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La crisi della Relazione nel tempo della Comunicazione. Un confronto alla luce del pensiero di padre Cornelio Fabro Flumignano – 21 giugno 2013 A cura del dott. Renato Pilutti – Teologo e Vicepresidente di Phronesis Associazione nazionale per la Consulenza filosofica. L’uomo.
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La crisi della Relazione nel tempo della Comunicazione. Un confronto alla luce del pensiero di padre Cornelio Fabro Flumignano – 21 giugno 2013 A cura del dott. Renato Pilutti – Teologo e Vicepresidente di Phronesis Associazione nazionale per la Consulenza filosofica
L’uomo • L’uomo è ragionevole, autocosciente, libero… ma in che misura? • L’uomo è capace di azioni quotidiane e di progetti di medio-lungoperiodo… • L’uomo è capace di azioni grandiose e di mediocrità, e perfino di crimini… • L’uomo ha passioni e innamoramenti, ma anche disamoramenti e stanchezze… • L’uomo… è, ha…
L’uomo in relazione • L’uomo fa fatica a stare solo, ha bisogno degli altri, è nella relazione, • La relazione mette l’uomo davanti al suo simile, con cui deve mettersi in gioco, • Il simile richiama il limite dell’uomo stesso, che si rende conto guardandosi nello specchio dell’Altro, • L’Uomo è sempre anche l’Altro, • La relazione è ciò-che-collega un uomo a un altro uomo.
La Relazione • La relazione prevede una distanziazione e un avvicinamento, è un gioco tra due poli e tra le parti: è un gioco delle parti, • La relazione è sempre in gioco nella vita umana, si può interrompere, ma non per sempre, se uno va a vivere in Antartide o sulle sponde del lago Bajkal, ma nel nostro quotidiano essa persiste imperterrita, anche quando non vorremmo: quante volte non vorremmo che la relazione non ci condizionasse ogni giorno, ogni momento, in ogni luogo… o quasi? • …e anche qui dove ci troviamo, forse?
Il Dialogo • Dialogo significa “parola che congiunge due persone attraversando uno spazio fisico e mentale”, avviene mediante lo scambio vocale o scritto, a vista o meno, ma per essere tale, cioè “dia-logo” prevede un riconoscimento tra i due dialoganti e un proporzionato “investimento emotivo”, • Il dialogo richiede di accettare la fatica dell’ascolto e la possibilità del fraintendimento, dell’equivoco, del malinteso, del silenzio offeso e ammutolito, e perciò ha bisogno di una specie di “manutenzione”, • Il dialogo è “vita spirituale” e condizione per ogni comunicazione vera ed efficace tra esseri umani.
La Comunicazione • È un mettere-in-comune (communisactio): ma che cosa? • Informazioni, • Nozioni e saperi, • Aggiornamenti, • Stati di avanzamento, etc., e richiede un uso corretto dei “mezzi di comunicazione”, che sono sia quelli tradizionali, cartacei, sia quelli telematici sempre più efficienti, ma che non possono mai sostituire… il dialogo e la relazione.
Un Circolo virtuoso • Se riusciamo a considerare Relazione-Dialogo-Comunicazione come un “circolo virtuoso”, creiamo le condizioni per vivere, operare, lavorare bene, • Un circolo virtuoso è un meccanismo di rinforzo, del quale tutti partecipano, • È virtuoso proprio perché la sua circolarità aumenta progressivamente l’efficacia dell’azione, • La circolarità aumenta anche le possibilità di comprensione reciproca, arricchendo -a ogni passaggio- le conoscenze e le opinioni dei singoli.
L’Io e il Tu • Di solito prevale l’Io, perché il Tu è l’Altro-da-te, ed è anche naturale che sia così, ma se questo prevalere permane come unica condizione della relazione, ogni “io” cercherà di marcare il proprio territorio, dimenticando che altrettanto può fare o sta facendo il “tu”, e allora come muoversi? • Non tanto delimitando il territorio come può fare un leone maschio, ma negoziare gli ambiti di azione complementare, concordandone alcuni insieme, in una collaborazione reciproca e utilmente in grado di far fruire a ciascuno dei due delle competenze specifiche dell’altro: il contrario di ciò che spesso si fa in un malinteso senso della competizione.
Il Riconoscimento dell’Altro • Vi è un riconoscimento del soggetto altrui di tipo fattuale-giuridico-politico, cui giocoforza tutti ci assoggettiamo (nessuno può scegliersi i compagni di scuola, di lavoro, di stanza d’ospedale…), e vi può essere un riconoscimento di carattere antropologico-morale: in questo caso il riconoscimento ammette senza esitazioni l’uguaglianza ontologica e valoriale dell’altro-con-me: l’altro vale quanto me, l’altro può avere ragione e ragioni quanto e più di me, e, in altra situazione, viceversa, • Questo è il vero riconoscimento, atto a creare le basi per una collaborazione senza pre-comprensioni e pre-giudizi.
