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ROMA 31 ottobre 2012, Il Governo ha ridotto drasticamente il numero delle Province italiane, portandole - nelle Regioni a statuto ordinario - da 86 a 51, comprese le 10 città metropolitane.
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ROMA 31 ottobre 2012, • Il Governo ha ridotto drasticamente il numero delle Province italiane, portandole - nelle Regioni a statuto ordinario - da 86 a 51, comprese le 10 città metropolitane. • Dal primo gennaio prossimo saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l'esercizio di funzioni a non più di 3 consiglieri provinciali. • Città metropolitane - Dal primo gennaio 2014 diventeranno operative (si tratta di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria) e andranno a sostituire le Province nei maggiori 'poli urbanì realizzando così, sottolinea il governo, «il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e tuttavia rimasto finora incompiuto». • L'effettivo riordino delle Province entrerà in vigore dal 1 gennaio 2014; a novembre 2013 dovranno tenersi le elezioni per decidere i nuovi vertici (che, come nuovo ente di secondo livello, secondo quanti previsto dal decreto Salva-Italia, potranno esprimere un consiglio provinciale e il presidente della Provincia, con la relativa soppressione della Giunta).
Geografia politica delle regioni italiane • L. Febvre La Francia si chiama diversità • F. BRAUDEL
Come si può spiegare questa definizione PLURALE di uno stato che pure è unitario, e che tutto sommato misura delle differenze relative?
morfologia • pedologia • rilievo • alcuni rilievi • alcuni fiumi • storia unitaria dello stato • la presenza unificante di Parigi • la Coscienza della FRANCIA UNA E INDIVISIBILE • Giovanna d’arco? • La rivoluzione • Piuttosto con le strade • la scuola elementare • Anche più della logica della attuale urbanità diffusa…
In realtà la differenziazione si DETERMINA GRAZIE A UNA AMPIA SERIE DI CONNOTATI MINUTI • ANTICHE FRONTIERE DELL’ORGANIZZAZIONE SOCIALE • DIFFUSIONE DELL COLTURE • TECNICHE • RAPPORTI SOCIALI CONDIZIONI CHE RESTANO IMPRESSE NELLE COMUNITà LOCALI E NELLE LORO VOCAZIONI
TANTO CHE SI PASSA DALL’aménagement del territoire Ai CONTRAT DE PAYS • Passando per le metropoli di equilibrio e per le città medie (in GB NEW TOWNS) • Più che una FRANCIA, (un discorso, una immagine, un mito) • Più regioni: • Normandia, Bretagna, Languedoc… con propri miti, immagini, suggestioni… • E poi ulteriori partizioni ALTA NORMANDIA E BASSA ….
E L’ITALIA? • 1. GEOGRAFIA FISICA • a. Ampia latitudine, stretta longitudine, arco alpino, arco appenninico, corteggio isolano…UN MOSAICO DI QUADRI AMBIENTALI • b. Climi, mofrfologia, natrura dei suoli, difficile da connettere, difficili da far toccare anche se prossimi…. • 2. LE GENTI • a. A questa diversità QUELLA STORICA E SOCIALE : colonizzazioni, circolazioni, organizzazioni sociali e politiche differenti, divaricazioni • b. Tardi l’unità, tardissimo i legami dei trasporti e la scolarizzazione di massa
“Il grado in cui l’ambiente è stato incorporato nella storia - è divenuto, in una parola, realtà umana - si manifesta in Italia molto diverso da zona a zona, con soluzioni incomparabili e una variazione di contenuti che è raramente riscontrabile, in egual misura, nei paesi vicini.” Lucio Gambi 1972
Da una parte si delineavano i DISTRETTI DEL SETTENTRIONE E DI PARTE DEL CENTRO • In cui avevano dominato le civiltà urbane (i comuni) le cui dominazioni e gravitazioni avevano prodotto il ritaglio territoriale • LE città avevano: ADEGUATE CAPACITA’ DI COORDINAMENTO, CON ARMATURA DI PICCOLI E MEDI CENTRI DI SUPPORTO, ovvero una • TRAMA DI “REGIONI FUNZIONALI”
D’altra parte stavano il meridione e le isole nei quali l’assenza di un sistema di ORDINAMENTO URBANO • “aveva impedito una moderna aggregazione territoriale”: • CARTA DELLA SARDEGNA… FUNZIONALE….
