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Per una storia dell’istruzione professionale. Dal 1859 ad oggi.
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Per una storia dell’istruzione professionale Dal 1859 ad oggi
La storia dell’istruzione e formazione professionale in Italia ha origini lontane. Le prime norme risalgono al 1859, alla legge Casati, la quale, nel definire il primo assetto del sistema dell’istruzione in Italia, trasferì allo Stato l’impegno finanziario per l’ istruzione professionale.
Nel 1928 Passano alla competenza del Ministero della Pubblica Istruzione i corsi per la formazione pratica dei lavoratori. Nel 1938 Nascono accanto agli Istituti Tecnici e alle Scuole Tecniche gli Istituti Professionali, il cui avvio è però bloccato dallo scoppio della guerra.
La scuola italiana nel periodo post-bellico:1943-1962 • Nel caos post-bellico si delineò un ibrido a metà tra riforma Gentile e riforma Bottai • Scuola elementare gentilianaL'istruzione elementare fu portata a 5 anni : 3 anni (con esame finale) + 2 (con esame finale).
Scuola secondaria inferiore – Bottai( semplifica lo schema Gentile) • -La scuola media fu divisa in tre filoni: • la scuola media vera e propria che riunificava tutti i corsi inferiori di Gentile; • la scuola di avviamento professionale triennale; • la scuola artigiana triennale e senza sbocchi.
Scuola secondaria superiore Bottai+Gentile • (Licei -Istituti tecnici di 5 anni- Istituto magistrale di 4 anni-Scuole tecniche biennali- “Istituti Professionali di Stato” )A “ latere” del sistema scolastico sistemazione dei Conservatori, degli istituti musicali e degli istituti d'arte. .( Con Gentile era nel frattempo già nato il Liceo Artistico e con Bottai nel 1938 era stato emanato anche un Regio decreto con il quale si istituivano tre scuole di istruzione tecnica con finalità speciali che, negli anni 50 viene appunto utilizzato come base giuridica per la nascita e diffusione degli Istituti Professionali si Stato).
. Nel 1948 • l’articolo 117 della Costituzione assegna alle Regioni le norme legislative in materia di “istruzione artigiana e professionale”, e l’art. 118 delega alle stesse le relative funzioni amministrative ( nascendo però le regioni molto dopo -1970- nei fatti l’istruzione professionale viene impartita dallo Stato). • Così,forzando una norma del 1938 (art. 9 del Rdl 21 settembre 1938, convertito nella legge 2 giugno 1939, n. 139), che consentiva di istituire nell’ambito dell’istruzione tecnica «scuole aventi finalità ed ordinamento speciale», crebbe, negli anni cinquanta del secolo scorso, l’istruzione professionale prima bi- e poi triennale
L’istruzione professionalesottosistema dell’istruzione tecnica • Mantenendo i segni della propria origine, essa fu concepita come sottosistema dell’istruzione tecnica e destinata sia agli allievi che non potevano permettersi di intraprendere gli studi tecnici quinquennali a causa delle loro condizioni economiche familiari sia agli allievi scolasticamente più deboli che non sarebbero mai riusciti a proseguire i più impegnativi studi tecnici, ma che avevano comunque bisogno di una formazione culturale più solida di quella reperibile nelle tradizionali scuole di arti e mestieri.
Nel 1949 la Legge 264/49 La legge, che rimarrà sino agli anni Settanta il principale strumento normativo del sistema di formazione professionale, disciplina per la prima volta la materia dell’addestramento professionale e lo assegna al Ministero del Lavoro. La legge si rivolge ad un’utenza esclusivamente adulta; provvede sia alla riqualificazione professionale dei lavoratori disoccupati, sia a quella di manodopera già occupata di età non superiore ai 45 anni.
L’organizzazione dei corsi • L’organizzazione dei corsi di addestramento professionale viene assegnata sia alle amministrazioni pubbliche, in particolare attraverso grossi enti parastatali - INACLI (industria) e ENALC (commercio),e nel 1958 l’INIASA (artigianato) -, sia a enti, istituzioni, associazioni, centri di formazione di varia natura e matrice. Si sviluppa così quel groviglio di enti di formazione, molti dei quali collegati anche alle organizzazioni sindacali, che saranno in seguito uno dei maggiori ostacoli alla ricomposizione della formazione scolastica ed extrascolastica.