La Persuasione • Ci capita di incontrare molte persone: alcune sono molto convincenti, altre di meno, alcune per nulla. Il tema comune a tutti è quello della persuasione. • La persuasione non è una procedura manipolatoria, ma un ragionamento proposto e condiviso nel suo procedere: il grande filosofo goriziano Carlo Michaelstaedter distingueva rigorosamente la persuasione dall’arteretoricadel bel dire, che contraddistingue -e perciò può essere ingannevole- sia le personefededegne, sia gli imbonitori e i bluffatori di ogni risma, genere e specie. La Programmazione Neurolinguistica è una forma di persuasione da vigilare. • La persuasione si mostra come capacità di coinvolgimento morale ed operativo circa la plausibilità della proposta.
La Responsabilità • Non sempre quando si sente declinare il tema della responsabilità ci si accorge che chi parla e chi ascolta ha presente il significato vero e profondo del termine… quante volte sentiamo gente che dice: “mi assumo la responsabilità di… e di…”, verrebbe da chiedergli: “ma allora tu rispondi di quel danno lì, che ammonta a…”, “bè no, perché non ho agito solo io, ma anche altri…” e via scusandosi. • La responsabilità è una cosa seria, significa “rispondere di qualcosa”, in liquido e in solido, ma soprattutto sotto il profilo morale.
La Relazione è Libertà • Se quello che abbiamo detto ha un fondamento, allora, se la comunicazione resta nel campo della tecnica del rapporto tra essere umani, la relazione, invece, ne esprime tutto il potenziale di libertà… • …io, solo se mi re-laziono, sono libero, nel senso che scelgo di guardare negli occhi l’altro ri-conoscendolo come un altro-io, come un soggetto che è pari a me, non come oggetto destinatario di una comunicazione. • La relazione è libertà perché mi esprime nel tratto della distanziazione e dell’avvicinamento, come in una dinamica respiratoria, essenziale, vitale!
La libertà in generale “Libertà”, come concetto e valore, si declina in diversi modi. I quattro principali sono: • quello liberale (ad esempio, mutuato da J. Stuart Mill), esso sostiene che la libertà sussiste fino dove inizia la libertà altrui, e non si pone limiti di carattere etico, se non questi; • la sua estremizzazione contemporanea del “fare ciò che si vuole”; • quello illuministico-kantiano, basato sul dover-essere e sul dover-fare ciò che spetta nella condizione data; • quello ispirato alla dottrina classica delle virtù, che si definisce come segue: “libertà è volere ciò che si fa” nella consapevolezza. Una libertà ispirata dalla ragione come “Rectaratioagibilium” (Tommaso d’Aquino).
Il pensiero del padre Fabro • Il padre Cornelio Fabroha molto studiato sul tema della libertà, e ha fondato questo studio su una critica serrata alla filosofia moderna e contemporanea derivante dal pensiero idealista, cioè dalla tesi secondo la quale essere e pensiero coincidano. • Secondo Hegel, in particolare, questo è il cominciamento e il fondamento di tutta la teoria della conoscenza. • Se questo è l’intento, allora anche la verità coincide con la certezza e la libertà con l’opinionesoggettiva di ciascuno dentro il mondo. La verità è pertanto destituita di ogni valenza oggettiva.
La Libertà è possibile solo nella Relazione con l’Essere • In questa sede non possiamo permetterci di andare molto “dentro” il pensiero del Nostro, ma alcune cose si possono dire: • Per Fabro, se nella condizione umana si può dare la nozione di libertà, questa nozione non può essere staccata dalla realtàdell’essere, e quindi dalla verità delle cose, ma di converso si stacca costantemente dal “sensuscommunis”, come solito-modo-di pensare (Schelling). • Prima dicevamo che, forse, libero è “chi vuole ciò che fa”, non “chi fa ciò che vuole”, perché in questo caso potrebbe non conoscere ciò-che-vuole, ma venire semplicemente influenzato e attratto da un “qualcosa” di immediatamente gradevole. • Il padre Fabro è su questa linea.
Il Dialogo e la Libertà per il Senso • L’uomo è alla continua ricerca del senso delle cose e della propria vita, in un percorso che non conosce, in un tempo non pre-definito, con partner o senza, e che, quando ci sono, non ha la possibilità di scegliere, se non in alcuni casi. • Il senso è forse l’elemento più importante per la costruzione di un progetto di vita, perché è la “direzione” da prendere, la ragione che supporta la scelta, la de-cisione che mantiene una rotta. • Il dialogo nella libertà è forse il percorso migliore: • Dialogo perché parola conflittuale condivisa, libertà perché condizione della scelta.
La libertà e la speranza • La libertà come luogo della scelta ragionevole, non può non avere speranza, così come la fede è “sustanza di cose sperate/ etargumento delle non parventi” (Paradiso, XXIV, 64). • Il padre Fabro (Riflessioni sulla libertà, Edivi, Segni, 2004, 83.126) ci ha insegnato a riprendere per mano un concetto di libertà non banale, scontato, mediatizzato, ma faticoso, meritevole di attenzione e di allenamento. • È sembrato voler dire che non basta il talento della libertà, ma occorre l’allenamento alla ricerca dell’essere, cioè della verità, e quindi della libertà, come dice Giovanni (8, 32): “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.