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Psicologia penitenziaria L’intervento dello psicologo in ambito penitenziario. una risorsa e una sfida. Dott.ssa Doris Saltarini psicologa psicoterapeuta esperta in psicologia penitenziaria. email: doris.saltarini@alice.it Studi: Milano e Segrate Tel.02/2139151-335/6301874.
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Psicologia penitenziariaL’intervento dello psicologo in ambito penitenziario una risorsa e una sfida
Dott.ssa Doris Saltarinipsicologa psicoterapeutaesperta in psicologia penitenziaria email: doris.saltarini@alice.it Studi: Milano e Segrate Tel.02/2139151-335/6301874
Note professionali • Psicoterapeuta in analisi transazionale e psicoterapie autogene, con pazienti privati • Consulentepsicologa del Ministero di Giustizia dal 1995 ad oggi – C.R. Opera • Psicologa convenzionata Ser.T. – Servizio Tossico- dipendenze e alcooldipendenze -ASL Rozzanoe MI • Componente dal 2006 della CommissioneSanità presso l’Ordine Psicologici della Lombardia – per riqualificazione e valorizzazione del ruolo • Referente Regione Lombardia della SIPP dal 2003 • Pubblicazione “Psicologia Penitenziaria” dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, 2009
Programma • Definizione • Dati in Italia e in Lombardia • Contesto: organizzazione dell’istituzione – aree • Normative, leggi • Ruolo e funzioni dello psicologo penitenziario • Osservazione scientifica della personalità: colloquio clinico • Trattamento penitenziario e psico-rieducativo • Il doppio mandato • Il Sostegno psicologico • Il Servizio Nuovi Giunti – fasi critiche • Presidio Tossicodipendenti – presa in carico
Formazione e qualificazione • Laurea in psicologia e abilitazione alla professione • Commissione esaminatrice presso il PRAP • Inserimento nell’elenco degli “esperti ex art. 80 O.P.” nella disciplina della psicologia(o criminologia) • Convenzione annuale come consulente • Non adeguata formazione preliminare, né supervisioni • Sarebbe auspicabile una formazione in campo clinico nella relazione con soggetti in stato di privazione della libertà e una formazione sul lavoro in equipe multidisciplinare
Definizione di psicologia penitenziaria • l’applicazione della psicologia nella fase dell’esecuzione della pena negli istituti penitenziari, nella fase dell’esecuzione penale esterna, nella giustizia minorile • rivolta primariamente ai detenuti ma anche al personale e all’istituzione/organizzazione • finalità : valutare il reo ed incidere significativamente sulla sua organizzazione esistenziale verso l’autocritica, il senso di responsabilità e la rieducazione • disciplina recente (criminologia, psicologia della devianza, ordinamento penitenziario) • nasce con la Legge di Riforma dell’Ordinamento Penitenziario del 26 Luglio 1975, n. 354
Differenze con la psicologia giuridica • fase dell’intervento:esecuzione penale dopo la fase del giudizio • il contesto/setting è quello dell’istituzione penitenz. • attività: tipo diagnostico ma anche terapeutico-riabilitativo (contatto di lunga durata con il “cliente”) • gli interventi interdisciplinari richiedono interazioni con molte figure professionali e non prevalentemente magistrati • questione “doppio mandato” e “cliente involontario” trovano un’esasperazione nella psicologia penitenziaria che si colloca tra richiesta dell’istituzione e bisogno di cura del soggetto
Detenuti presenti per Posizione GiuridicaSituazione al 31 marzo 2011
Costo medio giornaliero detenutoAnni 2001 – 2010 (importi in euro)
Contesto • Organizzazione degli istituti penitenziari • La Casa di Reclusione di Milano-Opera • Vita dei detenuti • Aree:Direzione,Polizia Penitenziaria, Educativa, Sanitaria,Amministrativa
Leggi - normative - principi (1) • “esperto” ex art. 80 dell’Ordinamento Penitenziario - Legge di Riforma del 26 Luglio 1975, n. 354 • formalizzazione del ruolo dello psicologo • nel 1979 gli Esperti iniziano a far parte dell’equipe interna • umanizzazione della pena e della sua finalità rieducativa e riabilitativa • osservazione della personalità e trattamento individualizzato • recupero del soggetto deviante • reinserimento sociale: misure alternative alla detenzione
Leggi - normative - principi (2) • Costituzione della RepubblicaItaliana 1948 – Art 27 – principio rieducativo • Risoluzione adottata dall’ONU il 30 agosto 1955 – partecipazione di specialisti • Legge n. 663/86, c.d. Legge Gozzini-ampliamento misure alternative e decarcerizzazione • Legge n. 156/98, c.d. Legge Simeone-Saraceni – politica del non-ingresso • Regolamento di esecuzione della Legge n. 354/75, d.P.R. n. 230/2000
