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Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?. Cittadinanzattiva: capire il presente, disegnare il futuro Seminario interregionale di riflessione Firenze, 5/6 settembre 2009 Introduzione di Adriano Amadei. Il titolo.
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Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Cittadinanzattiva: capire il presente, disegnare il futuro Seminario interregionale di riflessione Firenze, 5/6 settembre 2009 Introduzione di Adriano Amadei
Il titolo • Il titolo di questa relazione (rispettosamente preso in prestito dal più famoso dipinto di Paul Gauguin) non allude agli interrogativi esistenziali degli umani • ma a quelli – pur sempre vitali – di un soggetto collettivo, come Cittadinanzattiva.
La tripartizione del titolo La tripartizione, corrispondente all’espressione dei tre interrogativi • Da dove veniamo? • Chi siamo? • Dove andiamo? tende a far emergere vari profili.
Le origini e le radici Fra questi: • Le origini “contingenti” di un soggetto che, oggi, pensiamo in termini di associazione e che, oggi, chiamiamo “Cittadinanzattiva” • Le radici • I tratti che hanno caratterizzato i suoi tempi aurorali
Il nome del soggetto Quanto all’origine, la storia la colloca a metà gennaio 1978, con la costituzione del comitato promotore, presso la Domus Pacis di Roma, e la scelta del nome “Movimento federativo democratico”. La denominazione, che doveva essere provvisoria, sarà mantenuta fino al congresso nazionale di Chianciano Terme del 2000.
Alle radici dell’erba L’iniziativa era nata da una trentina di gruppi di giovani cattolici, “desiderosi di sperimentare nuove forme di azione politica per il cittadino, alle radici dell’erba della società italiana, in polemica ma non in alternativa rispetto alle forme tradizionali della politica” (dal documento per il trentennale di Cittadinanzattiva).
Perché Movimento? Il documento di preparazione dell’Assemblea costitutiva così rispondeva: • Abbiamo scelto questa parola, non solo per indicare genericamente un’aggregazione, ma soprattutto per sottolineare la volontà politica di unirsi per cambiare la realtà sociale e culturale italiana. • Un movimento, se vorrà essere nella concretezza, dovrà sperimentare un modo di fare politica che sia arricchimento, piacere, gusto per la vita, ripresa della volontà popolare di costruire democraticamente il Paese, oltre l’emergenza della crisi economica e istituzionale.
Perché federativo? Lo stesso documento proseguiva, affermando: • Questa parola ci è sembrata la più carica di significati politici e simbolici. • In un’ottica federativa, infatti, la democrazia diretta diventa non più il problema di alcuni uomini di buona volontà, ma il motivo dominate della presenza di gruppi di base nella società civile. • È in questo ambito che ci sembra possa darsi una soluzione concreta ai problemi che sono nati recentemente in conseguenza del riflusso della partecipazione.
Perché democratico? E ancora: • Il senso complessivo del nome e degli altri due termini che lo compongono è dato dal termine democratico che chiarisce la connotazione politica del Movimento, a patto che a tale termine venga dato un significato non solo formale, ma sostanziale. • Democratico può significare il rifiuto di tutte le forme di dominio e di egemonia che non accettano il pluralismo come parte integrante dello stesso essere democratici.
La novità dei lineamenti Sono evidenti i tratti di questo soggetto: • nuovo, per il profilo politico, poggiante sul pilastro – non alternativo – della democrazia diretta; • nuovo, per lo scopo di cambiare la realtà sociale e culturale italiana; • nuovo, come aggregazione, ma non nella composizione, in quanto i gruppi erano preesistenti.
I primi coordinamenti tematici I primi coordinamenti nazionali del Movimento federativo democratico (gennaio-giugno 1979) riguardano: • Giovani • Salute • Donne • Classe operaia Si tratta quindi di un repertorio tematico, in parte, tipico di un soggetto politico di sinistra.
Alcune radici teoriche Giancarlo Quaranta: • nel 1978, pubblica L’uomo negato, che porta come sottotitolo l’organizzazione sociale della malattia e la subordinazione politica, che costituisce il fondamentale testo teorico per il Tribunale per i diritti del malato; • e, nel 1979, Governabilità e democrazia diretta, in cui, come recita il sottotitolo, si svolge una ricerca sulle possibili risposte alla crisi italiana.
Nascita del Tribunale per i diritti del malato Nel 1979, in tutta Italia, si organizzano decine di gruppi che danno vita ad esperienze locali del Tribunale per i diritti del malato.