XIII XVI Curatorie/giudicati/lingue
“Quella a cui si da il nome di regione è solo una zona che ripete un ritaglio economico-giurisdizionale disegnato alquanti secoli fa (quindi in condizione storica inconfrontabile con quella odierna) e si distingue a volte in modo esclusivo per idiomi, forme di vita e insediamento, costumi famigliari e sociali che risalgono a epoca remota: cioè precisamente le situazioni e le forze che impediscono ora una ristrutturazione economica e urbanistica” Lucio Gambi, 1972
Insomma dopo un secolo di unità era difficile capire il ritaglio amministrativo, e dopo un altro quarto è ancora più complesso… • LE RETI IMMATERIALI • CI SONO TROPPE NOVITà NEL MONDO ATTUALE PER LASCIARE CHE LE COSE LE DINAMICHE I FATTI POSSANO ESSERE LETTI, OSSERVATI, COMPRESI CON I VECCHI STRUMENTI. • SI PASSA DA UNA STRUTTURA PIUTTOSTO MATERIALE E FUNZIONALE DELLA ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE (VON TUNEN, WEBER, CHRISTALLER)
A dinamiche enormemente veloci e intersettoriali, immateriali e della comunicazione, emergono nuove soggettività, nuovi nuclei aggregativi, nuovi campi d’azione (economica e politica)
DA UN MONDO IMPERNIATO SUGLI STATI • A logiche nuove di convergenza e scontro…. Anche se…. Alle vecchie gerarchie, si sovrappongono nuovi assetti ACENTRATI, DAI CENTRI PLURIMI, CHE RIPRODUCONO IL LABIRINTO
LA POST- MODERNITà (IL SUPERAMENTO DELLA MODERNITà) RIPRODUCE A SUA VOLTA RETI E CELLE, SISTEMI E TRAME CHE CONCILIANO LA GLOBALITà CON LA IRREGOLARITà DEL LABIRINTO • Dalla logica della centralità • Alla immaterialità del caos… • Probabile il superamento degli strumenti cognitivi (la rete, il sistema) • il territorio e il potere paiono legati da logiche già superate e che con difficoltà si adeguano a società sempre più MULTIPLEX
DA UNA PARTE LO STATO è SEMPRE Più DILUITO NELLA GLOBALITà DALL’ALTRA IL LOCALE ESPRIME PICCOLE SOGGETTIVITà DISTRETTUALI (LUOGHI) • Caduti i vincoli che regolavano lo spazio dell’economia • Si esaltano minute e latenti diversità, capacità di distinzione , in particolare dove le radici sono più forti, più intricate, complesse. (da noi, ma non solo)… • È un processo definitivo, certo, sicuro, coerente, e che possiamo dare per accertato?
LA REGIONALITà è L’INTERSEZIONE TRA L’ASPETTO DELLA STRUMENTAZIONE CULTURALE E QUELLO DELLA GESITONE DELLA VITA ASSOCIATA: etimo accettato di regio è la versione astratta, la quintessenza di regère . Ma c’è un doppio versante
da un lato la REGIONALIZZAZIONE: processo attraverso il quale lo Stato, per meglio perseguire i propri fini, organizza sul territorio i complessi umani che lo formano dall’altro il REGIONALISMO: riconoscimento di aree dotate di particolare coesione, soprattutto in termini di economici e culturali. Se la regionalizzazione è una iniziativa di vertice, il regionalismo è, diversamente, la manifestazione per cui (in uno stato di almeno discreta entità) emergono i complessi economico-culturali più definiti e coscienti.
