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Lezione 11 Corso di “Economia Industriale Internazionale” Davide Arduini. 1. Concetti di base. Abbiamo visto che la concentrazione è legata al potere di mercato Adesso ci interessa analizzare cosa determina la concentrazione
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Lezione 11 Corso di “Economia Industriale Internazionale” Davide Arduini
1. Concetti di base • Abbiamo visto che la concentrazione è legata al potere di mercato • Adesso ci interessa analizzare cosa determina la concentrazione • In particolare, andremo a verificare come la tecnologia (costi) e la dimensione del mercato influenzano la dimensione delle imprese e la concentrazione del mercato
2. Modello di Cournot con libertà di entrata (3) • sostituendo
2. Modello di Cournot con libertà di entrata (4) • Il prezzo di equilibrio non dipende da S
2. Modello di Cournot con libertà di entrata (6) • I costi fissi irrecuperabili di entrata e dimensione del mercato come determinanti essenziali della concentrazione • La relazione fra S e n* è approssimativamente quadratica
3. Scala minima efficiente, economie di scala e concentrazione (1) • Abbiamo visto la relazione tra i costi fissi e la struttura del mercato • I Costi sono legati a due altri concetti fondamentali: • - Scala Minima Efficiente • - Economie di scala • E’ utile, quindi, esaminare anche la relazione tra questi due concetti e la struttura di mercato
3. Scala minima efficiente, economie di scala e concentrazione (2) • Scala minima efficiente • Gran parte delle imprese ha una curva dei costi medi a U • L’impresa che opera nel tratto decrescente della curva AC (ossia il AC diminuisce al crescere della produzione) opera in condizioni di rendimenti di scala crescenti • Per misurare la relazione tra rendimenti di scala crescenti e struttura di mercato dobbiamo essere in grado di misurare di quanto crescono i rendimenti di scala • Criterio della scala minima efficiente: scala minima alla quale il AC dell’impresa è vicino al suo livello minimo
3. Scala minima efficiente, economie di scala e concentrazione (3) • Economie di scala • Un metodo alternativo per misurare di quanto crescono i rendimenti di scala è l’utilizzo del coefficiente di economie di scala • Questo coefficiente è definito come il rapporto tra AC/MC = β • Se β > 1 (AC > MC) allora abbiamo economie di scala • Se β < 1 (AC < MC) allora abbiamo diseconomie di scala • Visto che AC > MC solo quando AC decresce, allora possiamo dire che le economie di scala e i rendimenti di scala crescenti sono la stessa cosa
4. Altri fattori che influenzano la struttura del mercato (1) • Curve di apprendimento • Molte volte non tutte le imprese hanno accesso alla stessa tecnologia • Una data impresa può sopportare, per un certo periodo di tempo, costi di produzione più bassi rispetto a quelli dei suoi rivali • Questo può derivare dal fatto che l’impresa ha un brevetto che protegge una tecnologia di produzione più efficiente • Anche dopo la scadenza del brevetto l’impresa potrebbe mantenere vantaggi competitivi di costo in quanto sfrutta competenze/conoscenze apprese (curve di apprendimento) nel periodo di validità del brevetto
4. Altri fattori che influenzano la struttura del mercato (2) • Disponibilità di tecnologie differenti • L’esistenza di più tecnologie produttive comporta diversi possibili equilibri con libertà di entrata • In una data industria ci possono essere due tecnologie di produzione: (A) la prima presenta una scala minima efficiente alta; (B) la seconda una scala minima efficiente bassa • Caratteristiche delle tecnologie: la tecnologia (A) presenta alti costi fissi (F) e bassi costi marginali (MC); la tecnologia (B) presenta bassi F e alti MC • In questa situazione dovranno presentarsi diverse combinazioni per cui alcune imprese dell’industria adotteranno la tecnologia A e altre imprese la tecnologia B (non c’è dominazione di una tecnologia sull’altra) • Si arriverà ugualmente ad un equilibrio con libertà di entrata 13
