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Leggere Dante. Dante e la giustizia Proposta di lettura di Gianfranco Bondioni. Perché leggere Dante oggi?. Per la sua modernità: falso Per conoscere il suo tempo: non pertinente Per i valori universali del suo pensiero: falso Perché propone un modo di lettura interessante
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Dante e la giustizia Proposta di lettura di Gianfranco Bondioni
Perché leggere Dante oggi? • Per la sua modernità: falso • Per conoscere il suo tempo: non pertinente • Per i valori universali del suo pensiero: falso • Perché propone un modo di lettura interessante 5. Perché è un grande poeta. Che cosa significano i punti 4 e 5?
Perché propone un modo di lettura interessante Il poeta come scriba Dei “…a quel modo che ditta dentro vo significando” (Pg. XXIV, 53-54) • Scrivere sotto dettatura • Trovare i significanti giusti per i significati “dettati”
Perché propone un modo di lettura interessante Scrivere sotto dettatura: che cosa? Cioè: quale è il contenuto dell’opera dello Scriba Dei? La totalità del mondo La verità del mondo
La realtà è oggettiva Il suo significato è chiuso in essa Le modalità della conoscenza si basano su leggi interne alla scienza La realtà è simbolica Il suo significato è fuori di essa, in Dio Le modalità della conoscenza si basano su leggi teologiche esterne alla scienza Come noi leggiamo Come lo leggevail mondo Dante
Come lo Scriba Dei esprime la totalità e la verità del mondo? • Il contingente non è né verità né totalità: quindi necessità di “andare dietro” a ciò che appare • il simbolismo medievale • l’allegoria e il simbolo • la figura
Il contenuto dell’opera dello scriba Dei Il simbolismo medievale come mezzo per scoprire la verità e la totalità del mondo
Se lo scriba Dei deve parlare della totalità del mondo deve • Creare una lingua che esprima la totalità in tutti i suoi aspetti e il suo valore simbolico (stile comico: se ne parlerà nei prossimi incontri) • Creare gli strumenti linguistici e poetici per esprimere la totalità (la convenientia)
Creare una lingua che esprima la totalità • La lingua usata è piana “e umile, perché è la lingua volgare in cui discutono anche le donnette” • Mescolanza di terminologia filosofica, teologica, scientifica con la lingua del mercato e della farsa • Uso di varie lingue, dialetti, stili e generi e invenzione/sperimentazione di nuovi • Uso delle lingue tecniche e dei linguaggi settoriali delle scienze, arti, mestieri eccetera • È il plurilinguismo dantesco
Creare una lingua che esprima la totalità Plurilinguismo vs monolinguismo (Stilnuovo, Petrarca) • Enorme allargamento del lessico (da 600 a molte migliaia di parole) • Creazione di neologismi • Uso di hapax
La convenientia come adeguamento della lingua al contenuto costituito dalla verità e dalla totalità del mondo La convenientia come invenzione di una lingua che crea il proprio contenuto; in quanto ποίησις, l’azione dell’arte ha per contenuto la verità e la totalità del mondo (Gianfranco Contini) Creare gli strumenti linguistici e poetici per esprimere la totalità: La convenientia
Perché leggere Dante oggi? Perché e grande artista, cioè ha • strumenti di interpretazione e di comprensione del reale (il simbolismo medievale; l’ideologia cristiana) • strumenti di espressione di quanto interpretato e compreso (nuova lingua, stile comico, convenientia)
Giustizia: principio organizzatore del cosmo secondo l’ordine divino principio organizzatore del destino eterno degli uomini secondo la volontà divina principio organizzatore della vita civile sulla terra: massimo di ordine = massimo di giustizia secondo il modello divino (ruolo dell’Impero). Esemplifichiamo sul tema della giustizia Prima edizione a stampa della Commedia: Foligno 1472.
Giustizia e diritto • Giustizia come manifestazione del Diritto • Diritto come insieme delle regole che disciplinano lo stare in una società e, più precisamente, regole che contengono una conseguenza sanzionatoria • Distinzione in Dante (e in San Tommaso) del Iustum naturale e del Iustum legale • Giustificazione del diritto in base alla fonte.
Legge scritta e contrapasso: il superamento della faida. «Se tu avessi», rispuos’io appresso, «atteso a la cagion per ch’io guardava, 15 forse m’avresti ancor lo star dimesso». Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, già faccendo la risposta, 18 e soggiugnendo: «Dentro a quella cava dov’io tenea or li occhi sì a posta, credo ch’un spirto del mio sangue pianga 21 la colpa che là giù cotanto costa». Allor disse ’l maestro: «Non si franga lo tuo pensier da qui innanzi sovr’ello. 24 Attendi ad altro, ed ei là si rimanga. Edizione della Commedia di Aldo Manuzio. If. XXIX, 14-24.
