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SMART CITIES E COMUNICAZIONE 2.0 Tecnologie e strumenti del comunicare per lo sviluppo di imprese, persone e territori. Emiliano Negrini
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SMART CITIES E COMUNICAZIONE 2.0 Tecnologie e strumenti del comunicare per lo sviluppo di imprese, persone e territori
Emiliano Negrini Partner FormArea, progetto e sviluppo contenuti multimediali per l’editoria e l’impresa, mi occupo di comunicazione, di progettazione e realizzazione di strumenti di valorizzazione territoriale, di divulgazione culturale e museale e di digital publishing. Sono su Twitter: @JeremySpoken79Sono su LinkedIn: EmilianoNegrini
Smart cities: di cosa stiamo parlando? Una città è smart quando sa usare in modo efficace le tecnologie I.C.T. per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti, per promuovere la sostenibilità ambientale, per sostenere lo sviluppo economico locale.
Smart cities: di cosa stiamo parlando? Oggi i processi aggregativi e competitivi avvengono tra città.Scrive Benjamin Barber: “Oggi le città globali sono legate le une alle altre e ai mercati globali in modo più vincolante rispetto agli Stati nazione a cui convenzionalmente appartengono, e per questo sono gli elementi ideali per costruire un nuovo ordine globale.”
Smart cities: di cosa stiamo parlando? Lo sviluppo delle aree urbane è subordinato alla capacità di attirare capitali e persone di talento in grado di generare conoscenza e sviluppare così nuovi settori economici. Per fare ciò oggi è quanto mai necessario rendere smart la città, trasformandola in un luogo in cui le persone hanno la possibilità di condividere conoscenza e partecipazione, sfruttando le tecnologie e la connessione a internet.
Smart cities: di cosa stiamo parlando? Ciò che rende oggi competitiva una città è più di tutto la presenza di un’infrastruttura I.T. adeguata e un buon livello di alfabetizzazione culturale dei suoi abitanti. La produzione di “intelligenza cittadina” oggi si muove attraverso social network, cloud computing, device mobili, Big Data, Internet of Things…
Smart cities: di cosa stiamo parlando? Una città è smart quando è capace di: 1. migliorare la qualità della vita di chi lo abita;2. rendere la mobilità efficiente e non inquinante;3. valorizzarsi per il turismo e il business;4. darsi una visione strategica per il futuro;5. rendere il cittadino attivo e protagonista del territorio;6. essere sostenibile sotto il profilo ambientale;7. aumentare con condivisione e partecipazione la cultura diffusa.
Smart cities e smart communities In una smart city i cittadini diventano protagonisti sfruttando le reti fisiche e digitali per comunicare tra loro, interagire e partecipare. Una smart city favorisce lo sviluppo di smart communities, connettendo tutti coloro che su quel territorio agiscono e interagiscono.
Smart cities e smart communities Digitale e web 2.0 contribuiscono a rendere smart un territorio e la comunità che lo abita, ma non sono elementi di per sé sufficienti. LA TECNOLOGIA DA SOLA NON E’ SMART,E’ STUPIDA.
Che cosa una smart city NON è Una smart city non è un concentrato di soluzioni e dotazioni tecnologiche; non è (soltanto) grandi infrastrutture e grandi investimenti.
Che cosa una smart city potrebbe essere Una smart city potrebbe essere: 1. una rete integrata che connette gli individui su base territoriale;2. una piattaforma interattiva;3. una piattaforma che genera dati aperti e sfruttabili;4. una piattaforma abilitante per le attività e le iniziative di chi la abita:5. un layer che integra sistemi del passato (trasporti, comunicazione, scambi economici, etc.) e nuovi sistemi da costruire (privacy, opportunità di lavoro, servizi, sicurezza, etc.)
Smart city: una definizione operativa Una città o un territorio intelligenti sono piattaforme che consentono ai loro cittadini di creare valore aggiunto, riducendo i costi e valorizzando le attività individuali, verso una cittadinanza attiva e l’incremento della conoscenza diffusa. La smart city crea innovazione, attraverso la condivisione e la diffusione di conoscenza.
Smart city: cittadini in primo piano Le persone interagiscono scambiandosi informazioni, opinioni, sentimenti. Per farlo oggi utilizzano reti fisiche (piazze, bar, uffici, musei, cinema, etc.) ma soprattutto e sempre di più reti digitali (social network e web 2.0) attraverso device sempre connessi (personal computers, smartphones, tablets). Le persone consumano informazioni e ne producono costantemente, condividendole e valutandole.I cittadini devono essere attivi e protagonisti.
Progettare una smart city Il web 2.0 è l’ambiente naturale per progettare e sviluppare una smart city, ricordando che l’aspetto tecnologico rappresenta soltanto una parte. Ugualmente importanti sono strategia e comunicazione.
