800 likes | 1.53k Views
Linguistica e sociolinguistica la questione della connotazione. “A democrazia e libertà ghe pensi mi” (Berlusconi agli industriali di Monza, 13 ottobre 2009) La questione delle escort (settembre 2009) Il dibattito sul dialetto a scuola (estate 2009)
E N D
Linguistica e sociolinguisticala questione della connotazione
“A democrazia e libertà ghe pensi mi” (Berlusconi agli industriali di Monza, 13 ottobre 2009) • La questione delle escort (settembre 2009) • Il dibattito sul dialetto a scuola (estate 2009) • “Fazio aveva seguito il suo sguardo. “È stato mentre mangiava. L’hanno giustiziato con un solo colpo alla nuca.” Montalbano arraggiava quando, alla televisione, scangiavano il verbo ammazzare con giustiziare. E pure con i suoi se la pigliava. Ma questa volta lasciò correre, se Fazio se l’era fatto scappare, significava ch’era restato impressionato da quell’unico colpo alla nuca sparato con freddezza” (A. Camilleri, Sostiene Pessoa, in Gli arancini di Montalbano, Mondadori 1999, p. 66).
Museruola a Donat Cattin (tit.), Il popolo dc vorrebbe giustiziarlo, ma poi lo grazia (s.tit.) (CdS 15.9.1989, cit. da Proietti 1992: 152) • Servizio del Tg1 h.20, 6.10.2003 sull’assassinio della missionaria Annalena Tonelli in Somalia: “Un’esecuzione ancora senza un perché” (cit. in Loporcaro, Cattive notizie, Feltrinelli 2005: 136)
“Ho letto la sua istanza…va bene…c’è però quella parola “progioniero”, che rende difficili le cose. Mi dia retta, la cambi, metta ad esempio “detenuto”, così semplifichiamo e risolviamo in fretta” […] Riprendendo l’istanza, il recluso, con un solo sguardo ne rilesse il test. A lui quella parola – prigioniero – non sembrava affatto inappropriata. Intuiva che il consiglio del direttore nascondeva un comando, e che il gioco iniziato trascendeva le apparenze lessicali […]: “quel che cerco di dirle è che per me ogni etichetta si equivale e, quindi, mi chiami come vole ma lasci anche a me la libertà di nominarmi come meglio credo. Le etichette sono parole sue, solo sue, non mie….”[…] – Mi fa specie sentire queste cose. Ma voglio dirle quel che penso: lei oppone resistenza alla parola “detenuto” non perché sia un’”etichetta” ma per continuare in qualche modo ad opporre resistenza alle istituzioni. Lei insiste a presentare le cose come se parlassimo due lingue contrapposte. Questo voler dividere le parole in “mie” e “sue” non aiuta. C’è una sola lingua, creda […] insistendo a definirsi prigioniero lei nuoce soltanto a se stesso. (Renato Curcio, Nicola Valentino, Stefano Petrelli, Nel Bosco di Bistorco, Roma, Sensibili alle foglie, pp. 107-109; cit. in S. Traini, La connotazione, Bompiani 2001, pp. 9-11)
Il problema della connotazione Significatio (logica scolastica) interpretante (Peirce) Sinn (Frege) intensione (Carnap) connotazione (Stuart Mill) contenuto (Hjelmslev) Suppositio (logica scolastica) oggetto (Peirce) Bedeutung (Frege) estensione (Carnap) denotazione (Stuart Mill) Segno/representamen (Peirce) Zeichen (Frege) Espressione (Hjelmslev) Cfr. S. Traini, La connotazione, Bompiani, 2001:24
Nella tradizione logico-filosofica (antipsicologista e referenzialista) la connotazione comprende tutta l’area del significato Nella tradizione linguistica strutturale (antireferenzialista e antipsicologista) è uno degli aspetti del significato. Leonard Bloomfield (Language, 1933) inserisce la nozione di connotazione legandola alle diverse classi sociali, e poi ai significati marginali, gergali, tecnici ecc. i significati connotativi sono ramificazioni semantiche supplementari rispetto a un nucleo di significato più stabile, normativo, standard. Qui la coppia denotazione/connotazione non ha più nulla a che fare con il problema del referente (Hjelmslev). Nella semantica cognitivista (incentrata sulla non autonomia della semantica e sul rapporto tra significato e concetto), il concetto di connotazione tende a essere collocato nel flusso della semiosi,è uno stadio dell’analisi. Qui si tende ad annullare la nozione di connotazione perché non sembra più possibile parlare di significati primi, di grado zero del significato ecc. (Traini, La connotazione, cit. p. 234-235)
Bloomfield, Il linguaggio (1933), tr. it. p. 176: “i termini marinareschi suonano decisi, franchi, strafottenti i termini legali suonano precisi e un po’ capziosi ecc. Le forme gergali sono scherzose e sfacciate” Le varietà di connotazione sono innumerevoli e indefinibili e in definitiva non possono essere distinte dal significato denotativo.
