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PSICODIAGNOSTICA CLINICA

PSICODIAGNOSTICA CLINICA. Dott.ssa Angela Chisena SERVIZIO INTERDIPARTIMENTALE DI PSICOLOGIA Policlinico Universitario “P. Giaccone” Palermo.

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PSICODIAGNOSTICA CLINICA

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Presentation Transcript


  1. PSICODIAGNOSTICA CLINICA Dott.ssa Angela Chisena SERVIZIO INTERDIPARTIMENTALE DI PSICOLOGIA Policlinico Universitario “P. Giaccone” Palermo

  2. Il concetto di psicodiagnostica clinica è da ricondurre alla possibilità di effettuare una diagnosi in merito a una particolare struttura di personalità, intendendo con diagnosi un processo di conoscenza attraverso.

  3. La diagnosi è un processo fondamentale nella pratica clinica. Il momento logico della formulazione dell’ipotesi diagnostica è indispensabile nella definizione della direzione della cura

  4. La pratica clinica si avvale di 2 metodi diagnostici: • Raccolta anamnestica del pz • Osservazione della fenomenologia clinica Prima della publicazione del DSM IV, la diagnosi si fondava su 2 assi diagnostici fondamentali: • nevrosi • psicosi

  5. Il metodo di classificazione nosografica del DSM IV ha complicato e articolato ilm sistema di classificazione delle malattie mentali. In particolare il secondo asse del DSM, correlato alla diagnosi dei disturbi di personalità, ha aperto la questione sulla diagnosi differenziale di quelle patologie non classificabili come psicosi ma non facilmente inquadrabili come nevrosi pure.

  6. Lo strumento testale è in grado di fornire elementi precisi per un completamento diagnostico del quadro clinico del pz. La psicodiagnostica testale accanto all’osservazione clinica e ai dati raccolti sulla biografia del pz aggiunge elementi per dirimere una diagnosi incerta o dubbia.

  7. Nella psicologia clinica la diagnosi è soggetta a continue rivalutazioni nel tempo di osservazione del pz

  8. La psicodiagnosi testale è un valido strumento per ottenere maggiori informazioni sul profilo personologico del pz e sull’assetto e sulle funzioni cognitive del pz in un tempo più breve.

  9. Tutto ciò per migliorare il tempo che intercorre tra l’osservazione e la valutazione clinica del pz e l’intervento terapeutico. Inoltre conente di individuare i nodi conflittuali o traumatici del pz e il tipo di cura della psiche (farmacoterapia, psicoanalisi, psicoterapia cogn-comp ecc).

  10. I reattivi psicologici con carattere psicodiagnostico si prefiggono lo scopo di ottenere campioni completi e sistematici di certi tipi di comportamento verbale, percettivo e motorio nel quadro di una situazione standardizzata.

  11. Nella raccolta dei dati la selezione soggettiva del pz è ridotta, rivelandosi in molti reattivi del tutto assente. Cioè il pz non può operare coscientemente una selezione circa i propri contenuti mentali e usa quindi in proporzione, significamente ridotta o comunque diversa, alcuni classici meccanismi di difesa come la negazione.i

  12. Nei test proiettivi il pz utilizza come meccanismo di difesa elettivo la proiezione che diventa però il materiale elettivo per l’interpretazione diagnostica.

  13. Nel lavoro testale la posizione psicologica di colui che somministra il reattivo psicodiagnostico è quella di una “neutralità ottimale”. Lo psicologo deve parlare poco al pz in senso funzionale all’esito di una somministrazione testale valida. Il pz sarà così indotto a parlare di più e a eseguire il test strumento d’esame.

  14. La posizione dell’esaminatore è in relazione al tipo di test. Quanto più il test è astratto con materiale poco strutturato (test di Rorschach) tanto più è fondamentale la posizione neutrale dell’esaminatore per non disturbare o influenzare soggettivamente le associazioni e il lavoro che il pz sta svolgendo su se steso attraverso il materila testale.

  15. Lo sperimentatore dovrebbe assumere il ruolo del testimone silenzioso del pz durante l’esecuzione del lavoro testale. Dovrebbe mantenere nei confronti del pz e del lavoro testale una sicura osservazione delle regole di conduzione del test ma anche una plasticità creativa rispetto alle regole stesse, rendendole inedite e adattandole alla specificità soggettiva del pz in esame.

  16. In psicologia clinica, il concetto di diagnosi ha un valore dinamico e spesso è legata al momento o ai momenti della conduzione della cura. Altro valore assume la diagnosi in psichiatria clinica e in psichiatria forense.

  17. La questione preliminare nel campo della psicodiagnostica è ascrivibile aòl problema della validità intrinseca dei reattivi usati come strumenti diagnostici. Un test mentale infatti deve rispondere a criteri di validità, sensibilità e costanza temporale

  18. Per test mentale s’intende uno stimolo standard in grado di produrre un comportamento, valutabile successivamente, tramite comparazione statistica, con quello osservato in altri individui. Lo scopo del test mentale è quello di classificare il soggetto quantitativamente e qualitativamente.

