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Universit Cattolica del Sacro Cuore Facolt di Economia

2. I termini della questione. L'internazionalizzazione ci bussa alla porta?I mercati mondiali sono invasi da prodotti provenienti dalla Cina, che costano molto molto meno di quelli di produzione europea o statunitense.Tali prodotti spingono fuori mercato migliaia di nostre (piccole e medie) imprese, che si chiedono cosa possono fare... .

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Presentation Transcript


    1. 1 Universitŕ Cattolica del Sacro Cuore Facoltŕ di Economia La Cina: opportunitŕ o minaccia per le imprese italiane? A cura di Fabio Antoldi docente di Strategia e Politica Aziendale dell’Universitŕ Cattolica del Sacro Cuore Crema, 20 dicembre 2006

    2. 2 I termini della questione L’internazionalizzazione ci bussa alla porta… I mercati mondiali sono invasi da prodotti provenienti dalla Cina, che costano molto molto meno di quelli di produzione europea o statunitense. Tali prodotti spingono fuori mercato migliaia di nostre (piccole e medie) imprese, che si chiedono cosa possono fare...

    3. 3 Agenda Premessa: alla base delle strategie competitive Alla base del successo competitivo internazionale della Cina I confini della “questione cinese” per le imprese italiane Cina: minaccia o opportunitŕ?

    4. 4 Perché alcune imprese hanno successo (e altre meno)? Perché sono capaci di sviluppare e impiegare al meglio il loro patrimonio di risorse e di competenze, al fine di costruire un vantaggio competitivo. (2) Perché sono capaci di far leva sui fattori critici di successo del settore, sfruttando il piů possibile a favore le opportunitŕ offerte dell’ambiente in cui si muovono.

    5. 5 Il vantaggio competitivo Quando due o piů imprese competono in uno stesso mercato, un’impresa detiene un vantaggio competitivo sui suoi rivali quando ottiene in maniera continuativa le preferenze dei clienti e sa tradurle in alta redditivitŕ. L’eterogeneitŕ delle risorse e competenze tra le imprese conduce a risultati differenti. Alcune imprese sono capaci di rispondere piů efficacemente e rapidamente al mutare dell’ambiente. Alcune imprese hanno capacitŕ creative e innovative superiori (“sanno cambiare” le regole del gioco).

    6. 6 La strategia per il vantaggio competitivo

    7. 7 Strategia basata su risorse e competenze La strategia fondata sulle risorse sottolinea che la chiave del successo non č l’imitazione del comportamento dei concorrenti, ma piuttosto lo sfruttamento delle differenze tra le imprese. Ogni impresa č un insieme distinto di risorse e di competenze molto differenziate: la strategia deve costruire, mantenere, sfruttare, sviluppare le risorse e le competenze uniche dell’impresa. La strategia aziendale deve: 1. Far leva sulle risorse e competenze piů significative 2. Assicurarsi che generino profitti e catturarli 3. Ampliare le risorse di base dell’impresa

    8. 8 Alla base del successo competitivo e reddituale…

    9. 9 Agenda Premessa: alla base delle strategie competitive Alla base del successo competitivo internazionale della Cina I confini della “questione cinese” per le imprese italiane Cina: minaccia o opportunitŕ?

    10. 10 Il risveglio della Cina «Lasciate che la Cina dorma, perché quando si sveglierŕ, il mondo ne verrŕ scosso» Napoleone Bonaparte, 1812

    11. 11 La (tumultuosa) crescita cinese

    12. 12 Le previsioni al 2040

    13. 13 Scenario industriale mondiale Il ridimensionamento delle attivitŕ di trasformazione nei paesi industriali č dovuto alla ri-localizzazione internazionale dei processi produttivi Si stanno ridisegnando i precedenti modelli di specializzazione produttiva e commerciale Le imprese devono trovare le strategie per essere competitive in uno scenario mondiale, le quali (oltre soglie aziendali ridotte) implicano una programmazione internazionale della produzione

    14. 14 La Cina come “fabbrica” del mondo

    15. 15 Frammentazione internazionale dei processi aziendali

    16. 16 Gli investimenti diretti esteri Nel corso degli ultimi anni la Cina č diventato la maggiore area di destinazione di IDE (non solo all’interno delle EPZ). Le riforme, l’entrata nel WTO e la disponibilitŕ di manodopera a basso costo hanno favorito IDE per: trarre vantaggio del basso costo del lavoro (FDI verticali inseriti nei global production networks), ma anche per realizzare attivitŕ di R&D (nonostante la scarsa protezione dei diritti di proprietŕ intellettuale) trarre vantaggio da un grande mercato di consumatori finali (FDI market seeking)

