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Gestione dei gruppi

Gestione dei gruppi. Associazione Pianeta Studio Settembre 2013. Di che cosa parliamo. Obiettivo autonomia: cos’è, come raggiungerla e perché; Il ruolo del Tecnico dell’Apprendimento nelle attività doposcolastiche e del docente nei gruppi di lavoro . Adulto come Facilitatore Maieutico

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Gestione dei gruppi

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Presentation Transcript


  1. Gestione dei gruppi Associazione Pianeta Studio Settembre 2013

  2. Di che cosa parliamo • Obiettivo autonomia: cos’è, come raggiungerla e perché; • Il ruolo del Tecnico dell’Apprendimento nelle attività doposcolastiche e del docente nei gruppi di lavoro

  3. Adulto come Facilitatore Maieutico No terapia No sostegno psicologico

  4. DOVE ARRIVARE • Potenziare le proprie qualità e i punti di forza• Metacognizione sulle competenze• Autostima• Motivazione• Fiducia• Collaborazione• Trasformare il Negativo al Positivo• Sospensione dei giudizi• Rispetto reciproco• Sviluppare la Peer Education

  5. PROBLEMI DA AFFRONTARE • Distraibilità Impulsività • Atteggiamenti oppositivi e provocatori • Tratti ansiosi o disturbi dell’umore • Relazioni interpersonali

  6. Relazione fra operatore e ragazzo

  7. Autonomia «L’autonomia, in quanto maturazione dell’essere di per sé, è un processo, è un divenire. Non scatta in una data precisa. In questo senso una pedagogia dell’autonomia deve centrarsi su esperienze che stimolino la decisione e la responsabilità, vale a dire, su esperienze rispettose della libertà» (Freire, 2004)

  8. Griglia della partecipazione attiva(Mastromarino 1991 • Sostegno Il facilitatore sostiene le comunicazioni degli altri con domande aperte, riformulazioni, verbalizzazioni • Interesse Il facilitatore invita sistematicamente a interessarsi

  9. Griglia della partecipazione attiva(Mastromarino 1991 • Coinvolgimento Il facilitatore è sempre coinvolto personalmente nella riunione manifestando impegno, sforzo ed energia • Collaborazione Il facilitatore crea un clima di collaborazione durante tutto l’incontro

  10. Il facilitatore è una figura capace di: trarre il meglio dai membri di un gruppo e al contempo aiutarli ad interagire in armonia reciproca • incoraggiare e catalizzare la partecipazione • regolare ed orientare la comunicazione in gruppo • mediare tra le diversità • motivare e sollecitare le qualità individuali e collettive

  11. COMUNICARE cioè “mettere in comune” QUINDI La comunicazione interpersonale può essere definita come la prima abilità educante (Meazzini, 2000)

  12. Tre tipi di comportamento tre tipi di comunicazione Stile passivo Stile aggressivo Stile assertivo

  13. LO STILE PASSIVO • Si caratterizza per una non espressione delle proprie necessità o preferenze, emozioni e opinioni • La persona che ha questo comportamento è la prima a violare i suoi diritti e lascia che anche gli altri li violino • Tende a imitare e conformarsi agli altri, si lascia condizionare e evita di prendere posizione e decisioni. Esempi di comportamento passivi: • Lasciare che gli altri decidano • Non riesce a dire no • Evitamento(anche del conflitto) • Stare in disparte • Dare ragione al più forte • Cercare l’approvazione altrui • Non reagire alle critiche Individuare comportamenti passivi è abbastanza semplice, più difficile è comprenderne le ragioni. Quali potrebbero essere i motivi?

  14. STILE AGGRESSIVO • Si caratterizza per un’espressione dei propri bisogni, necessità, preferenze, emozioni e opinioni che è ostile, esigente e punitiva per l’interlocutore. • Difende i suoi diritti, ma viola quelli degli altri (solo uno dei due può vincere: se io vinco, tu perdi!) • Può essere diretto (commenti ostili e umilianti, insulti, offese; gesti ostili e di minaccia) o indiretto (sarcasmo, commenti maliziosi; gesti ostili e dispregiativi quando l’interlocutore è orientato dall’altra parte) • Esempi di comportamenti aggressivi: • Comandare, imporre la leadership in gruppo • Non mettere in discussione il proprio punto di vista • Sminuire i meriti altrui • Criticare e emettere sentenze • Interrompere e non lasciare esprimere • Essere violenti Vi è mai capitato di osservare comportamenti aggressivi mascherati da comportamenti non aggressivi?

  15. L0 STILE ASSERTIVO Si caratterizza per: • Attenzione sia a se stessi che agli altri • Tendenza a cooperare • Tendenza a essere propositivi • Attenzione agli aspetti razionali ed emotivi • Esempi di comportamenti assertivi: • Ascoltare attivamente • Approfondire la conoscenza dei bisogni altrui ma anche dei propri • Assumersi le proprie responsabilità- prendere decisioni • Saper rifiutare • Proporre • Ammettere i propri sbagli e accettare critiche

  16. Alberti e Emmons (1974): “il comportamento assertivo promuove l’uguaglianza nei rapporti umani, mettendoci in grado di agire nel nostro miglior interesse, di difenderci senza ansia, di esprimere con facilità e onesta le nostre sensazioni, di esercitare i nostri diritti senza negare quelli degli altri”

  17. Caratteristiche del messaggio verbale (Meazzini, 2000) Stile passivo Affermazioni lunghe e ripetitive Uso parole riempitive “forse” Frequenti giustificazioni Offerta costante di scuse Uso frequente di parole come “dovrei” Poche affermazioni che iniziano con “io” Uso di frasi che minimizzano i propri bisogni Stile aggressivo Opinioni che vengono spacciate per fatti Uso eccessivo di affermazioni che iniziano con “io” Induzione nell’altro di sensi di colpa Stile assertivo Affermazioni chiare e concise Distinzione fra fatti e Opinioni Uso corretto di affermazioni che iniziano con “io” e “mi piacerebbe” Critica costruttiva senza Colpevolizzazione

  18. GESTIONE DEL GRUPPO IMPORTANTE: • Accoglienza • Apprendimento significativo (clima accogliente, fiducia reciproca, rispetto per le differenze…) • Apprendimento cooperativo/insegnamento cooperativo • Clima cooperativo COMPORTAMENTI: • Mete comuni da seguire • Responsabilità complementari per svolgere il compito • Necessità di lavorare insieme per un progetto comune • Incoraggiamento reciproco • Correggere i punti deboli, potenziare i punti di forza

  19. NESSUNO PUO’ RIUSCIRE SE NON CON IL SUCCESSO DELL’INTERO GRUPPO

  20. Credits: Prof. Pierluigi Cafaro Università Repubblica di San Marino

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