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Giovani e bambini migranti in Italia Docente: Anna Elia Corso: Sociologia del Territorio a.a. 2011-2012. Chi sono le seconde generazioni?. Confluiscono in questa categoria concettuale casi assai diversi: bambini nati e cresciuti in Italia,
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Giovani e bambini migranti in Italia Docente: Anna Elia Corso: Sociologia del Territorio a.a. 2011-2012
Chi sono le seconde generazioni? Confluiscono in questa categoria concettuale casi assai diversi: • bambini nati e cresciuti in Italia, • gli adolescenti che si sono ricongiunti con i genitori dopo aver compiuto un ampio processo di socializzazione nel Paese di origine, • minori giunti soli e presi in carico da progetti educativi realizzati in Italia, • minori rifugiati.
Alcuni dati • Gli studenti di origine straniera nell’anno scolastico 2010-2011 sono 709.826 (incidenza del 7,9% sulla popolazione studentesca). 7,6% nelle scuole materne. Gli universitari stranieri ammontano a 61.777 (3,6% del totale). • I minori figli di immigrati: 940mila nel 2010 (Dati Istat) su una popolazione straniera di 4.3milioni.
Le ricerche sociologiche definiscono: • seconda generazione in senso stretto, solo i giovani figli di immigrati nati in Italia; • generazione 1,5 quelli arrivati a 6-12 anni; • generazione 1,25 quelli immigrati a 13-17 anni. • Seconde gen. (nati in Italia o immigrati molto giovani)
Le seconde generazioni: « giovaniitaliani con il permesso di soggiorno » • Discendenti di italiani: tre anni per ottenere la nazionalità; • La cittadinanza si trasmette ai figli sulla base dello Jus sanguinis. I minori di origine straniera nati in Italia: richiesta di cittadinanza italiana ai 18 anni con obbligo di residenza legale e ininterrotta sin dalla nascita (legge 91/1992).
Sono esclusi dall’ottenimento della cittadinanza: • i minori che hanno trascorso brevi periodi nei paesi di origine dei genitori; • i minori invisibili figli di genitori che vivono una condizione di “clandestinità”; • i minori ricongiunti ai genitori; • i minori i cui genitori perdono il contratto di lavoro e diventano “clandestini” espellibili.
La scuola come luogoprimario di integrazione delle seconde generazioni: Un modello di didattica interculturale: • la connessione tra il tema dell’inserimento degli alunni stranieri e il tema dell’educazione interculturale (es. nuove attenzioni didattiche ai bisogni specifici dei minori stranieri); • il diritto/obbligo scolastico per tutti i minori presenti in Italia, a prescindere dalla loro nazionalità e condizione giuridica (uguaglianza nelle opportunità formative) (art. 38, comma 1 T.U.); • il tema dell’insegnamento dell’italiano si colloca come seconda lingua nel più ampio progetto del riconoscimento e valorizzazione della lingua e della cultura d’origine anche attraverso l’opera di mediatori linguistici e culturali; • la scuola è al ”crocevia come luogo di interazione non conflittuale di comunità culturalmente diverse” (Zincone 2000) Commissione per le Politiche di Integrazione degli Immigrati.
Classi di inserimento temporaneo • 2008-2009 – restrizioni ai programmi di educazione interculturale nella scuola. Mozioni della Lega Nord approvate alla camera: classi di inserimento separato nelle scuole per i figli degli immigrati; tetto del 30 per cento sulla presenza dei bambini migranti nelle classi delle scuole primarie. • Le classi separate: chi non supera un test di ingresso dovrà frequentare delle classi separate “classi ponte” per l’apprendimento della lingua italiana , propedeutiche all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti.
Il tetto del 30 per cento avrebbe come finalità quella di favorire la distribuzione degli alunni stranieri nelle scuole, imponendo trasferimenti ai bambini migranti costretti a frequentare delle scuole lontane dalla propria residenza. Il tentativo è quella di evitare la prevalenza dei bambini nelle scuole, il provvedimento non considera che la presenza dei bambini migranti nelle scuole ha salvato numerose scuole dalla chiusura in particolare le piccole scuole delle comunità montane, e posti di lavoro ad insegnanti italiani.
La presenza delle seconde generazioni in Italia questioni aperte: • Aspettative di emancipazione sociale della seconda generazione: i rischi di un mancato riscontro. • I problemi di una mancata cittadinanza. • Strategie di assimilazione culturale senza opportunità di integrazione.
