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Gruppo dell’ARTE. Corradin Lucrezia Bogotto Angela Zenere Alberta Tessaro Paolo. L’ORIGINE DELLA MUSICA NELL’ANTICA ROMA. La musica presso gli antichi romani si sviluppò grazie agli influssi della musica etrusca e greca.
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Gruppo dell’ARTE CorradinLucrezia Bogotto Angela Zenere Alberta Tessaro Paolo
L’ORIGINE DELLA MUSICA NELL’ANTICA ROMA • La musica presso gli antichi romani si sviluppò grazie agli influssi della musica etrusca e greca. • L'influenza greca divenne preponderante quando i romani conquistarono la Grecia e la Macedonia (II sec. a.C.) e ne adottarono gli elementi più caratteristici del sistema musicale. • Tuttavia, contrariamente a quanto affermavano i greci, i romani non ritenevano la musica culturalmente formativa, anche se le riconoscevano virtù terapiche, una sorta di medicina per curarsi da certe malattie. • In quanto popolo di condottieri e di dominatori, i romani preferivano utilizzare la musica soprattutto per incitare i soldati nelle battaglie, per solennizzare cerimonie ufficiali, di guerra o di pace, in occasione di parate militari, feste civili, ma anche nei riti propiziatori a sfondo religioso. • Solo col tempo la musica cominciò ad essere adottata anche nei banchetti, nei matrimoni, nei funerali...
Nel I sec. a.C. la musica e anche il coro cominciarono ad apparire in nuovi tipi di spettacolo, come ad es. la pantomima, che rappresentava scene di vita quotidiana o scene storiche e mitologiche. Nel tardo impero si diffuse a Roma la moda dei concerti strumentali e vocali: i virtuosi erano ricercati e ben pagati e occupavano un posto di prestigio presso le corti degli imperatori. • Sul potere della musica abbiamo scritti di Cicerone. In età imperiale sappiamo ch'era studiata a corte (lo stesso Nerone cantava accompagnandosi con la cetra). • Purtroppo non ci è giunta nessuna composizione su testo latino della musica romana antica, se si esclude un frammento con notazione greca di una commedia di Terenzio, l'Epitaffio di Silicio e un Inno Delfico ad Apollo, di provenienza greca, del 128 a.C., in cui un certo Limenio canta la grandezza di Roma che aveva appena occupato la Grecia. • Roma comunque, diventando a fine secolo uno dei centri di irradiazione del cristianesimo, favorì la diffusione della musica dei primi cristiani, la cui più importante espressione di tutto l'Alto Medioevo fu il canto corale o gregoriano. http://prezi.com/xljcoyuxol12/musica-nellantica-roma/
GLI STRUMENTI MUSICALI • I romani utilizzavano principalmente strumenti a fiato come la tibia, strumento ad ancia doppia simile all'aulos greco, la tuba, tromba di diversa lunghezza, il cornu o buccina, strumento di metallo ricurvo terminante con un padiglione (simile ad un corno da caccia), che venivano usati anche per dare segnali militari. In particolare la tuba e la buccina ritmavano la vita dell'accampamento e davano il segnale della battaglia. • E' lo storico Flavio Vegezio che descrive l'uso militare di questi strumenti musicali: "Ogni legione possiede suonatori di tromba, di corno e di buccina. La tromba chiama i soldati all'assalto e alla ritirata. Quando suonano i corni, a tale segnale rispondono non i soldati ma i vessilliferi. Ancora le trombe suonano per invitare i soldati a uscire per qualche missione. • Durante la battaglia suonano insieme trombe e corni. • La buccina chiama all'assemblea. E' anche un segno di comando: suona infatti davanti al generale, e quando si conduce a morte un soldato, per sottolineare che tale esecuzione si fa per disposizione dell'autorità. • Ancora al suono della buccina si monta o si smonta sia la guardia ordinaria sia quella fuori campo, o quando si va in missione, o quando si passa in rassegna l'esercito. A questo segnale infine s'interrompono i lavori. • I corni suonano quando occorre far marciare o arrestare i vessilliferi. • Tutti questi segnali si provano durante le esercitazioni e per tutto il servizio militare“ Fra gli strumenti a corda ricordiamo la cetra, la lira; a percussione, timpani, tamburi e cimbali, il sistro, i crotali (specie di nacchere) e la chitara.
