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Varietà diamesiche (Mioni 1983). Varietà di lingua relative al mezzo utilizzato. Distinzione fondamentale: Scritto Parlato Cui si aggiunge il Trasmesso (Sabatini 1984)
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Varietà diamesiche(Mioni 1983) Varietà di lingua relative al mezzo utilizzato. Distinzione fondamentale: • Scritto • Parlato Cui si aggiunge il • Trasmesso (Sabatini 1984) La scelta del mezzo utilizzato, per la natura semiotica di quest’ultimo, impone una serie di limitazioni nella strutturazione del messaggio stesso.
Orale/scritto Aspetti linguistici Aspetti culturali Aspetti concettuali Medium Cultura orale Cultura scritta Codice fonico Codice grafico scritto distanza parlato vicinanza
Oralità e alfabetizzazione • Questione storica: cosa significò per le società del passato e per le loro culture abbandonare i mezzi orali di comunicazione in favore di sistemi alfabetizzati di vario tipo? • e contemporanea: qual è la precisa relazione tra la lingua parlata del giorno d’oggi (o di ieri) e il testo scritto?
Questione linguistica: che cosa accade alla struttura di una lingua parlata quando diventa un manufatto scritto? • filosofica (ma anche psicologica): la comunicazione orale è lo strumento di una mentalità orale, di una mente di tipo del tutto diversa da quella alfabetizzata? • epistemologica: in che misura si deve alla scrittura lo sviluppo della capacità metalinguistica che sta alla base della nascita delle scienze del linguaggio? Cfr. Olson e Torrance (a cura di), Alfabetizzazione e oralità, Cortina 1995 (ed.or. 1991). Auroux, Scrittura e grammatizzazione, Novecento, 1998.
Differenza funzionale Scrivere e parlare non sono solo modi alternativi di compiere le stesse cose; piuttosto sono modi di fare cose diverse. La scrittura si sviluppa qualora la lingua debba assumere nuove funzioni nella società. Queste tendono ad essere funzioni prestigiose, associate alla cultura, alla religione, all’amministrazione e al commercio”. (Halliday, Lingua parlata e lingua scritta, La Nuova Italia 1992: 9; ed.or. 1985).
Maggior prestigio della scrittura • L’immagine grafica della parola ci colpisce come un oggetto permanente e solido • Per la maggior parte degli individui le impressioni visive sono più nette e durevoli delle impressioni acustiche • La lingua letteraria fa crescere ulteriormente l’importanza della scrittura • In certi casi il prestigio della scrittura è anche quello di un’età arcaica della lingua • Abolizione della linearità: la scrittura può sfruttare liberamente le possibili direzioni combinandole variamente: verticale, orizzontale, destrorsa, sinistrorsa.
Criteri di analisi diamesica Distanza comunicativa Koch-Oesterreicher Vicinanza comunicativa Koch-Oesterreicher Scritto-scritto Nencioni Parlato-parlato Nencioni
Continuum di situazioni comunicative C. Distanza comunicativa a realizzazione fonica A. Immediato comunicativo a realizzazione fonica B.immediato comunicativo a realizzazione grafica D. Distanza comunicativa A realizzazione grafica
Immediatezza comunicativa Comunicazione privata Interlocutore familiare Emozionalità forte Ancoraggio pragmatico e situazionale Ancoraggio referenziale Compresenza spazio-temporale cooperazione comunicativa intensa Dialogo Comunicazione spontanea Libertà tematica Distanza comunicativa Comunicazione pubblica Interlocutore sconosciuto Emozionalità debole Distacco pragmatico e situazionale Distacco referenziale Distanza spazio-temporale Cooperazione comunicativa minima Monologo Comunicazione preparata Fissità tematica Koch-Oesterreicher 2001
Vicinanza vs distanza • Fisica • Interazione faccia a faccia (multisensorialità) vs distanza nello spazio e nel tempo • Sociale • Dimensione privata vs dimensione pubblica • Intimità vs estraneità • Coinvolgimento emotivo vs distacco • Referenziale • Contestualizzazione vs decontestualizzazione • Locutiva • Dialogo vs monologo • Massima cooperazione vs minima cooperazione • Topic libero vs topic fisso • Spontaneità vs riflessione