Esempi di associazionismo tra i giovani delle seconde generazioni Associazione Seconda Generazione • associazione nata a Treviso 2008 per protesta contro un’amministrazione comunale che realizza atti discriminatori. Le nuove generazione spesso richiedono i diritti negati ai genitori. Il culto islamico ad esempio che non viene praticato dai figli, diventa una modalità per il rispetto dei diritti delle minoranze. G2 www.secondegenerazioni.it , • La rete G2-Seconde generazioni, nasce nel 2005 da figli di immigrati e rifugiati nati o cresciuti in Italia e che lavora, principalmente, in due direzioni: «identità come incontro di culture» e «diritti negati alle seconde generazioni».
Testimonianze dalla rete G2 • “E’ complicato costruirsi un’identità quando il tuo aspetto esteriore non corrisponde al tuo accento, quando ti accorgi che gli altri hanno una percezione diversa da quella che hai di te stesso. E’ estremamente complicato per un giovane rimanere cittadini di un paese che magari non si è mai visto e di cui non si parla la lingua.” (Esponente G2, italiano di origine senegalese) • Esponente G2, italiana di origine eritrea: «Per una volta - dice - vorrei che si parlasse di noi come italiani. E non pensando solo a ciò che per qualcuno è un problema, ma a come le nostre differenze possono giovare alla società italiana».
I legamitra i giovanidel G2 hanno per obbiettivo : • La ricerca di unospazio di partecipazionepolitica e di visibilitànellospaziopubblicoattraversoattività di sensibilizzazione in collaborazione con i soggettidellasocietà civile ; • I progettifinalizzati a sensibilizzare i rappresentantidelGovernosullanecessità di rivedere le regole relative all’ottenimentodellacittadinanza come quelloorganizzato in occassionedel 150° anniversariodell’unità d’Italia con Save the Children «Promessisposi… d’Italia, questanazionalità si devefare» ; • La presentazionedellarichiesta di cittadinanzaalle più altecarichedelloStato (la letteraindirizzata al Presidentedella Repubblica del2007 ha un forte impattomediatico e apreunospazio di discussionepolitica; raccolta di firme e sostegno alla campagnal’Italia sono anch’ioda parte delPresidenteNapolitano e di diverse associazionisindacali e antirazziste); • I legami con il mondodellascuola al fine di sostenere i programmi di didatticainterculturale; • Un ufficiolegale e la costituzione di un Osservatoriosullediscriminazioni verso le seconde generazioni da parte dell’associazione.
Chi sono i minori non accompagnati? • Sono definiti minori non accompagnati dal DPCM 535/99, (regolamento riguardante le funzioni del Comitato per i Minori Stranieri) i "minori di nazionalità non italiana o di altro Stato dell'Unione europea che non hanno chiesto asilo politico e che, per qualsiasi motivo,si trovano nel territorio dello Stato senza assistenza o la rappresentanza dei genitori o di altri adulti che sono legalmente responsabili in base alle leggi in vigore nel sistema italiano (parenti entro il quarto grado).
I diritti dei minori non accompagnati • Non essere detenuti • Non subire procedure di identificazione nocive alla loro salute • Devono essere informati sui loro diritti • Non essere rimpatriati • Essere inseriti in un percorso di protezione e di tutela
Il profilo dei minori non accompagnati • Le rilevazioni statistiche sulla presenza dei minori non accompagnati in Italia risalgono al 2000, un anno dopo la costituzione del Comitato Minori Stranieri. Si tratta di minori « segnalati » al Comitato dalle forze di polizia o dai servizi sociali delle amministrazioni comunali.
Le rilevazionistatistichedelcomitatominoristranieri non comprendono: • I minori “ non segnalati ” chevivononell’ombra e chesubisconolosfruttamento delle reticriminali; • I minorichescompaiononelmomentodelloroarrivonelle zone di frontiera (situazioni di respingimenti arbitrari e di detenzione alla frontiera, ) ; • I minorineo-comunitari; • I minori non accompagnatirespinti via mare; • I minori non accompagnatirimpatriati per inadeguateprocedure di identificazione alla frontiera
Minori o immigrati? La normativaitaliana sui minori non accompagnati Il trattamentogiuridicodel minore straniero si situa al margine tra due normative opposte: • I principi di protezione e di assistenzaall’infanzia (legge 184/83 per l’affidamento e l’adozione); • La normativasull’immigrazioneorientatasoprattutto sui principidelcontrollo dei flussi in entratinormative sur l'immigration (TestoUnicosull’immigrazionedel 98 e i suoidecreti di modifica, l'art. 25 della Bossi-Fini del2002 ; la legge94 del2009 Pacchettosicurezza).