Legge scritta e contrapasso Il termine: contra-patior L’origine biblica e giuridica Vendetta e espiazione Il principio base: la redistribuzione, cioè la corrispondenza di bene al bene e di male al male
Contrapasso e ordinamento dell’inferno Il contrapasso nell’Inferno: pena eterna come retribuzione del male commesso; Punizione dell’atto, cioè dell’offesa come reintegrazione dell’ordine turbato; Peccatore come strumento per ri-armonizzare l’universo; Pena come prevenzione: esemplarità come deterrente; Poena damni e poena sensus. Contrapasso per opposizione o per somiglianza
Contrapasso e ordinamento del purgatorio Pena non eterna come espiazione; Punizione dell’intenzione, non dell’atto; Peccatore come strumento per ri-armonizzare l’universo; Pena come prevenzione: esemplarità come deterrente; Contrapasso per opposizione.
Inizio, centro e fine della storia: peccato originale, redenzione, giudizio universale; Roma e l’impero; La seconda caduta e l’età moderna: le tre fiere; La storia futura e la poesia profetica; Dante reazionario? La giustizia: principio cardine della storia umana
La giustizia sulla terra • Dai cieli alla terra; • Le istituzioni terrene: la chiesa e l’impero; • I poteri dell’imperatore; • Origine dell’impero; • Cause della decadenza dell’impero; • La civiltà del passato; 7. Il futuro dell’impero.
La gloria di colui che tutto move per l’universo penetra, e risplende 3 in una parte più e meno altrove. 103 ……………«Le cose tutte quante hanno ordine tra loro, e questo è forma 105 che l’universo a Dio fa simigliante. Qui veggion l’alte creature l’orma de l’etterno valore, il qual è fine 108 al quale è fatta la toccata norma. Ne l’ordine ch’io dico sono accline tutte nature, per diverse sorti, 111 più al principio loro e men vicine; onde si muovono a diversi porti per lo gran mar de l’essere, e ciascuna 114 con istinto a lei dato che la porti. Questi ne porta il foco inver’ la luna; questi ne’ cor mortali è permotore; 117 questi la terra in sé stringe e aduna; né pur le creature che son fore d’intelligenza quest’ arco saetta, 120 ma quelle c’hanno intelletto e amore. La gloria di Dio, creatore e animatore di tutto ciò che tende a Lui, si diffonde per tutto l’universo e brilla più in un luogo e meno in un altro «Tutte le cose create sono disposte in maniera ordinata fra loro, e questo ordine è la forma che rende l’universo simile a Dio. In ciò le creature dotate di intelletto riconoscono la traccia di Dio, che è il fine verso il quale tende l’ordine cosmico che è la norma che regola l’universo, come ho accennato. Nell’ordinamento di cui parlo ricevono un’inclinazione tutte le cose create, secondo la condizione che ciascuna ha avuto in sorte: quindi più o meno vicine a Dio, loro principio. Di conseguenza si muovono a mete diverse nel grande mare di tutto ciò che esiste, e ciascuna con una inclinazione naturale che la guidi. Questo istinto è quello che porta il fuoco verso la luna, in alto; è questo il principio di movimento negli esseri dotati di vita sensitiva; è questo che costituisce la forza di coesione e di adesione della terra: e l’arco dell’istinto colpisce non soltanto le creature prive di ragione, ma anche quelle dotate di intelligenza e volontà. Struttura del mondo e giustizia di Dio: Pd, 1
E io, che riguardai, vidi una ’nsegna che girando correva tanto ratta, 54 che d’ogne posa mi parea indegna; e dietro le venìa sì lunga tratta di gente, ch’i’ non averei creduto 57 che morte tanta n’avesse disfatta. Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di colui 60 che fece per viltade il gran rifiuto. Incontanente intesi e certo fui che questa era la setta d’i cattivi, 63 a Dio spiacenti e a’ nemici sui. Questi sciaurati, che mai non fur vivi, erano ignudi e stimolati molto 66 da mosconi e da vespe ch’eran ivi. Elle rigavan lor di sangue il volto, che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi 69 da fastidiosi vermi era ricolto. Ed io, che guardai, vidi una bandiera, che, girando in tondo, si muoveva tanto velocemente, che sembrava incapace di ogni sosta; e dietro le veniva una fila così lunga di gente, che io non avrei mai creduto che la morte tanta ne avesse uccisa. Dopo che ne ebbi riconosciuto qualcuno, vidi e identificai l’anima di colui che per viltà fece la grande rinuncia. Immediatamente compresi e fui certo che questo era il gruppo dei vili, spregevoli sia agli occhi di Dio sia ai suoi nemici. Questi sciagurati, che non hanno mai vissuto, erano nudi e punzecchiati di continuo da mosconi e da vespe che vi si trovavano. Gli insetti rigavano il loro volto di sangue, che, mescolato alle lacrime, ai loro piedi era succhiato da luridi vermi. “Giustizia mosse il mio alto fattore” : la pena degli ignavi If., 3