… perché non accada ad altri Umanamente, eticamente e politicamente significativo l’intendimento espresso nella lettera inviata al Tribunale per i diritti del malato dalla signora Maria Grazia C. – “perché non accada ad altri” – che è stata interprete di un sentire universale, come dimostra l’impiego di questa formulazione in migliaia di segnalazioni successive. Un proposito che, da allora, anima e accomuna i cittadini che chiedono tutela ed i cittadini organizzati che cercano di corrispondere alle loro domande di riparazione e di senso (sotto il profilo dell’utilità) di sofferenze altrimenti inutili.
Tre parole chiave Se dovessi identificare in tre parole i primi tempi dell’Associazione, sceglierei: • Diritti; • Partecipazione; • federatività.
Diritti concreti Di come sono stati intesi i diritti, molto ci dicono le circa cento carte dei diritti del (cittadino) malato. Una concezione “concreta”, tesa ad evidenziare – pur senza contrapporsi - la distanza fra le enunciazioni alte (ad esempio, l’articolo 32 della Costituzione) ed i vuoti e le contraddizioni nelle situazioni e nella prassi e, allo stesso tempo, a colmarne le lacune.
Una legiferazione di base Da rimarcare: • L’invenzione della formazione (da parte dei cittadini organizzati) delle Carte e della loro promulgazione, attraverso il più ampio coinvolgimento dei soggetti istituzionali, politici e sociali, in un processo codificato; • L’inedita iniziativa di … legiferare, da parte dei cittadini; • Il richiamo ad una normazione pratica, ma anche al riconoscimento ad ogni persona delle prerogative e della dignità di cittadinanza.
Carte dei diritti: gli estremi del processo Questo processo, ufficialmente iniziato il 14 giugno 1980 a Roma – con la proclamazione della Carte dei 33 diritti in Campo dei Fiori – è proseguito per più di un decennio. Il 19 maggio 1995, il D.P.C.M. che ha dettato le direttive sulle carte dei servizi sanitari, enucleava dalle 100 carte dei diritti del malato altrettanti diritti ivi enunciati.
Esigibilità e tutele dei diritti La promozione del riconoscimento dell’esigenza dei diritti che non arrivavano alla soglia dell’apprezzabilità (allora) pretorile (de minimis non curat praetor) ha richiamato l’attenzione sulla loro esigibilità e sulle loro tutele.
Nuovi luoghi e forme di tutela Ne sono discese le sollecitazioni alla costituzione di uffici per le relazioni con il pubblico, delle commissioni miste conciliative e la ricerca – tutt’altro che conclusa anche oggi – di una tutela integrata fra i vari punti di vista e di forme integrative, come le camere di conciliazione.
Salute e giustizia Queste semplici note attestano come - pur focalizzato sui servizi per la salute - l’impegno del tribunale per i diritti del malato trascendeva i propri ambiti, investendo almeno l’amministrazione della giustizia, non solo nelle sue istituzioni e forme canoniche.
Integrazione delle tutele L’integrazione delle tutele risponde al bisogno di assicurare il massimo della pertinenza nelle scelte dei mezzi di tutela e nel far emergere le valenze significative, per migliorare i servizi e le relazioni. Un’esigenza – quella della tutela integrata -che sussiste, senza che gli sforzi di formalizzazione e pratici abbiano ancora prodotto risultati del tutto soddisfacenti.
I primi passi Nel 1981, il Movimento costituisce la rete dei difensori civici dell’Irpinia e della Basilicata, devastate dal terremoto. Nel marzo 1984, a Roma, comincia l’esposizione dei fiocchi gialli sulle case sfitte e occultate della grande proprietà immobiliare. Nel 1987, d’intesa con il Ministero della Protezione civile, si effettua il censimento dei movimenti franosi in tutta Italia che, a dicembre, a Sondrio, permette di proclamare la Dichiarazione sui rischi civili.
Federatività e soggettività politica Il libro di Giancarlo Quaranta “Federatività. Una prospettiva democratica per la soggettività politica delle masse” – la cui prima edizione risale al 1984 – già in questa enunciazione, connota un problema e segnala la strada da percorrere.
Federatività e soggettività politica • Il problema è individuabile nel fatto che – fra le prime volte, se non per la prima volta – si riconosce e, quindi, si legittima la “soggettività politica” delle “masse”. • Soggettività politica e masse rappresentano categorie storicamente complesse e controverse, tali che non possiamo certo affrontare, né, tantomeno, sviluppare, in questa occasione.
Federatività: a cosa può servire? È comunque il caso di sottolineare che la federatività (e cioè un legame pattizio su contenuti condivisi, fra soggetti sociali, politici e istituzionali) è lo strumento e il percorso: • Non solo per prospettare esiti positivi - e cioè democratici – alla soggettività politica delle masse; • Ma anche per scongiurare il ripetersi di quelle strumentalizzazioni delle masse, di cui il ‘900 è stato il secolo che ha fornito i più numerosi e catastrofici esempi.