Oralità prototipica Forma canonica dell’interazione faccia a faccia: • Mezzo fonico-acustico • Situazione di enunciazione condivisa (condivisione spazio-temporale e accesso fenomenologico reciproco, multisensorialità dell’interazione) • Dialogismo: reciprocità e interscambiabilità dei ruoli e negoziazione delle forme e dei contenuti della comunicazione
Generi Tipi relativamente stabili di enunciazione legati a fattori socio-culturali e storici Bachtin (L’autore e l’eroe, trad. it. Einaudi) distingue tra generi primari e generi secondari (legati all’uso della scrittura): • Dialogo quotidiano • Racconto familiare • Lettera • Comando laconico • Ordine ampio e circostanziato • Documenti d’ufficio • Interventi pubblicistici • Interventi scientifici • Generi letterari (dal proverbio al romanzo) La dimensione diamesica rende possibile la traslazione e commistione di generi e sottogeneri e un fenomeno sempre più marcato di mescolanza e ibridazione
Ben lungi dal limitarsi a una “trascrizione” della parola, la scrittura consente di separare il momento della enunciazione dal momento della ricezione, introducendo una distanza fra sé e l’altro impensabile nelle culture orali, ove la comunicazione è necessariamente sempre una comunicazione diretta, faccia a faccia, e implica la condivisione dello stesso spazio, dello stesso tempo e di un comune contesto di riferimento. In un certo senso potremmo dire che la scrittura ci “emancipa” dalla ingombrante presenza fisica dell’altro, consentendoci di separare i due atti fondamentali di ogni processo comunicativo: produrre un messaggio e riceverlo” (P. Violi, La posta elettronica fra oralità e scrittura, in R. Galatolo e G. Pallotti (a cura di), La conversazione. Una introduzione allo studio della interazione verbale, Cortina, 1999, pp. 320-335
Nella comunicazione mediata il massimo di naturalità viene raggiunto con il massimo artificio. • Le telecomunicazioni incarnano una sorta di paradosso: trovano il loro senso nell’operare un distacco dalla situazione di interazione faccia a faccia, ovvero di enunciazione “reale”, ma questa, lungi dallo scomparire dall’orizzonte si configura come una sorta di modello costante con cui confrontarsi. Un fenomeno sempre inseguito, ma sempre sfuggente, che sembra possibile raggiungere solo simulandone l’apparenza. (cfr. G. Manetti, L’enunciazione. Dalla svolta comunicativa ai nuovi media, Mondadori, 2008: 217)
Due forme di enunciazione(Benveniste) Io-Tu Discorso deittici Futuro semplice Tempo Presente Passato prossimo Egli (non-persona) Storia Forme non deittiche Prospettivo Aoristo trapassato
Personalità – + Soggettività – + Tu Egli Io
Io, Tu • La coppia io/tu possiede una speciale correlazione: la correlazione di soggettività. Io e Tu istituiscono la persona nel discorso, Egli (Ella) rapresenta un’invariante non personale (Benveniste, Struttura delle relazioni di persona nel verbo, in Problemi di linguistica generale I, pp. 269 sgg.)
Noi • Nei pronomi personali, il passaggio dal singolare al plurale non implica una semplice pluralizzazione: noi non è una molteplicità di oggetti identici, ma un congiungimento tra l’io e il non-io; in noi è sempre io che predomina in quanto non vi è noi che a partire da io, e questo io, per la sua qualità trascendente, si assoggetta l’elemento non-io. La presenza dell’io è costitutiva del noi. • Noi si dice in un modo per me+voi (forma inclusiva) e in un altro per me+loro (forma esclusiva). In ognuna delle due forme ciò che predomina è una persona, io nell’esclusivo (che comporta il congiungimento con la non-persona, tu nell’inclusivo (che comporta il congiungimeto della persona non soggettiva con io implicito… in noi inclusivo, che si oppone a lui, loro, è il tu a essere messo in rilievo, mentre nel noi esclusivo che si oppone a tu, voi, è sottolineato l’io (Benveniste, Struttura delle relazioni di persona nel verbo, in Problemi di linguistica generale I, pp. 278 sgg.)