Per Hjelmslev • denotazione è la relazione tra piano dell’espressione e piano del contenuto E (R) C = denotazione • Connotazione: • variazioni della pronuncia, che indicano ad esempio “milanesità”, toscanità” “sicilianità”; • Variazioni del lessico, che indicano l’età del parlante, la sua provenienza socio-culturale, uno stile ricercato (/destriero/ vs /cavallo/, /dimora/ vs /casa/, ecc.) > Pluriplanarità
Esempi di connotatori • Forme stilistiche (versi, prosa, loro combinazioni) • Valori di stile (illustre, volgare, neutro) • Diversi mezzi (parola, scrittura, gesto, ecc.) • Diversi toni (irritato, gioioso ecc.) • Diversi idiomi • Vernacoli (lingua comune, lingue speciali, gruppi di professione ecc.) • Lingue nazionali • Lingue regionali (varianti fonetiche, aferesi, apocopi; strutture sintattiche, lessico) • Fisionomie (registri, ecc.) I connotatori appartengono al piano individuale oppure collettivo, alla sostanza e alla forma; e possono trovarsi nei due piani della semiotica: espressione e contenuto; possono essere definiti sensi indiretti
Hjelmslev, I Fondamenti della teoria linguistica (1961), tr. it. 1968: 125. “È strano che la teoria linguistica fino ad ora non abbia prestato molta attenzione a questa esigenza […]. Per esempio si è ritenuto possibile stabilire, partendo da una vaga base sociologica, il postulato (secondo ogni ragionevole probabilità falso) che l’esistenza di una norma sociale implicasse che una lingua nazionale dovesse essere anche uniforme e specifica nella sua struttura interna e che, d’altra parte, una fisionomia linguistica, in quanto fisionomia, dovesse essere una quantità trascurabile e si potesse considerare senz’altro indiscriminatamente rappresentativa della lingua nazionale […]. Dato un testo non limitato (produttivo) ci sarà sempre “traducibilità” (che qui significa sostituzione della espressione) fra due segni appartenenti ciascuno a una classe di segni, la quale a sua volta è solidale con il rispettivo connotatore. Questo criterio è particolarmente ovvio e facilmente applicabile ai segni di grande estensione che l’analisi testuale incontra nelle prime operazioni: ogni derivato testuale (per esempio un capitolo) si può tradurre da una forma stilistica, da uno stile, da uno stile di un certo valore, da un mezzo, da un tono, da un vernacolo, da una lingua nazionale o regionale, da una fisionomia, in un’altra di tali forme stilistiche, stili, ecc.”