LA DANZA NELL’ANTICA ROMA • Il razionalismo di cui fu orgogliosamente impregnata l'antica cultura romana era intrinsecamente antitetico allo spiritualismo delle danze estatiche. Pertanto, non dobbiamo meravigliarci se nella grande e nella lunga storia di Roma non troviamo alcun posto d'onore assegnato alla danza. I Romani furono abbastanza abili nel saper metabolizzare (romanizzare) quanto di meglio trovavano in giro per il mondo, a livello pratico, teorico e culturale. Ma con la danza, che pure imperava dappertutto, non ebbero mai un buon rapporto. Nonostante Plutarco sottolinei la grazia con cui 'danzavano' i sacerdoti di Marte, e nonostante Luciano definisca il tripudium 'danza maestosa', in verità l'intero fenomeno coreico a cui i citati scrittori facevano riferimento va ricondotto a finalità pratiche e alle normali attività di un popolo produttivo e guerriero. • Il tripudium era una danza sacerdotale, legata alla scadenze della coltivazione delle terre. Consisteva nel battere tre volte il piede a terra, secondo un ritmo che si ispirava all'anapesto, piede della metrica classica composto da due sillabe brevi e una lunga: insomma, una specie di moderno quick, quick, slow! Per quanto riguarda le danze d'armi, è fin troppo facile intuire quale armonia esse potessero esprimere, se solo si pensi alla forma mentis e alle maniere dei guerrieri romani.
LA NASCITA DELLA DANZA • Secondo la leggenda, Roma fu fondata il 21 aprile del 753 avanti Cristo. I Romani furono sempre impegnati con le guerre: contro gli Etruschi, i Latini, gli Ernici, i Volsci, gli Equi, i Galli, i Tarantini, i Cartaginesi, i Macedoni. Ma dopo tante conquiste, subirono l'influsso della civiltà greco_ellenistica, la più prestigiosa civiltà di tutti i tempi. Dopo secoli di guerre, forse i Romani erano stanchi di vivere secondo le tradizionali regole di austerità e di sacrifici. Sta di fatto che finirono per rinunciare alla semplicità dei loro costumi e si lasciarono prendere, affascinati, dalla dimensione ellenica ed orientale: l'eleganza dell'arte, la sottile cultura, la piacevole mollezza, il lusso esagerato. Perfino nel campo religioso furono assimilati i caratteri greci, e si realizzò una totale identificazione delle divinità romane con quelle elleniche. Questa grande operazione di trasposizione culturale, artistica ed estetica raggiunse il massimo livello di visibilità nel campo dell'architettura urbana. • Così, nell'ambito del fenomeno sopra descritto, attorno all'anno 200 avanti Cristo, la coreutica greca entrò in Roma. Contemporaneamente fu recepita anche la coreutica etrusca, e il ballo diventò una cosa importante nella vita privata e in quella pubblica. Fu istituito l'insegnamento della danza, e tutte le famiglie nobili presero l'abitudine di avviare i propri figli allo studio di questa nuova e raffinata 'arte del muoversi'. E' doveroso precisare che, pur stabilizzatasi col tempo l'abitudine di ballare, anche contro le teorie dei detrattori che vi ravvisavano i segni e i pericoli della decadenza, non scattò mai una fase di creatività che producesse moduli coreici originali. Anzi, nella fase matura dell'Impero, si impose massicciamente la pantomima greca, che rappresentava l'azione drammatica senza l'uso delle parole. La pantomima aveva per contenuto il mito, la storia degli dei e degli eroi. La rappresentazione coreografica del mito si affermò, appunto, come la forma di spettacolo più gradita al popolo romano che, comunque, non diventò mai un popolo di danzatori.
I MONUMENTI DELLA ROMA ANTICA ARA PACIS AUGUSTAE L'Ara Pacis Augustae (altare della pace augustea) è un altare fatto costruire da Augusto nel 9 a.C., dedicato allaPace nell'età augustea, intesa come dea romana, e posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie. Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze dell'arte augustea ed intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana (Pace Romana è il lungo periodo di pace imposto sugli stati all'interno dell'Impero Romano grazie alla presa del potere da parte di Augusto e chiamato per questo anche Pax Augustea).
L'Ara Pacis è costituita da un recinto quasi quadrato elevato su basso podio, nei lati corti del quale si aprivano due porte a cui si accedeva da una rampa di nove gradini; all'interno, sopra una gradinata, si ergeva l'altare vero e proprio. La superficie del recinto presenta una raffinata decorazione a rilievo, esterno e interno. • L'aspetto politico-propagandistico è notevole, come in molte opere dell'epoca, con i legami evidenti tra Augusto e la Pax, espressa come un rifiorire della terra sotto il dominio universale romano. Inoltre è esplicito il collegamento tra Enea, mitico progenitore della Gens Iulia, e Augusto stesso, secondo quella propaganda di continuità storica che voleva inquadrare la presa di potere dell'imperatore come un provvidenziale ricollegamento tra la storia di Roma e la storia del mondo allora conosciuto. • Decorazioni interne • La superficie interna del monumento reca nel registro inferiore scanalature verticali simulanti uno staccato presente negli altari romani più antichi. In quello superiore si trovano festoni sorretti da bucrani, cioè crani di buoi con ghirlande, con al centro, sopra le ghirlande, dei phialai (antico vaso rituale greco).
