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Paolo Mattana Università di Cagliari e Nucleo Valutazione e Verifica degli Investimenti

La valutazione nella prospettiva economica: alcuni casi concreti nati dall’esperienza del valutatore regionale sardo. Paolo Mattana Università di Cagliari e Nucleo Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici della Regione Sardegna. I principi classici della valutazione.

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Paolo Mattana Università di Cagliari e Nucleo Valutazione e Verifica degli Investimenti

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Presentation Transcript


  1. La valutazione nella prospettiva economica: alcuni casi concreti nati dall’esperienza del valutatore regionale sardo Paolo Mattana Università di Cagliari e Nucleo Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici della Regione Sardegna

  2. I principi classici della valutazione

  3. La valutazione nel concreto • Molte chiacchiere, poche valutazioni. • Particolarmente per il caso delle valutazioni di efficacia • Presentazione di 2 casi concreti: • L’istituzione del Fondo di Garanzia in Sardegna.La valutazione degli effetti diretti e di quelli sistemici relativi all’intervento a valere sulle risorse del POR-FESR Sardegna 2007-2013 (2010, in Rassegna Italiana di Valutazione); • La valutazione degli effetti degli interventi volti alla riduzione delle aree di disagio sociale. Risorse POR Sardegna 2000-2006 (2012, in Sociologia e Politiche Sociali)

  4. La valutazione degli effetti degli interventi volti alla riduzione delle aree di disagio sociale. Risorse POR Sardegna 2000-2006 (2012, in Sociologia e Politiche Sociali) Paolo Mattana Università di Cagliari e Nucleo Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici della Regione Sardegna

  5. Riduzione disagio sociale: il QCS • Relazione tra sviluppo economico e riduzione delle aree di disagio sociale • “Il benessere di un territorio, la sua competitività, la sua capacità di attrarre risorse, dipendono, oltre che dai tradizionali fattori di crescita evidenziati dalla teoria economica, anche da tutta una serie di “aspetti multidimensionali che ricomprendono l’opportunità offerta agli individui di vivere secondo i propri valori e di migliorare le proprie condizioni” (Barca, 2009) • Impostazione del QCS (a base del ciclo di programmazione europea 2000-2006). Accentuazione sensibilità verso questi temi • La riduzione delle aree di disagio sociale diventa una delle due componenti dell’obiettivo strategico del QCS (accanto alla crescita del PIL)

  6. Riduzione disagio sociale: il QCS • La RAS ha concentrato gli interventi con finalità diretta nell’Asse 5 (Città), in particolare nella Misura 5.2 “Miglioramento offerta servizi sociali” • Piano di valutazione politiche regionali • Esigenza di valutazione delle aree di riduzione (?) del disagio sociale • Lavoro NVVIP • Profili di “utilità” e di “efficacia” degli interventi: • utilità = matchingfra localizzazione investimenti e bisogni • efficacia = grado di attenuazione dei fenomeni ottenuti per mezzo della policy

  7. Alcuni utili «concetti guida» • La moderna analisi sociologica sul disagio sociale prende le mosse da una generalizzazione dell’approccio tradizionale allo studio della povertà. • Approccio tradizionale,: individuazione linea di demarcazione fra “poveri” e “non poveri” attraverso la misurazione di una variabile di natura “monetaria/economica” quale il reddito o la spesa per consumi. • Concettualizzazione alternativa del termine “povertà” : un “povero” è un indiv\iduoche non riesce a soddisfare una pluralità di bisogni, legati alle modalità di vita ritenute oggi soddisfacenti, interrelati secondo un complesso disegno che spazia dalla sfera economica a quella relazionale, lavorativa e della salute. Aree di “deprivazione” o “vulnerabilità”, spesso definite “nuove povertà”, derivanti da mancanza di relazioni sociali, da emarginazione, da non autosufficienza, da mancanza di sicurezza, etc.. • “Disagio sociale”: percezione, oggettiva ma anche soggettiva, di una qualche forma di inadeguatezza dell’individuo rispetto al sistema economico/sociale in cui vive, che portano l’individuo stesso a uno stato di sofferenza/povertà o comunque di assenza di benessere.