Semiotiche connotative: semiotiche il cui piano dell’espressione è una semiotica (Ed R Cd) R Cc = connotazione • Metasemiotiche semiotiche il cui piano del contenuto è una semiotica (es. la linguistica è una semiotica il cui piano del contenuto è un’altra semiotica, il linguaggio verbale)
“Per chiarire non solo le basi della linguistica ma anche le sue conseguenze più remote, la teoria linguistica deve aggiungere allo studio delle semiotiche denotative anche lo studio delle semiotiche connotative e delle metasemiotiche” (Hjelmslev, 1968: 129) La sociolinguistica può essere definita come una metasemiotica della semiotica connotativa: “A questa metasemiotica spetta il compito di analizzare varie materie del contenuto (geografiche e storiche, politiche e sociali, sacrali, psicologiche) legate a nazione (come contenuto della lingua nazionale), regione (come contenuto della lingua regionale), forme di valore degli stili, personalità (come contenuto della fisionomia; compito essenziale della psicologia individuale), stato d’animo ecc. e qui ci vorrà il contributo di molte scienze particolari e in primo luogo, presumibilmente, della sociologia, della etnologia e dellapsicologia.” (ivi: 133)
La sociolinguistica si occupa del significato in una prospettiva sociale: uso del linguaggio per stabilire rapporti sociali. Distinzione tra un modo diretto • Es.: Ascolta, il capo sono io Sei il mio migliore amico è mia figlia E un modo indiretto • Es.: Ciao, Betta che c’è? è la persona giusta, vero? La sociolinguistica si occupa dei sensi indiretti come modo per costruire lo spazio sociale. Competenza sociolinguistica: capacità di muoversi in questo spazio, di usare e riconoscere i modi indiretti di comunicare informazione sui rapporti sociali (p.e. distinzione formale/informale). (Hudson, Sociolinguistica (1996), tr. it. il Mulino 1998)
Linguistica e Sociolinguistica • Saussure, Cours de linguistique générale (1916) • “il segno è sociale per natura” (CLG:26) • La Langue “è sociale nella sua essenza e indipendente dall’individuo” (CLG:29)
La lingua è sia istituzione (dimensione sociale) che sistema (dimensione linguistica) • Istituzione: insieme di varietà e di registri • Sistema: livello semantico, lessico-grammaticale, fonologico
Diverse prospettive di studio del linguaggio • Linguistica autonoma: orientata allo studio del linguaggio in quanto sistema linguistico (linguistica interna) • Linguistica strumentale: studio del linguaggio teso alla comprensione di qualcos’altro (linguistica esterna)
Linguistica interna • Fonologia: studio del sistema delle minime unità distintive di una lingua • Morfologia: studio del sistema delle minime unità significative di una lingua • Sintassi: studio del sistema di relazioni tra le minime unità significative di una lingua
Semiologia linguistica: studio dei sistemi di valori di significato di una lingua • Lessicologia: studio delle relazioni tra le minime forme libere di una lingua • Tipologia linguistica: studio dei caratteri tipologici generali costitutivi di una lingua
Linguistica interna • Studio del sistema lingua Grammatica Fonologia morfologia sintassi lessicologia semiologia tipologia linguistica linguistica
Linguistica esterna o implicata • Studio del variabile • Lingua come strumento di comunicazione • Lingua e fattori extra-linguistici
Linguistica esterna • Fonetica (studio della realizzazione dei fonemi di una lingua) • Semantica (studio della realizzazione dei significati nell’attività di significazione) • Pragmatica (studio degli usi linguistici: lingua nell’interazione comunicativa)
Linguistica esterna • Psicolinguistica (studio del reciproco condizionamento tra lingua e mente) • Sociolinguistica e etnolinguistica (studio delle varietà di lingua in rapporto alla struttura e alla interazione sociale) • Geolinguistica e dialettologia (studio delle varietà di lingua nello spazio) • Linguistica storica (studio della variazione della lingua nel tempo)
Modello chomskiano Linguistica interna Competenza grammaticale Oggetto: Lingua Studio della forma Modello sociolinguistico Linguistica esterna Competenza comunicativa Oggetto: varietà linguistiche Studio delle funzioni Linguistica e Sociolinguistica
Definizione ampia della SL • Fishman (1975): la SL “concentra la sua attenzione sull’intera gamma degli argomenti connessi alla organizzazione sociale del comportamento linguistico” • Hudson (1980): la SL “è lo studio della lingua in rapporto con la società” • Cardona (1988): “ramo della linguistica che si propone lo studio in senso lato dei rapporti tra società e attività linguistica”