La presa in carico dei minori non accompagnati in un sistema di inclusione/esclusione sociale : • La segnalazione al Comitato Minori Stranieri da parte dei servizi sociali o dalle forze di polizia, protezione del minore in un centro di « prima accoglienza », • Permesso di soggiorno per « minore età » : il minore non accompagnato una volta giunto nel territorio italiano è protetto da ogni misura di espulsione una volta accertata la sua minore età. Il permesso di soggiorno per « minore età » ha un carattere provvisorio nell’attesa che il CMS valuti l’eventualità del rimpatrio assistito.
Il minore è inseritonelfrattempo in un progetto di inserimentoscolastico e di formazionedurante la sua permanenzanel Centro di Seconda Accoglienza o in una casa famiglia. • Il minore non accompagnato è inseritonelsistema di protezionedell’infanzianazionale: il giudice per i minoripuòdeterminare la sua adozione, il suoaffidamento presso unafamiglia o la sua tutela da parte di un operatore sociale o di un volontario, • Dopo la rispostadelComitatosullepossibilità di rimpatrioassistitoil minore acquisisce un permesso di soggiorno per affidamentoconvertibile in un permesso di soggiorno per motivi di studio o di lavoro
La presa in carico dei minori non accompagnatirichiedentiasilo: • I minori non accompagnatirichiedentiasilosaltano le procedure di identificazione e l’inchiestadelcomitato per il rimpatrio. • Il minore dopounapermanenza presso un centro di prima accoglienza (diecigiorni) è affidato ai servizisociali delle amministrazionilocali o ad unastruttura di accoglienzadelSistema di ProtezioneRichiedentiAsilo e Rifugiati (SPRAR) nelcasosiarichiedenteasilo in attesadell’audizione presso la Commissione territoriale.
Il rimpatrioassistito: tuteladelsupremointeressedel minore non accompagnato o unastrategia per spospendere i diritti di cittadinanza? • Spesso le rispostedelComitatoMinoriStranieri in merito alla possibilità di reintegrare il minore nelluogo di origine non arrivanoprovocando un rallentamentonelleprocedure di regolarizzazione in Italia. • Il recuperodell’unitàfamiliare come supremointeressedel minore diventaunasorta di alibi che permette al governo italiano di controllare la mobilità dei minori non accompagnatisulterritorio.
Il titolo di soggiorno per i minori non accompagnati alla maggioreetà (art. 32 TestoUnico) Condizioni per convertire il titolo di soggiorno per affidamento in un titolo per permesso di studio o di lavoro: • i minori stranieri che sono in possesso di un permesso di soggiorno per minore età, e non quindi di quello per affidamento, non possono convertire il proprio titolo di soggiorno in uno per studio o per lavoro. .
Il permesso di soggiorno per i MNA alla maggioreetà (L. 129/2011) Condizione per convertire il permesso di soggiorno per minore età in un permesso per motivi di studio o di lavoro: • I minori in adozione, i minori in affido, i minorisottotuteladopo la rispostadel CMS Oppure • Il minore con unaresidenzasulterritorio italiano da non meno di treanni(l. 94 de 2009) • Il minore inserito in un programma di integrazione sociale da almeno due anni .
Legge 94 del 2009 – Introduzionedelreato di ingresso e di soggiornoillegalesulterritoriodelloStato : Effetti: • La maggior parte dei minoristranieri non accompagnati arriva in Italiadopo i 15 annitrovandosinell’impossibilità di concludere il programma di regolarizzazione, divenendo di fatto dei futuri “clandestini”. • Un aumentodelnumero di minorivittime di forme di sfruttamento. • Un probabile aumento di un’immigrazione di minori in età sempre più giovane.
I non-luoghi dell’accoglienza: la posizione di “confine” tra l’inalienabile diritto alla protezione dello stato e quella del “clandestino” da rimpatriare (Bauman 1998). L’impatto dei minori con il sistema di seconda accoglienza: • impossibilità di intravedere un futuro in Italia nell’incertezza di sufficienti informazioni e garanzie sui loro diritti; • senso di disorientamento rispetto alle aspettative riposte prima della partenza; • processo di adattamento ad un processo di marginalità sociale; • la ricerca di “autonomia” nella fuga dai centri.
Le pratiche di accoglienza e la disciplina nei centri: • il contenimento delle aspettative di emancipazione: l’accettazione delle regole del centro e dei tempi di attesa per l’ottenimento del permesso di soggiorno; • il ridimensionamento delle aspettative in merito alle garanzie di cittadinanza (l’accettazione dei tempi di attesa per l’ottenimento del permesso di soggiorno); • il controllo della mobilità sul territorio; • il contenimento delle ansie: la percezione del minore/immigrato come problema da parte degli operatori sociali; (contenimento delle ansie nella finalità di generare un clima di tranquillità nella comunità che li ospita); • la ricerca dei familiari come sostegno ai programmi di integrazione.