  8. Alcuni utili «concetti guida» • Alle sopracitate situazioni di precarietà multidimensionale, le teorie sociologiche del controllo sociale aggiungono un legame “normale” e “funzionale” con i fenomeni di criminalità e di devianza, attraverso processi di definizione che sottendono una concezione conflittuale della società. • Il “conflitto” nasce quando una persona che si trovi nell’area grigia della precarietà diventa consapevole del proprio stato di inferiorità e inizia a sperimentare sentimenti di invidia sociale e a ritenersi vittima di ingiustizia (si veda, inter al. Stileset al., 2000 e Stockdaleet al. 2002). • Altri studi (si veda in particolare Fergussonet al., 2004) stigmatizzano un legame funzionale fra “deprivazione” (di natura soprattutto economica) e abusi nei confronti dell’infanzia, disordini comportamentali infantili, e più in generale comportamento deviante.

  9. L’unità elementare di analisi • Individuo/famiglia o aree geografiche? • Nel caso si vogliano classificare le aree geografiche nell’ottica di una efficiente allocazione delle risorse pubbliche diventa imprescindibile aggregare l’informazione individuale a livello di area rilevante. Problemi di “ecologicalinferencefallacy!. • A favore dell’approccio “ecologico”: • “determinismo ambientale” che presiede alla persistenza dei fenomeni indipendentemente da altri fattori • il livello medio prevalente dei servizi presente a livello di singole aree tende a condizionare gli esiti in termini di povertà e/o disagio individuali • determinanti spaziali molto rilevanti che riguardano la probabilità di accedere al mercato del lavoro, una delle determinanti più importanti della povertà o del disagio sociale

  10. Modelli di aggregazione dell’informazione • Rappresentazione empirica dei fenomeni: quali variabili utilizzare? • Metodo utilizzato per combinare l’informazione in valori indice, etc. • Esistono su questi elementi differenze notevoli nella pratica empirica, anche se in realtà la letteratura sembra confermare forti correlazioni fra gli indici calcolati con modalità diverse • Interessante l’esperienza anglosassone. Indice di Jarman, di Townsend, di Carstairs,il MATDEP e il SOCDEP (rispettivamente material deprivationindex e social deprivationindex,) e di “deprivazione multipla”. Tali indici differiscono per il numero e tipo di variabili utilizzate, per il livello geografico rispetto al quale sono misurati e per il metodo di trasformazione applicato per ricondurre i singoli domini a un unico indice. • Alternativamente metodi statistici multivariati (individuazione endogena dei pesi) • cluster analysis, • analisi fattoriale • analisi per componenti principali

  11. Una breve rassegna dei contributi italiani • Anche l’esperienza italiana è ricca di contributi e di interessanti spunti applicativi. • A causa del fatto che le decisioni politiche relative all’allocazione delle risorse pubbliche in Italia sono (troppo) raramente evidence-based, il caso italiano sembra prediligere l’approccio basato sull’individuo/famiglia, legato ad un interesse di tipo accademico/culturale volto sostanzialmente alla mera misurazione dei fenomeni di disagio in atto più che alla classificazione di aree nell’ottica di una più razionale allocazione delle risorse pubbliche. • Interessanti incursioni nel campo degli studi “ecologici” per il caso italiano si rinvengono soprattutto in ambito di programmazione sanitaria in cui si testano ipotesi di social causation tra disagio sociale e deficit sanitari a livello di area rilevante (si veda inter al. Tello et al.). • Per scopi conoscitivi e di programmazione più generali • Betti et al. aggregano l’informazione derivante da survey individuali per studiare l’emergere del disagio sociale a livello dei sistemi economici locali della Toscana. • Radini misura il livello di disagio sociale per un insieme di 23 province italiane, • Jacobie Berni lavorano a livello di zone sanitarie per l’area vasta della Toscana Occidentale

  12. La policy: la Misura 5.2 • 180 interventi per un importo complessivo di 30 milioni di Euro di Quota Ammessa alla rendicontazione. • La misura prevede il finanziamento delle seguenti azioni • Azione 5.2.a - Ristrutturazione, adeguamento, completamento e creazione di infrastrutture e attrezzature a sostegno dei servizi alla persona e alla comunità • Azione 5.2.b - Azioni innovative per l’integrazione sociale dei soggetti più a rischio di disagio • Azione 5.2.c - Rafforzamento dell’imprenditorialità nel sociale. L’Azione promuove la creazione di nuove iniziative imprenditoriali NO-PROFIT, in particolare di cooperazione di tipo b e/o il potenziamento di quelle già esistenti sul territorio, finalizzate a sostenere l’insieme dei servizi alla persona e alla comunità.