Nel 1951 Sono estesi ai giovani i corsi di addestramento professionale, ponendo le basi per lo sviluppo di quella formazione professionale iniziale che sarà destinata a divenire per molto tempo la parte più consistente dell’intero sistema di formazione professionale regionale.
La legge 25/55Nel 1955 • La Legge 25 istituisce ufficialmente l’apprendistato e integra l’addestramento pratico con un “insegnamento complementare”,volto a “conferire all’apprendista le nozioni teoriche indispensabili all’acquisizione della piena capacità professionale”. L’apertura verso i giovani e il configurarsi di una funzione suppletiva rispetto alla scuola obbligano il nascente sistema di formazione professionale a strutturarsi in corsi lunghi e articolati, con programmi di studio parzialmente mutuati dai curricula scolastici, anche se tale integrazione sarà destinata a fallire.
Nel 1957 Nasce la CEE: il trattato di Roma istituisce il Fondo Sociale Europeo (articolo 123) e formula “principi generali per l’attuazione di una politica comune di formazione professionale” finalizzata, tra l’altro, a favorire lo “sviluppo armonioso delle economie nazionali e del mercato comune”. Il FSE, divenuto operativo nel 1960, giocherà un ruolo sempre più rilevante nello sviluppo della formazione professionale in Italia ( la sua conclusione era prevista per il 2006).
Per una nuova pedagogia • Inizia ad affermarsi l’insostenibilità pedagogica di una formazione disposta non per l’uomo, ma per il mercato del lavoro e la necessità di un’istruzione professionale da non considerare ‘minore’ rispetto all’istruzione liceale e tecnica. Pertanto si cerca di ritardare il più possibile l’incontro con l’esperienza addestrativa. Da qui, la scelta di prolungare sempre di più il tempo della formazione scolastica generale.
Nel 1962 • L’istituzione della Scuola Media unica porta alla soppressione delle Scuole di Avviamento Professionale; gli Istituti Professionali prendono nuovo slancio, proseguendo quello sviluppo delineato e sostenuto dalla commissione Gonella (1947/49), che porterà alla graduale soppressione delle scuole tecniche.
Le due grandi cesure della scuola italiana • La prima cesura • La scuola media unica. La prima cesura tra la scuola del dopoguerra e la scuola degli anni settanta si determina nel 1962/63 con la grande svolta, quandoil primo governo di centrosinistra approva la legge istitutiva della scuola media unica obbligatoria e gratuita che elimina l'avviamento professionale.
Nel 1967 • Gli Istituti Professionali di Stato hanno una sistemazione definitiva all’interno dell’istruzione secondaria superiore, e si collocano integralmente nella sfera di competenza del Ministero della Pubblica Istruzione.
Nel 1969 Viene modificato l’esame di maturità e viene resa quinquennale la durata della grandissima maggioranza degli Istituti Professionali; il biennio aggiuntivo alla qualifica triennale risulterà finalizzato più all’accesso all’università che all’approfondimento della preparazione professionale.
Nel 1972 Il D.P.R. n. 10 del 15 gennaio, emanato subito dopo la creazione delle Regioni, trasferisce le competenze ministeriali in materia di “istruzione artigiana e professionale” alle Regioni; si tratta del solo settore extrascolastico.
Nel 1973 Il DPR n. 478 del 30 giugno istituisce l’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori), che diventerà operativo il 1° febbraio 1974.
Nel 1978 La legge 845 definisce, in modo più chiaro e articolato del DPR 10/72, le competenze regionali. E’ sancito definitivamente il dualismo fra “formazione professionale” regionale e “istruzione professionale” statale. Gli Istituti Professionali, cresciuti e consolidati nell’alveo della più generale istruzione statale, si schierarono risolutamente contro la propria regionalizzazione.
Il progetto ‘92 • Il "Progetto 92", da sperimentazione guidata dal Ministero, nato nell'anno 1988/89 (vedi D.M. 24 aprile 1992) diventa nuovo ordinamento ed è esteso a regime a tutte le classi iniziali dei corsi di qualifica a partire dall'anno scolastico 1995/96.