La legge 94 del 2009 sul reato di clandestinità rende ancora più difficile convincere i minori, in particolare quelli di 17 anni, sull’opportunità di concludere un processo di integrazione nei centri.
“Quando stavo a casa un parente mi ha detto “vieni in Italia, c’è il lavoro c’è tutto”. Sono venuto con la barca. Sono arrivato in Sicilia. Ma quando sono arrivato era andato via anche lui, al nord, perché aveva perso il lavoro. Sono scappato, sono stato per strada, in tante città, ho avuto fame. Ho incontrato delle persone che mi hanno detto di andare in comunità, ora sto bene qui, ma non potrò stare sempre… il tempo passa e non posso lavorare, non posso fare niente.” (Amadou, 17 anni, paese di origine: Marocco)
Molti minori sono arrivati e ci hanno raccontato di essere trattenuti da sei mesi ad un anno nei centri di detenzione in Libia dove alcuni di loro hanno subito violenze gravissime… una ragazza di circa 15 anni ha subito violenze sessuali ed ha perso un bambino in Libia, la ragazza è arrivata sana, ma deve essere seguita bene… mi dispiace che quando arrivano trovano queste difficoltà, in quanto essere qui non vuole dire: “Sono arrivata ed è finito tutto”, ma essere costretta ad iniziare un altro lungo percorso. (operatore sociale Save the Children - Sicilia)
… i ragazzi sono ansiosi per il fatto di non potere riuscire ad avere permesso di soggiorno dopo dei 18 anni… ed anche per me veramente è molto difficile dire ad un ragazzo puoi rimanere in comunità senza essere espulso, ma dopo i 18 anni non puoi avere il permesso di soggiorno… » (operatore sociale CSA della Sicilia)
La percezione del minore come problema • «Il giorno che andiamo in questura per il permesso di soggiorno tu respiri, il problema diventa quello di contenerli in tutti gli altri giorni… tutti c’hanno quest’ansia dei documenti… del diventare regolare perché senza il permesso di soggiorno e la tutela non puoi lavorare, ma se sei minorenne non puoi lavorare.. loro hanno questa forma mentis e vorrebbero tutto e subito…» (operatore sociale di un CSA)
Emancipazione alla maggioreetà • Minoriitaliani: accompagnamento da parte dei servizi sociali fino al 21° anno di età, • Minori non accompagnati: un processo di emancipazione accellerato verso la difficile ricerca di un « lavoro » • «Quandoavrai il permesso di soggiornocherimani a fare qui.. Vai la nord... Loro mi hannodettoquesto (glioepratori di un CSA) ma io sono senzasoldi, come faccio a trovare un casa… averedeldenaro… senzaconoscerenessuno... » (Amadu, 17 ans, Somalie)
(…) Quelli che ho conosciuto non vogliono capire che vivere in Italia costa. Un po’ perché sono abituati, pensano che c’è il servizio sociale che li tutela, e io ho avuto da fare dai diciotto anni in poi per farli capire che da oggi i servizi sociali non pensano più a loro. Ad esempio, anche se uno lavorava un po’ a nero, perché non aveva lavoro, però non capiva che doveva in qualche modo, anche minimamente, contribuire. (Resp. Comunità di seconda accoglienza)
L' “ attesa » nel CSA da parte dei minoririchiedentiasilo: • l‘attesadell’audizione presso il tribunale per essereaffidati ad un tutore; • l‘audizione presso la Commissione Territoriale per il riconoscimentodellostatus di rifugiato o di protezioneumanitaria (l’audizionedovrebbeavereluogoentro 30 giornidopo l’affidamento ad un tutore, ma il termine è estremamentemutevole)
L’incertezzadell’attesa : La notte non riesci a dormire e pensi alla tua famiglia io sono otto mesi che sono qui e che non mando soldi a casa… mio padre lo hanno preso i soldati e non so è vivo o morto… mia madre è stata ferita e ora non so come sta… la mia famiglia dipende da me… voglio farli venire tutti qui… Qui mi hanno detto che quando avrò il permesso potrò lavorare … io voglio lavorare, voglio imparare un mestiere… ma adesso non faccio niente… non so dove andrò… nessuno mi dice niente, non so dove potrei andare e cosa potrei fare con la carta… (Amadou, paese di origine: Somalia, 17 anni)