    17. 17 Gli investimenti diretti esteri

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    19. 19 I motori della crescita cinese Il vero motore della crescita č la domanda interna (soprattutto per investimenti, pari al 44% del Pil, mentre i consumi sono pari al 41%). La domanda estera contribuisce molto meno alla crescita. Le esportazioni hanno un elevato contenuto di beni (semilavorati e prod.intermedi) importati. Solo il 25% del valore delle esportazioni costituisce valore aggiunto locale. Il resto č costituito dal valore dei beni intermedi importati, attraverso la partecipazione ai global production networks. La crescita dell’export “trascina” la crescita dell’import! Tale aspetto si intensificherŕ al crescere dei flussi di IDE in Cina.

    20. 20 Il vantaggio competitivo internazionale della Cina Il basso costo del lavoro abbondanza di mano d’opera (urbanizzazione, conversione) salari medi bassissimi (media nelle fabbriche 0,70 US$/ora) Il basso costo del capitale e delle tecnologie ruolo degli investimenti esteri politiche del credito delle banche pubbliche (ma č anche punto critico) rapido apprendimento di competenze trasferite da imprese straniere capitale umano formato all’estero, disponibile a basso costo

    21. 21 Condizioni e costo dei lavoratori Secondo molti analisti la Cina adotta una politica di dumping sociale. Gli standard lavorativi sarebbero mantenuti su livelli molto bassi (se paragonati agli standard occidentali), contribuendo a mantenere su livelli modesti il costo del lavoro unitario, che risente anche di salari mantenuti su un livello ancora piů basso (se paragonati agli standard occidentali). Il basso livello dei salari cinesi č spiegato dalla presenza di una quantitŕ di manodopera illimitata, dovuta alla ingente disponibilitŕ di forza lavoro che dalle campagne si spinge verso le regioni costiere, piů sviluppate. Tutto ciň č sostanzialmente vero, ma...

    22. 22 Il costo comparato del lavoro

    23. 23 Le differenze non durano all’infinito… Non va dimenticato che: Al procedere dello sviluppo economico cinese i salari necessariamente cresceranno. Al procedere dello sviluppo economico cinese le condizioni lavorative miglioreranno. Anche in Cina, nel lungo andare il costo unitario di produzione č destinato ad aumentare!

    24. 24 Quote di mercato detenute da prodotti cinesi nei paesi OCSE Attualmente le quote sono significative soprattutto nei settori intensivi in lavoro non qualificato: 17,7%, di cui tessile 17,4% calzature 35,2% Giocattoli e articoli plastici 27,6% Molto meno nei settori intensivi in capitale umano (3,6%) e in tecnologia (4,5%) Tuttavia…

    25. 25 Lo sviluppo del capitale umano Nell’immaginario collettivo la Cina č considerata – diversamente dall’India – meno impegnata nella formazione di capitale umano. Tuttavia, ciň č solo parzialmente vero! Se la capacitŕ innovativa di un sistema dipende dal numero assoluto di ingegneri e laureati in materie scientifiche anche la Cina si propone come un serio rivale per gli anni a venire all’interno del settore high-tech.

    26. 26 Agenda Premessa: alla base delle strategie competitive Alla base del successo competitivo internazionale della Cina I confini della “questione cinese” per le imprese italiane Cina: minaccia o opportunitŕ?

    27. 27 Perché l’Italia soffre piů di altri paesi? L’Italia č specializzata – come la Cina - in settori maturi, tradizionali e ad alta intensitŕ di lavoro non qualificato (e non ad alta intensitŕ di tecnologia e capitale umano): Alimentari Tessile, abbigliamento, calzature, accessori Prodotti per la casa, idraulica, mobili Meccanica l’Italia soffre di costi di produzione piů elevati di quelli cinesi: la conseguenza č la perdita di quote di mercato internazionale nei settori intensivi di lavoro non qualificato. Al tempo stesso non guadagna quote nei settori piů avanzati.