  13. Alcune caratteristiche della policy Importi medi del progetto: rosso sopra mediana QA per abitante: rosso sopra mediana

  14. Il disagio a livello comunale sardo • Non sembrano esistere misurazioni ufficiali a disposizione riguardanti l’intensità del disagio sociale a livello comunale sardo • Come ricostruire la mappa del bisogno e i trend in atto a partire dai (pochi) dati statistici a disposizione • 1^ possibilità: calcolo, a livello comunale sardo, di uno degli indici tipicamente utilizzati in letteratura. Tuttavia, anche una veloce ispezione delle necessità informative minimali richieste per la costruzione anche del più semplice di tali indici segnala l’impossibilità di procedere per questa via • In alternativa metodi statistici, meno “strutturati”, ma comunque già testati in letteratura

  15. Il disagio a livello comunale sardo • Nel complesso, i domini informativi utilizzabili sono i seguenti • il reddito; • l’istruzione. • la dotazione di servizi; • la struttura demografica; • le caratteristiche fisiche del territorio comunale e le misure dell’accessibilità; • i veicoli circolanti; • i reati • E’ utile notare, così come sopra discusso, che l’informazione utilizzabile per inferire l’intensità del disagio sociale a livello comunale sardo si sovrapponga per gran parte a quella utilizzata in contributi con obiettivi simili al nostro.

  16. Il disagio a livello comunale sardo • Analisi per Componenti Principali (ACP) • attribuisce endogenamente i pesi alle diverse variabili • esprimono una combinazione lineare delle variabili di partenza • sono tra loro ortogonali (incorrelate per costruzione) • nella selezione delle variabili che si considerano rilevanti, sia nella scelta del numero massimo di variabili latenti, si è proceduto con un criterio di “robustezza statistica” secondo due principi ben definiti. Il primo richiama sia l’“allineamento” rispetto al requisito di perpendicolarità (orthonormalloadings), sia la valutazione dell’intensità del co-movimento (lunghezza delle frecce rappresentative nei bi-plot)

  17. Il disagio a livello comunale sardo • L’applicazione del criterio statistico sopra richiamato ha portato, per approssimazioni successive, alla definizione di due fattori latenti • Nel gruppo che definisce la prima componente principale (Component_1=IDSR) entrano fondamentalmente le variabili originantesi nel dominio “Popolazione” (indici di dipendenza giovanile, di ricambio, di struttura e di vecchiaia e il numero di anziani per bambino). Il dettaglio “_02” indica, per tutte le variabili, l’anno di riferimento delle variabili, mentre “pop” caratterizza la natura pro-capite delle variabili • Nel secondo gruppo (Component_2= IDE) emergono come significative (e perpendicolari rispetto alle altre) le variabili del dominio “reati”

  18. Il disagio a livello comunale sardo

  19. Il disagio a livello comunale sardo

  20. Il disagio a livello comunale sardo • Come rappresentare i risultati? Modalità di ordinamento: • Valori indice • Dicotomizzazione (0, 1) • “Politomizzazione” (0,5)

  21. Il disagio a livello comunale sardo

  22. Geo-referenziazione IDSR • Zone interne • oristanese • nuorese • Zone costiere • Sulcis-iglesiente • Medio-Campidano • Alta Gallura

  23. Geo-referenziazione IDE • Sorprendentemente complementare rispetto a IDSR • Soprattutto zone costiere

  24. “Doppio disagio” U > 75% U > 50%

  25. Persistenza del disagio IDE IDSR

  26. L’Utilità della policy

  27. L’efficacia della policy • Molto più difficile da valutare • Qual è la probabilità che il cambiamento di posizione relativa osservato in un determinato comune sia dipeso dalla policy effettuata? • Diversi metodi per valutazione effetti causali legati all’implementazione delle policy • Metodi non parametrici : assenza di apriorismi sui caratteri della popolazione (da cui trarre i campioni) • Metodi parametrici: si reggono su ipotesi ad hoc. Restano i più utilizzati in letteratura • Tra i metodi parametrici stima a due stadi di Heckman. Caso in cui le osservazioni sulla variabile endogena sono disponibili solo se si verifica una data condizione che determina l’appartenenza del soggetto a un gruppo (ad es. partecipazione a un bando). Tale circostanza, se trascurata, determina un tipico bias da selezione