Nel 2008 6740 minori hanno abbandonato le strutture di accoglienza di 746 comuni. 64 % del totale dei minori hanno abbandonato i centri di prima accoglienza, mentre quelli che hanno abbandonato i centri di seconda accoglienza sono il 21 per cento. (Rapporto ANCI 2008)
“Io adesso non vedo il futuro… per me il futuro è domani quando il tribunale mi convocherà… quando andrò in Commissione quello è già il futuro… però non so quando… non mi sanno dire se tra una settimana… dieci giorni… un mese… ma solo devi aspettare… io sono arrivato a Lampedusa a giugno… io sono stato tre mesi all’altro Centro in Sicilia, e ora sono qui da due mesi… e ancora non sono andato in tribunale e poi quanto dovrò aspettare ancora per andare in Commissione e poi quanto ancora per sapere il risultato del colloquio… » (Abou, 17 ans, Burkina Faso)
Il controllo sui minori per impedire le fughe: • Io ero da quattro mesi nel centro e non potevamo uscire dal cancello, io volevo solo chiamare la mia mamma… e loro dicono di stare tranquilla, vedevo che l’educatore mi voleva bene e poi mi hanno fatto telefonare… abbiamo parlato, due minuti, pochissimi perché loro si spaventavano che noi parlavamo con altri ragazzi che scappiamo. Tre ragazzi sono scappati... questi ragazzi siamo andati insieme con me a scuola e poi loro sono scappati, ed io ho chiesto dove stavano andando e mi hanno chiesto : “Vuoi venire?” ma io ho detto no, no non ci vado perché... stavo aspettando mia sorella che doveva arrivare in Italia dall’Etiopia… per una settimana non sono andata a scuola perché avevano paura pure per me, alla fine dopo... un mese mi hanno lasciato come voglio: andavo a scuola da sola... mi dicono: “Vai a fare la spesa, vai al supermercato per la suora»(Zafira, 18 anni, paese di origine: Etiopia)
La mediazione degli adulti alla frontiera « Sono partita da Etiopia, sono andata in Sudan, da Sudan in Libia e da Libia in Italia… sono arrivata in barca… mia sorella pagato tanti soldi, sono venuta con una barca grande… quindi non c’era nessun problema quando sono arrivata. Sulla barca ho fatto amicizia, mi volevano bene perché erano più grandi di me, quindi, mi guardavano come sua sorella, la polizia, quando siamo arrivati, ci ha portato in un centro, dal centro siamo andati in un altro ancora più lontano, siamo stati lì due o tre giorni dove ci sono minorenni... con polizia, io non volevo dire che sono minorenne perché avevo paura che mi portano via senza amici però... c’erano i miei amici che siamo venuti insieme e come loro lo sanno che io voglio studiare, loro mi hanno detto: “Se vuoi studiare è meglio per te e poi, seconda cosa, che fai senza nessuno, che fai fuori?” » (Zafira, 18 ans, paese di origine: Etiopia)
L’arrivonelle zone dellafrontieramarittima : • « Ho partecipato ad uno sciopero e poi la polizia è venuta a scuola e ci ha messo in gruppi di cinquanta… io sono scappato, ma ho saputo che volevano venire al villaggio a prendermi… avevo paura e ho chiesto a mio zio di aiutarmi a partire per l’Italia… Io pensavo che in Italia fosse diverso… ma l’Italia è come la Libia… nessuno mi ha detto quello che mi sarebbe successo, in tutti questi mesi nessuno mi hanno dato i soldi per telefonare alla mia famiglia… io sono quasi morto in mare… e miei non sanno che sono vivo” (Thierno, 17 anni, paese di origine: BurkinaFaso)
Le condizioni di accoglienza dei minori nelle zone di frontiera del sud Italia (Lampedusa e Sicilia) (Save the Children 2010) Problemi: • permanenza dei minorineicentri di primo soccorso al di là dei 10 giorniprevisti per l’identificazione; • ritardineitrasferimetnineicentri di seconda accoglienzadoveinziare un programma di integrazione sociale; • ritardi in relazioneall’avvio dei programmi di tutela e/o di avviodellarichiesta di status di rifugiato; • concentrazione delle presenzeneicentri di accoglienza: nel 2008 centinaia di minori (150-400) eranopresentinellestrutture in rapporto a qualchedecina di postidisponibili; • frettolose e arbitrarieprocedure di identificazione e di espulsione; • assenza di informazionisulleprocedure di identificazione e di regolarizzazione dei minori.