La struttura del nuovo ordinamento • ll percorso formativo ha durata triennale e si articola in un biennio unitario ed un terzo anno (definito monoennio) a scelta dell’allievo destinato al conseguimento di un diploma statale di qualifica professionale Il triennio comprende tre aree di apprendimento:
Le tre Aree del progetto ‘92 • un'area comune con finalità formative di base a carattere umanistico e scientifico secondo i programmi del nuovo biennio che diventerà obbligatorio e che ha già avuto il parere favorevole del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Le ore settimanali complessive di quest'area sono 22; • un'area di indirizzo differenziata nei settori tecnologici fondamentali e operativi per 14 ore complessive settimanali; • un'area di approfondimento di 4 ore settimanali complessive, obbligatorie per tutti gli allievi, finalizzata prioritariamente al perseguimento del recupero culturale del gruppo classe nel primo anno.
L’Area di approfondimento • In II e III classe, tale area, che è la novità di maggior rilievo, può essere utilizzata per approfondimenti professionali specifici, sia mediante lo svolgimento di appositi moduli didattici, sia mediante apporti esterni all'istruzione scolastica (interventi di rappresentanti altamente qualificati che esercitano la professione nei rispettivi settori produttivi - attività di pubbliche relazioni - stages aziendali in convenzione con le imprese, ecc.). Al termine del triennio lo studente consegue il Diploma di Qualifica Professionale di primo livello
MA….. • In quegli stessi anni la formazione professionale regionale toccava un punto minimo causato, specie in alcuni settori, dalle nuove scelte delle famiglie che chiedevano più attenzione alla formazione globale
Inizia il percorso integrato • . Si comincia a lavorare allora per progettare la terza area che diventa la punta di diamante del sistema dell’istruzione professionale. L’individuazione di un docente con funzioni di coordinamento di progetto e la sua retribuzione per tale compito, l’organizzazione di visite aziendali e stage estivi, la possibilità per gli allievi di conseguire un ulteriore diploma di secondo livello regionale di microspecializzazione costituiscono la risposta ai nuovi bisogni.
"Protocollo d’intesa tra Ministero della Pubblica Istruzione e Regione Veneto", • In tale ottica il 13 gennaio 1994 viene siglato uno specifico "Protocollo d’intesa tra Ministero della Pubblica Istruzione e Regione Veneto", in base al quale "Il Ministero della Pubblica Istruzione e la Regione Veneto, nel quadro degli indirizzi programmatori esplicitati dal Piano Triennale di Formazione Professionale, si impegnano a progettare e a realizzare congiuntamente attività integrate tra il sistema della Formazione Professionale e gli Istituti Professionali di Stato per realizzare, in via sperimentale, corsi di formazione professionale biennali post-qualifica che consentano l’acquisizione di un diploma di maturità e anche di una qualifica professionale di 2° livello".
DM 15/4/94 Programmi e orari per i corsi post-qualifica degli istituti professionali diStato. Il curricolo dei nuovi corsi post-qualifica ( la terza area) • Organizzate in sede scolastica: • 1- area delle discipline comuni di formazione umanistica e scientifica 15 ore sett. • 2- area delle discipline di indirizzo 15 ore sett. • totale ore annuali in sede scolastica 900 • Di competenza regionale • 3- area di professionalizzazione Totale ore annuali di competenza regionale da 300 a 450 Totale ore annuali curricolo integrato da 1200 a 1350
AREA DI PROFESSIONALIZZAZIONE (3^ area) • Il biennio post-qualifica degli Istituti Professionali comprende come detto in precedenza un’area di professionalizzazione (cosiddetta terza area), di competenza regionale con un monte ore annuale di 300/450 (200 per le IV, 200 per le V e 200 per stages), svincolata dalle logiche organizzative degli orari settimanali. • I percorsi che caratterizzano detta terza area in via principale si attuano attraverso convenzioni con le Regioni in forza delle quali, al termine del percorso di studi, si consegue il diploma di scuola secondaria superiore e una qualifica professionale regionale.
La seconda cesuraL’Autonomia scolasticaart.21 L 59/97 • La scuola-azienda e il passaggio dal sistema scolastico statale al sistema scolastico integrato( Stato-Regioni-Privato) I quattro pilastri della trasformazione: L’Autonomia scolastica- Il riordino dei cicli di Berlinguer- La legge di parità- La riforma degli organi collegiali.
