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DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (cap. 2)

6° CONVEGNO NAZIONALE DEI DIRETTORI DIOCESANI DELLA PASTORALE MISSIONARIA E LORO COLLABORATORI Oleggio (Novara), 15-18 settembre 2009 NELLE NOSTRE LINGUE DICONO LE GRANDI OPERE DI DIO ( At 2,11) 40 anni di pastorale missionaria nelle Chiese locali in Italia. DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (cap. 2).

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DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (cap. 2)

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Presentation Transcript


  1. 6° CONVEGNO NAZIONALE DEI DIRETTORI DIOCESANIDELLA PASTORALE MISSIONARIA E LORO COLLABORATORIOleggio (Novara), 15-18 settembre 2009NELLE NOSTRE LINGUEDICONO LE GRANDI OPERE DI DIO (At 2,11)40 anni di pastorale missionaria nelle Chiese locali in Italia

  2. DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI(cap. 2) La Parola

  3. 1 Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. 3Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, 4 e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. 5 Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. 7 Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: “Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? 8 E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, 10 della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, 11Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio”. 12 Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l’un l’altro: “Che cosa significa questo?”.

  4. Si parla insistentemente di lingue (vv. 3, 4, 6, 8, 11), ma soprattutto si fa riferimento alla ricchezza e chiarezza di una comunicazione: un fenomeno che oggi assume effetti insieme decisivi (ed eccessivi) nella nostra vita, ma che qualifica da subito con precisione il modo di essere della comunità dei discepoli di Gesù: la Chiesa nasce per annunciare, comunicare, evangelizzare (= dire la buona notizia).

  5. Vi è un’origine di tutto il movimento: lingue come di fuoco…, perché il dono dello Spirito è protagonista della trasformazione dei discepoli in apostoli e della comunità in Chiesa missionaria: Dio è all’opera e le sue opere sono al centro delle parole di tutti.

  6. Se gli apostoli sono in grado di farsi intendere da persone di lingue differenti è perché sono divenuti capaci di farsi carico del punto di vista dell’altro, dei suoi strumenti conoscitivi e comunicativi, della sua storia: è sotto ogni punto di vista (ecclesiale, sociale, personale…) il saper farsi carico di un punto di vista diverso, far spazio all’altro, ascoltare lingue e culture, tendere la mano per essere accolti e condividere la buona notizia, prima che portare soluzioni e progetti frutti di pregiudizi e di relazioni unilaterali.

  7. Le lingue che si rimettono a comunicare rappresentano l’anti-Babele: un’immagine capace di interpellare il tempo del villaggio globale e dei suoi fenomeni ambigui; l’esperienza della globalità non esclude incontro, dialogo e accoglienza, stabilire ponti e abbattere muri.

  8. Non contento della molteplicità delle lingue, l’autore biblico ci mette davanti anche una mappa geografica: Luca spesso esprime la molteplicità e universalità dei popoli chiamati al vangelo (cf Lc 10: l’invio dei settantadue), a ricordare che proprio tutti sono inclusi nella chiamata e nessuno è escluso; la geografia della salvezza diventa essenziale come criterio di lavoro nell’ambito della missione.

  9. STRUTTURE NAZIONALIDELLAPASTORALE MISSIONARIA

  10. COMPITI DELLAPASTORALE MISSIONARIA

  11. LIVELLO NAZIONALE DELLAPASTORALE MISSIONARIA

  12. APPLICAZIONI DELLAPASTORALE MISSIONARIA

  13. IL NOSTRO PERCORSOQUI A OLEGGIO

  14. 1. MEMORIA • non di anniversari vuoti o testi inerti…: la vita arriva prima dei documenti e la realtà sorpassa gli schemi e i pregiudizi • memoria per avere coscienza di ciò che “è” davvero la missione nelle nostre comunità e di chi “siamo” noi • memoria per aver cura e custodia del principio e fondamento • L’amore di Cristo ci sospinge (n. 2): “Al cristiano non serve una vocazione in più per essere missionario: basta la vocazione che ha!”.

  15. 2. OMBRE • pastorale missionaria e CMD in nicchia / in isolamento / non incisivI sulle comunità e sulla gente • azioni missionarie: frammentazione / protagonismo / messaggi ambigui • clericalismo negli incarichi e nei processi decisionali • ecclesiocentrismo / orizzonti ristretti: quale mondo? quale Regno? • quale risposta delle giovani chiese al nostro agire / partire?

  16. 3. FENOMENI • la missione è connotata storicamente, quindi cambia essa stessa (e fa cambiare la storia) • se la missione cambia volto… • mancanza di vocazioni • partenze di laici • moltiplicazione di soggetti missionari “spontanei” • scambio tra le chiese del Sud del mondo • presenza tra noi di operatori apostolici del Sud del mondo • diversa considerazione delle altre religioni, ora presenti tra noi • …ci chiediamo: • quali vie vecchie stanno morendo? • quali vie nuove di relazione tra chiese sorelle? • quale volto di missione oggi? di missionario o missionaria?

  17. 4. UN COLPO D’ALA? • per aiutare le nostre comunità non a contrapporre, ma a unire la missione dell’invio con la missione dentro la Chiesa locale: un “paradigma” tutto da esprimere • per la missio vitae: appassionarsi per la vita dell’uomo, del popolo, della gente • per far tornare la parrocchia (parà-oikìa) “luogo missionario sperimentale”

  18. attenzioni specifiche: • discernimento come metodo di lavoro comune • cura per l’essenzialità e criteri di priorità • profezia • soggetti e “destinatari” della missione: • cura delle relazioni e reciproco riconoscimento • condivisione con chi è “fuori le mura” • vivere con mezzi poveri e verificare i modelli creati dalla missione

  19. 5. ELEMENTI FONDAMENTALI • il fondamento: • tavolo di comunione • luogo di spiritualità

  20. l’azione: • lavorare insieme • formare mentalità • progettare l’animazione • accompagnare il “partire”

  21. i “nostri” temi • la priorità dell’annuncio • la lettura e discernimento dei segni dei tempi • il privilegio ai temi di mondialità • la ricerca di elementi di sintesi tra mondi culturali diversi

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