Noi come amplificazione • Noi non è un io quantificato o moltiplicato, è un io dilatato oltre la persona in senso stretto, accresciuto e nello stesso tempo con dei contorni vaghi…da un lato, con noi l’io si amplia in una persona più massiccia, più solenne o meno definita; è il noi maiestatico. Dall’altro, l’uso di noi smorza l’affermazione troppo decisa di io in un’espressione più larga e diffusa; è il noi dell’autore e dell’oratore…l’abituale distinzione di singolare e plurale deve essere, se non sostituita, almeno interpretata nell’ordine della persona da una distinzione tra persona ristretta (=singolare) e persona amplificata (=plurale) (Benveniste, ivi, p. 280)
Tempi • Presente storico: effetto vicinanza • Imperfetto: effetto distanza Uso dei tempi con funzione manipolativa Distinzione tra tempo fisico e cronologico (time), da un lato e tempo linguistico (tense) dall’altro
Storia Esclusione di ogni forma linguistica autobiografica Tutto in III persona Discorso ogni enunciazione che presuppone un parlante e un ascoltatore e l’intenzione nel primo di influenzare il secondo I e II persona, ma anche la non persona (III) Storia e discorso sono due sistemi temporali linguistici Benveniste, Le relations de temps dans le verbe francais (1959); in Problemi di linguistica generale, Milano, 1990, pp. 269-282
Il tempo della storia • aoristo (passato remoto) • imperfetto (compresa la forma condizionale) • piuccheperfetto (trapassato prossimo). • Il presente è escluso, ammesso solo nella forma del presente atemporale, il “presente di definizione”. Nella storia gli avvenimenti sembrano raccontarsi da sé. Strategia della distanza
Il tempo del discorso • Presente • Futuro • Perfetto (legame tra l’evento passato e il presente; il riferimento temporale è il momento presente) • Imperfetto • Escluso l’aoristo (il riferimento temporale è il momento dell’evento) Il discorso coincide con l’atto di enunciazione: strategia della complicità
Weinrich, Tempus, 1964: • Le forme temporali sono segni linguistici a disposizione del parlante perché questi possa manovrare in una molteplicità di sfumature l’atteggiamento ricettivo dell’ascoltatore • la funzione dei tempi non è soltanto quella di fornire informazioni cronologiche, ma di indicare l’atteggiamento comunicativo che si intende adottare in una particolare situazione • Due diverse modalità di enunciazione di un fatto: narrazione e commento: chi racconta istituisce per ciò stesso un proprio tempo, il tempo narrato, qualitativamente distinto dal tempo commentato.
Per conversazione testuale intendiamo il rapporto di interattività simbolica immanente a qualunque testo, anche a quelli più “chiusi” e monodirezionali delle comunicazioni di massa, fra due soggetti a loro volta simbolici (o fantasmatici o simulacrali che dir si voglia): il soggetto enunciatore – fonte e origine del discorso testuale, produttore e prodotto del testo – e il soggetto enunciatario – immagine progettuale del comportamento nei confronti dello stesso testo da parte del recettore empirico, prodotta dal soggetto enunciatore e dal testo. Il modello sopra citato è costituito dallo schema domanda-risposta, dove per domanda si può intendere un interesse di conoscenza sollecitato dal soggetto enunciatore (e, quindi, dal testo) soggetto enunciatario e per risposta il soddisfacimento o meno di questo interesse da parte dello stesso soggetto enunciatore e del testo. Il testo predisporrebbe così una “conversazione” fra i due soggetti, alla cui forma l’enunciatario empirico può ovviamente corrispondere con una serie di comportamenti che si collocano fra la più passiva accettazione e il più compiuto rifiuto” (Bettetini, La simulazione visiva, Bompiani 1991, p. 123
L’enunciazione nel giornale • Ogni giornale, in quanto discorso, istituisce dei soggetti della comunicazione: enunciatore ed enunciatario • Distinzione tra i soggetti empirici (giornalisti e lettori) e i loro simulacri nel testo • L’assunzione di un certo stile del discorso fa parte del patto di fiducia tra il giornale e i suoi lettori; strategia di autorappresentazione della propria immagine e come voce che indica al lettore come interpretare la pluralità delle notizie • Varietà interna: messa in scena di varie voci (enunciatori delegati: inviati, opinionisti ecc.): andamento polifonico • Ogni testata costruisce, insieme alla sua immagine, una immagine complementare dei suoi lettori
