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L’IMMAGINARIO GRAMMATICALE. I VERBI I MODI VERBALI di Renata Pacini Seminario nazionale sul curricolo verticale, Cidi Firenze, 8 maggio 2011. L’IMMAGINARIO.
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L’IMMAGINARIO GRAMMATICALE I VERBI I MODI VERBALI di Renata Pacini Seminario nazionale sul curricolo verticale, Cidi Firenze, 8 maggio 2011
L’IMMAGINARIO L’immaginario agisce sia a livelli inconsci e soggettivi, che a livelli riflessivi, che portano a pensare, congetturare, inventare, sviluppando capacità simboliche e critiche. Per questo motivo l’immaginario è uno strumento fantastico che ci permette di lavorare sia sulla sfera emotiva e creativa del bambino, sia sulle diverse forme del linguaggio.
Nei percorsi di lingua affrontati , condivisi e sperimentati in classe nell’ottica del curricolo verticale (1) un posto importante spetta all’immaginario grammaticale, attraverso il quale i bambini apprendono con piacere, rielaborano e fanno proprie le conoscenze grammaticali. Idee per il curricolo verticale, M. Piscitelli, B. Piochi, S. Chesi, C. Mugnai, Napoli, Tecnodid, 2001; Proposte per il curricolo verticale, M. Piscitelli, I. Casaglia, B. Piochi, Napoli, Tecnodid, 2007.
Che cos’è l’immaginario grammaticale?E’ la capacità di giocare con la lingua, usando la fantasia e la creatività; è il dar vita ai vari elementi della grammatica che diventano i personaggi di mondi possibili, nei quali essi si muovono secondo le caratteristiche che li contraddistinguono, secondo le regole linguistiche che li definiscono.
L’immaginario grammaticale :- permette al bambino di approfondire, consolidare, interiorizzare conoscenze astratte relative alle categorie grammaticali;- fa apprendere con la “leggerezza” dell’attività ludica contenuti “severi”;- stimola il pensiero divergente e critico;- dà forma espressiva al mondo interiore;- attiva la capacità di “tornare sopra” la regola linguistica individuata, sviluppando così atteggiamenti meta-linguistici.
A che punto si colloca all’interno dei nostri percorsi?L’immaginario grammaticale è insostituibile proprio nel momento in cui occorre guidare il bambino alla formalizzazione astratta della regola linguistica e alla meta cognizione, all’interno di un processo di apprendimento inteso come costruzione attiva di competenze, esercitata tuttavia su una lingua VIVA, pragmatica, contestualizzata, che già contiene molte regole di cui il bambino non ha ancora consapevolezza.
Guidarlo ad individuare, nella situazione linguistica concreta, sia orale che scritta, certi meccanismi di funzionamento, attraverso *la raccolta di dati, *la negoziazione dei significati, *la socializzazione delle conoscenze, *l’astrazione favorita da modalità ludiche, significa proprio fare grammatica in un altro modo:
- significa rispettare le sue modalità di apprendere, procedendo dalla situazione contestualizzata per arrivare solo dopo all’astrazione; - significa dilatare i “tempi” del processo di apprendimento;- significa condividere l’idea che la conoscenza non si “trasmette”, ma si “costruisce”;- significa mantenere viva la motivazione ad apprendere, proponendo contenuti ed esperienze significative.
In questa prospettiva, nella mia classe, nel corso degli anni articoli, nomi, segni di punteggiatura, verbi, si sono animati per diventare, nella fantasia, protagonisti di storie e scenette. IL VERBOGià in 2°, quando erano impegnati nella scrittura dei dialoghi al mercato, i bambini avevano notato che ” La parola – azione è la più importante del discorso, senza di essa, la frase non si capisce”Ad esempio nelle frasi:
Con il percorso di classe 3° “ Io nel presente, io nel passato e io nel futuro” (Piscitelli, cit.) i bambini hanno sperimentato i tempi verbali del modo INDICATIVO: il presente legato all’adesso, il passato legato alla loro storia personale, il futuro legatoalla proiezione di sé nella vita adulta.In particolare, scrivendo la loro autobiografia, hanno incontrato due tipi di passato: quello puntuale che inizia e finisce con precisione (passato remoto) e quello che dura un tempo imprecisato (imperfetto).Abbiamo riflettuto insieme sulla caratteristica trasformista del verbo che viaggia nel tempo: esso ci porta indietro nel passato, ci proietta nel futuro.I bambini si sono molto divertiti a personificare il verbo che è diventato il signor modo indicativo.
“ E’ un uomo d’affari, pratico e sicuro di sé, un realizzatore”
Con il percorso di 4° sulla regolazione, i bambini hanno esplorato e scoperto, attraverso l’esperienza diretta dei comandi e dei divieti, altri modi verbali:Il “signor modo imperativo” e il “signor modo infinito” usati in funzione di comando e il “signor modo condizionale” usato in funzione di richiesta o invito/consiglio.
Il percorso di classe 5° sul mistero e sul giallo, infine, ci ha dato l’opportunità di riflettere sulla specificità e sulla funzione di altre forme verbali, che rendono così ricca la nostra lingua, in particolare sul CONGIUNTIVO, il cui uso va scomparendo; la tendenza attuale, infatti, è quella di sostituirlo con l’indicativo, riducendo notevolmente le possibilità espressive della lingua.Abbandonare il congiuntivo porterebbe a un progressivo appiattimento del nostro modo di parlare; come sostiene E. Orsenna:
“… Il congiuntivo è l’universo del dubbio, dell’attesa, del desiderio, della speranza, di tutti i possibili … E poi, Giovanna, ovunque tu vada … difendi il congiuntivo … Il congiuntivo è il paese del sogno … Cosa saremmo … Giovanna, Giovanna … senza l’ausilio di ciò che non esiste?” (2)E. Orsenna, I cavalieri del congiuntivo, Milano, Salani, 2004.
