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Lo scrivano Felice (Totò) e il fotografo ambulante Pasquale (Enzo Turco) condividono con le rispettive famiglie una catapecchia nella Napoli di fine '800. La fame è tanta, così come sono le visite al banco dei pegni per racimolare qualche soldo. L'occasione per "mettere qualcosa sotto i denti" si presenta quando il marchese Eugenio (Franco Pastorino) chiede il loro aiuto. Il padre, infatti, gli vieta di sposare Gemma (Sophia Loren), la figlia di Don Gaetano (Gianni Cavalieri), ex-cuoco arricchito, e il giovane vorrebbe che le famiglie di Felice e Pasquale si spacciassero per i suoi parenti in occasione di un pranzo ufficiale con il futuro suocero...
In questi fil il cibo è un indicatore del grado sociale e dunque della differenza tra ricchi e poveri e fa capire come la fame possa spingere le persone ad arrangiarsi ed ingegnarsi per riuscire a affrontare situazoni difficili
UN AMERICANO A ROMA Ferdinando Mericoni (Alberto Sordi) detto "Nando" , fannullone romano di Trastevere che sogna l'America ad occhi aperti, in attesa di vederla da vicino, trasferisce la sua idea fissa a Roma e lo fa a suon d'imitazioni di ogni genere nelle quali coinvolge molti malcapitati, in particolare i genitori, ormai disperati, e la fidanzata Elvira. La sua fissazione consiste quindi nell' "americanizzare" tutto ciò che lo circonda, dagli oggetti della sua camera, al modo di vestire ogni giorno fino ai nomi (Elvy, papi, mami).
Qua il cibo, come quasi tutti gli altri aspetti del film, simboleggia la voglia di appartenere e di fare propria una cultura diversa..ma con scarsi risultati. Infatti quando il protagonista, durante il pasto, fa un mix di diversi ingredienti che lui reputa caratteristici della cultura americana, e si rende conto che il piatto di maccheroni che aveva inizialmente scansato è molto più buono di quella "zozzeria"comincia a mangiarli con voracità consegnando latte, yogurt e mostarda a gatto, topi e termiti.