La regione (e l’Italia) è “un prodotto della natura, di uno spazio fisico connotato da tratti omogenei che, in quanto tale, produce una organizzazione territoriale altrettanto omogenea…”
LO STATO NAZIONE • La regione in Italia lotta da sempre con la nazione, con l’unità, con la formazione di una nazionalità che da noi arriva tardi e che ha a che vedere con • - uno stato debole e in lotta con UNA PLURALITà DI TERITOIRI, STORIE, CONTRASTI ECONOMICI, PULSIONI CENTRIFUGHE CHE A DIRE IL VERO NON POSSONO CHE INDURRE L’ESALTAZIONE DELLA DIMENSIONE UNITARIA….
L’italia è una per definizione risorgimentale… • (terre irridente, frontiere giuste, zone b, spazi esterni colonizzati, • nessuno spazio, quindi, alla dimensione regionale, confinata ai topografi, agli statistici, • fino a tutti gli anni 40 in Italia non si parla d’altro che di NAZIONE ITALIANA e di CONFINI NATURALI.. perché la regione italiana è tutta da costituire
Si tratta di un APPIATTIMENTO DELLA LOGICA ALLE CONDIZIONI DELLA GEOGRAFIA FISICA nonostante alcuni avessero parlato delle differenze…. • Ma lo stato-nazione è troppo più allettante • Anche se la discussione è articolata tra chi non vuole IMPREFETTARE L’Italia • Chi applica la legge comunale VIGENTE NEL REGNO DI SARDEGNA (struttura amministrativa del Regno di Sardegna fortemente legata al modello francese, pur presentando alcune significative specificità. Al centro del sistema si collocava una struttura ministeriale strettamente dipendente dal Governo, riorganizzata e modernizzata da Cavour A livello locale, con il regio decreto 7 ottobre 1848, n. 807, si affermò un limitato autogoverno comunale e provinciale, anche se il sindaco rimase di nomina regia. • Chi più tardi (prima GM) promuove una divisione tra (è la scuola antropologica di Niceforo) • I mediterranei al sud • E gli arî al nord (con due varietà : i proto-celti e i proto-slavi)
NASCONO POI ALCUNI MOVIEMENTI AUTONOMISTI • Che in qualche modo promuovono la differenziazione con lo stato centrale • In Sicilia e in Sardegna
“La regione è in Italia un’unità morale, etnica, linguistica, sociale, la più adatta a diventare unità politica” “Attraverso le ultime dominazioni straniere, attraverso la livellazione dello stato unitario, la regione è rimasta una realtà talmente vivente che lo Stato Maggiore dell’esercito (…) per avere maggiore rendimento (…) si decise al reclutamento regionale. (…) La regione è rimasta un territorio che non può essere confuso con nessun altro, mentre la provincia non è che una superficiale, forzata e uguale costruzione burocratica. La provincia può sparire , come è venuta, in un sol giorno; la regione rimane. E. Lussu, 1933
Ma è già clandestino , c’è il fascismo che lega CORPORATIVAMENTE INTERESSI NAZIONALI E LOCALI… • compatibilità tra interessi della nazione e quelli locali…) • Ancora nel dopoguerra l’analisi del ritaglio territoriale risente di un dibattito • Molto improrato dalla forza dei GIUSPERITI che pensano che prima si fondano le istituzioni e poi si calano nella realtà territoriale …. • Pochi del resto vogliono parlare di geografia e di politica dopo l’esperienza della geopolitica fascista….