  19. Il test psicodiagnostico deve rispondere al criterio di validità, in quanto capace di misurare il fattore considerato, al criterio di sensibilità in quanto in grado di cogliere tra i vari soggetti una differenza e al criterio della costanza nel produrre risultati uguali quando applicato in diversi intervalli temporali al medesimo soggetto.

  20. La somministrazione della batteria testale psicodiagnostica deve avvenire in situazioni costanti e standardizzate.

  21. Una batteria testale completa dà validi contributi alla prognosi del pz, sulla base di una attenta valutazione delle potenzialità e delle difficoltà del soggetto al momento della valutazione testale.

  22. Il valore dei reattivi diagnostici si basa sull’esistenza di posizioni personologiche stabili e diffuse, che permettono di prevedere una differente reazione individuale in relazione a uno stesso stimolo testale.

  23. I test mentali sono classificabili in 2 gruppi fondamentali: Test d’intelligenza, preposti a una valutazione intellettivo-cognitiva del soggetto Test di personalità, volti a delineare un profilo psicodinamico del soggetto.

  24. Appartengono al primo gruppo: • Wechsler Adult Intelligence Scale (Wais) • Matrici Progressive Appartengono al secondo gruppo: • Minnesota Multiphasic Inventory (MMPI) • Reattivi proiettivi, tra i quali il Test di Rorschach

  25. Test di intelligenza I test di intelligenza valutano le abilità cognitive del soggetto; Si distinguono due tipi possiili di test di intelligenza: • individuali • collettivi

  26. La determinante fondamentale del risultato nel test di intelligenza è il paradigma spazio-tempo della somministrazione e della raccolta testale. Il rendimento soggettivo inoltre può essere temporaneamente modificato da variabili inerenti allo sperimentatore o ascrivibili al soggetto esaminato.

  27. Test di personalità Si definisce un reattivo volto a misurare le caratteristiche personologiche di un individuo, distinguendosi così da questionari, test proiettivi e rating scales

  28. questionari Si caratterizzano per la definitezza dello stimolo e per la limitatezza delle risposte.

  29. Rating scales Codificano e quantificano sintomi soggettivi.

  30. Reattivi proiettivi Si basano su stimoli poco strutturati che il soggetto deve organizzare in base alla propria personalità.

  31. In particolare nei reattivi diagnostici di personalità a contenuto ideativo, l’accento è posto sui diversi tipi di organizzazione dei processi spontanei di pensiero. Il corso dei processi spontanei di pensiero è in relazione alla reazione individuale a stimoli differenti; questo permette di valutare la matrice organizzativa e la selezione che il soggetto opera sui processi di pensiero.

  32. La caratteristica fondante di questi tipi di reattivi consiste nella non strutturazione del materiale testale (ciò implica direttamente che il soggetto non possa basarsi, nel rispondere, su informazioni convenzionali e superficiali); Tali test pertanto mirano a ottenere reazioni sufficientemente autentiche che diventano un materiale di ricostruzione di alcuni schemi generali della personalità del soggetto.

  33. MMPI Il più importante dei questionari. E’ composto da 566 domande alle quali il soggetto deve rispondere secondo la dicotomia “vero” o “falso”

  34. Sotto il profilo contenutistico le domande riguardano un’ampia variabilità di contenuti, atti a indagare aspetti della vita quotidiana del soggetto e a definire una correlazione psicopatologica dell’area nevrotica o psicotica

  35. La lettura del test avviene tramite un’elaborazione informatica, dove le risposte agli items vengono empiricamente raggruppate sulla base di 8 scale cliniche di devianza psicopatologica, secondo i seguenti raggruppamenti: • Ipocondria • Depressione • Isteria • Deviazione psicopatica

  36. Mascolinità-femminilità • Paranoia • Psicastenia • Schizofrenia • Ipomania • Introversione sociale In tal modo, le risposte più patologiche indicano la probabile appartenenza alla classe nosografica di appartenenza.

  37. Reattivi proiettivi Test proiettivo, si riferisce alla somministrazione di materiale non strutturato passibile di evocare nel soggetto interpretazioni che rendano merito delle dinamiche inconsce, secondo un’ipotesi proiettiva inerente il materiale testale.

  38. I metodi proiettivi vengono considerati lo strumento cardine per l’indagine della struttura di personalità. Tali metodi consistono nella presentazione di stimoli che si muovono lungo un cuntinuum che va dalla destrutturazione alla scarsa strutturazione (ambigui), la cui significazione e interpretazione sarebbero soggettive e pertanto libere.

  39. Essi si caratterizzano per tre aspetti fondamentali: • La scarsa strutturazione degli stimoli e la loro ambiguità • La vaghezza o poca strutturazione della consegna relativamente al compito richiesto • La libertà nella risposta che viene richiesta al soggetto.

  40. La caratteristica intrinseca a questo materiale testale consentono al soggetto di proiettare sul materiale testale alcune rappresentazioni interne. Si distinguono 3 gruppi di test: • Metodi di rilevazione basti sull’attività grafica • Metodi proiettivi tematici e costitutivi • Metodi proiettivi strutturali (R, Z-TEST)

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