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Modelli di analisi della domanda. Facoltà di Economia di Perugia (sede di Assisi) Laurea Specialistica in Economia del Turismo Corso in Economia del Trasporto (a.a. 2007-2008). Indice. Modelli di domanda a scenari Modelli di domanda econometrici/statistici Modelli di domanda aggregata
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Modelli di analisi della domanda Facoltà di Economia di Perugia (sede di Assisi) Laurea Specialistica in Economia del Turismo Corso in Economia del Trasporto (a.a. 2007-2008)
Indice • Modelli di domanda a scenari • Modelli di domanda econometrici/statistici • Modelli di domanda aggregata • Modelli di domanda disaggregata/scelta discreta • Approccio utilità costante • Approccio utilità casuale • Modello Logit multinomiale
Modelli a scenari (1) • Costruzioni di scenari alternativi che descrivono possibili stati del mondo, basati sull’identificazione e descrizioni di relazioni fondamentali tra variabili e con lo scopo di stimare gli impatti sulla politica di trasporto • Una volta identificate e descritte le relazioni fondamentali che intercorrono tra le ipotesi di cambiamento si cerca di capire come queste influiscano sui fenomeni oggetto dello studio tramite: • Modelli statistico-econometrici • Analisi qualitativa
Modelli a scenari (2) • Pregi: • previsioni what-if; • flessibilità; • non dipendenza dalla fonte dei dati • Difetti: • incertezza sulla natura, intensità, direzione dell’interazioni fra variabili e fra queste e gli scenari • in conclusione non suggeriscono nessun sentiero ottimale di condotta né alcuna valutazione sui diversi futuri
Modelli di domanda aggregati (1) • Tali modelli sono prevalentemente utilizzati nelle procedure di programmazione sia degli investimenti in infrastrutture, servizi e assetti territoriali (lungo periodo) sia negli interventi di regolazione del traffico (breve periodo) • Il punto di partenza di tali modelli è la delimitazione dell’area geografica oggetto di studio che viene suddivisa in zone potenzialmente omogeneee
Modelli di domanda aggregati (2) • Pertanto tali modelli studiano la “generazione” della domanda di trasporto (bisogno di spostamento) fra varie zone (O/D) • Modelli segmentati per fasi principali: • Generazione • Definiscono l’entità e la numerosità degli spostamenti • Scelta modale • Ripartizione della domanda fra le varie modalità • Distribuzione • Distribuire la domanda fra le varie zone • Assegnazione • Assegnazione delle unità di traffico ai percorsi che portano da i a j • Valutazione • Valutazione delle soluzioni identificate
Modelli di domanda aggregata (3) • La fase di generazione e di ripartizione modale più delle altre sono quelle analizzabili come domande di trasporto • Fase di generazione • Modelli di generazione = modelli gravitazionali • Tij = f (Ai; Bj; Cij) • T = numero di spostamenti fra i e j • A e B = opportunità di generare e attrarre spostamenti • C = costo generalizzato dello spostamento • i vari modelli si differenziano per le ipotesi sulla f, sulle variabili A-B, sulla struttura dei modelli
Modelli di domanda aggregata (4) • Fase della ripartizione modale • La domanda può essere soddisfatta da più di una modalità di trasporto (alternative) • Due interpretazioni: • “frequentista”: aggregazione della domanda soddisfatta da tutte le modalità e individuazione delle frequenze di ogni modalità → derivazione dei valori quantitativi dei traffici distinti per modo • “preferenze”: la domanda di una modalità è il risultato di una scelta dettata da preferenze → individuazione delle pobabilità di scelta • Tre fasi di costruzione dei modelli • Specificazione delle funzioni di scelta (individuaz. variabili) • Formalizzazione (trasformazione in forme funzionali) • Calibrazione (testare il modello)
Modelli di domanda aggregata (5) • Tali modelli sono stati concepiti essenzialmente per la stima della domanda locale di persone • Stima della domanda di merci • Entrano in gioco diverse variabili e soprattutto diversi decisori • Natura derivata della domanda merci (la funzione obiettivo non può essere interpretata direttamente in termini di utilità) • Diversità delle unità statistiche di riferimento (tonn, tonn/km, veicolo) • Per le merci bisogna riformulare la funzione obiettivo e in particolare definire il livello del ciclo di trasporto che si sta analizzando