4. Altri fattori che influenzano la struttura del mercato (3) • Informazione imperfetta • In molti casi si potrebbe avere un n (numero di imprese nel mercato) più alto di quello atteso perché non si percepisce una imminente riduzione della dimensione del mercato (S) • È il caso dello shock petrolifero del 1973 • Prima dello shock le imprese petrolifere investirono in grandi impianti di raffinazione • Dopo lo shock queste imprese si trovarono un eccesso di capacità produttiva a seguito della caduta della domanda • In definitiva, la capacità produttiva era maggiore di quella che sarebbe stata se le imprese avessero saputo in anticipo dello shock 14
4. Altri fattori che influenzano la struttura del mercato (4) • Errori di coordinamento • Esempio: settore della produzione di aerei da trasporto passeggeri • Nel settore si percepisce che c’è spazio per sole due imprese (n*=2) • Una (Boeing) è già nel mercato con la produzione del B747 • Altre due imprese (Lockeed e McDonnnell Douglas) iniziano un gioco d’attesa che per un certo periodo lascia n*=1 • Dopo questo periodo, Lockeed e McDonnnell Douglas decidono di entrare entrambe realizzando elevate perdite (n*=3) • Il valore effettivo di n (3) risulta maggiore del valore di equilibrio (n*=2) 15
5. Costi di entrata esogeni ed endogeni (1) • Finora abbiamo considerato costi di entrata esogeni • Ossia costi fissi che l’impresa deve necessariamente sostenere al momento dell’entrata, come ad esempio i costi di set up che sono determinati esogenamente e su cui l’impresa non può agire • Consideriamo ora i costi di entrata endogeni • Ossia costi fissi di entrata che sono una funzione crescente della dimensione del mercato (S)
5. Costi di entrata esogeni ed endogeni (2) • Costi esogeni • Esaminiamo i costi esogeni procedendo nei termini di un gioco composto di due stadi • Al primo stadio del gioco, l'impresa sostiene costi fissi che sono associati all'acquisizione degli impianti per avviare l'attività (costi di set up) • Questi costi fissi affrontati al primo stadio del gioco sono considerati come costi irrecuperabili e non hanno alcun ruolo nella determinazione delle politiche di prezzo prese dall'azienda durante la gestione ordinaria della sua attività
5. Costi di entrata esogeni ed endogeni (3) • Costi esogeni • Nell'analizzare poi la competizione di prezzo al secondo stadio, si presume che tutte le imprese operino allo stesso livello costante di costo marginale una volta fissati i propri prezzi • I prezzi fissati al secondo stadio dipendono dai costi di set up solo indirettamente, vale a dire, solo per l'influenza che essi hanno sulle decisioni d'ingresso nel mercato al primo stadio • Ne segue che ingressi eccessivi nel settore possono condurre al fallimento, perché i prezzi fissati al secondo stadio possono non coprire totalmente i costi di investimento iniziale
5. Costi di entrata esogeni ed endogeni (4) • Costi endogeni • I costi di questo tipo sono quelli su cui l'impresa ha potere decisionale, in quanto vengono sostenuti a seguito di scelte discrezionali • Essi possono essere di diversa natura: i costi pubblicitari ne sono l'esempio più evidente • I costi pubblicitari vengono sopportati con lo scopo di modificare ed influenzare la volontà a pagare dei consumatori (la domanda) e quindi sono scelte strategiche dell’impresa
5. Costi di entrata esogeni ed endogeni (5) • Costi endogeni • Supponiamo che, sostenendo maggiori spese promozionali al primo stadio del gioco, un'impresa riesca a rispondere successivamente alla domanda per i suoi prodotti • Ciò equivale a dire che, per ogni livello di prezzo fissato dalle concorrenti, la curva di domanda dell'impresa aumenta • È ovvio che le decisioni prese al primo stadio possono portare ad una escalation di spese delle imprese, e condurre così a costi non recuperabili più alti al livello di equilibrio • Inoltre, quanto più grande è la dimensione del mercato (e quindi i profitti raggiungibili allo stadio 2), maggiori saranno gli incentivi per le imprese ad investire in tali costi fissi per potersi accaparrare parte della domanda di mercato