Definizione stretta della SL • Berruto (1974 e 1995): la SL è lo studio della natura e delle manifestazioni della variabilità linguistica, del rapporto tra lingua e stratificazione sociale, della covarianza tra fatti linguistici e variabili sociali • Compito della SL è cercare di determinare chi parla quale varietà di lingua, quando, a proposito di che cosa e con quali interlocutori (Fishman). Perché, come e quando i parlanti parlano in modo diverso. Ma soprattutto gli effetti sociali delle variazioni linguistiche
Diversità linguistica • Esterna • Diversità delle lingue (Humboldt) (tipologia, linguistica comparata e contrastiva) • Interna • Varietà di lingua (varietistica, dialettologia, sociolinguistica, stilistica)
Discorso vs parole Il linguista è un curioso delle parole Il sociolinguista è un curioso dei discorsi
Breve storia della sociolinguistica • 1952 Comparsa del termine sociolinguistics (ma già all’inizio del Novecento esisteva una Sprachsoziologie, come ricorda Devoto) • 1956 M. Cohen, Pour une sociologie du langage • 1963 T. De Mauro, Storia linguistica dell’Italia unita • 1964 C. Grassi, Comportamento linguistico e comportamento sociologico, “Archivio glottologico italiano”
1968 Numero speciale della “Rassegna italiana di Sociologia” dedicato alla SL, a cura di P.P.Giglioli. • 1973 F. Rossi-Landi, Il linguaggio come lavoro e come mercato • 1974 G. Berruto, La Sociolinguistica • 1987 R. Cardona, Introduzione alla sociolinguistica • 1995 G. Berruto, Fondamenti di sociolinguistica
Ambiente urbano Metodologia quantitativa e correlazionale Ma dall’inizio degli anni Ottanta evidente progressivo spostamento di accento e di interessi verso una impostazione più qualitativa Società rurali e di piccole dimensioni Metodologia qualitativa e interpretativa Dell Hymes (1964): The ethnography of communication Duranti (1997): Linguistic Anthropology Rischio: rinuncia all’astrazione Sociolinguistica e antropologia
Indagine del linguaggio e della lingua nel contesto sociale, studio della lingua in rapporto alla società studio della natura e delle manifestazioni della variabilità linguistica, del rapporto tra lingua e stratificazione sociale, della covarianza tra fatti linguistici e variabili sociali: concetto centrale: variazione indagine sulla portata sociologica della lingua, studio della società in rapporto alla lingua studio della distribuzione, della collocazione, della vita e dello status dei sistemi linguistici nelle società Livello macro-sociolinguistico Sociolinguistica e sociologia del linguaggio
Varietà • Insieme di forme comunicative e di norme che ne governano l’uso limitato a particolari gruppi e a particolari attività • Una lingua è una somma di varietà, ha cioè un carattere eterogeneo per l’influsso di fattori temporali, spaziali, socio-culturali e della situazione comunicativa
Variabile = insiemi di modi alternativi di dire (quasi) la stessa cosa (a livello lessicale, fonologico, morfologico o sintattico) • Variante = diverse realizzazioni di una variabile da parte di individui diversi o dello stesso individuo (nello stesso contesto o in contesti diversi)
Competenza linguistica (relativa alla struttura) (modo diretto di comunicare informazioni) • Competenza sociolinguistica (relativa alle funzioni sociali delle diverse varianti) (modo indiretto di comunicare informazioni sui rapporti sociali) importanza del posizionamento dell’individuo nello spazio linguisticamente e socialmente organizzato
Diasistema • Sistema di livello superiore, costituito da un sottosistema comune e da sottosistemi parziali (Berruto, 1995) La terminologia variazionista caratterizzata dall’uso del prefisso dia- (attraverso) viene introdotta da Coseriu negli anni Sessanta del ‘900
Dimensioni della variazione • Diacronica: relativa all’evoluzione della lingua nel tempo; oggetto della linguistica storica • Diatopica: relativa alla diversità di origine e distribuzione geografica dei parlanti; specifico oggetto della dialettologia, della geografia linguistica e della linguistica delle varietà • Diastratica: relativa ai diversi strati socioculturali dei parlanti; oggetto specifico della SL • Diafasica: relativa alle diverse situazioni dell’interazione linguistica; oggetto specifico della SL • Diamesica: relativa al mezzo utilizzato lingua parlata/scritta/trasmessa; oggetto specifico della SL
