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SPORTELLI SOCIALI PER L’ACCESSIBILITA’ DEI SERVIZI NEI CONTESTI LOCALI PON AS OB. 3 – MISURA D.2. “I Servizi del Welfare d’accesso nella programmazione sociale delle Regioni” Intervento di Anna Maria Candela* Responsabile FORMEZ dei Progetti per il Welfare locale.
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SPORTELLI SOCIALI PER L’ACCESSIBILITA’ DEI SERVIZI NEI CONTESTI LOCALI PON AS OB. 3 – MISURA D.2 “I Servizi del Welfare d’accesso nella programmazione sociale delle Regioni” Intervento di Anna Maria Candela* Responsabile FORMEZ dei Progetti per il Welfare locale
Sportelli Sociali per l’accessibilità dei servizi Il PON AS Ob. 3 – Azione D.2 sostiene le amministrazioni che cambiano per dare corso alla riforma del welfare locale Il welfare d’accesso è considerato una delle principali “frontiere di innovazione” dei sistemi amministrativi locali impegnati nella organizzazione delle reti dei servizi sociali e sociosanitari
UN INTERROGATIVO? COSA SI INTENDE PER SPORTELLO SOCIALE?
STRUTTURA (reale o virtuale) VARIAMENTE DENOMINATA NEI DIVERSI CONTESTI TERRITORIALI DI RIFERIMENTO (Segretariato sociale, Ufficio di Cittadinanza, Sportello Informativo Sociali, Porta Sociale, Porta unitaria di accesso ai servizi) CHE GARANTISCE I SERVIZI RIVOLTI ALLA “ACCOGLIENZA ATTIVA” DEI CITTADINI NELLA RETE DEI SERVIZI.
LE AMMINISTRAZIONI CHE CAMBIANO Per garantire la partecipazione sorretta delle risorse Per promuovere e coordinare un sistmea di responsabilità condivise Per garantire l’esigibilità dei diritti sociali e di cittadinanza a tutti Per realizzare l’integrazione delle politiche per il benessere, la salute, la qualità della vita dei cittadini
LE AMMINISTRAZIONI CHE CAMBIANO Con nuovi metodi e nuovi strumenti per la programmazione Con nuovi luoghi per la partecipazione di tutti i soggetti interessati Con l’attivazione di nuovi servizi e nuovi approcci di intervento Con nuovi assetti organizzativi e nuove risorse professionali
IL PROGETTO DEL FORMEZ INTENDE INTERCETTARE IL CAMBIAMENTO PER MAPPARLO ANALIZZARLO SOSTENERLO DIFFONDERLO
INTERCETTARE IL CAMBIAMENTO Negli indirizzi regionali Nelle pratiche locali Nelle proposte di laboratorio NESSUNA “RICETTA” PRECOSTITUITA PER COSTRUIRE MODELLI DI INTERVENTO
GLI STRUMENTI A VALENZA REGIONALE PER DISEGNARE IL CAMBIAMENTO Le leggi regionali I piani sociali regionali Altri atti di indirizzo Linee di sperimentazione e finanziamenti mirati
LE DIMENSIONI DI ANALISI DOCUMENTALE Articolazione territoriale del welfare d’accesso Rete di relazioni interistituzionale per l’organizzazione del w. d’accesso e ruolo dei diversi livelli di governo Approccio settoriale o integrato Risorse economiche vincolate Funzioni dello sportello sociale Tipologie di servizi erogati in rapporto alle funzioni riconosciute
COMUNE APPROCCIO TEORICO E INTERPRETATIVO PER L’ANALISI DEI CONTESTI REGIONALI E PER LA RILEVAZIONE DELLE ESPERIENZE LOCALI Griglia di lettura fornita dalle possibili funzioni attribuibili agli sportelli sociali
COME VIENE DEFINITA UNA FUNZIONE? In termini di funzione/obiettivo In termini di azioni da realizzare In termini di declinazione operativa in servizi e prestazioni specifiche connesse alle diverse situazioni di bisogno