Decorazioni esterne • La fascia figurata si divide in quattro pannelli sui lati delle aperture e un fregio continuo con processione-assemblea sui lati lunghi, che va letto unitariamente come un'unica scena. Il lupercale Di questa scena restano solo pochi frammenti, ma che comunque permettono di ricostruire la mitica fondazione di Roma: vi si riconosce il dio Marte armato, padre dei gemelli Romolo e Remo e divinità protettrice dell'Urbe, e il pastore Faustolo; essi assistono, presso il Ficus ruminalis, all'allattamento dei gemelli da parte della lupa, tra i resti di piante palustri che caratterizzano lo sfondo.
Qui vi si riconosce Enea col figlio Ascanio presso un altare, assistiti da due giovani camilli (è il giovane che assiste il sacerdote durante il sacrificio) . L'altare è avvolto da festoni e vi vengono sacrificati primizie e la scrofa bianca di Laurento. Il sacrificio è destinato ai Penati (sono gli Spiriti Protettori di una famiglia e della sua casa e anche dello Stato), che presenziano alla scena affacciandosi da un tempietto sulla roccia, posto sullo sfondo in alto a sinistra. Qui vi si riconosce Enea col figlio Ascanio presso un altare, assistiti da due giovani camilli (è il giovane che assiste il sacerdote durante il sacrificio) . L'altare è avvolto da festoni e vi vengono sacrificati primizie e la scrofa bianca di Laurento. Il sacrificio è destinato ai Penati (sono gli Spiriti Protettori di una famiglia e della sua casa e anche dello Stato), che presenziano alla scena affacciandosi da un tempietto sulla roccia, posto sullo sfondo in alto a sinistra. La Personificazione di Roma Questo rilievo, pervenutoci in resti molto scarsi, permette di riconoscere solo una personificazione di Roma in abito amazzonico, seduta su una catasta d'armi.La Saturnia Tellus Questo pannello è uno dei meglio conservati, pervenutoci praticamente integro. Si tratta di una complessa allegoria di una mitica terra dell'Età dell'oro. Il rilievo rappresenta una grande figura matronale seduta con in grembo due putti e alcune primizie. Ai lati si trovano due ninfe seminude, una seduta su un cigno in volo, simbolo dell'aria, e l'altra su un drago marino, simbolo del mare; questi due animali predominanti riecheggerebbero la serenità della pace, cioè terra marique: la pace in terra e in mare. Anche il paesaggio ha elementi allegorici: a sinistra è fluviale, con canne e un'oinochoe dal quale fluisce l'acqua, al centro è roccioso con fiori e animali mentre a destra è marino. L'interpretazione della scena non è univoca: la figura centrale potrebbe essere una Venere La Personificazione di Roma Questo rilievo, pervenutoci in resti molto scarsi, permette di riconoscere solo una personificazione di Roma in abito amazzonico, seduta su una catasta d'armi.La Saturnia Tellus Questo pannello è uno dei meglio conservati, pervenutoci praticamente integro. Si tratta di una complessa allegoria di una mitica terra dell'Età dell'oro. Il rilievo rappresenta una grande figura matronale seduta con in grembo due putti e alcune primizie. Ai lati si trovano due ninfe seminude, una seduta su un cigno in volo, simbolo dell'aria, e l'altra su un drago marino, simbolo del mare; questi due animali predominanti riecheggerebbero la serenità della pace, cioè terra marique: la pace in terra e in mare. Anche il paesaggio ha elementi allegorici: a sinistra è fluviale, con canne e un'oinochoe dal quale fluisce l'acqua, al centro è roccioso con fiori e animali mentre a destra è marino. L'interpretazione della scena non è univoca: la figura centrale potrebbe essere una Venere Genitrice o una personificazione dell'Italia, o forse ancora della Pax: forse queste interpretazioni erano fuse in un'ideologia ambivalente della Pax Romana dell'epoca di Augusto.
Fregio della processione Sui lati lunghi è raffigurata la processione per il voto dell'Ara, divisa in due parti: una ufficiale, coi sacerdoti, e l'altra semiufficiale con la famiglia di Augusto e si tratta quindi di una raffigurazione politica ideale.
