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SCUOLA PRIMARIA FALERNA C.C. CLASSI IV E V. PROGETTO “VIVERE LA SCUOLA” Studiannu e tradizioni du paise me sientu nu veru halernise. _______________________________________________________________________________________________________________________________________ Anno scolastico 2005/06.
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SCUOLA PRIMARIA FALERNA C.C.CLASSI IV E V PROGETTO “VIVERE LA SCUOLA” Studiannu e tradizioni du paise me sientu nu veru halernise. _______________________________________________________________________________________________________________________________________ Anno scolastico 2005/06
PREMESSA Nell’ambito del Progetto “Vivere la scuola” che si è svolto nel secondo quadrimestre in orario extrascolastico, noi alunni delle classi quarta e quinta che abbiamo aderito all’iniziativa, abbiamo realizzato il presente lavoro, completato da una mostra fotografica. Il Progetto ha avuto come tematica lo studio del nostro paese, con le sue tradizioni, la sua storia, la sua lingua, i suoi aspetti più caratteristici. Ci siamo appassionati alle attività e le abbiamo svolte con vivo entusiasmo e profondo impegno: esse non solo ci hanno arricchito, facendoci acquisire ulteriori conoscenze, nuove tecniche d’indagine sul campo e la capacità di condurre una ricerca storiografica, ma soprattutto ci hanno permesso di apprezzare il nostro patrimonio culturale e le bellezze del nostro territorio, di riscoprire le meraviglie che ci circondano e che spesso passano inosservate, di valorizzare il dialetto che porta dentro la saggezza della nostra gente, di percorrere le vie del paese guardando ogni particolare con occhi nuovi, curiosi.
NOTIZIE GENERALI Nelle pagine che seguono abbiamo raccolto informazioni di diversa natura su Falerna. Siamo riusciti a reperire tali notizie in varie fonti documentarie e le abbiamo utilizzate per produrre un quadro d’insieme del nostro paese, dalla collocazione geografica, alla storia, alle principali ricorrenze.
IL TERRITORIO Il territorio di Falerna è ubicato sul versante tirrenico della Calabria. La sua estensione è di 23,80 Kmq e confina con il mare, con Gizzeria e con Nocera Terinese. La costa si sviluppa per 5 Km mentre l’entroterra si estende a cuneo passando da quota zero sul livello del mare a quota 1.327 sul monte Mancuso. Oltre al centro abitato di Falerna Capoluogo, posto a 550 m s.l.m. appartengono al comune Castiglione Marittimo a 180 m s.l.m., Falerna Marina a 6 m s.l.m e i pianori Piano delle Vigne e Piano Canne a 200 m, Piano Polpicello e Piano Civita a 500m, Istia e Carito a 700 m. Sull'intero territorio di Falerna emerge maestosa la montagna composta dai monti Castelluzzo a 1299 m e Mancuso a 1.327 m dai quali sgorgano numerose sorgenti di acqua naturale, tra la fittissima vegetazione di faggi, ontani, castagni e pini.
CENNI STORICI Anche se i più antichi insediamenti nell’area di Falerna riguardano l’epoca della Magna Grecia e l’epoca romana, come hanno dimostrato gli scavi della Sovrintendenza Archeologica della Calabria, che nella località Piano delle Vigne hanno portato alla luce una villa padronale d’età Romano Imperiale, la storia di Falerna iniziò nel 1600 quando alcune famiglie d’agricoltori e pastori, provenienti dai paesi vicini, furono accolte nel territorio dal principe di Castiglione di Casa D’Aquino (appartenente a una delle più illustri famiglie nobili italiane che dominava su un vasto territorio compreso tra il Fiume Savuto e l’Amato), il quale volle edificare un nuovo paese nel suo dominio. Concedendo privilegi e benefici ai nuovi abitanti diede avvio ad un fenomeno d’immigrazione che servì da presupposto per la nascita del nuovo centro urbano, che sorse successivamente in zona più a valle a quota 550 m slm, luogo d’attuale ubicazione, meglio predisposto per il clima e per l’agricoltura. La nascita del nuovo villaggio di Falerna non fu priva di conflittualità e rivalità nei rapporti con l’antico centro di Castiglione e ciò spinse il Principe di Castiglione a sollecitare al Sovrano Filippo V la completa autonomia del nuovo casale montano, Falerna, dal feudo di Castiglione, evento che si verificò nel 1648. Le popolazioni ed il patrimonio di Falerna subirono vari eventi che ne segnarono la storia: i terremoti del 1638 e del 1783, le diverse epidemie e l’occupazione francese (1806/1815). Con il nuovo assetto amministrativo, disposto dai Borboni nel 1816, Falerna è divenuto sede di Capoluogo del Territorio.