Due libri … esplorativi Sorvolando su altri contributi e sui contributi di altri, non si può fare a meno di ricordare i volumi di: • Giuseppe Cotturri “Militanza senza appartenenza” (1987), con il quale venivano studiate 15 esperienze di politicità “atipica”, fra cui il Movimento Federativo democratico • Giancarlo Quaranta, “Sesto Potere”, con cui – per la prima volta - si teorizzava la “esistenza di un’area sociale estremamente diffusa, ma ad alta qualità umana, che non può più essere rappresentata attraverso le forme politiche tradizionali”
Un periodico, un programma Democrazia diretta è stato il periodico che, in questi anni, ha affiancato la vita del Movimento, con qualificati contributi di dirigenti (Quaranta e Moro) e di illustri studiosi, come Rodotà e Cotturri, richiamando nel nome il versante e le modalità operative di questo soggetto.
Le prime tutele consumeristiche Nel 1988, a Terni, presso l’ottava circoscrizione, anche dietro sollecitazioni delle istituzioni, veniva aperto un primo sportello, con il compito di affrontare problemi di ordine consumeristico.
Due carte fondamentali Il 30 gennaio 1990, l’Assemblea nazionale (vale a dire l’assemblea costituente del Movimento) approvava due documenti, che entreranno a far parte del nuovo statuto: • I Principi d’identità • E la Dichiarazione sulla tutela dei diritti
Dai principi d’identità … Dai Principi d’identità: • Il Movimento promuove e sostiene azioni individuali o collettive dirette a prevenire, limitare o rimuovere posizioni di soggezione e di sudditanza, situazioni di sofferenza, di disagio e di discriminazione, pericoli per le libertà personali e collettive, attentati all’integrità fisica e psichica e alla dignità delle persone • che si producono, in particolare, negli ambiti dei servizi pubblici e sociali, dell’informazione, dei consumi privati, dei rischi civili e del territorio, nelle aree urbane, nell’ambiente, nel mondo del lavoro e nelle regioni meridionali del paese …..
Principi: il sentire e l’applicazione Questi principi sono stati profondamente sentiti a tutti i livelli del Movimento, ma, soprattutto, a livello di base e in ambito sanitario, perché gli attivisti erano e sono direttamente a contatto e chiamati in causa, rispetto a tali previsioni. Non possiamo fare a meno di chiederci: • se, come e quanto tali principi siano stati applicati per le altre posizioni e situazioni enunciate • negli altri ambiti • e quali risultati siano stati ottenuti
Dalla dichiarazione sulla tutela dei diritti … E dalla Dichiarazione sulla tutela dei diritti: • Dovunque un essere umano, nell’ambito del territorio italiano, si trovi in situazioni di soggezione, sofferenza e alienazione e queste situazioni siano imputabili a responsabilità individuali, sociali, organizzative, istituzionali o culturali, il Movimento intende intervenire in sua difesa • senza distinzioni di nazionalità, condizione sociale, sesso, età, religione, appartenenza politica e statuto giuridico, • nei confronti di qualsiasi soggetto, sia di diritto pubblico che di diritto privato, • attraverso un’azione di tutela diretta o con l’affermazione di nuovo diritto.
Dal SAIG a Giustizia per i diritti Nel 1991, viene costituito il SAIG (Servizio di Assistenza e Informazione Giuridica), come supporto legale alle tutele, ma anche quale luogo in cui cominciamo ad occuparci del servizio Giustizia. L’evoluzione – che avverrà attraverso l’esperimento di trenta cause pilota ed altre iniziative, come un convegno sulle forme di giustizia alternativa e la ricerca sulle commissioni miste conciliative (peraltro, mai pubblicata) - porterà alla trasformazione del SAIG nella rete di Giustizia per i diritti.
Il Rapporto sul Servizio sanitario A cavallo fra il 1990 ed il 1991, su incarico del Ministero della Sanità ed in collaborazione con l’istituto CERFE, si realizza il Rapporto sullo stato dei diritti dei cittadini nel servizio sanitario nazionale. Un’opera che ha visto impegnati circa 10.000 cittadini, nel monitoraggio di 300 strutture sanitarie e nell’effettuazione diretta di quasi 20.000 interviste a cittadini-utenti, operatori, dirigenti e amministratori della Sanità.
I Procuratori dei cittadini Nel 1991, si introducevano i Procuratori dei cittadini – figure monocratiche di rappresentanza dei segretari regionali a livello locale, con il compito di occuparsi del funzionamento delle pubbliche amministrazioni e dei servizi di interesse generale, ad esclusione di quelli sanitari e sociali. Con il successivo passaggio alla pluralità delle figure, i Procuratori dei cittadini, si costituiranno in collegi e verranno a formare l’omonima rete, allargando le competenze in ambito consumeristico.