Ruolo e funzioni • osservazione e trattamento • sostegno psicologico • servizio nuovi giunti • consiglio disciplina integrato • presidio tossicodipendenze • svariati Progetti
“Osservazione scientifica” della personalità dei detenuti • segnalazione istituzionale (educatori) • da concludersi entro 9 mesi dall’apertura • colloqui clinici psicodiagnostici e prognostici
Equipe di Osservazione e Trattamento - multidisciplinare • area educativa • obiettivi: • confrontarsi sul “caso” • documento: relazione di sintesi • programma di trattamento intra o extra-murario • Magistratura di Sorveglianza (Magistrato di Sorv. che deve approvare, e il Tribunale di Sorv.) • elemento di cerniera tra osservazione e trattamento • aggiornamento della relazione di sintesi
G.O.T. – Gruppo di Osservazione e Trattamento • gruppo interdisciplinare allargato • presenti anche figure non istituzionali • coordinato dall’educatore • rilevanza interna • obiettivo: raccogliere dati e valutazioni
Trattamento penitenziario intramurario • Istruzione (scolastica e formazione profes.) • Lavoro (per l’amministrazione penitenziar. o per imprese pubbliche o private) • Religione • Attività culturali, ricreative e sportive • Relazioni con i familiari • Trattamento psico-rieducativo, colloqui con gli operatori
Trattamento penitenziario extramurario - benefici e misure alternative alla detenzione • Permesso Premio • Affidamento in prova al Servizio Sociale (U.E.P.E.) • Detenzione domiciliare • Lavoro all’esterno - Art. 21 • Semilibertà • Liberazione anticipata
Il doppio mandato • Il committente (la società, l’Amm. penitenziaria, la Magistratura di Sorv.) non corrisponde all’utente (detenuto) • Il “doppio mandato” non è episodico bensì strutturale • Conflittualità tra esigenze di sicurezza e trattamento, tra punire e curare, tra esigenze giudiziarie e sanitarie
Il setting • Definire le condizioni minime per svolgere il colloquio • Prendere accordi precisi con il detenuto • Alleanza terapeutica • Non volontarietà della richiesta
Il colloquio psicologico in carcere • Intervista semi-strutturata • Stile empatico • Finalità diagnostiche e prognostiche • Eventuale utilizzo di reattivi mentali • Raccogliere dati biografici ed anamnestici • Profilo personologico • Delineare gli aspetti cogniti, affettivi, emotivi e relazionali • Criminogenesi e criminodinamica del reato • Consapevolezza: limiti della conoscenza psicologica e delle capacità predittive
Relazione di osservazione della personalità • Modi di relazionarsi con lo psicologo e con il contesto • Profilo personologico e struttura di personalità • Atteggiamento rispetto al reato (autocritica, senso di colpa, dinamica) • Cause della devianza • Dipendenze patologoche • Progettualità - prognosi • Parere riguardo al programma trattamentale intra o extra-murario
Consiglio di disciplina integrato • Regime di sorveglianza particolare(art.14 bis O.P.) • Meccanismo sanzionatorio, ruolo giudicante • Composizione: direttore, ispettore, 2 esperti ex art. 80, medico, educatore • Valutazione della gravità di particolari comportamenti e delle misure da adottare (isolamento) • Tenendo presente i problemi di sicurezza da un lato e la personalità del detenuto dall’altra
Sostegno psicologico • domanda spontanea del detenuto o segnalazione istituzionale • indirizzato ai detenuti in attesa di giudizio - indiriz.ai detenuti in fase critica o situazioni a rischio • obiettivo: supportare l’ Io nelle fasi più critiche della carcerazione e prevenire gesti suicidari, autolesivi e eteroaggressivi • contenere la sindrome da prisonizzazione, gli effetti negativi della istituzionalizzazione, soprattutto nei “primini”e nei giovani adulti • è indirizzato a ridurre un decadimento e perdita di interessi del soggetto
Disagi derivanti dall’esperienza detentiva • Sindromi ansioso-depressive • Prisonizzazione -distorsioni personologiche • Frustrazione e aggressività • Conflittualità con gli agenti di pol.penitenz. • Scarsità di stimoli • Simulazione • Meccanismo difensivo del “qui ed ora” • Adesione alla subcultura carceraria
Servizio Nuovi Giunti • Istituito nel dicembre 1987, con la circolare Amato n. 3233/5683 • Colloqui di primo ingresso per prevenire gesti suicidari e anticonservativi; oltre che evitare che sia esposto a violenza da parte di altri detenuti • Dare indicazioni sull’ubicazione e tipo di Sorveglianza • Valutare e individuare i casi a rischio(diagnosi) per una successiva presa in carico (trattamento) • Modello di rete – rete di protezione • Dal 2003 Progetto DARS e dal 2010 tran. all’A.O.