LE 4 FUNZIONI DELI “SPORTELLI SOCIALI” Informazione Promozione Accompagnamento Osservatorio Il mix di funzioni o la prevalenza di una di esse condiziona le scelte espresse anche negli indirizzi regionali, così come condiziona la declinazione operativa degli stessi indirizzi nei contesti locali
TRE GRUPPI DI REGIONI (OB. 3) Gruppo A - Quelle che non hanno maturato alcuna riflessione specifica sul w. d’accesso Gruppo B - Quelle che hanno sviluppato nei rispettivi indirizzi delle riflessioni specifiche sul w. d’accesso e fornito indicazioni mirate Gruppo C - Quelle che hanno fornito indirizzi ed anche attivato linee specifiche di attività e di finanziamento per la costituzione degli “Sportelli Sociali”
TRE GRUPPI DI REGIONI (OB. 3) Gruppo A – Friuli, Lombardia, Valle d’Aosta Gruppo B – Liguria, Marche, Lazio, Provincia Autonoma di Trento, Veneto Gruppo C – Abruzzo, Umbria, Toscana, Emilia Romagna
Alcuni casi: la LOMBARDIA L.R. n. 31/97 e L.R. n. 1/2000 Nessuno specifico riferimento alla attivazione degli sportelli sociali Il distretto sociosanitario delle ASL è l’area di sistema intorno a cui ruotano interventi sociali, sanitari e sociosanitari Il distretto garantisce l’informazione, l’educazione e la guida del cittadino nel corretto utilizzo dei servizi
Alcuni casi: la LIGURIA L.R. n. 30/98 e Del. C.R. n. 65/2001 Tra i “livelli essenziali di assistenza” viene individuata l’attivazione dello sportello di cittadinanza Lo sportello di cittadinanza deve garantire uno sviluppo omogeneo dei servizi (e delle opportunità di accesso) su tutto il territorio regionale Il livello ottimale per una organizzazione capillare degli sportelli è quello del distretto sociale (articolazione delle 19 Zone sociosan.)
I compiti dello sportello di cittadinanza distrettuale in Liguria Accogliere, interpretare ed organizzare la domanda sociale sulla base delle risorse e dei servizi pubblici e privati offerti dalla comunità locale Instaurare rapporti interpersonali Offrire la presa in carico personalizzata Organizzato in cooperazione tra Comuni e distretti sanitari delle ASL
Alcuni casi: la TOSCANA L.R. n. 72/1997 e PISR 2002-2004 L’unitarietà dell’accesso ai servizi del territorio è uno dei requisiti necessari per la qualificazione dei sistemi locali di offerta e per la promozione dei diritti di cittadinanza Le garanzie: pari opportunità per l’accesso alla fruizione dei servizi; valutazione multiprofessionale del bisogno in modo integrato e senza oneri Il w. d’accesso posizionato a livello di zona sociosanitaria con le diverse articolazioni degli sportelli sociali di primo accesso, il segretariato sociale, il servizio sociale professionale Tavole regionale tra OSR, OSP e Segreterie Tecniche per costruzione di indirizzi regionali su schede di accesso e flussi informativi connessi alla domanda dei servizi da parte dei cittadini
Alcuni casi: l’UMBRIA PSR 2000-2002 Prevista a livello regionale l’area del welfare leggero Attivati in tutti gli ambiti territoriali gli Uffici della Cittadinanza L’UFFICIO DI CITTADINANZA è un servizio sociale di primo livello, pubblico e universale, per l’ascolto, l’orientamento, il supporto e la mediazione della comunità territorio, ma anche come fattore di connessione della rete dei servizi territoriali Viene definito a livello regionale anche il modello di servizio sia sul piano funzionale che organizzativo Il bacino di riferimento non deve essere superiore a 20.000 abitanti Dotazione professionale minima ottimale: 2 assistenti sociali, 1 educatore, 1 comunicatore sociale