Progettare una smart city: strategia Investire denaro nello sviluppo di un’infrastruttura senza una strategia e una visione dell’obiettivo e soprattutto senza aver coinvolto da subito i cittadini è miope e fallimentare. Una smart city nasce dall’ascolto di un bisogno del territorio e dalla condivisione di una visione risolutiva con chi lo abita. Ascolto, partecipazione, condivisione: prospettiva bottom-up.
Progettare una smart city: comunicazione In una città intelligente la comunicazione tra cittadini, imprendese e amministrazione è alla pari e in tempo reale.Il pubblico è al servizio del privato ed entrambi contribuiscono al bene comune. I cittadini devono conoscere ciò che riguarda il proprio territorio ed essere sempre posti nella condizione di partecipare alla costruzione di una strategia e di una visione comuni.
Progettare una smart city: infrastruttura Il digitale non è una vetrina statica né il luogo di una comunicazione unidirezionale, dall’alto in basso. Amministrazione Imprese Cittadini
Progettare una smart city: infrastruttura Il digitale non è una vetrina statica né il luogo di una comunicazione unidirezionale, dall’alto in basso.
Comunicazione nel web Chi comunica scambia reciprocamente informazioni, sensazioni, pareri, emozioni, stati d’animo, utilizzando codici non sempre e solo verbali ma anche simbolici, all’interno di un sistema di relazioni. COMUNICARE E’ NARRARE. NARRARE E’ METTERSI IN RELAZIONE
La crisi, la globalizzazione e la digitalizzazione del mondo (produttivo e non ) hanno reso i mercati iper-competitivi e ultra-selettivi. La cura dell’immagine e della comunicazione aziendale sono chiavi fondamentali per garantire al proprio marchio di rimanere attraente e anzi, con adeguate strategie, rafforzarsi e affermarsi. Comunicazione d’impresa e marketing sono spesso accomunati, ma sono settori distinti che devono essere gestiti da professionalità differenti.
La comunicazione d’impresa è uno strumento fondamentale per affrontare il mercato, perché accresce il valore del proprio marchio e prodotto e permette di raggiungere nel modo più efficace il cliente.
Comunicazione d’impresa e marketing procedono in parallelo e con strette relazioni, ma presentano differenze forti che è opportuno conoscere.
Il marketing è una disciplina atta a soddisfare i bisogni del cliente meglio della concorrenza, in un determinato ambito.
BISOGNI CONCORRENTI AMBITO Sono le basi del marketing tradizionale. In particolare i bisogni sono il punto di partenza per qualunque azione di marketing.
BISOGNI I bisogni non si creano. Vanno individuati, risvegliati e su di essi deve essere strutturata una proposta di comunicazione e marketing efficace, capace di soddisfarli meglio della concorrenza e all’interno dell’ambito dato.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA • Strutturare una strategia significa: • studiare i bisogni; • capire il funzionamento dell’ambito specifico; • individuare la propria leva di marketing.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA La leva di marketing scelta deve essere in linea con le esigenze del cliente. Nell’ambito scelto si deve essere al di sopra della concorrenza, migliori. La proposta deve essere unica e migliore, altrimenti i potenziali clienti non la seguiranno.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA Modello delle 4P, di Philip Kotler: una strategia di marketing efficace deve puntare su almeno una delle quattro P. In questa “P” si deve essere migliori della concorrenza.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA • Gli elementi da sintonizzare sono: • Product - Prodotto • Price – Prezzo • Place – Formula distributiva • Promotion - Comunicazione
STRUTTURARE UNA STRATEGIA Esempio di Product: Apple ha sempre fatto del prodotto l’elemento centrale della sua strategia di marketing e comunicazione. Apple crea prodotti unici, percepiti come unici. Oggetti di desiderio.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA Esempio di Price: Lidl punta su prezzi bassi e assortimento ampio. La strategia del prezzo da discount, unita a una comunicazione battente, permette di vendere ai clienti più prodotti del necessario, non sempre realmente utili.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA Esempio di Place: Ebay basa la sua strategia di marketing sull’acquisto diretto dal proprio computer di prodotti che arrivano direttamente a casa propria.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA Esempio di Promotion: Shokky Bandz Slaps, braccialettini per adolescenti, hanno puntato tutto su una campagna promozionale televisiva molto aggressiva, concentrata su TV e fasce orarie più seguite dal target.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA: Pain – Claim - Gain • Pain– il cliente ha un bisogno che una comunicazione efficace riesce a individuare e sollevare. Il cliente si riconosce nel bisogno e sente l’esigenza di uscirne. • “No pain, no gain”: senza un bisogno il cliente non ha bisogno di noi.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA: Pain – Claim - Gain 2. Claim– il bisogno è manifesto al potenziale cliente: è il momento di proporgli una soluzione, dichiarando che la nostra proposta è migliore di quelle della concorrenza, per almeno uno degli aspetti del modello delle 4 P.
STRUTTURARE UNA STRATEGIA: Pain – Claim - Gain 3. Gain– il cliente ha capito di avere un problema e ha ascoltato la nostra proposta: è il momento di convincerlo, mostrandogli che ciò che gli prospettiamo è davvero utile. E’ il momento di dimostrare che non abbiamo mentito.
DIMOSTRARE CHE NON ABBIAMO MENTITO • Il marketing è ovunque: • sui muri delle case; • lungo le strade; • sui media, di ogni genere; • sugli oggetti che acquistiamo…
DIMOSTRARE CHE NON ABBIAMO MENTITO Se il marketing è ovunque, che possibilità abbiamo di farci ancora ascoltare e dimostrare che diciamo il “vero”? Non sono gli effetti speciali che convincono il cliente, né i dati di mercato, né le statistiche. Non dovrebbe neppure essere il prezzo che, pur garantendo un vantaggio immediato, finisce per impoverire il prodotto.
DIMOSTRARE CHE NON ABBIAMO MENTITO La risposta è nel marketing sociale. Ogni individuo si fida di parenti e amici, li interpella spesso per chiedere loro consigli, suggerimenti, pareri su esperienze vissute, luoghi visitati, a quale professionista rivolgersi… Quale prodotto acquistare.
DIMOSTRARE CHE NON ABBIAMO MENTITO Le conversazioni oggi si muovono in rete, e non attraverso e-mail o siti web – vetrina, ma largamente attraverso i dialoghi fluidi dei social network. Negli Stati Uniti il 34% delle persone si affida ai social network per ricerche mediche (Fonte iCrossing).
DIMOSTRARE CHE NON ABBIAMO MENTITO FACEBOOK: 750 milioni di visitatori unici al mese TWITTER: 250 milioni di visitatori unici al mese LINKEDIN: 110 milioni di visitatori unici al mese PINTEREST: 85,5 milioni di visitatori unici al mese GOOGLE+: 65 milioni di visitatori unici al mese
DIMOSTRARE CHE NON ABBIAMO MENTITO Un utente medio passa circa 405 minuti al mese su Facebook; altrettanto su Pinterest; 89 minuti su Twitter e 21 su LinkedIn. Molto poco, invece, su Google+, non più di 3 minuti. La comunicazione, oggi, passa attraverso i social network: un’efficace comunicazione d’impresa non può prescindere da questi luoghi virtuali (ma intensamente vissuti).
DIMOSTRARE CHE NON ABBIAMO MENTITO Un’azienda può sfruttare il web 2.0 e i social network per instaurare un dialogo diretto con la propria clientela, acquisita e potenziale. Un’azienda può sfruttare il web 2.0 e i social network per costruire intorno a sé una reputazione forte, grazie al marketing sociale, o social media marketing. Il web 2.0 dimostra a un pubblico enorme che un’azienda non mente.
SOCIAL MEDIA MARKETING I rischi di un cattivo social media marketing sono elevatissimi. Ecco l’esempio di Patrizia Pepe.
SOCIAL MEDIA MARKETING Patrizia Pepe ha pubblicato una foto di una collezione sulla propria pagina Facebook. Alcuni contatti della pagina hanno segnalato che la modella sembrava anoressica. Il social media manager di Patrizia Pepe ha risposto attaccando pubblicamente e direttamente la persona che aveva criticato. Oggi, a più di un anno dall’”incidente”, il quinto link proposto da google su Patrizia Pepe (e i successivi) relaziona sull’accaduto, con un danno d’immagine forte per l’azienda.
SOCIAL MEDIA MARKETING Errore simile, forse ancora più grave, è stato compiuto da RTL 102.5. La radio ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un post sponsorizzato di Golden Point, azienda di calze che ha deciso di delocalizzare la produzione in Serbia, con forti ripercussioni su centinaia di lavoratrici italiane (Omsa di Faenza).
SOCIAL MEDIA MARKETING Alcuni utenti della pagina hanno commentato il post con disappunto e il social media manager della pagina di RTL 102.5 ha speso un intero pomeriggio a rimuovere in tempo reale ogni commento di critica comparisse sulla pagina della radio. In tre ore il passaparola sull’incidente aveva raggiunto ogni angolo della rete.
SOCIAL MEDIA MARKETING Risultato? E’ partito un boicottaggio contro RTL 102.5, cercando su google notizie della radio si viene a conoscenza della vicenda. In gergo informatico questo è un #epicfail.
SOCIAL MEDIA MARKETING Terzo case study estremamente esemplare è quello di Nestlé. Nel 2010 Greenpeace ha accusato la multinazionale dell’alimentare di favorire la deforestazione e l’estinzioni degli orangutan sostenendo il mercato dell’olio di palma per produrre le sue merendine. Per lanciare l’attacco Greenpeace ha pubblicato un video su Youtube che ha avuto milioni di visite dal momento del lancio, nella primavera del 2010.