  28. L’efficacia della policy • Primo stadio: regressione probit per determinare la probabilità di partecipazione delle singole unità del campione (I modelli di tipo probit rientrano nell’ambito della classe dei modelli a scelta binaria. Tali modelli hanno la caratteristica peculiare di avere la variabile dipendente discreta che può assumere solamente i valori 1 oppure 0). Il problema principale che si cerca di risolvere attraverso l'utilizzo di questi modelli è quindi quello di spiegare i valori assunti dalla variabile dipendente dicotomica attraverso un insieme di variabili esplicative • Secondo stadio: si stima la probabilità che la modifica di un qualsiasi indice dimensionale intervenuto nell’arco temporale di riferimento sia dipeso dalle policy/treatment messo in atto • Solo IDE. La policy, infatti, non era intesa influire su questo tipo di caratteristica comunale (in altri termini, non intendeva affrontare il problema dello spopolamento dei comuni), bensì affrontare i bisogni che da questo stato di cose potevano derivare

  29. Risultati

  30. L’istituzione del Fondo di Garanzia in Sardegna.La valutazione degli effetti diretti e di quelli sistemici relativi all’intervento Paolo Mattana Università di Cagliari e Nucleo Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici della Regione Sardegna

  31. Rationalebehind • Istituti di garanzia collettiva dei fidi si osservano nei mercati finanziari anche senza un esplicito supporto pubblico. Trovano spazio quando: • esistono differenziali informativi tra le istituzioni di garanzia collettiva dei fidi e le istituzioni bancarie, relativamente al merito di credito di potenziali prenditori di fondi • si determinano possibilità di differenziazione geografica o settoriale del rischio • emergono possibilità di “arbitraggio” tra regolamentazioni diverse • In ogni caso, la decisione del policy maker di programmare risorse a favore di una soluzione dei problemi sopra elencati implica un sussidio o un incentivo fiscale, e si configura come un aiuto di stato soggetto al regime autorizzativo • Le ragioni di una possibile “discesa in campo” del policy maker sono diverse

  32. Rationalebehind • 1 superamento fallimenti di mercato dovuti alle asimmetrie informative • 2 superamento di una distribuzione di dotazioni ritenute non equa; in questo caso, l’intervento pubblico consente di avvantaggiare alcune aree territoriali rispetto ad altre, un settore rispetto alla media dell’economia, oppure, ancora, l’imprenditorialità femminile o particolari gruppi etnici • 3 possibilità di sfruttare le esternalità derivanti, in potenza, dal dinamismo imprenditoriale di imprenditori razionati sotto il profilo del credito • 4 kick-startingdi imprese innovative • 5 Etc

  33. Rationalebehind • Rientra nella tipologia 2 il ruolo importante che l’intervento pubblico può rivestire nella creazione di uno schema di garanzie sul credito per le PMI (in contrapposizione alle grandi), che risultano strutturalmente razionate sotto il profilo della concessione del credito, in quanto non posseggono normalmente la tipologia di collaterali che sono richiesti dalle banche. • Si consideri, inoltre, che questi elementi strutturali tipici delle PMI si intensificano durante fasi congiunturali di credit crunch

  34. I contorni generali dell’operazione • Dettagli del Piano di Attività, predisposto dalla SFIRS • solo co-garanzia e contro-garanzia a supporto dell’ordinaria attività dei Confidi. E’ escluso cioè, dagli atti costitutivi, che il FG possa operare direttamente a contatto con i prenditori di fido finali • il FG è pensato per proporre garanzie parziali, in un’ottica di risk-sharing con le istituzioni bancarie. La somma delle garanzie dirette (o di primo grado) e delle co-garanzie non può superare l’80% del fido assegnabile. Ugualmente, le contro-garanzie non possono riguardare parti eccedenti l’80% del fido. Ciò implica che, da un lato, una parte consistente del rischio, a salvaguardia di comportamenti di “azzardo morale” delle istituzioni creditizie, resta sulla controparte bancaria; dall’altro si avrà che la controparte bancaria vigilerà per limitare i problemi di “selezione avversa” dei prenditori di fido • l’intervento è volto esclusivamente al sostegno del merito di credito delle PMI, (imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro)

