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Elezioni, culture politiche e comportamento elettorale. Obiettivi del capitolo. Presentare lo sviluppo del “regime elettorale” italiano, fino ai giorni nostri Discutere i modelli prevalenti del comportamento politico degli italiani
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Obiettivi del capitolo • Presentare lo sviluppo del “regime elettorale” italiano, fino ai giorni nostri • Discutere i modelli prevalenti del comportamento politico degli italiani • Riassumere i risultati degli studi sulle sub-culture politiche in Italia e la loro distribuzione territoriale
Il regime elettorale nell’Italia repubblicana • La tradizione del sistema maggioritario dell’Italia liberale non riemerge… • … l’orientamento dei costituenti è per il principio di rappresentanza proporzionale, già sperimentato nel 1919 • Sono infatti proporzionali entrambi i sistemi elettorali, pure molto diversi, scelti dalla Costituente per Camera dei Deputati e Senato della Repubblica • Alla Camera il voto di preferenza alimenta la competizione intrapartitica
L’età del proporzionalismo (sistemi elettorali tra 1946 e 1990)
Ascesa (e declino?) del referendum • Dopo lo scontro sul divorzio (1974) è un mezzo di mobilitazione usato da parte di minoranze • Successi (abrogazioni) solo nella fase 1987-1995 • Declino di partecipazione dopo la fase 1991-1993 Tuttavia, ancora uno strumento molto usato e molto adatto per costruire maggioranze alternative o per sottolineare la distanza tra partiti e società
I cambiamenti dei primi anni novanta • Prodromi negli anni ‘80: sintomi della crisi partitica, aumento dell’astensionismo e biforcazione tra establishment politico e elettorato • Alcune proposte di “grande riforma” che comprendono il ritocco dei sistemi elettorali • Il movimento referendario ed il primo ritocco del sistema elettorale della camera (1991, la preferenza unica) • Referendum del 1993 abolisce la soglia del 65% al Senato e rischia di differenziare enormemente i sistemi elettorali delle due camere • Nuovo sistema elettorale misto. • Tangentopoli e la drammatica fase della XII legislatura
Camera (L. 277/93): sistema misto-maggioritario con 25% dei seggi attribuiti proporzionalmente in 26 circoscrizioni. Voto di lista proporzionale e scorporo parziale Senato (L.278/93): sistema misto-maggioritario con 25% dei seggi attribuiti proporzionalmente in 20 regioni. Nel proporzionale eletti i migliori perdenti dei collegi e scorporo totale Elezioni comunali: elezione diretta del sindaco e premio alla coalizione maggioritaria Elezioni provinciali: elezione diretta del presidente e premio alla coalizione maggioritaria Elezioni regionali: premio di maggioranza (1995) e elezione diretta del presidente (1999-2001) Le riforme elettorali degli anni novanta
Effetti del sistema elettorale introdotto nel 1993 • Centralità del gioco coalizionale al fine di massimizzare la vittoria nei collegi uninominali • Centralità (soprattutto nei collegi “aperti”) del profilo personale dei candidati e quindi perdita parziale di autonomia delle élite partitiche nella gestione del processo di selezione parlamentare. • Venir meno di alti tassi di partecipazione ed elevata prevedibilità del voto (vedere dati sulla volatilità) • Affermazione del bipolarismo
Sistemi elettorali introdotti dalla legge 270/2005 • Camera: 26 circoscrizioni proporzionali ( + collegio uninominale in Valle d’Aosta e circoscrizione estera). Soglia del 10% dei voti validi per le coalizioni, soglia del 2% per ogni partito incluso in una coalizione, ed del 4% per i partiti che corrono da soli. La coalizione che arriva prima a livello nazionale riceve un bonus che porta i suoi seggi a 340. • Senato: circoscrizioni coincidono con le 20 regioni (+ circoscrizione estero). Distribuzione proporzionale con le eccezioni di alcuni collegi uninominali (Valle d’Aosta e Trentino Alto-Adige). Soglie simili a quelle della camera. Premi di maggioranza regionali: in ogni singola regione la coalizione che raggiunge la maggioranza dei voti ottiene almeno il 55% dei seggi.
Modelli tradizionali di elettore in Italia (Parisi e Pasquino 1977) • Elettore di appartenenza: si sente “parte” di un partito o di una determinata cultura politica - raramente nega il suo consenso con manifestazioni di astensione o protesta. • Elettore di opinione: fa del cambiamento una propria strategia, tende a valutare con attenzione il comportamento degli attori partitici preferiti in precedenza, ma anch’esso tende comunque ad attivarsi e presumibilmente a rimanere nella stessa area • Elettore di scambio: diffuso in aree geografiche e politiche delimitate, basa il proprio voto sul calcolo e sull’aspettativa di una controprestazione. Accorda consenso ad un partito (o ad un singolo candidato) in grado di soddisfare un suo precipuo interesse.
Elementi tipici del comportamento elettoralenella prima repubblica • Prevedibilità degli eventi elettorali ed estrema stabilità dei suoi effetti in termini di distribuzione di seggi e cariche • Distribuzione definita a livello territoriale dei vari tipi di elettore e di voto • Ruolo spesso di secondo ordine delle elezioni non legislative • Assenza di fenomeni di disallineamento dagli ordini di partito almeno sino alla stagione dei referendum (a partire dalla fine degli anni ’70)
Mutamenti nel comportamento elettorale all’inizio degli anni ‘90 • Volatilità totale e di blocco: si muove già nel 1992 e si eleva soprattutto nel 1994 e 1996. • Forza elettorale dei 7 partiti storici: sopra al 90% fino al 1983. Ancora forte nel 1987. Scende al 77% nel 1992 e crolla nel 1994 • Turnover parlamentare: si muove già nel 1992 e si impenna nel 1994
La mappa politica della seconda repubblica • Maggiore complessità rispetto alla prima repubblica • “dissoluzione” dell’area bianca • Erosione dell’area rossa • Frammentazione del “controllo” dei vari partiti nel mezzogiorno • Confini più sfumati e mobili tra le varie aree Tuttavia, il territorio è ancora una variabile fondamentale Comportamenti di voto ancora correlati a subculture politiche e capitale sociale