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Filosofia politica. Lezione del 3/12/2013 T. Nagel, E’ possibile una giustizia globale?, Paragrafi 1-5. Punto di partenza: «Non viviamo in un mondo giusto» Cosa significa giustizia su scala mondiale? (N.B. Stiamo parlando di giustizia socio-economica).
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Filosofia politica Lezione del 3/12/2013 T. Nagel, E’ possibile una giustizia globale?, Paragrafi 1-5
Punto di partenza: «Non viviamo in un mondo giusto» • Cosa significa giustizia su scala mondiale? (N.B. Stiamo parlando di giustizia socio-economica)
Le teoria della giustizia a livello nazionale sono chiare e strutturate • Incertezza delle teorie della giustizia a livello globale • Centralità dello Stato-nazione come sede della legittimità politica (pag 4) nonostante la globalizzazione e l’emergere di attori politici non-statali
Due questioni fondamentali attraverso cui il problema della giustizia globale viene affrontato: • 1) Giustizia/sovranità (Hobbes) • 2) Giustizia/eguaglianza (Rawls)
Se Hobbes ha ragione la giustizia globale non ha senso in assenza di un governo globale • Se Rawls ha ragione può esistere giustizia e ingiustizia nelle relazioni tra Stati, ma è un tipo di giustizia diverso da quello che vige negli Stati-nazione
Difficoltà di resistere alla tesi hobbesiana sul legame giustizia/sovranità: gli individui non hanno motivazioni ad agire per proprio conto in conformità a istituzioni • Tale tesi vale anche per quei teorici che hanno una visione antropologica diversa da quella di Hobbes
Hobbes: il fine della giustizia (sicurezza collettiva e interesse personale di ciascun individuo) si può realizzare solo mediante Stati sovrani separati • Nella prospettiva hobbesiana, l’assenza di una sovranità a livello globale non è un problema insormontabile
Un limite del modello hobbesiano secondo Nagel: la giustiza comprende molto di più di pace, sicurezza, stabili diritti di proprietà • Differenze tra giustizia («relazioni tra le condizioni di classi differenti di persone e le cause di diseguaglianza tra loro», p. 14) e doveri umanitari (bisogno assoluto, non relativo). Ricordiamo: in questo testo si parla di giustizia, e, più precisamente, di giustizia sociale.
Due concezioni di giustizia: COSMOPOLITISMO e CONCEZIONE POLITICA • Cosmopolitismo:eguale considerazione degli individui, a prescindere dalle condizioni contingenti (collocazione geografica, nazionalità, ecc.)
Secondo i teorici del cosmopolitismo l’assenza di uno Stato globale è un ostacolo alla realizzazione della giustizia globale • Concezione politica (Rawls, Dworkin): gli Stati sovrani non sono solo strumenti per realizzare la giustizia, ma la loro esistenza rende possibile la realizzazione della giustizia.
Secondo la concezione politica la giustizia è un obbligo associativo: «La giustizia è qualcosa che dobbiamo tramite le nostre istituzioni condivise solo a coloro con i quali intratteniamo una relazione politica forte» (p. 17). • I requisiti di giustiza non si applicano al mondo intero (p. 18).
Cosmopolitismo e concezione politica: la giustizia globale richiede una sovranità globale. • Per il cosmopolitismo c’è da rammaricarsi • Per la concezione politica non c’è da rammaricarsi
Concezione politica di Rawls • MONISMO (per es. utilitarismo) Vs. DUALISMO (Rawls) • Dualismo rawlsiano nello Stato-nazione: i principi di giustizia non si applicano direttamente alla condotta personale
DUALISMO a livello globale: • L’egualitarismo non si applica alle relazioni tra Stati né fra individui di Stati differenti • Dal punto di vista di Rawls, le unità di rilevanza morale sono i popoli, non gli individui
Fascino morale e appeal politico del cosmopolitismo. Nagel non lo confuta, ma presenta la concezione politica. • La giustizia socio-economica, dal punto di vista della concezione politica, è puramente associativa: «dipende da diritti positivi che non abbiamo nei confronti di tutte le altre persone o gruppi» (p. 27), ma solo nei confronti dei nostri connazionali.
Problema teorico: come mai un teorico che contesta l’arbitrarietà morale di alcune doti personali, non pone obiezioni al peso dell’arbitrarietà morale quando si parla di connazionali? • «Non ci meritiamo di essere nati entro una particolare società, non di più di quanto ci meritiamo di essere nati in una particolare famiglia» (p. 29)
Spiegazione dell’apparente paradosso: «speciale coinvolgimento della capacità di agire o della volontà che è inseparabile dall’appartenenza a una società politica» (p. 30)