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Quali sono le funzioni dello spazio in un testo narrativo?.
E N D
1)Costruire/evocare una particolare atmosfera (funzione di atmosfera): di paura, di inquietudine, di solitudine, di malinconia (in tal caso la descrizione è soggettiva e il lessico è connotativo=evocativo). Questa funzione ricorre spesso nei racconti /romanzi di avventura, terrore, fantascienza. 2)Contribuire alla caratterizzazione di un personaggio (funzione narrativa): la descrizione di una casa o di una stanza spesso prepara l’entrata in scena di un personaggio o introduce nella storia tratti significativi del carattere dei personaggi che vi abitano (in tal caso c’è un rapporto molto stretto ed evidente tra spazio e personaggio). 3)Fungere da cornice/sfondo degli eventi (funzione di sfondo): la descrizione dei luoghi è solo accennata oppure non è evocativa, bensì prevalentemente oggettiva e neutra. In tal caso, le sequenze descrittive nel testo narrativo sono minime o piuttosto ridotte e gli ambienti sono rappresentati nelle loro caratteristiche essenziali, non nel dettaglio.
1.“Svoltammo in un vialetto e varcammo una porticina laterale che dava in un’ala del grande ospedale. Conoscevo l’ambiente e non avevo bisogno d’essere guidato, mentre salivamo lo squallido scalone di pietra e ci incamminavamo per un lungo corridoio dalle candide mura in cui si apriva una fila di usci color noce. Quasi in fondo, attraverso un piccolo arco, svoltammo in un corridoio secondario che conduceva al laboratorio chimico. Era una sala vasta con le pareti rivestite di scaffali zeppi d’ogni sorta di recipienti. C’erano tavolini ingombri di storte e provette, e di becchi Bunsen con le loro tremolanti fiammelle blu”.
2.Ci trovammo il giorno seguente e andammo a vedere l’appartamento al numero 221 di Baker Street. Era composto da due comode camere da letto e da un unico ampio salotto che prendeva aria e luce da due finestroni. L’arredamento era allegro. Insomma, le stanze erano tanto attraenti e il prezzo, diviso in due, risultava così conveniente, che l’affare fu concluso e prendemmo subito possesso della casa.
Il n. 3 di Lauriston Gardens Il n. 3 di Lauriston Gardens aveva un aspetto di sciagura. Faceva parte di un gruppo di quattro stabili alquanto arretrati rispetto alla via. Due erano abitati e due no. Questi ultimi guardavano con tre file di finestre smantellate e malinconiche verso Lauriston Gardens. Qua e là, in quegli occhi rettangolari e appannati, spiccava, come una cataratta, il cartello "Affittasi". Un giardinetto cosparso di piante inaridite separava ognuna delle case dal marciapiede, ed era attraversato da un vialetto giallastro che, a quanto sembrava, era formato da un misto di argilla e ghiaia. Il terreno era molle a causa della pioggia caduta durante la notte. Circondava il giardino un muretto alto meno di un metro, su cui si ergeva una staccionata.
Inside the building Un breve corridoio dal pavimento polveroso portava alla cucina e ai locali di servizio. Due porte si aprivano, a destra e a sinistra. Una era palesemente chiuso da parecchie settimane, l'altra apparteneva a quella che doveva essere stata la sala da pranzo. Era per l'appunto la stanza dove si era svolto il misterioso dramma. […] L'ambiente era quadrato e appariva più vasto per la completa assenza di mobili. Una carta da parati squallida, a tinte violente, rivestiva le pareti, ma era segnata qua e là dalla muffa e, in alcuni punti, pendeva a brandelli, rivelando l'intonaco giallastro. Di fronte all'uscio c'era un camino ornamentale, sormontato da una mensola di finto marmo bianco. In un angolo della mensola era fissato un mozzicone di candela di cera rossa. L'unica finestra era tanto sudicia che la luce sembrava penetrare a fatica, dando a ogni cosa una tinta grigiastra, accentuata dal denso strato di polvere che ricopriva tutto, nella stanza.
3.Il cornicione era stretto, un quaranta centimetri di larghezza. L’uomo stava fra due finestre, ma non era possibile raggiungerlo, né da destra né da sinistra. Teneva la schiena al muro, e il sole lo investiva in pieno. • 4.Per i suoi ipotetici salvatori non c’era modo di raggiungerlo. Le scale da incendio non arrivavano a quell’altezza. Sopra di lui un cornicione che sporgeva proprio dal tetto impediva ogni tentativo da quella parte
5.Non so dove sono nato, ma il castello era infinitamente vecchio e orribile. Gremito di corridoi neri, culminava in soffitti così alti che l’occhio doveva fermarsi alle ombre e alle ragnatele. Le pietre dei camminamenti in rovina erano sempre umide e su tutto gravava un odore disgustoso, come di cadaveri ammucchiati da molte generazioni. Non c’era mai luce, …; fuori non c’era il sole perché i tremendi alberi erano più alti di torri inaccessibili. Una sola torre, nera, superava il fogliame e si affacciava al cielo sconosciuto, ma era in rovina e non vi si poteva accedere se non arrischiando una scalata quasi impossibile sulla parete, pietra dopo pietra. (H.P. Lovercraft, Tutti i racconti, Milano 1989)