • La spesa di gestione e amministrazione è una spesa che oltre a coprire la spesa del personale amministrativo e di direzione, sostiene i canoni di locazione delle sedi, le utenze, gli interessi per le anticipazioni di cassa, le spese per le assicurazioni sulle responsabilità, la manutenzione delle sedi e strutture, i sistemi informatici, .. Sottratte le spese per il personale la spesa media rimanente per ogni Ente Gestore è di 560 mila € , pari a € 6,60/abitante . Pur tuttavia si ritiene che si possa anche stabilire una percentuale media a cui tutti sono chiamati ad uniformarsi, questo a conferma della disponibilità a farsi carico della riduzione delle risorse oggi disponibili.

  6. In merito alla spesa per la gestione diretta delle strutture € 114.822 mil., non inserita nella tabella della spesa per i servizi essenziali, va confermato che non è la modalità di erogazione a determinare il livello essenziale del servizio. Anche in questo caso riteniamo che si possa assumere una posizione di disponibilità a verificare quanto l’attuale costo di gestione si discosti dalle strutture convenzionate, trovando forme di adeguamento e allineamento per un riconoscimento delle integrazioni rette. Oltre i due centri di costo, prima richiamati, ciò che rimane ancora della spesa, non ritenuta tra le prestazioni essenziali, sono circa 65 milioni di €.

  7. Certamente non possiamo sostenere e ritenere, dopo decenni, che questi ambiti di intervento non rientrino più tra i servizi essenziali: • l’educativa territoriale, gli Interventi sulla prevenzione per contrastare la condizione di disagio dei minori la cui spesa è di circa € 33 mil, • Telesoccorso € 1,434 mil, • Istruttoria minori e incapaci, Uvg,Uvh, € 3,6 mil, • La mediazione culturale e familiare € 500 mila, • Gli interventi per favorire l’integrazione degli stranieri € 723 mila, • La formazione del personale € 2,6 mil, • le politiche di sostegno alla famiglia; € 3 mil, • il sostegno alle associazioni di volontariato, € 9 mil, soggetto prezioso per l’apporto al sistema e per il sostegno alle fragilità e povertà.

  8. Quanto il nostro lavoro è stato teso ad effettuare una verifica reale, non superficiale, sui vari interventi e servizi rispetto al loro essere essenziali, lo dimostrano le conclusioni a cui siamo giunti : Alcuni interventi e servizi riteniamo che siano più attinenti alle scelte politiche delle singole amministrazioni, le quali, hanno titolarità e facoltà ad integrare e rafforzare il sistema dei servizi alla persona. Ad esempio l’attivazione di sportelli informativi tematici, i laboratori teatrali, centri di incontro, ludoteche, centri estivi, spazi per adolescenti, sostegno a percorsi di formazione e integrazione scolastica,… Questa rivisitazione “libererebbe” dall’attuale spesa € 6.286 mil.

  9. E’ altrettanto indubbio che, se si persegue una politica di riordino complessivo del sistema, si possono ricavare, dalle integrazioni con le altre politiche, anche risorse utili , nonché un miglioramento, una maggiore efficacia ed efficienza del sistema . • Le politiche attive del lavoro con il ruolo dei CPI, possono aprire spazi per una ridefinizione dei Sil, • L’attività formativa può essere meglio affidata alle Agenzie accreditate per Formazione , • Un riordino, sviluppo ed investimento dei Consultori può consentire di sostenere politiche in favore della famiglia, con economie sulla spesa, • Una riflessione sugli sportelli di informazione occorre realizzarla, in relazione agli attuali PUA e agli sportelli del cittadino attivati dai vari Comuni, • Rispetto alle attuali sedi in affitto si pone come i Comuni possono contribuire nel mettere a disposizione proprie strutture e sedi, • Come i Comuni possono offrire servizi agli Enti gestori attraverso i propri uffici, • La coincidenza tra distretto ed Ente gestore, e forme di convenzionamento tra Enti, può essere una via per ridurre ulteriormente le spese di gestione.

  10. Alcune considerazioni :Da tempo assistiamo ad una disattenzione della politica al sistema di welfare dei servizi , le risorse continuano a ridursi , a fronte di una domanda crescente, si afferma un modello di welfare ancora di stampo riparatorio e marginale. Il tavolo nazionale sul Leps non produrrà certamente un sistema di servizi e prestazioni tali da consentire al Piemonte un miglioramento quanti/qualitativo dell’attuale sistema. Le risorse trasferite, dai vari fondi nazionali, sono oggi insufficienti per dare le risposte agli attuali bisogni, ma altresì, in prospettiva contribuiranno sempre meno a sostenere la spesa sociale nei vari territori.

  11. Le politiche sociali sono politiche la cui titolarità sta in capo ai Comuni, alle Regioni spetta dettare gli indirizzi, definire il proprio modello di welfare (con un Piano Sociale) con un sistema di Leps, le priorità per l’accesso al sistema, gli ambiti ottimali, contribuire al mantenimento delle prestazioni essenziali. I Comuni si trovano in seria difficoltà ad assolvere i propri compiti in relazione alle funzioni ad essi attribuiti, a mantenere l’attuale sistema dei servizi alla persona, a causa dei vincoli del Patto di Stabilità, dalla riduzione dei trasferimenti, dalla situazione economico - finanziaria cui versa il Paese. Il Governo Regionale è sorretto da una maggioranza simile a quella che governa il Paese, la Regione deve farsi portavoce per un incremento delle risorse per il sostegno delle politiche sociali.