Fasi critiche della vita detentiva • prima esperienza detentiva (“primini”) • giovane età (e anche età avanzata) • pregressi atti suicidari o autoconservativi • separazione coniugale • perdita della patria potestà genitoriale • notizia di malattia fisica grave • morte o grave malattia di un congiunto • notizia di lunga condanna - rigetto richiesta benefici • difficoltà di adattamento alla vita carceraria • misura dell’isolamento–ubicaz. in rep.a regime partic. • detenute madri (ICAM) • malattia mentale, particolari psicopatologie (depressione, elem. fobico-persecutori, distur.Boorder. e narc., psicosi, tox e alcooldip., aggress.,isol.soc.)
Presidio Tossicodipendenti • Riferimenti Legge 162/90 TU stupefacenti 309/90 • Assistenza e presa in carico tox e alcool-dip. • Delineare la relazione tra droga e criminalità, • Distinzioni specifiche tra: utilizzatori, consumatori, tossicodipendenti e tossicomani • Strutture di secondo livello, gli ICATT • Trasferito al Servizio Sanitario Nazionale (ASL- Ser.T.) con D.Lgs 230/99 • Affidamento con Programmi terapeutici Territoriali o Comunitari • Doppia diagnosi • Nuove dipendenze
Trattamento psico-rieducativo(1) • colloqui clinici • obiettivi: favorire il cambiamento, la crescita personale, l’autocritica, il senso di colpa e di responsabilità; motivare al reinserimento sociale; individuare le problematiche individuali di carattere intrapsichico e relazionale che spieghino le motivazioni dell’azione trasgressiva • patto trattamentale (contratto terapeutico) e setting • criticità: non volontarietà della richiesta del detenuto e doppio mandato
Trattamento psico-rieducativo(2) • Sovvertire la mentalità custodialistica dell’istituzione • Sovvertire la mentalità “dell’uscire” del detenuto • La relazione trattamentale come risposta al bisogno di contenimento del detenuto, recuperare dignità • Alcune manifestazioni del soggetto sono condizionate più dal contesto che dalla personalità stessa
Altri ruoli e funzioni • consulenza psicologica su casi e situazioni particolari • sviluppo e attuazione di modelli specifici di intervento su gruppi particolari di detenuti (malattia mentale, pedofilia, serial killer, pentiti, collaboratori di giustizia, ecc.) • analisi della struttura e del funzionamento della struttura carceraria • formazione e aggiornamento degli agenti e degli altri operatori • svariati progetti (D.A.R.S., U.E.P.E.,ecc…)
Linee evolutive dello psicologo penitenziario • promuovere una cultura psicologica del trattamento • incentivare interventi trattamentali • valorizzare e ridefinire la figura professionale • occuparsi del coordinamento e supervisione dei gruppi di lavoro • occuparsi della formazione e prevenzione del burnout nella polizia penitenziaria • incentivare il confronto con i servizi territoriali • favorire l’intervento psicologico nella fase di passaggio all’esterno del detenuto • promuovere modelli di intervento specifici • psicoterapia