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Affronta i tuoi Giganti 1 Parte. Il tuo Golia non ha spada e scudo, ma brandisce le lame della disoccupazione, dell’abbandono, della violenza sessuale o della depressione. Il tuo Gigante non sfila su e giù per i colli che circondano la valle
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Affronta i tuoi Giganti 1 Parte
Il tuo Golia non ha spada e scudo, ma brandisce le lame della disoccupazione, dell’abbandono, della violenza sessuale o della depressione. Il tuo Gigante non sfila su e giù per i colli che circondano la valle dei terebinti, ma attraversa baldanzoso il tuo ufficio, la tua camera da letto la tua aula scolastica. Ti porta bollette che non puoi pagare, voti che non sei in grado di ottenere, persone che non puoi accontentare, alcol al quale non sai resistere, pornografia che non riesci a respingere, una carriera che non puoi lasciarti scappare, un passato che non puoi scrollarti di dosso e un futuro che non hai la forza di affrontare! Conosci bene il ruggido di GOLIA!
Il primo pensiero del mattino, l’ultima preoccupazione della sera. Il tuo Golia domina la tua giornata e inficia la tua gioia. Davide ne affrontò uno che sbraitava le sue sfide mattina e sera. 1Sam 17:16 Ha perseguitato i tuoi progenitori e adesso incombe su di te. Blocca il sole e ti lascia nelle tenebre del buio. Ne riconosci il passo e sussulti quando ne odi la voce. La domanda è: lui è tutto ciò che vedi? Conosci la sua voce, ma è tutto ciò che senti? Davide vedeva e sentiva altro. Leggi le prime parole che pronunciò, non soltanto nella battaglia, ma nella Bibbia in: 1Sam 17:26
Davide si presenta parlando di Dio, sollevando la questione del Dio vivente, come aveva fatto con il re Saul in: 1 Sam 17:37 E quando il gigante schernisce Davide, il giovane pastore risponde: 1Sam 17:45-47 Davide vede ciò che gli altri non vedono e si rifiuta di vedere quello che gli altri vedono.Gli occhi di tutti, sono puntati su quel brutale mastodonte respirante odio, mentre Davide è concentrato nel puntare i suoi occhi sul Signore! Vede il gigante, certo; ma vede di più Dio. 1 Sam 17:45
Sapete tutti come andò a finire! Potresti dire che Davide seppe come tener testa al suo gigante. Quand’è stata l’ultima volta che hai fatto lo stesso? Quanto tempo è passato da quando hai affrontato la tua sfida? Abbiamo la tendenza a battere in ritirata, a nasconderci dietro un banco di lavoro, a strisciare dietro un nightclub di distrazioni o in un letto di amore proibito. Per un momento, un giorno o un anno ci sentiamo al sicuro, isolati, anestetizzati, ma poi il lavoro finisce, la bottiglia si svuota, l’amante se ne va e sentiamo di nuovo Golia. Tuonante.Tronfio. Cambia tattica. Vai all’attacco del tuo gigante con un anima satura di Dio! Gigante del divorzio non entrerai in casa mia! Gigante della depressione? Potrei metterci tutta la vita, ma non avrai la meglio su di me. Gigante dell’alcol, del fanatismo, della violenza sui minori, dell’insicurezza…… sarai abbattuto. Da quanto tempo non carichi la tua fionda e cerchi di colpire il tuo gigante?
Allora Davide è il tuo modello. Dio lo chiamò “uomo secondo il mio cuore” (Atti 13:22). Non chiamò nessun altro in questo modo. Né Abramo, nè Mosè, né Giuseppe. Chiamò Paolo un apostolo, Giovanni il discepolo che egli amava, ma nessuno dei due fu definito “uomo secondo il cuore di Dio”. Dici che ne è passato di tempo? Si potrebbe leggere la storia di Davide e chiedersi che cosa Dio ci vedesse in lui. Cadeva con la stessa frequenza con cui si alzava in piedi, inciampava tanto quanto vinceva. Sfidò chi si faceva beffe di Dio nella valle eppure si unì a loro nel deserto, sapeva condurre eserciti, ma non riusciva a gestire una famiglia. Davide infuriato. Davide in lacrime. Assetato di sangue. Affamato di Dio. Otto mogli. Un Dio. Un uomo secondo il cuore di Dio? Il fatto che Dio lo vedeva così dona speranza a tutti noi. La vita di Davide ha poco da offrire ai santi senza macchia. Le anime da dieci e lode trovano deludente la storia di Davide. Il resto di noi la trova rassicurante.