Modelli a scelta discreta (1) • Modelli disaggregati che analizzano le scelte individuali (comportamento) in maniera descrittiva, astratta, operativa • Una scelta può essere vista come il risultato finale di un processo decisionale a fasi • Elementi di una teoria della scelta: • Decisore (individuo o gruppi) • Alternative (insieme di scelta universale/individuale) • Attributi (caratteristiche di alt. eterogenee) • Regola di scelta • Dominanza (confronto tramite attributi) • Soddisfazione (soglie minime per gli attributi) • Lessicografiche (rank degli attributi) • Utilità (ordinale/cardinale)
Modelli a scelta discreta (2) • Importanza del paradigma di individuo razionale (razionalità limitata) • Teorie delle scelte • Approccio classico: teoria del consumatore • Integrazioni: albero delle utilità; beni come input per la produzione domestica, approccio di Lancaster, vincoli di tempo • Approccio delle scelte discrete • Analisi delle “non scelte” di consumo • Insiemi di scelta di natura discreta • Individuare, tramite osservazioni, le preferenze del consumatore sulla base delle sue scelte (RP o SP)
Modelli a scelta discreta (3) • Secondo l’approccio alla Lancaster, l’utilità è funzione degli attributi, ovvero: • Dato un insieme di scelta C → Cn • L’individuo n sceglie l’alternativa i ε Cn se e soltanto se • Uin (Zin; Sn) > Ujn (Zjn; Sn) • Vantaggi dell’interpretazione probabilistica: • Inesatta conoscenza delle motivazioni individuali • Eterogeneità delle preferenze • Due approcci dei modelli probabilistici • Approccio dell’utilità costante (e della regola decisionale casuale) • Approccio dell’utilità casuale (RUM)
Approccio dell’utilità costante • La scelta dell’individuo non è funzione di una massimizzazione ma di un processo probabilistico • Il più semplice modello di UC è quello di Luce (1959) basato sull’assioma di scelta: • La probabilità di scegliere un’alternativa di un insieme C non è funzione del sottoinsieme S di C che contiene l’alternativa • Se j è sempre scelto rispetto ad i allora i può non essere considerato, il che appare ragionevole, quando si valutano le alternative presenti in C • Le probabilità di scelta di un insieme dipendono solo dalle alternative incluse in questo insieme • Dato l’assioma è possibile derivare un modello di scelta in cui le utilità sono direttamente proporzionali alle probabilità di scelta • Limiti del modello: • Indipendenza dalle alternative irrilevanti (IIA) • Scalarità semplice (importanza delle differenze)→ indipendenza dell’ordine delle preferenze
Approccio dell’utilità casuale (1) • Le inconsistenze nel comportamento individuale sono spiegate con la difficoltà dell’analista di osservare le funzioni di utilità dell’individuo • L’utilità diventa perciò una variabile casuale → assunzione di una distribuzione di probabilità congiunta • Ragioni della non coincidenza tra scelte realizzate e scelte osservate • Importanza di attributi inosservati • Presenza di preferenze inosservate • Errori di misurazione e informazione imperfetta • Utilizzo di variabili strumentali
Approccio dell’utilità casuale (2) • L’utilità di un’alternativa può esprimersi come la somma di due componenti: • Componente (utilità) deterministica V(z; S) • Componente casuale ε(Z; S)→ termine di errore • Un modello di scelta è derivato assumendo una specifica distribuzione di probabilità congiunta per i termini d’errore • Assumendo IID per i termini di errore, la scelta diventa funzione delle differenze delle utilità delle alternative
Approccio dell’utilità casuale (3) • Quando l’insieme di scelta comprende solo due alternative, i e j, si ha il caso dei modelli binomiali • La probabilità dipende dalla differenze delle utilità (determ.)→ la scala delle utilità non conta • L’utilità deterministica è funzione degli attributi e delle caratteristiche socioeconomiche • Normale assunzione di linearità nei parametri (ma non negli attributi) • Varie assunzioni sugli attributi da inserire (ASA) e sui parametri (ASP)
Approccio dell’utilità casuale (4) • Il termine d’errore generalmente è assunto a • Media zero → aggiungere una costante alla componente deterministica → “contano solo le differenze” • Varianza data (fissare la scala delle utilità) • Dipendente dagli attributi non osservati • Diverse assunzioni sulla distribuzione del termine d’errore danno origine a modelli diversi • Modello Lineare (distribuzione uniforme) • Modello Probit (distribuzione normale) • Modello Logit (distribuzione gumbel → logistica)
