400 likes | 581 Views
Struttura e cammino nel Salterio. Tappe della vita spirituale. Struttura: Dossologie. Beatitudini. 5 libri, 5 tappe. Salmi 1-2. Portale d’ingresso ai Salmi. 1,1 “ 2,11 “. Tra beatitudine e dossologia.
E N D
Struttura e cammino nel Salterio Tappe della vita spirituale
Salmi 1-2 Portale d’ingresso ai Salmi
1,1 “ • 2,11 “
Tra beatitudine e dossologia • Il Salterio è così, incluso tra i due poli della beatitudine e dossologia, della felicità dell’uomo e della lode di Dio • “Percorrere il Salterio, vorrà dunque dire compiere un certo itinerario nel nostro rapporto con Dio, un itinerario che possiamo definire teandrico, dove Dio e uomo sono entrambi profondamente implicati: per l’uomo è una beatitudine, per Dio è una lode” • Questi due Salmi iniziali sono il portale di tutto il Salterio • I due temi fondamentali sono la Torà nel Salmo 1, contenuto della Parola, e figliolanza nel Salmo 2
Introduzione letteraria: contesto • Prove letterarie di un solo Salmo (1+2): • Inclusione: beato/ beati • Salmi orfani, senza titolo • In At 13,33 Codice D: “come è scritto nel primo salmo” si riferisce a Sal 2,7 • parallelismo • Due prospettive: • antropologico- etiche : giusti- empi • teologico- messianica : re-ribelli • Profilo tematico: • Torah e Messia • Sapienza e storia
Introduzione letteraria: genere • Varie sono state le proposte: • lettura monarchica: liturgia dell’incoronazione, testo regale, con elementi sapienziali, essendo la sapienza prerogativa del re; solo successivamente sarebbe stato democratizzato, sostituendo al re la figura del giusto • lettura sapienziale: per il tema della felicità e la contrapposizione tra giusto- empio • lettura liturgica: festa del rinnovamento dell’alleanza • carme poetico di apertura al salterio: tono didattico e di prefazione, invito iniziale a scegliere Dio e la torah – legge (“Noi dipendiamo dal luogo in cui la nostra vita si radica”)
Struttura • Parallelismo: • due programmi di vita, • due immagini, • due giudizi morali, • due destini, • due vie Il primo ritratto: il giusto e la sua via (1-3) Tre negazioni (1) Un’affermazione (2) Simbologia (3) Il secondo ritratto: l’empio e la sua via (4-5) Simbologia (4) Negazione (5) Conclusione teologica: le due vie (6)
Simbolismo • simbolismo delle due vie: esodo, tentazioni, nella teologia sapienziale, deuteronomista, anche nel NT, nel discorso della montagna, negli Atti • vegetale: l’albero è un simbolo tipico della letteratura sapienziale, l’acqua viva è simbolo di Dio, del giusto, ma anche della torah • agricolo: pula, che sottolinea l’instabilità, inconsistenza, nel NT nell’annuncio del giudizio di Cristo • giudiziario: c’è il verbo qum, alzarsi che ha valore giuridico, indica l’intervento nell’assemblea pubblica • cosmico: aria, terra, grano, la terra come universo • Temporale: c’è il riferimento alle stagioni, al ciclo del tempo, al giorno e alla notte • Quantitativo: il giusto è solitario, l’empio è una massa; ma alla fine l’empio è disperso nella solitudine, il giusto fa parte dell’assemblea dei giusti • Dinamico: seguire, indugiare, sedere, tre fasi di un processo: cammino, marcia, arrivo
Primo ritratto: il giusto e la sua via • Beato: il salmo inizia con la proclamazione della beatitudine, come nel discorso della montagna (Mt 5-7), il tono è sapienziale, tuttavia non è un’esortazione, ma un dato reale, uno stato, una situazione reale alla quale ci conduce Dio; per questo è tradotta: “Felicità dell’uomo !”. • I tre NO del giusto: qui la via del giusto è vista prima in negativo, con tre attitudini fondamentali che si contrappongono a tre definizioni dell’empio
Tre termini per indicare l’empio: • “empi”: nemici di Dio, che insidiano i suoi fedeli • “peccatori”: sono coloro che hanno sbagliato bersaglio, hanno fallito • “diffamatori”: gli schernitori, che distruggono la vita sociale • Tre verbi per sottolineare la separazione: • “andare”: perfetto gnomico, tempo al passato ma con valore di presente (“non è solito andare”) • “fermarsi”: in ascolto • “sedere”: piena partecipazione, convivenza abituale
Tre indicazioni locali: • “Consiglio”: progetto, ideologia; • “Via”: condotta, moda; • “consesso/assemblea”: una specie di club. • Il SI del giusto: la via del giusto è fondata sull’adesione alla torah; questo vocabolo è ripetuto due volte, per marcare la centralità, ma anche perché “la torah di Jhwh” deve diventare la torah del giusto. • “Giorno e notte” è un melisma, cioè una figura retorica dove si dicono due elementi di una categoria per indicare il tutto, in questo caso è per dire sempre. • Due sono i termini che esprimono quest’ atteggiamento verso la torah: • “gioia”, che è anche impegno, progetto, norma di vita; • “meditare”: mormorare, contare sottovoce, alludendo forse all’assidua lettura della torah, alla preghiera. • Il simbolo dell’albero: è segno di stabilità, affonda le sue radici lungo un terreno irrigato, suggerisce un’immagine intensa di vitalità; è trapiantato (esodo), porta il suo frutto, ma solo nel tempo giusto; solo questa scelta porterà al successo.