  35. Le assunzioni di base • A1: Per la quantificazione delle risorse messe a disposizione nel settore del credito regionale si fanno salve le previsioni del Piano di Attività. • la capienza del FG si attesta su 238 mln. • l’intero ammontare è convogliato verso il sistema economico isolano fin dal primo anno (ipotesi di totale razionamento dal lato dell’offerta). Un uso solo parziale delle risorse a disposizione del FG implicherà il proporzionale abbattimento degli impatti • Si noti come il grado di assorbimento delle risorse del FG è endogeno • se le imprese sono razionate sotto l’aspetto del credito, è plausibile immaginare che il FG, fin da subito, potrà dispiegare tutti i suoi effetti potenziali sull’economia isolana • Se accade l’opposto, cioè se la “latitanza” del credito nell’attuale congiuntura economica è invece determinata dal lato della domanda, con le imprese rese prudenti dall’incertezza futura, e comunque indebolite nella percezione esterna del loro merito di credito, allora il tiraggio sarà limitato

  36. Le assunzioni di base • l’ammontare massimo di garanzie (nell’ipotesi di totale impegno del fondo) è di 800 mln di euro in un anno solare. • ipotizzando un grado di “gearing” o leva finanziaria, infra-annuale, di 2 si determina un flusso annuo massimo di credito garantito alle PMI di ben 1.6 mld di Euro (corrispondente a circa il 14% del credito complessivo al settore produttivo della Sardegna al 31/12/2009 (dati Banca d’Italia, statistiche provinciali del credito). • si ipotizza che il FG avrà carattere permanente • A partire da questi elementi, una ragionata creazione dello scenario valutativo dell’intervento necessita di acquisire elementi su quella che sarà la presumibile ripartizione settoriale dell’attività dei Confidi. In assenza di precisi orientamenti riguardo alle priorità settoriali (e non) che presiederanno alla definizione dei bandi, si rende necessaria la seguente ulteriore ipotesi

  37. Le assunzioni di base • A2: La scelta delle priorità di implementazione del FG non modificherà l’attuale ripartizione settoriale del credito intermediato dai Confidi. Si precisa che, data la natura del FG, sono esclusi dai calcoli i settori a prevalente “mano pubblica”, quali la Sanità, l’Istruzione e gli “Altri Servizi Pubblici”. Sono inoltre esclusi i settori della intermediazione finanziaria e creditizia. • Anche con questa ipotesi semplificatrice, però, resta complicato ricostruire il quadro della ripartizione attuale del credito assistito dai Confidi nell’ambito regionale sardo. • La Banca d’Italia, nel suo contributo del 2008 sulle “Economie Regionali”, fornisce alcuni spunti interessanti. Escludendo il settore agricolo (che peraltro pesa pochissimo) riporta la seguente ripartizione settoriale del credito assistito dai Confidi: • industria 23%; servizi 62%; costruzioni 15%

  38. Le assunzioni di base • Sfruttando l’ulteriore precisazione che, all’interno del settore dei servizi, le imprese del settore del commercio assorbirebbero ben il 35% del credito totale garantitoè possibile calcolare una approssimazione della ripartizione del credito garantito dai Confidi secondo un dettaglio adeguato. • I risultati sono riportati in Tabella 1, assieme al costo medio del finanziamento bancario (dati Banca d’Italia - Base informativa pubblica). • I dati sul credito totale sono della Banca d’Italia riporta (Banca d’Italia, statistiche provinciali del credito).

  39. Credito tot (CT), Credito assistito dai Confidi (CG) e tasso medio di approvv. per settore

  40. Le assunzioni di base • In considerazione del fatto che il FG è costitutivamente rivolto alle PMI, un altro elemento cruciale di tutta l’elaborazione sotto riportata riguarda l’identificazione del peso di tale categoria di imprese in relazione agli ambiti economici di rilievo dell’economia isolana. Ci si riferisce, in particolare, alla frazione di credito bancario dedicata alle PMI, alla quota di investimenti generata, all’occupazione assorbita, etc.. • Fonti locali piuttosto lacunose. Si procede utilizzando i dati medi ISTAT • Si assume pertanto la seguente fondamentale ipotesi base: • A3: Il peso delle PMI sulle variabili rilevanti per l’analisi è calcolato, per settore di contabilità regionale, utilizzando i dati medi nazionali. • La ripetizione dei valori all’interno dei macro-settori dipende dalla metodologia di riparto dei valori del credito assistito dai Confidi • A4: La valutazione degli impatti non tiene conto di costi opportunità di qualsivoglia natura. Si suppone, cioè, che le risorse utilizzate per l’accensione del FG derivino dall’esterno e determinino, pertanto, uno shock esogeno per l’economia della Sardegna