Modello Logit Multinomiale (1) • I termini di errore sono assunti essere indipendenti e identicamente distribuiti (la matrice var/covar è diagonale) secondo una distribuzione detta Gumbel • La loro differenza è invece distribuita secondo una logistica • L’indipendenza dei termini di errore è una assunzione forte ma non impossibile (corretta specificazione della funzione di utilità)
Modello logit (2) • Derivazione del modello • La probabilità di un alternativa è data da • Assumendo εin fisso, l’espressione sopra può essere intesa come la distribuzione cumulata di εjn valutata in uno specifico punto
Modello Logit Multinomiale (3) • Dato che i termini di errori sono indipendenti, la distribuzione cumulata per tutti i j≠i è pari al prodotto delle singole distribuzione cumulate • Dato che εin non è dato bisogna integrare per tutti i suoi possibili valori, quindi l’espressione precedente diventa • Con opportuni passaggi matematici il tutto diventa
Proprietà di un modello Logit Multinomiale • La P(i) è compresa tra 0 e 1 = la probabilità dipende dall’attrazione di un alternativa rispetto le altre • La somma delle diverse probabilità è pari a 1 • Facile interpretazione della relazione tra utilità deterministica e probabilità di scelta Fonte: Train, 2003
Limiti del modello Logit Multinomiale • Assunzioni di termini di errori IID • Identico termini di scala (relazione inversa con la varianza) per tutti gli errori • Incapacità di considerare nel modello eterogeneità “non osservate” delle preferenze • Incapacità di considerare correlazione delle scelte nel tempo • Proprietà IIA = indipendenza dalle alternative irrilevanti (o sostituzione proporzionale fra le utilità)
Proprietà IIA • Il rapporto tra le probabilità di due alternative non dipende dalla presenza/assenza di altre alternative • In termini formali • La proprietà IIA da vita al cosiddetto paradosso dell’autobus blu/rosso
Paradosso dell’autobus blu/rosso • Due modalità di trasporto: • Autovettura → P(A)= ½ • Bus rosso → P(Br)= ½ • P(A)/P(B) = 1 • Introduzione di una nuova modalità ma quasi identica alla seconda (bus blu) • P(Bb) = P(Br)= P(Bb)/P(Br) = 1 • P(A)/P(Br) non deve cambiare per la IIA • Questo è possibile solo se P(A)= P(Bb) = P(Br) = 1/3 • In realtà ci si aspetterebbe • P(A)= ½ • P(Bb)= P(Br)= ¼
Ancora sul’IIA • La IIA può essere definita anche come sostituzione proporzionale fra un alternativa e le altre • Ovvero se un alternativa migliora/peggiora tale cambiamento fa diminuire/aumentare proporzionalmente le probabilità di scelta delle altre alternative • IIA è un’assunzione valida se le alternative sono realmente percepite come distinte. Se così allora: • Stima delle probabilità su sottoinsiemi di scelta • Interessi dell’analista • Test per validare l’IIA • Due fasi di stima con differenti (ridotti) insieme di scelta • Stima dopo l’introduzione di attributi di altre alternative
Altri elementi da considerare: aggregazione • Problemi nell’aggregazione delle scelte individuali (a differenza di modelli lineari o di regressione) • Varie procedure di aggregazione: rappresentatività del dei campione; segmentazione Fonte: Train, 2003
Altri elementi da considerare: metodi di stima • Metodo principalmente utilizzato è quello della massimo verosimiglianza (ML) • Dato un campione di N osservazioni bisogna trovare quei parametri (stime) che massimizzino la funzione di verosimiglianza (ovvero che riproducano verosimilmente le scelte effettive) e che rispettino alcuni test statistici (consistenza, efficienza, distribuzione normale).
Altri elementi da considerare: derivate e…. • Derivate delle probabilità logit Derivata diretta Derivata indiretta
…ed elasticità • Elasticità del modello logit Elasticità diretta Elasticità incrociata
Altri elementi da considerare: test sui diversi elementi del modello • Esistenza di diversi test sugli elementi del modello tra cui • T-statistici • Rapporto di verosimiglianza (con rispetto la cost. o l’assenza di parametri) • Test sulla bontà del modello • Test degli attributi generici • Test sull’IIA • Test su specificazioni non lineari
Esempio di scenari possibili (Fonte: ITS, 1982)
Esempio di scelta discreta (1) • Scelta fra due modi alternativi di trasporto A e B • U(Qa, Qb) dove • Qa è 1 se è scelto il modo A (0 altrimenti) • Qb è 1 se è scelto il modo B (0 altrimenti) • Tale funzione di utilità non è differenziabile ovvero l’analisi si sposta dalle domande alle utilità
Esempio di scelta discreta (2) • Ua = U(Ta, Ca) / Ub = U(Tb, Cb) • Ua = -β1Ta - β2Ca / Ub = -β1Tb -β2Cb • Ua = -βTa –Ca / Ub = -βTb –Cb • Ua ≥ Ub • -βTa –Ca ≥ -βTb –Cb • -β(Ta –Tb) ≥ Ca –Cb • β(Ta –Tb) ≤ Cb – Ca • Β = (Cb – Ca)/(Ta –Tb)