Distinzione tra Locutore ed Enunciatore nel giornale Es.: Repubblica, 15.12.2006 Occhiello: Amato attacca i neomelodici, l’Unione i Vanzina: resiste il mito dello spettacolo educativo Titolo: Un film e una canzone per nemico Ma davvero Giuliano Amato pensa che le sedute del Consiglio dei ministri e l’intera politica nazionale siano meno diseducative delle canzoni di Merola o dei film di Vanzina con Boldi? E chi l’avrebbe mai detto che proprio Merola e Boldi sarebbero diventati “maledetti” come Charles Baudelaire e come Buñuel? Insomma, nessuno avrebbe mai pensato che, grazie ad Amato e a quattro parlamentari del centrosinistra, “le canzoni neomelodiche della mala e i soliti film natalizi di Vanzina sarebbero finiti nel tempio della trasgressione, con I fiori del male e con Bella di giorno. (Manetti, L’enunciazione. Dalla svolta comunicativa i nuovi media, Mondadori, 2008, p. 94-5)
Livelli di analisi linguistica • A) discorso prodotto: piano dell’enunciato • Strategie di animazione e di vivacizzazione, che hanno luogo sul piano prettamente linguistico • B) Atto che produce il discorso: piano dell’enunciazione • Struttura comunicativa iscritta all’interno del testo
Piano della enunciazione Scrittura soggettiva e oggettiva • Un inviato può scrivere il proprio rapporto in prima persona, mettendo in evidenza le proprie reazioni emotive e le difficoltà incontrate: narrazione soggettiva (forma discorso, per Benveniste) • Oppure presentare i fatti in modo più neutrale e in terza persona, come se il racconto degli avvenimenti si facesse da sé, orientandolo in una prospettiva più oggettiva (forma storia, per Benveniste). Qui però l’oggettività è solo apparente, conseguenza del nascondimento del soggetto dell’enunciazione all’interno del proprio enunciato. Effetto di discorso realistico dato dall’assenza delle marche di prima persona.
Due macro-strategie enunciative oggettiva soggettiva Stile soggettivante: l’enunciatore si manifesta in modo più marcato ed esplicito, orientando l’informazione da uno specifico punto di vista. Stile oggettivante: tende a presentare l’informazione senza, almeno apparentemente, intermediazioni soggettive Incroci: scrittura soggettiva in una testata caratterizzata da stile oggettivante; scrittura oggettiva (assenza di firma in un editoriale) in una testata caratterizzata da stile soggettivante.
Stili e tipologie di testate Stile soggettivante • Accentuazione della congruenza delle voci • Quotidiano agenda (es. “La Repubblica”): linea politica e di più ampia opinione e comportamenti Identificazione forte con i lettori • Quotidiano-attivista; tra il foglio di partito e il quotidiano-agenda (es. “Il Foglio”, “Libero”, “Il manifesto”) Forte identificazione con il lettore Stile oggettivante • Strategia di neutralizzazione: accoglimento di più voci, talvolta distanti e in contrasto tra loro (es. “Il Corriere della Sera” oppure “La Stampa”) Quotidiano-istituzione Identificazione più debole con il lettore
Riduzione della distanza sociale • Sul piano della testualità: scelta di forme dialogiche e informali • Sul piano comunicativo: preferenza della funzione ludica e fatica (brillantezza) • Sul piano linguistico: ricorso all’italiano medio, con elementi marcati verso il basso e verso l’alto, e alle sue varietà giovanili (vivacizzazione)
Piano dell’enunciatoquestioni linguistiche • Critiche ricorrenti sullo stato della lingua nel giornalismo. • Eco, in Gli italiani e la lingua, Sellerio, 2005 “Perché se esiste la critica televisiva e cinematografica non può esistere la critica dello stile e del linguaggio giornalistico? Bisogna lasciare che la gente parli come vuole ma non permettere questo lusso ai giornali e alla radiotelevisione, a cui bisognerà imporre attraverso un controllo serrato che parlino come si mangia, ovvero usando coltello e forchetta”