  41. PMI/TOTALE su alcune variabili

  42. La delimitazione ambiti valutativi di interesse • L’esplicitazione degli effetti diretti dell’intervento si concretizzerà nella quantificazione delle “addizionalità creditizie” o extra-credito e dei risparmi in “conto interessi” che potranno prodursi nei bilanci delle PMI • Precisato questo importante aspetto, bisogna ora definire gli ambiti di interesse riguardo agli effetti indiretti (o sistemici) generati dall’attivazione del FG. E’ evidente, infatti, che le “addizionalità creditizie” e l’abbattimento del costo di approvvigionamento creditizio che si origineranno a livello regionale avranno importanti ripercussioni in termini di “addizionalità economiche”

  43. L’identificazione degli impatti diretti • La quantificazione degli impatti sia diretti che indiretti dell’accensione del FG è esercizio di particolare complessità • incertezza intorno alla risposta del mercato a questo strumento • il legame fra il settore finanziario dell’economia e quello reale non gode di nessun evidente consensus in letteratura • 2 modalità estremali nell’uso delle nuove linee di credito • A massimo effetto di spiazzamento rispetto alle vecchie garanzie. • i Confidi utilizzeranno il FG o per riassicurare linee di credito precedentemente rilasciate (garanzia di secondo grado) o per co-garantire nuove linee di credito in sostituzione di vecchie. Gli impatti diretti dell’intervento si tradurrebbero esclusivamente in una riduzione dei costi di approvvigionamento finanziario • Bnessun effetto di spiazzamento rispetto alle vecchie garanzie. In tal caso, l’addizionalità si tradurrebbe totalmente in nuove linee di credito.

  44. L’identificazione degli impatti diretti • 1) Addizionalità creditizia: la convenienza dei Confidi a spostare le risorse del FG verso la riassicurazione delle linee di credito in essere (caso in A) dipenderanno in maniera sostanziale dalle previsioni di crescita • 5 scenari: • economia fortemente recessiva. FG interamente dedicato alla riassicurazione dei crediti in essere. Probabilità implicita 0,1 • economia moderatamente recessiva. FG al 75% dedicato a riassicurare i crediti in essere e 25% a estendere credito. Probabilità implicita 0,15 • economia stazionaria. FG al 50% dedicato a riassicurare i crediti in essere e 50% a estendere credito. Probabilità implicita 0,2 • economica moderatamente espansiva. FG al 25% dedicato a riassicurare i crediti in essere e al 75% a estendere credito. Probabilità implicita 0,5 • economia fortemente espansiva. Le risorse del FG sono al 100% dedicate a estendere le linee di credito. Probabilità implicita 0,05

  45. L’identificazione degli impatti diretti • 2) Riduzione del costo di approvvigionamento del capitale richiede una stima econometrico/statistica di alcune rilevanti elasticità. Zecchini e Ventura stimano che interventi della tipologia in oggetto, si traducono, in una riduzione del costo di approvvigionamento del credito bancario, coeterisparibus, in un range compreso tra il 16,08% e il 20,32%. • Tali valori, confermati in letteratura da altri autori sono anche pienamente coerenti con le ultime surveyannuali della Federconfidi e con i report della ConfArt. Scegliamo prudenzialmente, il pavimento del 16,08%.

  46. Valori annuali attesi degli impatti diretti

  47. Impatti diretti cumulati: extra-credito

  48. Impatti diretti cumulati: risparmi c/interessi

  49. Impatti indiretti: l’”addizionalità economica” • L’identificazione degli impatti diretti costituisce un utile punto di partenza; l’identificazione degli impatti diretti si presta prontamente a essere sfruttata nelle funzioni macroeconomiche di accumulazione di capitale fisico. • Due distinte letterature • stima elasticità che lega nel lungo periodo il tasso di interesse prevalente nei mercati finanziari e lo stock di capitale fisico. Guisoet al. ad esempio valutano che una riduzione strutturale del 16,06% del costo della provvista finanziaria si traduce, in media, in un aumento percentuale analogo di K nel lungo termine. • stima elasticità di lungo periodo fra variabili di approvvigionamento creditizio e realizzazioni di investimento da parte delle imprese. Sarno trova che per il caso delle imprese del Mezzogiorno, tale elasticità si presenta con una magnitudo compresa tra 0,36 e 0,55 • Come passo dal lungo periodo al breve periodo? Ripartizione secondo una curva logistica degli impatti

  50. Impatti indiretti: l’”addizionalità economica”

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