  12. Il Paese, anche per causa di scelte politiche economiche e finanziarie, sommato all’insufficiente sostegno a politiche di sviluppo, si trova particolarmente esposto alle speculazioni finanziarie. Tutti noi dovremmo assumere un impegno per mantenere l’attuale quota di spesa sociale, ai Comuni questo richiederà effettuare scelte politiche, poiché occorrerà tagliare su altri capitoli. • Responsabilità e priorità sono un dovere e un impegno da assumere e come amministratori non possiamo sottrarci: • I 12 milioni di € che vengono meno dal fondo nazionale , per l’anno 2011, potrebbero trovare copertura utilizzando i 6 milioni di €, potenzialmente recuperabili dall’attuale spesa da parte degli Enti gestori, e ad esempio. ripensando alla scelta di finanziare l’acquisto dei pannolini che comporta una spesa di 8 mil di €. Alla Regione chiediamo di fare la sua parte, incrementare la sua quota, rivalutare alcune scelte e condividere con noi delle priorità di intervento.

  13. Rispetto al modello di GovernaceL’ANCI assieme agli EE.GG è riuscita a bloccare il piano della Regione, le varie DGR che intendeva adottare sono state tutte, finora, ritirate.L’orientamento della Giunta Regionale resta però immutato sulla necessità del superamento degli EE.GG, ritenendo la delega alle ASL il modello che più garantisce efficienza, efficacia ed economicità. I pareri, anche ultimi, della Corte dei Conti del Piemonte, confermano che occorre procedere allo scioglimento di questi Enti, al momento del rinnovo del CdA, non sono esenti, da tale percorso, anche quelli che, a seguito di una propria deliberazione, precisavano che il Consorzio è un Consorzio di servizi. La delega alle ASL non è dai Comuni ritenuta perseguibile, maggiore efficacia ed economicità della scelta non sono affatto dimostrabili, i Sindaci difficilmente eserciterebbero il controllo e l’indirizzo su tali politiche, tutto tornerebbe nelle “mani” del Dir. Gen dell’ASL che risponde solo al Presidente della Giunta regionale.

  14. Le modalità organizzative che si possono adottare restano:Le convenzioni tra comuni,Le Unioni di Comuni,La gestione in forma associata tramite delega alle ASL,Tramite Aziende Speciali. La titolarità della scelta resta in capo ai Comuni, occorre inquadrare la scelta dentro un quadro complessivo di governace territoriale, tenuto conto dei vincoli che obbligano i Comuni, con popolazione < di 5 mila ab., di esercitare le funzioni obbligatorie in forma associata. Le politiche sociali devono potersi sviluppare e gestire all’interno di un ambito territoriale pari a quello del distretto sanitario. Per i territori che guardano positivamente alla forma dell’Unione, difficilmente si riuscirà a far nascere Unioni di Comuni che raggruppino l’intero ambito distrettuale, occorrerà pertanto valutare forme di convenzionamento tra le diverse Unioni tali da garantire una gestione associata, su area vasta, rispetto ad alcuni servizi.

  15. Infine sui criteri di riparto del fondo ci siamo opposti finora ai criteri previsti dalla DGR 14 del 2010 e ai contenuti della stessa. Ritenendo che tali criteri penalizzavano in particolare alcuni territori, non tenevano conto del carico assistenziale, della domanda presente, penalizzavano maggiormente quei Comuni che più di altri avevano investito sul sociale. I criteri di riparto del fondo 2011 devono essere reimpostati, occorre tener conto della attuale presa in carico, della quota capitaria versata dai singoli Comuni, dei vari livelli di disagio presente. Continueremo a lavorare e a investire sul confronto, vogliamo continuare e credere che si possa giungere ad un impianto condiviso. Per il 2012 occorrerà partire con una nuova impostazione, che tenga conto delle differenti condizioni socio-economiche dei vari territori, dei livelli di vulnerabilità degli stessi, della struttura dei Leps che andremo a definire e dei costi standard.

  16. Anche per questo abbiamo bisogno di continuare a mantenere vivo, anche al nostro interno, il nostro confronto e rapporto.Il lavoro che abbiamo da compiere è ancora particolarmente impegnativo e gravoso. • Possiamo certamente ottenere dei risultati se continuerà ad esserci condivisione ed unità tra di noi. Abbiamo il dovere di salvaguardare l’attuale sistema dei servizi ed interventi sociali, l’attuale ammontare di spesa, solo così potremo porci l’obiettivo di riformare ed innovare un modello di welfare locale più rispondente ai bisogni, non marginale, non solo più basato su un impianto riparatorio. • Un nuovo welfare di prossimità, parte importante di un nuovo sviluppo locale e del ben - essere delle nostre comunità continua ad essere anche nelle nostre mani.

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