Secondo ritratto: gli empi e la loro via • Questa parte è meno sviluppata e si contrappone chiaramente alla prima, innanzitutto perché la negazione è ripetuta e quindi rafforzata (Non così, non) • inoltre, se confrontiamo il simbolo dell’albero con la pula, possiamo notare che: • l’albero è stabile, la pula instabile; • l’albero è in verticale, la pula in orizzontale; • l’albero è profondo, la pula è superficiale; • l’albero è fertile, la pula è sterile. • Il simbolo della pula è interessante: è la parte superficiale del grano, che si disperde, la parte impura. • Questa dichiarazione negativa è immersa in un’atmosfera giudiziaria; infatti il verbo qum “sorgere in un processo per difendersi”, che non va visto in una prospettiva necessariamente escatologica (i LXX e Vg traducono “risorgeranno”), ma forse si allude al giudizio che Dio pronuncia nell’arco della storia.
Conclusione teologica Qui c’è un proverbio conclusivo • sintetizza la dialettica delle due vie, • ma aggiungendo il rapporto con Dio: • da un lato c’è tutta la tenerezza di Dio che “conosce” la via dei giusti, verbo che indica la sollecitudine materna sponsale, vocabolo che in ebraico abbraccia l’intelletto, la volontà, la tenerezza • dall’altra c’è la via degli empi abbandonata alla rovina, chiusa, senza uscita: possiamo notare il passivo teologico, cioè un verbo al passivo che ha Dio come soggetto implicito, perché Dio stesso è il fondamento della nostra esistenza e sussistenza
Lettura cristologia con Gesù e il NT • Giustino : l’uomo beato, giusto è Gesù Cristo, fedele al Padre; l’albero sarebbe il simbolo della Croce; l’acqua simbolo del Battesimo. • La sintesi del pensiero di Gesù sono le “beatitudini”; Egli ha ripreso spesso il tema delle due vie (Mt 7,13-14); egli stesso si dichiara “la via” (Gv 14,6); anche il simbolismo dell’albero è stato da lui adoperato più volte (Mt 7,15-20); • Giovanni battista usa la parola “pula” per dire il giudizio escatologico.
Lettura ecclesiologica con la Chiesa e i Padri Tutti i Padri della chiesa commentano il salmo 1 con il salmo 2: • Gregorio di Nissadice che: “il salmo1 distoglie l’uomo dalla parentela contratta col male. Il salmo 2 gli mostra a chi bisogna aderire: pone davanti ai nostri occhi il Cristo manifestato nella carne e ci insegna che il credere in lui sarà la nostra beatitudine”. “Tra gli uomini è beato colui che assomiglia a Dio per la comunione con lui e la partecipazione alla sua vita. Questa dunque sarà la definizione della beatitudine umana: una somiglianza alla beatitudine divina”. • Eusebio: “Ogni uomo desidera la beatitudine: ecco perché questo primo salmo descrive chi è veramente beato. Il primo che è beato è il Salvatore. Questo salmo parla di lui, di lui che è sposo della chiesa”. “L’albero è, a suo tempo, il Figlio di Dio – vicino ai fiumi delle divine Scritture che lo annunciano – e il giusto che, sempre unito alla legge divina, è irrigato da tutti i fiumi spirituali. Il suo tempo è il secolo futuro, essendo la vita presente il tempo in cui si coltiva e prepara il futuro”.