    28. 28 Principali paesi destinatari delle esportazioni italiane. Graduatoria 2004 mln euro peso % 1 Germania 30.843,6 13,5 2 Francia 28.001,1 12,3 3 Stati Uniti 18.516,5 8,1 4 Spagna 16.134,5 7,1 5 Regno Unito 15.669,7 6,9 6 Svizzera 9.541,0 4,2 7 Belgio 5.676,2 2,5 8 Austria 5.447,1 2,4 9 Paesi Bassi 5.241,6 2,3 10 Grecia 5.113,8 2,2 11 Turchia 4.748,3 2,1 12 Polonia 4.046,1 1,8 13 Russia 3.984,0 1,7 14 Cina 3.680,5 1,6 15 Giappone 3.616,9 1,6

    29. 29 Principali paesi di provenienza delle importazioni italiane. Graduatoria 2004 mln euro peso % 16 Romania 3.333,0 1,5 17 Turchia 3.215,4 1,4 18 Svezia 2.913,8 1,3 19 Polonia 2.825,8 1,2 20 Corea del Sud 2.567,8 1,1 21 Arabia Saudita 2.336,0 1,0 22 Brasile 2.273,7 1,0 23 Ungheria 1.820,5 0,8 24 Iran 1.759,4 0,8 25 Tunisia 1.682,5 0,7 26 India 1.680,8 0,7 27 Rep.Sudafricana 1.642,2 0,7 28 Danimarca 1.618,7 0,7 29 Norvegia 1.522,0 0,7 30 Repubblica Ceca 1.364,9 0,6

    30. 30 Principali prodotti esportati dall'Italia. Graduatoria 2004 mln euro peso % 1 Macchine per impieghi speciali 12.531,0 5,5 (Macchine per impieghi speciali, industrie tessili, abbigliamento e cuoio, da miniera, cava e cantiere, per la lavorazione dei prodotti alimentari, bevande e tabacco, industria della carta e del cartone, metallurgia ) 2 Macchine prod./impiego energia meccanica 10.692,9 4,7 3 Altre macchine di impiego generale 10.691,2 4,7 (Altre macchine di impiego generale, attrezzature industriali per refrigerazione e ventilazione, apparecchi di sollevamento e di movimentazione, fornaci e bruciatori) 4 Autoveicoli 9.647,7 4,2 5 Abbigliamento in tessuto/accessori 9.300,4 4,1 6 Parti/accessori per autoveicoli,motori 8.618,1 3,8 7 Prodotti farmaceutici/chimici 7.865,5 3,5 8 Prodotti chimici di base 7.510,7 3,3 9 Mobili 7.114,1 3,1 10 Articoli in materie plastiche 6.285,0 2,8 11 Calzature 6.246,8 2,7 12 Apparecchi per uso domestico 5.849,4 2,6 13 Altri prodotti in metallo 5.471,6 2,4 14 Prodotti petroliferi raffinati 5.148,0 2,3 15 Tessuti 5.082,4 2,2

    31. 31 Principali prodotti importati dall'Italia. Graduatoria 2004 mln euro peso % 1 Autoveicoli 23.107,8 10,2 2 Petrolio greggio e gas naturale 22.729,6 10,0 3 Prodotti chimici di base 14.199,6 6,2 4 Prodotti della siderurgia 9.469,3 4,2 5 Prodotti farmaceutici/medicinali 9.467,0 4,2 6 Metalli di base non ferrosi 9.087,1 4,0 7 Abbigliamento in tessuto/accessori 6.105,2 2,7 8 Macchine per ufficio, PC, sist. ICT 5.984,1 2,6 9 Macchine produzione/impiego energia 5.100,3 2,2 10 Prodotti agricoltura, orticoltura, fiori 4.953,6 2,2 11 Apparecchi radio TV e telefonia 4.611,4 2,0 12 Altre macchine di impiego generale 4.605,7 2,0 (Refrigerazione e ventilazione, impiego generale, apparecchi di sollevamento/movimentaz) 13 Parti/accessori per auto e motori 4.319,8 1,9 14 Pasta da carta, carta e cartone 3.986,7 1,8 15 Altre macchine per impieghi speciali 3.801,0 1,7 (Impieghi speciali, industrie tessili, abbigliamento e cuoio, cantiere, prodotti alimentari, carta,metallurgia) 16 Altri prodotti chimici 3.792,8 1,7 (Uso fotografico Oli essenziali Supporti per la registrazione audio, video, informatica Colle e gelatine)

    32. 32 Agenda Premessa: alla base delle strategie competitive Alla base del successo competitivo internazionale della Cina I confini della “questione cinese” per le imprese italiane Cina: minaccia o opportunitŕ?

    33. 33 Cina e Pmi italiane: gli esiti di una ricerca ISPO-BancaIntesa hanno recentemente condotto un sondaggio tra le PMI italiane per verificare come il fenomeno Cina sia percepito. L’esito di tale indagine č assolutamente chiaro: quasi il 66% degli intervistati percepisce il fenomeno Cina come foriero di danni attuali; oltre il 50% prevede che la Cina provocherŕ danni anche in futuro. solo il 6% degli intervistati considera la Cina come foriera di possibili benefici quasi il 60% prevede possibili sviluppi positivi qualora PMI italiane riescano a sfruttare qualitŕ e creativitŕ del made in Italy

    34. 34 L’economia emergente della Cina: minaccia o opportunitŕ? Il fenomeno cinese viene percepito soprattutto come minaccia in quanto: le esportazioni cinesi, in generale, hanno accresciuto il loro peso sui mercati mondiali le esportazioni cinesi, in particolare, hanno aumentato (apparentemente) la pressione concorrenziale nei confronti delle produzioni/esportazioni italiane, perché la specializzazione cinese sembra molto simile a quella italiana.