5. Costi di entrata esogeni ed endogeni (6) • Costi endogeni • Ciò che emerge è che esiste, in condizioni generali, un limite inferiore al livello di equilibrio della concentrazione del settore, indipendentemente dalle dimensioni che può raggiungere il mercato • Il livello di questo limite dipende da come la domanda affrontata dalla singola impresa risponde agli aumenti delle sue spese fisse (nel nostro caso pubblicitarie) al primo stadio del gioco • Maggiore è il grado di risposta della domanda, maggiore sarà il limite inferiore dei livelli di concentrazione del settore
5. Costi di entrata esogeni ed endogeni (7) • Costi endogeni • A queste condizioni, aumenti nella dimensione del mercato (S) non possono portare ad una sua frammentazione (aumento nel n delle imprese) • Piuttosto, sarà prevedibile una escalation competitiva delle spese all'inizio del gioco che farà elevare il livello di equilibrio dei costi non recuperabili (e quindi i profitti totali che le imprese potranno dividersi in equilibrio saranno minori… e quindi sarà minore il numero delle imprese che possono sopravvivere in equilibrio) sostenuti dalle imprese già presenti nel settore ogni qualvolta la dimensione del mercato aumenterà, evitando perciò la tendenza alla frammentazione
5. Costi di entrata esogeni ed endogeni (8) • Costi endogeni • In definitiva, con costi di entrata endogeni avremo che il numero delle imprese non varia proporzionalmente con la dimensione del mercato (S) • Un mercato più grande spinge le imprese a realizzare maggiori investimenti come quelli in pubblicità • Poiché questi investimenti sono costosi, le imprese potranno spartirsi quote di profitti che crescono meno che proporzionalmente rispetto alla dimensione del mercato • In definitiva, quando i costi di entrata sono endogeni (pubblicità, R&S, ecc) variazioni della dimensione del mercato (S) avranno un impatto meno marcato sul numero delle imprese in equilibrio (n*) 23
6. Libertà di entrata e benessere sociale (1) • Quale effetto ha l’entrata sul benessere sociale ? • Dipende dai costi di entrata • In concorrenza perfetta l’equilibrio è socialmente efficiente se c’è libertà di entrata e se sono soddisfatte tre condizioni (stessa tecnologia, informazione perfetta e processo di entrata coordinato) • Se una di queste condizioni non è soddisfatta, allora anche in concorrenza perfetta la libertà di entrata non è socialmente efficiente • Supponiamo che: 1) nel mercato ci siano n imprese; 2) ciascuna impresa produce qn; 3) le imprese hanno un costo marginale costante (c); 4) la domanda è data da D(p); 5) nqn è la produzione totale del mercato; 6) pn = D(nqn) Figura 1 24
7. Libertà di entrata, differenziazione del prodotto ed efficienza (1) • Se il prodotto è differenziato, l’entrata di nuove imprese comporta un abbassamento del prezzo del prodotto e un aumento della varietà di prodotti • Quindi l’entrata di nuove imprese genera una esternalità positiva per i consumatori • Un esempio è la deregolamentazione nel settore delle apparecchiature per le telecomunicazioni negli USA • Il governo USA definì un nuovo protocollo che consentiva a utenti privati di connettere alla rete le proprie apparecchiature • Qualche anno dopo, il governo USA stabilì che la società TLC leader (AT&T) doveva alienare le compagnia telefoniche regionali 25
7. Libertà di entrata, differenziazione del prodotto ed efficienza (2) • Queste compagnie regionali, una volta alienate, non erano più costrette ad acquistare le proprie apparecchiature dalla società controllata dal colosso AT&T • Questa nuova situazione creò un ambiente più favorevole all’entrata di nuove imprese • Dal 1963 al 1987 il numero di imprese di questo settore passo da 104 a 481 • Aumenta nello stesso periodo anche il turnover con tassi di entrata e uscita molto alti • L’esistenza di un elevato turnover contribuì a ridistribuire output e capacità produttiva dalle imprese meno efficienti a quelle più efficienti 26