La rappresentanza Nel 1992 – dopo che l’Assemblea nazionale aveva individuato come dare rappresentanza al Movimento federativo democratico – si tennero quelle che furono chiamate elezioni primarie. Ai banchetti, allestiti in tutta Italia, espressero il loro voto ben 348.315 cittadini/e, senza iscrizione: a quel tempo, non era contemplata iscrizione, considerata potenzialmente discriminatoria. Tale consultazione è stata la prima del genere nel nostro Paese.
Il terzo Congresso nazionale Nel 1993, il terzo Congresso nazionale – celebrato all’insegna dello slogan “Non più ospiti, ma padroni di casa della Repubblica” – eleggeva Giovanni Moro segretario nazionale e Giuseppe Cotturri Presidente.
“Parte civile” Con l’obiettivo di sviluppare una cultura di garanzie e contrappesi, in un sistema di democrazia maggioritaria – insieme a FUCI e a Legambiente – nel 1994, veniva costituita “Parte civile”. Un’iniziativa non senza rapporti con l’approvazione del IV comma dell’art. 118 della Costituzione riformata.
Alcuni fatti di un anno Nel 1997: • Nel carcere di Rebibbia, si teneva un convegno sulla salute in carcere. • Veniva presentato, alla presenza del Presidente della Repubblica, il primo rapporto PIT Salute. • Giuseppe Cotturri pubblicava il libro “La transizione lunga”.
Un manuale e il nostro nome Nel 1998, a vent’anni dalla nascita del Movimento federativo democratico, Giovanni Moro dava alle stampe il “Manuale di cittadinanza attiva”, con cui cercava di interpretare il fenomeno associazionistico, nel contesto della crisi della rappresentanza politica.
La cittadinanza d’impresa Nel 1999, insieme ad un gruppo di aziende interessate ad una nuova politica imprenditoriale, ispirata alla responsabilizzazione sociale delle imprese, era stilato il “Manifesto della cittadinanza d’impresa”.
Da Mfd a Cittadinanzattiva Il Congresso di Chianciano del 2000 sanciva il cambio del nome, in Cittadinanzattiva, e l’adozione del nuovo simbolo, con la figura stilizzata, che attraversa la città. Nello stesso anno, iniziava il programma informativo sull’euro (“L’euro? Un gioco da ragazzi”) e la Scuola di Cittadinanza attiva redigeva un testo di educazione civica per le scuole medie superiori. Usciva anche il libro “L’Italia dei diritti” di V. Ferla.
Il comma della sussidiarietà Con la legge 3/2001, il Parlamento approvava il IV comma dell’art. 118, sulla base di un emendamento formulato da Cittadinanzattiva (G. Cotturri): frutto (tardivo?) di quella progettualità che si era voluto coltivare con Parte civile?
Accadeva anche Nel 2001: • Veniva costituita Active Citizenship Network. • Prendeva il via l’Audit civico. • Si svolgeva la campagna nazionale “Contro i dolori forzati”, ai quali – dal 2003 - sarebbero seguiti quattro convegni nazionali, realizzati a Pisa da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato della Toscana, e due libri di, e a cura, di Domenico Gioffré. • Si pubblicavano i volumi di V. Ferla, di G. Cotturi (sulla sussidiarietà), di G. Trincia (sull’euro).
La Carta europea dei diritti del malato Nel 2002, Active Citizenship Network – insieme ad altre organizzazioni civiche europee – presentava a Bruxelles la Carta europea dei diritti del malato. Nello stesso anno: • nasceva la Fondazione per la cittadinanza attiva; • T. Petrangolini pubblicava: La salute e i diritti dei cittadini
Sussidiarietà e abbattimento delle barriere Nell’anno europeo delle persone con disabilità (2003), in applicazione dell’ultimo comma dell’art. 118 della Costituzione, erano abbattute in contemporanea 118 barriere.
Il consumatore-utente, come cittadino attivo Nel 2003, usciva il volume “Il consumatore attivo” - che sarà ripubblicato nel 2008 - con cui Giustino Trincia si proponeva di offrire strumenti di conoscenza e di difesa consumeristica e, allo stesso tempo, di innestare il germe della cittadinanza attiva anche nell’ambito e nei rapporti che attengono alla fruizione di servizi pubblici.
La Conferenza permanente delle regioni Nel Congresso nazionale di Riva del Garda (2004), dopo un biennio sperimentale, lo Statuto sanciva il riconoscimento della Conferenza permanente delle regioni: nelle intenzioni, un organo di raccordo fra i tre livelli – nazionale, regionale e territoriale – dell’Associazione.