    35. 35 Come si manifesta la “minaccia cinese”? La crescente concorrenza cinese (e di altri paesi emergenti) si manifesta all’interno del mercato italiano (= maggior penetrazione delle importazioni cinesi) all’interno di terzi mercati (= minori performance esportative italiane) all’interno del mercato cinese (= scarse performance esportative italiane)

    36. 36 La concorrenza sul mercato italiano La crescente penetrazione di prodotti cinesi in Italia non puň essere fronteggiata con dazi. In primo luogo perché questa č una decisione che spetta ad UE. In secondo luogo perché nel tempo genererebbe piů costi (ad esempio ritorsioni commerciali) che benefici.

    37. 37 L’invasione cinese

    38. 38 La concorrenza sui mercati terzi Analogamente č impossibile combattere la concorrenza cinese su terzi mercati ricorrendo a misure di protezionismo. Al piů č possibile invocare un maggior intervento del WTO per far rispettare le regole quando queste sono violate. Ma in questo caso il problema č rappresentato dalla capacitŕ di imposizione del WTO.

    39. 39 La concorrenza nel mercato cinese Attualmente la quota di beni italiani, esportati, nelle importazioni cinesi č assai ridotta (1,5%), assai inferiore a quella USA (9%) e tedesca (6%). Probabili cause: 1) bassa propensione agli IDE in Cina mostrata dal sistema produttivo italiano (gran parte delle importazioni cinesi č rivolta verso imprese estere localizzate in Cina, che lavorano semilavorati provenienti dal paese d’origine). 2) esportazioni italiane costituite da beni prodotti da settori che fronteggiano una domanda lenta 3) gran parte delle esportazioni italiane soffrono del mix prodotto/regione sbagliato. Si esportano beni verso quelle regioni/appartenenti a quei settori la cui domanda č poco dinamica. Il risultato č la perdita di quote di mercato

    40. 40 Dalla difesa all’attacco

    41. 41 La “opportunitŕ cinese” Nascita delle nuove classi sociali: la forte crescita dei centri urbani si accompagnerŕ a creazione di nuove classi sociali: nuovi ricchi e classe media. Attualmente solo 1% delle famiglie che vivono nelle cittŕ godono di reddito annuo superiore ai 12.500 USD, mentre il 77% delle famiglie inurbate vivono con poco piů di 3.000 USD annui.

    42. 42 C’č davvero un mercato per noi…? Nel 2025 solo il 10% delle famiglie inurbate disporrŕ di un reddito annuo di 3.000 USD, mentre ben il 60% delle famiglie (pari a 520 milioni di persone) avrŕ un reddito compreso tra 3.000 e 12.500 USD, dando luogo al maggior mercato mondiale per beni di consumo. Tenendo conto del potere ponderato d’acquisto, un reddito di 12.500 USD in Cina equivale ad un reddito di 40.000 USD in USA! La Cina diventa un mercato di sbocco potenzialmente molto rilevante per il “made in Italy”. Tale scenario č tanto piů importante quanto piů nel corso dei prossimi anni si verranno a produrre: riforme volte ad aumentare la crescita dei consumi programmi di spesa pubblica volti a stimolare la domanda interna apprezzamento (manovrato) del tasso di cambio del renmimbi

    43. 43 Chi sono i consumatori cinesi?

    44. 44 I consumi, presenti e futuri

    45. 45 Il futuro consumatore cinese Profilo del consumatore della futura classe media cinese: giovane (etŕ tra 25 e 44 anni) vorace utilizzatore di beni di marca/di lusso. Vantaggio per le societŕ produttrici di tali beni: servire un grande mercato (un vero mass market) senza alterare in modo significativo la gamma della propria produzione.

    46. 46 Il caso Zamperla spa

    47. 47 Il mix di consumi

    48. 48

    49. 49 Agenda Premessa: alla base delle strategie competitive Alla base del successo competitivo internazionale della Cina I confini della “questione cinese” per le imprese italiane Cina: minaccia o opportunitŕ?

    50. 50 Propensione all’internazionalizzazione produttiva delle PMI esportatrici, per settore

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