CIRCO MASSIMO Il Circo Massimo è un antico circo romano, dedicato alle corse di cavalli, costruito a Roma. Nella valle tra il Palatino e l'Aventino, sede di giochi: nella valle sarebbe avvenuto il mitico episodio del ratto delle Sabine, in occasione dei giochi indetti da Romolo in onore del dio Consus (Probabilmente si trattava della divinità del seme del grano e dei depositi per la sua conservazione). Di certo l'ampio spazio pianeggiante e la sua prossimità all'approdo del fecero sì che il luogo costituisse luogo di attività giochi e gare.
Storia Le prime installazioni in legno, risalirebbero all'epoca di Tarquinio Prisco. La costruzione di primi impianti stabili erano soprattutto legate alle attrezzature per le gare e si ebbero probabilmente solo nel II secolo a.C. e fu Giulio Cesare a costruire i primi sedili in muratura e a dare la forma definitiva all'edificio, a partire dal 46 a.C. Il monumento venne restaurato dopo un incendio e completato da Augusto, che per decorare vi aggiunse un obelisco dell'epoca di Ramses II portato dall'Egitto. Struttura e utilizzi Le dimensioni del circo erano eccezionali: lungo 621 m e largo 118 poteva ospitare circa 250.000 spettatori. La facciata esterna era ad arcate. La platea poggiava su strutture in muratura, che ospitavano i passaggi e le scale per raggiungere i diversi settori dei sedili, ambienti di servizio interni e botteghe aperte verso l'esterno. Era in origine circondata da un canale largo quasi 3 m, più tardi eliminato per aggiungere altri posti a sedere. Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici quadrighe.
COLOSSEO Il Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio è il più grande anfiteatro del mondo. È situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50.000 e 80.000, è il più importante anfiteatro romano. L'anfiteatro è stato edificato su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. e fu inaugurato da Tito nell'80, con ulteriori modifiche apportate durante il regno di Domiziano. L'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Il nome "Colosseo", che deriva dalla vicina statua del Colosso di Nerone, si diffuse solo nel Medioevo. Ben presto l'edificio divenne simbolo della città imperiale. Era usato per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche.
Costruzione La sua costruzione iniziò nel 70 sotto l'imperatore Vespasiano, della dinastia flavia. L'area scelta era una vallata in cui si trovava un lago artificiale fatto scavare da Nerone Tito aggiunse il terzo e quarto ordine di posti e inaugurò l'anfiteatro con cento giorni di giochi, nell'80. Poco dopo l'imperatore Domiziano, operò importanti modifiche,
Il Pantheon ("tempio di tutti gli dei") è un edificio di Roma antica, costruito come tempio dedicato alle divinità dell'Olimpo. All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana Il Pantheon di Agrippa Il primo Pantheon fu fatto costruire nel 27-25 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, amico e genero di Augusto. Dai resti rinvenuti a circa 2,50 metri sotto l'edificio alla fine del XIX secolo, si sa che questo primo tempio era di pianta rettangolare (metri 43,76x19,82) con cella disposta trasversalmente, più larga che lunga, costruito in blocchi di travertino rivestiti da lastre di marmo. Preceduto da un pronao sul lato lungo che misurava in larghezza 21 metri. Davanti ad esso si trovava una sorta di piazza che separava il tempio dalla basilica di Nettuno. L'edificio di Agrippa aveva comunque l'asse centrale che coincideva con quello dell'edificio più recente e la larghezza della cella era uguale al diametro interno della rotonda. I capitelli erano realizzati in bronzo e che la decorazione comprendeva delle cariatidi e statue frontonali. Distrutto dal fuoco nell'80 venne restaurato sotto Domiziano, ma subì una seconda distruzione sotto Traiano.
ATTIVITÁ LUDICA
Il primo era di pianta rettangolare (metri 43,76x19,82) con cella disposta trasversalmente, più larga che lunga, costruito in blocchi di travertino rivestiti da lastre di marmo. Preceduto da un pronao sul lato lungo che misurava in larghezza 21 metri. Ma con …, che pure imperava dappertutto, i romani non ebbero mai un buon rapporto. cocchio (o carro veloce a due ruote) trainato da quattro cavalli Poteva contenere un numero di spettatori stimato tra 50.000 e 80.000 si sviluppò grazie agli influssi etruschi e greci. Era studiata anche a corte e veniva utilizzata in molte occasioni come nei banchetti, nei matrimoni, nei funerali... . un antico circo romano, dedicato alle corse di cavalli altare fatto costruire da Augusto ________ _________ ____ ______ ________ ____ ________ ____ _____ diventò una cosa importante nella vita privata e in quella pubblica. Fu istituito l'insegnamento e tutte le famiglie nobili presero l'abitudine di avviare i propri figli allo studio di questa nuova e raffinata arte. Il nome deriva dalla vicina statua di Nerone