Tranfaglia, nello stesso volume: “..la cosa preoccupante è che della formazione linguistica nessuno si occupa per cui noi avremo dei giornalisti che, usciti dall’università, spesso conosceranno quello che io insegno, la storia contemporanea, ma non sapranno esprimersi in italiano” “mi sembra che proprio questi mezzi di comunicazione in generale tendano a portare a una lingua più povera, a una lingua semplificata e più povera anche di quella che si parla, oltre che di quella che si scrive, e questo ha una serie di effetti, soprattutto se poi viene mescolata al linguaggio pubblicitario”
De Mauro, Giornalismo e storia linguistica dell’Italia unita, in Castronovo e Tranfaglia (a cura di), La stampa italiana del neocapitalismo, 1976, pp. 457-510 Complicato intreccio tra vicende della società italiana e vicende linguistiche, tra conformazione della realtà linguistica italiana e modo di scrivere i giornali; contributo della scrittura giornalistica alla trasformazione della lingua nazionale
De Mauro, 1976: “L’attenzione sempre più diffusa agli aspetti linguistici della comunicazione di massa deve tradursi nel riconoscimento analitico della grande varietà di tendenze di stile e usi della lingua nel vario mondo della stampa italiana”
Varietà di lingua nei media Due parametri: • Ampiezza del pubblico (indeterminato) • Particolarità dei canali • Monodirezionali (stampa, radio, tv) • Canali interattivi (internet) • La lingua dei mass media non è una compagine omogenea e unitaria: più che il canale conta il genere • Tuttavia si individuano delle linee di tendenza diffuse: • Innovazioni linguistiche • Diffusione della varietà parlata (mimesi del parlato) • Ricerca di espressività • Indicatori linguistici: segnali discorsivi, fatismi, ripetizioni, voci colloquiali, sintassi scarna e marcata
Esempi di innovazioni linguistiche • Allargamento del lessico attraverso l’adozione di parole straniere nella forma di esotismi, adattamenti o calchi • De Mauro registrava nel 1976: Boom, gap, sputnik, coupè, golpe, kibbutz, fellah • Neoformazioni per composizione: da tangente: tangentopoli, tangentaro, tangentista, supertangente, ecc. • Neologismi di serie, legati anche alla pubblicità: nonsolomoda, nonsolonero, nonsolocalcio, ecc. • Diffusione di forme dialettali e locali, spesso connotate come gergo della mafia: cravattaro, pulito (lavoro pulito), soffiata, bustarelle, pizzo, stecca, mazzetta, pizzini, papello • Sveltimento della sintassi (diffusione della frase nominale) (ma anche tendenza all’appesantimento: se -> nella misura in cui; su -> relativo a) • Tecnicismi (ma anche inutili pseudotecnicismi: fare una scelta->operare una scelta; rimandare -> dilazionare; politico -> politicizzato)
Neologismi polirematici: da un cliché, come salva-x: salva-Berslusconi, salva-corrotti, salva-ladri, salva-Previti, salva-tangentisti da popolo: popolo della notte, popolo delle vacanze, popolo dei risparmiatori, popolo delle chat, ecc. da sindrome: sindrome dei Balcani, sindrome del Golfo, ecc. da allarme: allarme freddo, allarme caldo, allame alghe, allarme prezzi, ecc. • Sfruttamento di prefissoidi e suffissoidi malasanità, malademocrazia, ecomostro, ecomafia, euroscettico, tangentopoli, concorsopoli, affittopoli, Irpiniagate, Iraqgate, ecc. • Neologismi ironici e polemici: forzitalico, forzitaliota, italoforzuto, ribaltino, ribaltista, berluschino, berlusconato, berluscones, ecc. • Riuso di formule (soprattutto titoli di film): la dolce vita (Fellini, 1960), giungla d’asfalto (John Huston, 1950), i soliti ignoti (Monicelli, 1958); con sostituzioni ammiccanti: L’insostenibile leggerezza dell’etere, Il pasticciaccio brutto di viale Mazzini, Dove lo porta il potere (Cfr. G.L. Beccaria, Per difesa e per amore. La lingua italiana oggi, Garzanti, 2006: 83-100)
Mimesi del parlato • Diffusa presenza della componente espressiva nei testi giornalistici • Mescolanza di testi e stili diversi (informazione e commento) • Dardano parla di “testi misti”, testi nei quali avviene una mescolanza • A) di forme proprie del parlato (parlato-scritto proprio dei giornali) • (nella struttura delle frasi: paratassi, dislocazione a sinistra, sospensioni, autocorrezioni, ridondanza e ripetizioni, uso di particolari connettivi e formule allocutive ecc.) • Sul piano lessicale: gergalismi e regionalismi • B) di tecniche discorsive: citazioni, discorso riportato • C) di campi di conoscenze e relativi modelli di azione: tipi testuali tendono a fondersi in tipi ibridi