Introduzione letteraria: Genere • salmo regale, suppone lo sfondo della monarchia (insieme a 72,101, 45, 89,…), come origine la liturgia dell’incoronazione di un re, con molte componenti dei rituali di intronizzazione orientali, in particolare il “protocollo regale” • forse allude alla storia di Davide • presenta una connessione tra sovrano e Jhwh, per dire che il vero Re è Jhwh, il sovrano rimane un garante di Dio • rilettura “messianica”, passando dall’ambito storico a quello escatologico
Struttura A. La rivolta dei re vassalli (1-3) Tre attori: Jhwh, il messia, i re della terra B. La solenne dichiarazione di Jhwh (4-6) Tre attori: Jhwh, il mio re, essi B’ La solenne dichiarazione del sovrano (7-9) Tre attori: Jhwh, il re- figlio, i nemici spezzati. Vertice A’ La sottomissione dei re vassalli (10-12) Due attori: Jhwh, vassalli. Implicito il re
A La rivolta dei re vassalli (1-3) 1 Perché le genti congiurano Perché invano cospirano i popoli? 2 Insorgono i re della terra E i principi congiurano insieme Contro il Signore e contro il suo Messia: 3 “Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami”.
Lettura con Israele A La rivolta dei vassalli (1-3) • All’inizio sono usate iperboli per descrivere la rivolta, in modo enfatico: il vero soggetto ultimo in realtà è Jhwh, di cui il re davidico è rappresentante. L’unzione che lo rende messia lo inserisce sacramentalmente nella sfera divina, rendendolo inviolabile; per questo la ribellione è “vana” • Il salmo si apre con un “perché” che avvolge anche il v. 2: la scena mossa e carica di tensione illustra le azioni dei vassalli ribelli; essi sono chiamati nazioni, popoli, re della terra, principi
Le azioni dei re ribelli (v. 1-2) • ribellarsi: rappresenta visibilmente il gioco delle coalizioni segrete per un complotto: • tramare: congiurare, pianificare segretamente un colpo di stato; • organizzarsi: seguendo una strategia; • riunirsi segretamente: sottolinea l’insieme dei principi. • La meta ultima di queste azioni è Jhwh e il suo messia. • Il v. 3 è il loro manifesto programmatico: il giogo è segno di oppressione; spezzare i legami del giogo è una metafora per denunciare un trattato di alleanza vassallatica
B. La solenne dichiarazione di Jhwh (4-6) 4 Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall’alto il Signore. 5 Egli parla loro con ira, li spaventa nel suo degno: 6 “Io l’ho costituito mio sovrano Sul Sion mio monte santo”.
La solenne dichiarazioni di Jhwh (4-6) • Alla scena turbolente precedente, si oppone la scena quasi celeste, in cui domina la figura di Jhwh: in contrasto al segreto dei ribelli, c’è la luminosa apparizione di Dio, assiso in trono, che rompe il silenzio col suo riso, fonte di terrore ed espressione di superiorità. • Al v. 6 troviamo la solenne dichiarazione di Jhwh, che fa da parallelo alla dichiarazione altezzosa dei ribelli al v. 3. L’enfasi è posta subito sul pronome personale, con un waw avversativo: Jhwh è il sovrano della storia e il vero Re di Israele. Al centro del suo discorso c’è la solenne consacrazione, l’insediamento del re, attestata dall’enfatico possessivo “mio”.
B’ La solenne dichiarazione del sovrano (7-9) 7 Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. 8 Chiedi a me, ti darò in possesso le genti E in dominio i confini della terra. 9 Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai”.
B’ La solenne dichiarazione del sovrano (7-9) • Ora è il momento della dichiarazione del sovrano terreno: egli vuole narrare (è un esortativo), vuole proclamare il decreto divino , è l’atto ufficiale di intronizzazione di un sovrano, il protocollo regale • Il contenuto del protocollo consta di tre parti: • - “Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”: se si osservano i paralleli orientali, subito si nota la smitizzazione della figura del re, sia per evitare una concezione panteistica, per rifiutare ogni forma di deificazione del re; • la monarchia in Israele era più laica, il re era un’istituzione politica prima che sacrale; per questo la monarchia era legata non ad un atto metafisico (filiazione divina), ma ad un dato etico e antropologico (la risposta fedele del sovrano); • nell’ideologia dell’alleanza si assiste ad un processo di democratizzazione della regalità: tutto Israele è popolo consacrato. Questo ha sottolineato ancor più la divaricazione tra i due concetti di filiazione regale da parte di Israele e dei popoli circostanti: qui la dichiarazione giuridica avviene per l’adozione, cioè nel momento della consacrazione il re diventa figlio di Dio; un’ultima osservazione merita l’oggi del decreto, attualizzante della liturgia, che ha favorito ancor più la rilettura cristiana
- “Chiedimi … e ti darò …”: è la promessa di una signoria cosmica, non limitata; forse la domanda faceva parte del rituale regale, il cui parallelo è 1Re 3,5; l’eredità promessa è una conseguenza della filiazione, ma è la stessa signoria di Jhwh che abbraccia tutte le nazioni, anche se questo storicamente non è mai avvenuto • - “li spezzerai …, li frantumerai …”: è la promessa della vittoria; lo scettro è simbolo del potere, ma anche strumento di giustizia; l’immagine dei vasi d’argilla frantumati ricorda un rito di esecrazione orientale, noto in Egitto: su cocci o vasi si scriveva il nome del nemico, poi simbolicamente venivano rotti; lo scettro è di ferro, metallo indizio di antichità;il termine “spezzare” è tradotto dalla LXX con il verbo “pascere”, perché il re in Israele è sempre pastore
A’ La sottomissione dei re vassalli (10-12) 10 E ora, sovrani, siate saggi Istruitevi giudici della terra; 11 servite Dio con timore e con tremore esultate; 12 che non si sdegni e voi perdiate la vita. Improvvisa divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia.