ORIGINE DEL NOME Il nome Falerna comparve, per la prima volta nella storia, in un regesto vaticano del Novembre 1606 e derivò dalla bontà dei vini che si producevano nel suo territorio, simili al vino "Falerno“, prodotto nei luoghi d’origine della famiglia D’Aquino, il Lazio, e molto apprezzato dai Romani.
LA CHIESA PARROCCHIALE Poiché il Principe di Castiglione di Casa D’Aquino aveva voluto edificare nel suo dominio il nuovo paese, Falerna, gli abitanti decisero di rendergli omaggio. Pertanto, quando fu fondata la chiesa, essa venne dedicata a San Tommaso D’Aquino, in omaggio ai feudatari, ai quali questo Santo appartenne nella famiglia d’origine. La chiesa fu dotata dei registri parrocchiali che ancora esistono e sono custoditi dai parroci che si sono succeduti nel tempo. L’impianto architettonico risale al Settecento; è a navata unica con cappelle e transetto.
SAN TOMMASO D’AQUINO È il partono del paese e viene celebrato il 7 marzo. Esiste però anche una seconda festa a lui dedicata, che si celebra l’8 settembre per ricordare un terremoto avvenuto durante una processione in onore del Santo, il quale impedì a coloro che vi parteciparono di avvertire la scossa. Il sisma fu invece distintamente percepito da chi era rimasto a casa.
LA FESTA PRINCIPALE La festa più importante che si celebra a Falerna è quella della Madonna del Rosario. Si festeggia ogni anno, nella prima domenica di ottobre, con messa, processione, fiera, spettacolo musicale, fuochi d’artificio e sfilata dei caratteristici “pascari”.
Un’altra festa particolarmente sentita è quella in onore di Santa Lucia che si celebra il 13 dicembre. In tale occasione vengono accesi vari falò nei vicoli del paese per chiedere la benedizione della vista, di cui la santa è protettrice. CANTO POPOLARE Santa Lucia de Roma venia, parma d’alive are manu tenia supra l’ataru la benedicia Santa Lucia, Santa Lucia. Evviva Santa Lucia jetta granu ara spuria e tuttu chiddu ca nun te serva jettammillu da hinestra. LA RICORRENZA DI SANTA LUCIA
LE NOSTRE POESIE Nelle pagine che seguono si possono leggere dei brevi testi che, senza alcuna pretesa di velleità letterarie, abbiamo scritto in vernacolo falernese, per recuperare le nostre tradizioni linguistiche, valorizzare la musicalità del nostro dialetto, riappropriarci delle nostre radici culturali. Abbiamo, infatti, scoperto che nei canti e nelle poesie popolari si cela un inaspettato valore artistico, oltre che una profonda saggezza ed è quanto abbiamo cercato di fare con le nostre brevi “opere”, le quali oltre ad essere in dialetto, vogliono anche dare un messaggio, alla stessa stregua di quelle che si tramandano da generazioni. Per darne un esempio abbiamo riportato all’inizio del nostro “canzoniere” una delle tante poesie dialettali rintracciate durante le nostre ricerche.