Relazioni tra le dimensioni di variazione diafasica diatopica diastratica diamesica
Continuum della situazione sociolinguistica italiana (Berruto) It. formale sorvegliato periferia It. tecnico scientifico centro It. burocratico It. standard letterario Asse diamesico Scritto-scritto Parlato-parlato It. neo-standard Asse diafasico It. informale trascurato Asse diastratico periferia It. gergale
Spazio linguistico italiano (De Mauro) Italiano scientifico Formale Italiano standard Italiano popolare unitario(italiano colloquiale rilassato) Ital. regionale colloquiale Dialetto regionale Informale Dialetto locale stretto idiolettale Parlato Scritto
Cosa significa “formale”? • Rispetto di regole di comportamento, di norme e usanze condivise: formalità nei comportamenti sociali (accezione sociologica e giuridica) • Grado di autonomia di senso di un enunciato e di un segno rispetto ai dati di situazione e contesto esterni alla forma di un segno (accezione logico-linguistica)
Competenza sociolinguistica • Capacità di muoversi con disinvoltura entro queste coordinate, alternando anche nel medesimo contesto comunicativo un livello formale (richiesto dall’argomento) con un livello più informale (per esigenze di espressività). • Parlare una lingua significa essere coinvolti in un processo decisionale continuo
Repertorio linguistico • Totalità di forme linguistiche regolarmente utilizzate nel corso di interazioni sociali significative (Gumperz, 1964) • Insieme complessivo delle varianti dialettali e sovrapposte usate regolarmente in una comunità (Gumperz 1968) • Somma delle risorse linguistiche a cui possono attingere i parlanti nell’interazione sociale.
Repertorio italo-romanzo medio • Due diasistemi: italiano e dialetto: bilinguismo endogeno a bassa distanza strutturale con dilalia (Berruto)
Diglossia • Ferguson, 1959: Rapporto gerarchico (prestigio) e di differenziazione funzionale tra una varietà alta (A) e una varietà bassa (B) • Haiti: francese A + creolo B • Svizzera tedesca: tedesco A + tedesco svizzero B • Paesi arabi: arabo classico A + varietà regionali B • Grecia moderna: katharévousa A + dhimotikì B
Continuum delle varietà • Gamma di varietà non rigorosamente delimitabili l’una rispetto all’altra, ma comprese tra due varietà estreme facilmente identificabili. • Si oppone alla nozione di discretezza, caratteristica della concezione strutturalista di sistema.
Prototipi • Punti focali individuabili entro il continuum di varietà; punti di riferimento cognitivi entro una data categoria, casi più salienti, per ragioni che possono essere di volta in volta di tipo percettivo, cognitivo, culturale. • A partire dall’elemento percepito come più saliente, confrontiamo e valutiamo gli altri elementi secondo giudizi di maggiore o minore similarità che sono giudizi graduati, inferenziali, perché non seguono una regola di sostituzione ma un principio di analogia parziale.
Somiglianze di famiglia • Tipo particolare di similarità fra differenti membri di una stessa famiglia che non devono necessariamente condividere tutti una medesima proprietà, ma posseggono solo somiglianze locali. Manca un esemplare modello.
Norma linguistica • Varietà neutra, non marcata in senso stilistico o geografico • Soggetta al tempo e alle mode • Tendenziale risalita verso la norma di fenomeni prima ritenuti non accettabili (o viceversa) • Fallimento dei tentativi di normativizzazione degli usi linguistici da parte di una politica linguistica • Gramsci, Quaderni dal carcere (pubblicati tra il1948-51, composti tra il 1929 e il 1935): La norma è definita dal controllo reciproco, dall’insegnamento reciproco, dalla censura reciproca • La sensibilità normativa è plasmata dalla scuola e dai media
Dialetto • Entità dialettale regionale o subregionale autonomamente riconoscibile nella classificazione delle varietà italo-romanze parlate in Italia. • Coseriu introduce l’espressione dialetti italiani primari (e la terminologia varietistica)
Indagine Istat 2006 • Italofoni esclusivi • In famiglia: 45,5% • con gli amici: 48.9% • con gli estranei: 72,8% • Alternano italiano e dialetto (code-mixing e code-switching) • In famiglia: 32,5 • Con gli amici: 32,8% • Con gli estranei: 19% • Dialettofoni esclusivi • In famiglia 16% • Con gli amici 13,2% • Con gli estranei 5,4%