A’ La sottomissione dei re vassalli (10-12) • In quest’ultima parte c’è l’appello del salmista rivolto ai re: • esso si apre con un avverbio “ora”, per indicare una svolta, introduce l’urgenza di una risposta concreta • tutto l’appello è in stile sapienziale, si sollecita la formazione di una vera intelligenza, si usano verbi tipici della pedagogia divina: • riflettere, considerare con attenzione, capire • servire vuole indicare l’atto di sottomissione, adesione totale, seguita da adorazione religiosa Il salmo si conclude (v.12b) con la beatitudine, che fa da inclusione con il salmo 1
Simbolismo e relazioni • relazioni orizzontali: tra i re della terra e il re di Gerusalemme, ma nei confronti di Jhwh • simbolismo monarchico biblico: nella teocrazia orientale il potere spetta al re solo in forma mediata e non assoluta, solo in quanto insediato e consacrato da Dio • relazioni verticali negative: in forma antitetica, da Dio verso la terra e viceversa; la ribellione è nei confronti di Jhwh, designato con il simbolismo del riso, metafora antropomorfica che è indizio della sua giustizia, e dell’ira e furore • relazioni verticali positive: c’è un movimento verticale positivo, che percorre tutto il salmo, che ha al centro il decreto dell’investitura, la filiazione adottiva del sovrano, che stabilisce un canale vivo tra cielo e terra; sono messe a confronto due differenti concezioni, quella teocratica, per cui Jhwh è il sovrano, e quella pagana; il conflitto tra i re e il sovrano di Gerusalemme è letto come un compendio simbolico della lotta tra la sovranità di Dio e la tirannide orgogliosa dell’uomo
Lettura con Gesù e il NT • Questo salmo ha ricevuto diverse interpretazione nel NT, per l’ampiezza di orizzonte: reinterpretazione messianica, cristologia, escatologica: tante sono le citazioni del NT, sia esplicite che implicite, in particolare per la filiazione divina di Gesù: • I vv. 1-2 sono riportati nella preghiera di At 4,25-26; • Nei racconti del Battesimo e Trasfigurazione il v. 7 “Tu sei mio figlio”; • Allusione anche in 1Cor 15,24-28; • Il v. 7 è citato in At 13,33 per affermare la resurrezione di Gesù; • E in Eb 1,5; 5,5 per affermare la figliolanza divina; • I vv.8-9 in Ap 2,26-28; 12,5; 19,15. • I primi due salmi visti come unità si compiono pienamente in Gesù.
un libro sapienziale e messianico • il Salterio è un libro sapienziale, che ha una cornice della Torà, oltre che messianica • I Salmi 1-2, in particolare sono stati saldati insieme, perché evidenziano due prospettive diverse ma complementari di lettura del Salterio: • l’una antropologica o etica, fondata sull’obbedienza alla Torà, che è la dottrina delle due vie insegnata dal salmo primo • e l’altra teologico- messianica, fondata sull’obbedienza al “Figlio” di Dio, perché nel salmo secondo Signore e Messia sono strettamente associati”
Doppia introduzione Questa doppia introduzione, antropologica e messianica, rappresenta il fondamento, la chiave ermeneutica: • il Messia è l’uomo che rappresenta tutti gli altri, ma per converso ogni uomo è destinato a diventare “figlio” di Dio a somiglianza del Messia • E si diventa figli di Dio attraverso una duplice obbedienza: alla torà e al Messia • È interessante notare una doppia cornice “messianica” e “Sapienziale”, che attraverso tutto il Salterio e punti strategici, all’inizio, alla fine o al centro: