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Sirio, la Nave e la Stella. Storia di un Titanic che nessuno ricorda. Spettacolo per musica e voce di Veronica Talassi , con il trio klezmer Dadaiko Per dar voce agli emigranti di sempre e denunciare una giustizia negata… Per Contatti, repliche, info: info@xfocs.it oppure tel. 346 7897672.
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Sirio, la Nave e la Stella Storia di un Titanic che nessuno ricorda Spettacolo per musica e voce di Veronica Talassi , con il trio klezmerDadaiko Per dar voce agli emigranti di sempre e denunciare una giustizia negata… Per Contatti, repliche, info: info@xfocs.it oppure tel. 346 7897672
Ci sono storie che ci chiamano… …. che arrivano da lontano, fino a toccarci. Fino a chiedere prepotentemente di essere raccontate, affinché la memoria non muoia. Affinché possano vivere. Così è avvenuto per la storia del piroscafo Sirio. Una serie di coincidenze, che non sono mai tali in verità, mi ha portato ad appassionarmi a questa tragica vicenda. Tra il 1876 e il 1976, sedici di italiani sono emigrati all’estero. Più di tre milioni i Veneti. La famiglia Serafini, qui ritratta in foto, vendette i propri beni, e partì nel 1906 dal paese vicentino di Arzignano, fino a raggiungere Genova ed il piroscafo Sirio diretto in Brasile. Due giorni dopo, il 4 agosto, la nave sovraccarica e lanciata su una rotta non prevista, allo scopo di imbarcare ulteriori migranti, in una giornata limpida, soleggiata e senza vento, urtò uno scoglio a 15 miglia dalle coste spagnole. L’urto fu di una potenza tale che centinaia di persone stese in coperta furono scagliate in acqua e cominciarono ad annegare. Scoppiarono le caldaie, ed altre decine di persone ammassate sottocoperta morirono soffocate o bruciate. Nel frattempo, fra il panico, la totale disorganizzazione e una probabile acredine fra Italia e Spagna, il Sirio non ricevette sufficienti aiuti. Si salvarono tutti i marinai e il capitano, mentre un numero indefinito di persone, da 200 a 700 unità, soprattutto famiglie italiane, morirono di sete, fame, sale e sole durante i 16 giorni di agonia della nave.
Alcune testimonianze riportano che nel frattempo due vescovi presenti sulla Sirio benedicevano i naufraghi e incitavano alla preghiera, fino a morire con i fedeli.Felice Serafini, tornato al paese insieme ai due figli sopravvissuti, fece causa alla compagnia navale ma l’avvocato che doveva difenderlo patteggiò con la stessa e con il governo italiano, liquidandolo con il rimborso di 3 biglietti del viaggio e denunciandolo per prematuro abbandono della nave ossia per ‘rinuncia volontaria al viaggio’. Tutta la faccenda venne presto insabbiata, nonostante un piccolo museo spagnolo raccolga i resti del naufragio e di chi vi perse la vita. Il capitano morì di crepacuore due mesi dopo.
Lo spettacolo La storia unisce brani documentari dura circa cinquanta minuti. sulla situazione socio culturale Si può realizzare ovunque dell’Italia primi ‘900, e sull’immigrazione, espressi da una ‘voce popolare’, alle narrazioni in prima persona della protagonista Amalia. I brani musicali sottolineano le atmosfere dell’epoca, i sogni di gente semplice, le gioie della maternità, il viaggio. Struggenti momenti di poesia e pathos si alternano alla spensieratezza di brani hiddish e klezmer. Per repliche o info www.xfocs.ito 346 7897672
Per questo spettacolo abbiamo immaginato molta musica, la musica klezmer, gitana. I canti dei migranti. Anche De Gregori scrisse un brano in ricordo della tragedia del Sirio. Con la voce di Veronica Talassi e il sound dei Dadaiko, lo spettacolo”Sirio, la Nave e la Stella” ha assunto spessore e personalità: è la storia di una famiglia, di una donna. Di una grande speranza. Di un grande dolore. Sopra, l’autrice e interprete, Veronica Talassi. A destra, i Dadaiko: Fabio Ottolina, Carlo Amori e Guido Miani.
Abbiamo sognato la vicenda fin dall’allegra partenza, raccontata dalla stessa Amalia Dal Lago in Serafini, secondo documentazione ritrovata anche dal giornalista Gian Antonio Stella e da una nipote dei Serafini (la signora Luigina, tutt’ora abitante ad Arzignano). Abbiamo parlato personalmente con un’altra discendente, l’avvocato Silvia Guarda, neomamma di…. Alice Amalia.
Silvia ricorda che sua nonna Amalia (nipote di Amalia Dal Lago morta sul Sirio nel 1906) le raccontava che il padre Ottavio non parlava mai della tragedia a cui era sopravvissuto a soli 6 anni.Ma ogni tanto, nelle sere d’estate, conduceva i numerosi figli sui prati, li faceva stendere a guardare le stelle, e piangeva.
Arzignano, comune di Arzignano…Arzignano, provincia di Vicenza, area leader del pellame. In questa zona si concia fin dal Trecento. Ma dissalare, scarnare, spaccare e rasare ai figli degli italiani non piace più. Così gli imprenditori hanno chiamato qui i figli del mondo: dal Ghana, dal Senegal, dal Pakistan, dal BurkinaFaso. Duemila aziende, dodicimila lavoratori: quattro su dieci sono immigrati. La più alta concentrazione di manodopera straniera in Italia. Un caso così singolare che gli economisti gli hanno trovato un nome: delocalizzazione inversa.