Rifugiati in Dio come un fuggitivo si rifuggerebbe in una caverna. Trova rifugio alla presenza di Dio.Trova conforto nel suo popolo. Sei nel deserto? È un periodo arido? Ti senti solo? Non saprai mai che Gesù è tutto ciò di cui hai bisogno finchè Gesù non è tutto ciò che hai! Rifugio alla presenza di Dio! Conforto nel popolo di Dio! Sono le tue chiavi per sopravvivere nel deserto. Afferrale e chissà che in mezzo a questo deserto tu non abbia a scrivere i tuoi Salmi più belli.
La vendetta fissa la tua attenzione sui momenti più brutti della vita. Certo, perdoniamo i torti occasionali. Superiamo presto il rancore nei confronti di torti minori, ma quando si tratta di reati gravi? I torti ripetuti? Il gigante che ci priva della pensione. O della salute? Se quel farabutto cercasse riparo nella tua caverna o giacesse addormentato ai tuoi piedi… che cosa faresti? Riusciresti a perdonare la feccia che ti ha ferito? Non farlo potrebbe rivelarsi fatale. Giobbe 5:2 I regolamenti di conti congelano il tuo sguardo sugli eventi crudeli del passato. Rievocare e rimuginare i torti subiti ti rende una persona migliore? Assolutamente no. Ti distrugge. I tuoi nemici figurano ancora nel piano di Dio. Il fatto che sono vivi è la prova che Dio non ha ancora rinunciato a loro. Possono essere fuori della volontà di Dio, ma non fuori della sua portata. Onori Dio quando vedi i tuoi nemici non come suoi fallimenti, ma come suoi progetti. Inoltre chi ci ha mai dato l’incarico di vendicarci? 1Sam 24:12e15
Pistole di depressione Golia possiede una pistola di depressione: una 338 magnum fuoriserie, canna scanalata, dodici miliardi di metri di lunghezza, raggio d’azione illimitato, in grado di raggiungere ogni cuore. Non spara pallottole, ma tristezza. Non toglie la vita, ma i sorrisi. Non ferisce la carne, ma la fede. Sei mai stato colpito? Se non riesci a trovare il tuo ritmo, sì. Se ti sembra impossibile raggiungere la prima base o uscire dal letto, sì. Ogni passo in avanti viene vanificato da due passi indietro. Le relazioni si guastano. I cieli si scuriscono e le nubi si gonfiano. Le tue notti sfidano l’alba. Sei caduto in depressione. Il problema è rappresentato dai Sioux. Tu sei Custer. Senti di essere giunto al limite delle tue risorse. g Golia G
Depressione: il piattino di coltura per le decisioni sbagliate, l’incubatrice delle cattive azioni, la catena di montaggio delle mosse di cui ci si pentirà. Il modo in cui gestiamo i periodi difficili continuerà ad accompagnarci per parecchio tempo. Come gestisci i tuoi? Quando la speranza prende l’ultimo treno e gioia è soltanto il nome di una ragazza che vive dalle tue parti…. quando sei stanco di tentare, stanco di perdonare, stanco di settimane sfiancanti o di gente ostinata…..come gestisci i tuoi giorni neri? Con una boccietta di pillole o una bottiglia di scotch? Con un’ora al bar, un giorno alle terme o una settimana al mare? Molti optano per queste cure. Così tanti, in effetti, da far presumere che servano a infondere nuova energia in una vita triste. Ma è così? Nessuno nega che siano di aiuto per un po’, ma a lungo andare? Mitigano la sofferenza, ma la eliminano? Ma c’è una soluzione? Certo che c’è! Prega. Smetti di parlare a te stesso. Parla a Cristo, il quale ti invita: Matteo 11:28 Dio, che non è mai abbattuto, non si stanca mai dei tuoi giorni di depressione. La prossima volta che ti mancherà la voglia di andare avanti, “cerca sani consigli”. Non ne avrai voglia. I depressi amano i depressi. Gli afflitti frequentano gli afflitti. Amiamo chi si duole e evitiamo chi ci corregge. Eppure è proprio di correzione e di guida che abbiamo bisogno. Fai come Davide. Proprio lì tra le rovine fumanti di Siclag egli ritrovò la forza. Dopo sedici mesi a Gat. Dopo essere stato respinto dai Filistei, dopo la scorreria degli Analechiti, dopo l’insurrezione dei suoi uomini, egli ricordò che cosa fare: 1Sam 30:6 È bello riaverti tra noi Davide, ci sei mancato!