Un jati tantu all’aria ca caditi ppe ra horte superbia ca portati, ca ra superbia l’anu le pulite e chine a assai giardini e pocu stati. Non salite troppo in alto che cadreste per la grande superbia che avete perchè la superbia ce l’hanno le belle (donne) e chi possiede tante terre ma poco potere. MESSAGGIO: La superbia si ritorce contro chi si crede migliore degli altri ma in realtà non lo è. CANTO POPOLARE
Quannu e nanne eranu quatrare avianu u vacile ppe se lavare, i cutigni e u campanaru ppe jocare pane e uogliu ppe manciare. Mo chi i tiempi su canciati avimu giocattuli, libbri e gelati, l’acqua, a luce e a televisione, ma un c’è abbastanza soddisfazione. (Alessia, Michela, Abdembi e Giovanni) Quando le (nostre) nonne erano ragazze avevano una bacinella per lavarsi, i cutigni* e il campanaru* per giocare pane e olio da mangiare. Ora che i tempi sono cambiati abbiamo giocattoli, libri e gelati l’acqua, la luce e la televisione, ma non c’è abbastanza soddisfazione. *Giochi popolari MESSAGGIO: Il benessere materiale di oggi non sempre rende felici. I TIEMPI
Si te spagni du curzune cuverate u garrune; ccussì si de nemici te vo guardare sempre accuortu t’a de stare. (Anna, Stella, Mounir e Giuseppe) Se hai paura del serpente copriti il tallone; allo stesso modo se dai nemici ti vuoi salvaguardare sempre attento devi stare. MESSAGGIO: Bisogna essere sempre vigili perché un nemico ti attacca quando abbassi la guardia e sei più indifeso. CURZUNI E NEMICI
All’uortu se chjantanu e vajane, e rape, i vruacculi, e milanciane, i citrola, e patate, i cucuzzieddi, e cipudde, e verze, i piparieddi, i cavuli, a lattuca, a scalora, i surache, e sengare, i pimmadora. Si chiste verdure volimu coglire a abbiverare s’a dde jire. (Fiore, Francesco, Pietro e Zaccaria) All’orto si piantano i fagiolini, le rape, i broccoli, le melanzane, i cetrioli, le patate, le zucchine, le cipolle, le verze, i peperoncini, i cavoli, la lattuga, la scalora, i fagioli, le bietole, i pomodori. Si tali verdure vogliamo raccogliere ad innaffiare bisogna andare. MESSAGGIO: La terra dà tanti frutti, ma sarebbe sterile senza il costante lavoro dell’uomo. ALL’UORTU
Jeri sugnu jutu a Stia e aju chiantatu a patata purmentia Ccu ru zappune aju nzurcato E dopu m’aju riposatu. Ara hine m’aju ricuoto e strappe E mi nne sugnu jutu de nte troppe. (Salvatore) Ieri sono andato a Stia* E ho piantato la patata novella Con la zappa ho fatto i solchi E dopo mi sono riposato. Infine son tornato a casa Passando attraverso le zolle erbose. * località nel comune di Falerna Messaggio: Anche il lavoro più umile richiede tempo e fatica. A STIA
M’aju vivutu na cicculatera de cahè e me siantu megliu de nu rre; m’aju manciatu na hettina e me siantu na reggina; m’aju manciatu na scalora e me siantu na signora. (Amy) Ho bevuto un bricco di caffè E mi sento meglio di un re Ho mangiato una fettina e mi sento una regina; Ho mangiato una scalora E mi sento una signora. MESSAGGIO: Basta poco per stare bene (chi si accontenta gode). ME SIANTU
Si vai caminannu nte muntagne l’autunnu cce truovi e castagne i siddi, i nuci e l’alive e lu viernu cce truovi a nive. Ara primavera erve e juri cci nne sunu e tutti i culuri, a staggione pinoli e mura ti nne cuogli a ogne ura. Ma ogne troppa e ogne ruvettu l’a trattare ccu granne rispiettu. (Eleonora, Antonella, Paola e Bionda) Se cammini per le montagne in autunno trovi le castagne i funghi, le noci e le olive e d’inverno ci trovi la neve. In primavera erbe e fiori ve ne sono di tutti i colori, in estate pinoli e more ne puoi raccogliere ad ogni ora. Ma ogni zolla e ogni rovo devi trattarlo con gran rispetto. MESSAGGIO: la montagna ci dà doni in ogni stagione, ma va sempre salvaguardata. E MUNTAGNE
FOTOGRAFIE STORICHE Nelle pagine successive sono state inserite alcune delle tante foto che abbiamo raccolto durante la nostra indagine e che abbiamo scelto perché esse documentano la nostra storia, dall’aspetto delle persone a quello delle strade, dalla scuola allo sport, dalle feste religiose agli spettacoli in piazza.
REPORTAGE FOTOGRAFICO Nelle pagine che seguono è stato inserito, anche se solo in minima parte, il servizio fotografico che abbiamo realizzato fra le vie del paese per documentare quanto è mutato nel corso del tempo e cosa, invece, ancora rimane intatto del nostro passato, soprattutto nell’aspetto dei piccoli vicoli e nella struttura arcuata degli antichi portoni. Con il reportage completo abbiamo inoltre realizzato una mostra fotografica.
FINE DEL VIAGGIO GRAZIE PER L’ATTENZIONE