e ora in te non stanno sanza guerra li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode 84 di quei ch’un muro e una fossa serra. Cerca, misera, intorno da le prode le tue marine, e poi ti guarda in seno, 87 s’alcuna parte in te di pace gode. Che val perché ti racconciasse il freno Iustinïano, se la sella è vòta? 90 Sanz’ esso fora la vergogna meno. Ahi gente che dovresti esser devota, e lasciar seder Cesare in la sella, 93 se bene intendi ciò che Dio ti nota, guarda come esta fiera è fatta fella per non esser corretta da li sproni, 96 poi che ponesti mano a la predella. O Alberto tedesco ch’abbandoni costei ch’è fatta indomita e selvaggia, 99 e dovresti inforcar li suoi arcioni, giusto giudicio da le stelle caggia sovra ’l tuo sangue, e sia novo e aperto, 102 tal che ’l tuo successor temenza n’aggia! e oggi invece in te se ne stanno in guerra i tuoi abitanti, e si combattono aspramente l’un l’altro anche quelli che sono circondati da uno stesso muro e da uno stesso fossato. Osserva bene, o infelice, sui litorali le tue città di mare, e poi guarda quelle interne, se qualche tua zona gode di pace. A che cosa servì che Giustiniano ti sistemasse il morso, se poi la sella è vuota? Senza il freno, la tua vergogna sarebbe minore. Ahimè o uomini di Chiesa che dovreste essere ubbidienti a Dio e lasciar sedere l’imperatore al suo posto, se voi capiste bene quello che Dio vi indica nei suoi precetti, guardate come questa fiera è diventata ribelle, perché non è pungolata dagli sproni dopo che voi avete preso in mano le sue briglie. O Alberto, che hai scelto di essere solo tedesco, e che abbandoni questa giumenta che è diventata indomabile e feroce, e invece dovresti inforcare i suoi arcioni, piova dal cielo un giusto castigo sulla tua stirpe, e sia un castigo terribile e ben visibile tanto che il tuo successore ne abbia paura! “Nave sanza nocchiero in gran tempesta”: l’assenza della guida imperiale Pg., 6
Ch’avete tu e ’l tuo padre sofferto, per cupidigia di costà distretti, 105 che ’l giardin de lo ’mperio sia diserto. Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: 108 color già tristi, e questi con sospetti! Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura d’i tuoi gentili, e cura lor magagne; 111 e vedrai Santafior com’ è oscura! Vieni a veder la tua Roma che piagne vedova e sola, e dì e notte chiama: 114 «Cesare mio, perché non m’accompagne?». Vieni a veder la gente quanto s’ama! e se nulla di noi pietà ti move, 117 a vergognar ti vien de la tua fama. E se licito m’è, o sommo Giove che fosti in terra per noi crucifisso, 120 son li giusti occhi tuoi rivolti altrove? O è preparazion che ne l’abisso del tuo consiglio fai per alcun bene 123 in tutto de l’accorger nostro scisso? Tu, e prima di te tuo padre, avete tollerato, spinti dalla sete di impadronirvi della Germania, che l’Italia, giardino dell’impero, fosse abbandonata e si inaridisse. Scendi in Italia e vieni a vedere i Montecchi e i Capuleti, le famiglie dei Monaldi e dei Filippeschi, o uomo che non curi più i tuoi doveri; i primi già rovinati, e i secondi timorosi di esserlo! Vieni, o uomo crudele, vieni e guarda l’angoscia dei tuoi nobili e risana i loro guasti; e vedrai com’è in rovina la contea di Santafiora! Vieni a vedere Roma, moglie legittima di te imperatore, che piange vedova e abbandonata, e ti invoca giorno e notte: «O imperatore mio sposo, perché non sei in mia compagnia?». Vieni a vedere quanto gli Italiani si amano fra loro! e se non provi nessuna pietà nei nostri confronti, vieni a vergognarti della fama che hai. E se mi è permesso, o Gesù che fosti crocifisso sulla terra per noi, i tuoi occhi che portano giustizia si sono forse rivolti altrove? O è forse la prova che nelle insondabili profondità della tua mente ci mandi per prepararci a un qualche rimedio del tutto incomprensibile per la nostra ragione? Perché le città italiane sono tutte piene di tiranni e si trasforma in un nuovo Marcello ogni contadino ignorante che si butta nelle lotte faziose. “Nave sanza nocchiero in gran tempesta”: l’assenza della guida imperiale Pg., 6 Ché le città d’Italia tutte piene son di tiranni, e un Marcel diventa 126 ogne villan che parteggiando viene.
La giustizia è l’impero: la chanson de geste dell’aquila Pd., 6 • Perché Giustiniano; • Giustizia/impero; In-iustitia/nemici dell’impero • La biografia di Giustiniano; • La Chanson de geste dell’aquila; • La polemica contro Guelfi e Ghibellini; 6. La biografia di Romeiu de Villeneuve; 7. Il livello stilistico alto
La giustizia è l’impero: la chanson de geste dell’aquila Pd., 6 • contro ‘l corso del ciel • in Alba sua dimora • i sette regi … Torquato e Quinzio • Cesare per voler di Roma il tolle • puose il mondo in tanta pace • gloria di far vendetta alla sua ira • vendetta… de la vendetta del peccato antico • Carlo Magno, vincendo
La giustizia è l’impero: la chanson de geste dell’aquila Pd., 6 • Faccian li Ghibellin, faccian lor arte • Or qui t’ammira in ciò ch’io ti replico