Dolore indescrivibile Potresti ricevere la notizia da un poliziotto: “Mi dispiace. Non è sopravvisuto all’incidente”. Potresti richiamare un amico e sentirti dire: “Il chirurgo ha dato brutte notizie”. Troppe mogli hanno sentito queste parole da soldati dall’espressione cupa: “Siamo spiacenti di informarla…” In questi momenti la primavera diventa inverno, il blu muta in grigio, gli uccelli si zittiscono e il gelo del dolore si insedia. Fa freddo nella valle dell’ombra della morte. Noi come Davide, dobbiamo scegliere: fuggire o affrontare il gigante. 2Sam 1:4
Cos’altro puoi fare? Il dolore indescrivibile e le domande senza risposta che una morte suscita ci spingono a voltarci e fuggire. Cambiamo argomento, evitiamo la questione. Tuffati nel lavoro. Ingozzati d’alcol. Tieniti occupato. Mantieni le distanze. Procedi verso il Montana e non voltarti indietro. Ma se lo facciamo, il prezzo da pagare è altissimo. In inglese la parola perdita deriva da un termine che significa “prendere a forza, saccheggiare, privare”. La morte ti depreda. La morte ti priva di momenti e di ricordi non ancora condivisi: compleanni, vacanze, passeggiate di piacere, conversazioni davanti a una tazza di tè. Accusi una perdita perché sei stato depredato.
La normalità non è più e mai più ritornerà. Dopo la morte per cancro di sua moglie, C.S. Lewis scrisse: “La sua assenza è come il cielo, sovrasta ogni cosa”. Non appena pensi che la bestia dell’afflizione se ne sia andata senti una canzone che le piaceva o il profumo che usava o passi accanto al ristorante dove eravate soliti mangiare insieme. Il gigante continua a presentarsi. E il gigante dell’afflizione continua a suscitare……. Ansia. “Adesso tocca a me?” Senso di colpa. “Perché gli ho detto…..” “Perché non le ho detto….” Rammarico. Vedi coppie intatte e provi nostalgia del tuo amore. Vedi genitori con i figli e tuo figlio ti manca da morire. Il gigante suscita insonnia, inappetenza, smemorataggine, pensieri suicidi. L’afflizione non è una malattia mentale, ma a volte può sembrare tale.
Ti esorto a provare ad affrontare la gravità della tua perdita. Non hai perso a Monopoli, non hai smarrito le chiavi, non puoi semplicemente voltarti e andartene. A un certo punto, nel giro di qualche minuto o dopo mesi, avrai bisogno di fare come Davide: dovrai affrontare il tuo dolore. Quando seppe della morte di Saul e di Gionatan, Davide compose un canto funebre “2Sam 1:17” Il guerriero pianse, il condottiero affondò il volto barbuto nelle mani callose e pianse. “2Sam 1:11-12 Guerrieri in lacrime ricoprivano le colline, moltitudini di uomini procedevano mesti tra pianti, gemiti e lamenti. Si stracciavano le vesti, battevano i piedi per terra e espiravano dolore. Devi fare lo stesso. Devi far uscire il dolore dal tuo cuore e quando vi ritorna devi farlo uscire di nuovo. Forza, piangi a dirotto.
Dio ha l’ultima parola sulla morte. E se presti ascolto egli ti dirà la verità sui tuoi cari. Sono stati dimessi dall’ospedale chiamato Terra. Tu e io ne percorriamo ancora le corsie, sentiamo l’odore dei medicinali e mangiamo fagiolini verdi e gelatine al gusto di frutta che ci vengono serviti su vassoi di plastica. Loro, invece, si godono picnic, inalano primavera e corrono tra fiori alti fino alle ginocchia. Ti mancano da impazzire, ma puoi negare la verità? Non soffrono, non dubitano, non lottano. Sono davvero più felici su nel cielo. Dio comprende. Egli conosce il dolore di una morte. Seppellì suo Figlio. Ma Dio conosce anche la gioia della risurrezione. E, per la sua potenza, la conoscerai anche tu
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