La questione dell’espressività • Problema del rapporto tra scrittura giornalistica e scrittura letteraria • Dardano e Trifone (1997) contrappongono testi pragmatici e testi letterari (stile referenziale e stile espressivo) • Tuttavia oggi non è più possible una rigida separazione, non solo sul fronte della scrittura giornalistica ma anche su quello della scrittura letteraria • Vedi il caso di Roberto Saviano, Gomorra, 2006
Elementi della espressività • Mimesi del parlato (strategia di vivacizzazione della scrittura) • Voci colloquiali e triviali • Conseguente ampio spazio del discorso diretto (intervista nel testo giornalistico) • Riuso (citazioni interstestuali) • Vivacizzazione
Vivacizzazione • Scelte espressive nel lessico • Incremento dello stile nominale • Anafore e catafore (riprese e rinvii in avanti) • Ampio spazio concesso al discorso diretto • Ripetizioni, sul piano sintagmatico (epifora, anafora, simplochè) e sul piano paradigmatico (citazioni) • Messa in scena • Dislocazioni • Discorso diretto
Ruolo informativo degli enunciati • Il contenuto informativo dell’enunciato è diverso dal contenuto proposizionale (rappresentazione concettale del fatto cui l’enunciato fa riferimento) • Per descrivere una frase dal punto di vista informativo occorrono altre categorie rispetto a quelle grammaticali: Tema/rema; topic/focus
Allofrasi • Varianti della stessa frase (dal punto di vista del contenuto proposizionale), ma con specifico valore informativo (espresso dalla specifica organizzazione dell’enunciato) (dimensione diafasica) • Il concetto di allofrase presuppone un ordine sintattico di base, non marcato, costituito dalla sequenza soggetto-verbo-oggetto (SVO), relativo al contenuto proposizionale.
Ordine sintattico non marcato • Tema / rema (Halliday, Brown-Yule) • Topic / comment (Dik, 1980) • dato / nuovo • presupposto / focus • L’ordine SVO è adatto alla tipologia di frase predicativa in cui il topic è il soggetto e il focus è la parte del predicato (frase funzionalmente meno marcata)
Ordini sintattici marcati in italiano • Strategie rematizzanti (di focalizzazione): messa a focus di elementi diversi da quello finale • Strategie topicalizzanti: di messa a topic di elementi diversi dal soggetto
Strategie di focalizzazione 1. Frase scissa In posizione iniziale sta un elemento rematico, introdotto dal verbo essere; la seconda parte, introdotta da un falso che relativo, è dunque tematica e serve a convogliare informazioni assunte come condivise. • Es. *E’ il colpo più grosso che tento(Riso amaro, 1949, di G. De Santis) *Ma non è in carcere che deve andare (Riso amaro) *E’ per altre ragioni che mi vuole mandare via…per altre ragioni (Umberto D, 1952, di De Sica) 2. Frase pseudoscissa Articolo giorn. *Quello che hanno scoperto è che questa storia è stata caratterizzata da repentini e violenti cambiamenti Quello che è stato più volte ripetuto è che.....
3. C’è presentativo Seguito da un che pseudorelativo, con il quale si introduce nel discorso un elemento nuovo. Topic e focus coincidono Funzione: frammentare l’enunciato in due blocchi sintattico-informativi più piccoli: il primo introduce nel discorso un referente testuale ponendolo immediatamente a topic, il secondo contiene la predicazione ES. *Guardi che c’è suo padre che la sta cercando (La cena, 1998, di Scola) C’era una volta un re…. 4. Focalizzazione contrastiva Elementi topicali diversi dal soggetto vengono collocati all’inizio della frase, non come elemento dato (tema) ma come elemento nuovo su cui si pone l’enfasi in contrasto con il contesto Es. *L’ultimo dribbling lo ha fatto alla vita, a una malattia che lo stava consumando quando era troppo presto (RE, 1°.3. 2001) 5. Soggetto posposto Enfasi sul soggetto, che viene enfatizzato anche a livello intonativo Es. *Ho fatto il giro del mondo io, per trovarti *..Ho fatto tutta l’altra guerra io, quella vera del ‘18 (Paisà, 1946, di Rossellini)