Nel 1998 • Vent’anni dopo la legge 845/78, Bassanini tenta nuovamente di passare gli istituti professionali alle Regioni, per rilanciare la gestione regionale di tutta l’istruzione professionale. (Dlgs. n. 112 del 31 marzo 1998). • Continua la trasformazione dell’istruzione professionale
Nel 2001 L. Cost. n.3 del 2001 , riforma del Titolo V .Nonostante i precedenti inequivocabili segnali, il nuovo art. 117 ha riproposto, con la forza di una norma costituzionale, sia il dualismo fra “formazione” e “istruzione” professionale, sia la vexata quaestio della separazione dell’istruzione professionale dal resto dell’istruzione secondaria superiore. L’art. 117 distingue infatti a) l’”istruzione”, sulla quale lo stato ha legislazione esclusiva in materia di “norme generali”, “livelli essenziali delle prestazioni” e detta i “principi fondamentali”per la legislazione concorrente delle regioni, e b) l’”istruzione e formazione professionale” demandata alla legislazione regionale, pur rimanendo i “livelli essenziali delle prestazioni” di competenza esclusiva dello Stato anche in questo settore.
Il Progetto 2002( parte la sperimentazione -1997/98) Basandosisull’Accordo per illavoro del 1996,sul testodileggedell’Autonomiascolastica, sulRiordinodeiciclidiBerlinguer, vienepresentato , nelmaggio del 1997 ilnuovoprogetto 2002. Obiettividichiarati : superare la scuolaattuale, autoreferenziale e piegatasu se stessa, distantedalmondo del lavoro e dellaproduzione . Strumenti: modelliorganizzativi e curriculariflessibili , aperti , polivalentiattraversointerazioni,opzioni,passaggida un canaleformativoall’altro. Vieneprevisto un bienniosperimentale con : • riduzionedell’orariosettimanaleda 40 a 34 ore; • Strutturamodularedellemateriediinsegnamento e maggioreintegrazionesulterritorio; • Flessibilitàoraria.
Il progetto si estende alle terze eai corsi post-qualifica • Dall’a.s. 1999/2000 coinvolge le terze classi • Dall’anno 2000/2001 il progetto prosegue nei corsi post-qualifica – IV e V anno Nel triennio sono previste tre aree: • Area di Equivalenza ( formazione generale); • Area di indirizzo ( laboratori); • Area approfondimento e di integrazione; Nel biennio post-qualifica si aggiunge: • L’area di integrazione e/o di professionalizzazione
STRUTTURA DEL CORSO AREA DI EQUIVALENZA Si tratta di un'area mirata alla formazione generale, comune in tutti gli istituti superiori. Nel biennio:prevede 21 ore settimanali corrrispondenti a 693 ore annuali.Nel III anno l'orario settimanale dell'area di equivalenza è di 12 ore corrispondenti a 396 ore annuali. Nel IV e V anno l'orario settimanale dell'area di equivalenza è di 14 ore settimanali corrispondenti a 462 ore annuali, per lasciare spazio alle discipline professionalizzanti dell'indirizzo.
AREA DI INDIRIZZO E' fortemente impostata sull'esperienza di laboratorio, per un primo approccio alla professionalità. Nel III anno l'area di indirizzo concorre in modo più specifico e mirato a costruire delle conoscenze/competenze e capacità in linea con il corso di qualifica Nel IV e V anno tale area concorre a costruire, in modo mirato, specifiche conoscenze/competenze in linea con l'impianto e la "ratio" dei corsi di qualifica e aperta ad integrazione con la formazione professionale e con la realtà del mondo produttivo.
AREA DI APPROFONDIMENTO E DI INTEGRAZIONE • Nel biennio è finalizzata essenzialmente a fornire la conoscenza del territorio e del mondo del lavoro e ad attività di riequilibrio socio-culturale; • Nel III anno, concorre all'acquisizione di una formazione adeguata in rapporto ai diversi settori di impiego . La flessibilità curriculare permette di reperire “ore” per realizzare autonomi progetti d'istituto
AREA DI INTEGRAZIONE E/O DI PROFESSIONALIZZAZIONE • Nel curricolo del biennio post-qualifica si inserisce un'area di professionalizzazione teorico-pratica della durata minima di 600 ore annuali, comprensiva di eventuali crediti riconosciuti, quale parte integrante del corso di studi, di competenza della regione ( finanziata dalla regione o dalla scuola in via surrogatoria).
L’Area professionalizzante o terza area • Gli obiettivi della terza area prevedono l’utilizzo anche di consulenti esterni che assicurino l’acquisizione di quelle specifiche professionalità che rappresentano uno degli obiettivi prioritari del nuovo impianto formativo. Qualora vi siano difficoltà per la scuola nel procurarsi all’esterno tutte le professionalità, è possibile utilizzare docenti interni particolarmente competenti. Il percorso viene completato con un periodo di stage presso agenzie o enti pubblici.