PROGRAMMAZIONE E POLI URBANI • Nel dopoguerra (’60) la faccenda si riattiva, verso concezioni molto funzionaliste: • E’ IL TEMPO DELLA REGIONE POLARIZZATA – • i poli di sviluppo di F.Perroux • regione polarizzata è uno spazio costituito da CAMPI DI FORZA attivati da GRANDI MAGNETI (industrie, poli urbani, ecc) • si adatta alla logica della pianificazione e delle politiche di sviluppo degli anni del centro sinistra:
SI PARLA DI centralità, gravitazione, gerarchie, (TECNICHE E STRUMENTI DEL QUANTITATIVISMO) anche se poi si rimane alle qualità urbane e allo strapotere dell’armatura urbana regionale: • Compagna per lo sviluppo del Mezzogiorno tratta le città come “giacimenti di materia grigia”… • Ne viene fuori una “infra-strutturazione del territorio e una urbanità diffusa e dolente…. Che decentra i CENTRI DI SPESA IN PERIFERIA…
GLI ANNI NOVANTA • il nuovo regionalismo risente dell’ascesa di nuovi interessi economici e aggregati territoriali e che fanno il paio con vecchi autonomismi regionali… • e che mette in discussione lo stato, • le politiche, • da nuovo slancio democratico • e si oppone a centralismo… la lega…. Ma anche Soru… • non esiste più neanche il MEZZOGIORNO… anzi formazioni sociali fortemente territorializzate e che quasi formano un nuovo soggetto orizzontale. • EMERGONO LE PERIFERIE • E EMERGONO LE CULTURE LOCALI: • sono reali o artificiali? Sono tenute in vita per contrapporre “piccole patrie” a uno stato unico? • Sono artefatti della politica e della cultura???? • Ma non si riesce agevolmente se non un una enumerazione di
REGIONE SISTEMA COMPLESSO nella quale si sovrappongono reti, culture, impianti, informazioni, legami ecc…. • NON SI RIESCONO A DEFINIRE I CONFINI DI UNO SPAZIO OMOGENEO IN GRADO DI MEDIARE ESIGENZE DEL GOVERNO DALL’ALTO E DELLA ORGANIZZAZIONE DAL BASSO • SI PROVA A FARE SFOGGIO DELLA CAPACITà DEL CONCETTO DI SOSTENIBILITà come il solo in grado di ISOLARE UNA REGIONE DA UN’ALTRA…
UN NUOVO RITAGLIO IN ITALIA : • Rotelli: l’Italia è l’unico paese dell’Europa occidentale che sia stato costituito nell’Ottocento senza alcun atto contestuale o successivo di generale ridefinizione territoriale delle circoscrizioni e che conservi e presenti irrazionali sia i Comuni, sia le Province, sia le Regioni.
La Basilicata caso di successo e di divisione… senza urbano e senza grande polarità….
Temi al centro del dibattito regionale in italia Riforma dello Stato ; • Crescita della Lega Nord • Partenariato attivo con l’UE • Rapporto tra referenti locali e regionali e problematica Sud / Nord
In particolare secondo questi termini :- Esitazioni sulle competenze da cedere alle regioni, allo Stato e al livello e provinciale e ai comuni ;- Dibattito sull’identità e la taglia delle regioni - Riforma del sistema politico- Rapporto con l’UE e conseguenze economiche dell’Unificazione monetaria (ruolo delle PMI con la svalutazione della lira, moneta debole, che consentiva la crescita delle esportazioni) • d’Aoste (0,2% pop. Tot) • Trentin (rassamble deux fois moins d’habit. De la Vénétien dont elles sont issues) • Frioul Vénétie-Julienne • Sicilie • Sardaigne • 2 provinces à statut spécial : Trento et Bolzano • Après la deuxième guerre mondiale, et en réaction au centralisme et au nationalisme de la période fasciste, l’Italie a valorisé le régionalisme et l’engagement européen. • Mais le développement du régionalisme via la régionalisation n’a pas été linéaire.
Tutto ciò conduce alla crescita dei temi del regionalismo e del federalismo e per tutti i partiti politici • La situazione italiana si avvicina alle trasformazioni operate in Spagna, Belgio, Gran Bretagna e, in parte, alla Francia
Il ritaglio regionale in Italia 20 Regioni 7 = più di 4 milioni di abitanti 8 = meno di un milione e mezzo 15 a statuto ordinario : create nel 1970 5 a statuto speciale : istituite nel 1948 e che riuniscono circa il 15% della popolazione totale Valle d’Aosta (0,2% pop. Tot) Trentino Alto Adige (due volte meno degli abitanti del Veneto da cui nasce) Friuli Venezia-Giulia Sicilia Sardegna 2 province a statuto speciale : Trento e Bolzano