Nel 2003 La legge Moratti Legge 53 di riforma della scuola. L’art. 2 assicura “a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età; l'attuazione di tale diritto si realizza nel “sistema di istruzione”, costituito dai licei e nel “sistema di istruzione e formazione professionale”. Dal compimento del quindicesimo anno di età i diplomi e le qualifiche si possono conseguire in alternanza scuola-lavoro o attraverso l'apprendistato.
L’istruzione professionaleè ceduta alla formazione professionale • Mentre i licei hanno durata quinquennale ( due bienni + un quinto anno); nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale i percorsi possono essere triennali e quadriennali, i percorsi quadriennali danno accesso all'istruzione e formazione tecnica superiore e anche, previa frequenza di apposito corso annuale, all’esame di Stato e quindi all’Università. Il sistema assicura la possibilità di cambiare indirizzo all'interno del sistema dei licei, nonché di passare dai licei all'istruzione e formazione professionale, e viceversa.
Nel 2007Arriva il Gattopardo (Fioroni ) Con la legge 40/07 lo Stato finge di riappropriarsi dell’istruzione professionale. . “Gli istituti tecnici e professionali riordinati e potenziati attivano ogni opportuno collegamento con il mondo del lavoro e dell'impresa, la formazione professionale, gli EELL.....”( art 13 comma 1 bis). -Si prevede la “ Riduzione del numero degli attuali indirizzi e loro riammodernamento nell'ambito di ampi settori tecnico-professionali articolati in un'area di istruzione generale comune a tutti gli indirizzi e in aree di indirizzo”
Istruzione e formazione professionale • Vengono “ Organizzati organici raccordi tra i percorsi degli istituti tecnico-professionalie i percorsi di istruzione e formazione professionale, finalizzati al conseguimento di qualifiche e diplomi professionali.”( art 13, comma 1 quiques). • Si prevede la riduzione oraria dei curricoli
Nel suo rapporto annuale l' Isfol usa una metafora • “ È caduto un muro come quello di Berlino tra scuola, formazione e lavoro e si è aperto un cantiere, il più grande del mondo, il cantiere della formazione. L'autonomia scolastica, la Formazione professionale, l'Apprendistato hanno gettato le fondamenta di una nuova costruzione.
La Gelmini e il riordino degli istituti professionali( quello che si dice nel testo, poco) • Contesto normativo: il nuovo Titolo V della costituzione “ gli istituti professionali possono rilasciare qualifiche e diplomi di competenza delle regioni solo in regime di sussidiarietà, nel rispetto delle esclusive competenze delle regioni.” • La legge 40/2007( struttura dei corsi 2+2+1; rapporti tra istruzione e formazione professionale). • L’art.64L-133/2008 (32 ore settimanali x33 settimane)
Le prime proposte • Identità: L’istruzione professionale sviluppa competenze in precisi ambiti settoriali e facilita giovani e adulti a ricomporre i segmenti formativi acquisiti anche in contesti informali e non formali; • l’istruzione tecnica sviluppa competenze in precisi ambiti tecnologici
Settori di riferimento I settori vengono ridotti sostanzialmente a due: • Industria e Artigianato- Produzioni industriali e artigianali; • Servizi : - per l’agricoltura e lo sviluppo rurale; - manutenzione e assistenza tecnica; - socio-sanitari; - enogastronomia e ospitalità alberghiera; - commerciali
Struttura e organizzazione dei percorsi Struttura- • 32 ore settimanali di lezioni=1.056 ore; • Un’area di istruzione generale comune a tutti i percorsi; • Aree di indirizzo specifiche con opzioni in riferimento alle esigenze del mondo del lavoro e del territorio.
Articolazione • Primo biennio : per ciascun anno 660 ore di attività e insegnamenti generali comuni ai due settori + 396 ore di attività e insegnamenti obbligatori per ciascun indirizzo in funzione orientativa; • Secondo biennio: per ciascun anno 495 ore di attività e insegnamenti comuni ai due settori + 561 ore di attività obbligatori per ciascun indirizzo; • Quinto anno: 495 ore di attività e insegnamenti generali +561 ore di attività e insegnamenti obbligatori per ciascun indirizzo