Personalmente, ero ben decisa a dedicare tutto il tempo necessario perché i bambini ne capissero l’importanza ed imparassero ad usarlo correttamente, poiché “ Sarebbe un vero peccato perdere uno strumento così utile al nostro pensiero per entrare nei mondi della possibilità, della probabilità, dell’immaginazione, dell’ipotesi e così adeguato all’espressione del desiderio, della speranza, del timore, del dubbio…” (3)M. L. Altieri Biagi, Io amo, tu ami, egli ama, Milano, Mursia, 1992.
Mi ha molto aiutato, a questo proposito, il percorso sul mistero portato avanti durante l’anno. I bambini:- hanno raccolto delle brevi annotazioni su fatti o personaggi insoliti o misteriosi, osservati fuori dalla scuola-hanno ricostruito la situazione di comunicazione, ( chi, che cosa, dove, quando, come,…perché) -hanno arricchito il racconto con delle brevi descrizioni di fatti o persone, mettendo in evidenza i tratti misteriosi -hanno inserito l’antefatto, -hanno spiegato stati d’animo (disagio, incertezza, paura) , -si sono posti degli interrogativi-hanno formulato delle ipotesi per spiegare il mistero, basandosi su degli indizi a sostegno del loro ragionamento.
Esempi:Camilla B. scrive nella sua annotazione:“Giovedì 10 novembre alle ore 10.30 mio nonno mi aveva lasciata a casa da sola; ho sentito squillare il telefono; quando ho risposto, ho sentito un Ciao detto con una voce fioca che mi ha fatto un po’ paura”.
Valentina T. scrive:“Ero andata in Venezuela nel mese di dicembre, a conoscere i miei cuginetti; io, la mia cugina Karina ed un suo amico camminavamo per la strada, quando ci siamo accorti che un uomo ci seguiva.
ALICE D. scrive:“Un giorno al mare ho trovato una borsa da donna con dentro un reggiseno da bagno, un portafoglio con delle carte dentro, un mazzo di chiavi; lì non c’era nessuno; era un posto pieno di alberi e di sabbia, vicino alla spiaggia.
Pierpaolo Ch. Scrive:“Il giorno 12/11/10,mentre andavo dal dottore, ho visto una persona che aveva un cane; mi sono girato e un attimo dopo non ce l’aveva più.”
A questo punto abbiamo aperto la nostra finestrina di riflessione linguistica.I bambini hanno osservato:Alcuni di noi hanno usato l’indicativo per formulare la propria ipotesi, altri il congiuntivo. Camilla B., ad es. , ha scritto “Secondo me è stato mio zio”; ma come fa a saperlo di già? Non lo si sa ancora; il mistero è da svelare!Quindi siamo arrivati alla seguente conclusione:per formulare delle ipotesi, non conviene usare l’indicativo, che indica azioni ritenute certe; è meglio usare il congiuntivo, perché questo modo esprime dubbi, incertezze, supposizioni, possibilità che una cosa accada.
Alice nelle sue ipotesi ha scritto : “Ho pensato che …… ”Pierpaolo ha scritto : “Immagino che …..”I bambini hanno osservato:- Si potrebbe dire che il modo congiuntivo è un modo pensatore, invece il modo indicativo è un modo realizzatore,il modo condizionale è un modo che esprime un desiderio che si può realizzare solo ad una condizione; é un modo sognatore.
In seguito alle definizioni dei MODI verbali concordate in classe, abbiamo aperto all’immaginario; ispirandosi alle letture fatte in classe, in particolare quelle di E. Orsenna ( “La grammatica è una canzone dolce” e “ I cavalieri del congiuntivo”), i bambini si sono cimentati nella costruzione di un testo fantastico nel quale, come in quello di Orsenna, i vari modi verbali sono diventati i protagonisti.
PIERPAOLO E IL PIANETA DELLA GRAMMATICAPierpaolo era un bambino di 10 anni. Un giorno, mentre studiava la grammatica, si addormentò ed il suo libro, che era magico, lo trasportò nel magico mondo della Grammatica: egli fu risucchiato all’improvviso da un vortice di parole e frasi.Quando toccò di nuovo terra, si guardò intorno meravigliato; davanti a lui c’erano molte frecce che indicavano la strada che portava ai vari paesi di quel pianeta fantastico: Nomilandia, Aggettivilandia, Avverbilandia, Preposizionilandia, Congiunzionilandia, Verbilandia…
La sua attenzione fu, però, attratta, come si può immaginare, dal cartello Verbilandia ; così si diresse in quella direzione.Alle soglie del paese, lesse un grosso cartello: “Benvenuto nel paese dove abitano i VERBI, le parole più ricche e più importanti di tutte, che indicano AZIONI, STATI, MODI di ESSERE, EMOZIONI. ..Senza di noi non esiste la frase, né il testo. Noi siamo dei TRASFORMISTI, ci cambiamo d’abito per viaggiare veloci nel presente, nel passato, nel futuro”.Il bambino pensò: “ E’ proprio il paese che fa per me! Ora finalmente imparerò i verbi!”
Così entrò nella città di Indicativo - city; qui tutti erano indaffarati dalla mattina alla sera: chi costruiva case, chi curava i malati, chi insegnava nelle scuole, chi dirigeva un’azienda, chi faceva l’operaio, chi faceva le faccende … perfino il re e la regina lavoravano. Dalla strada si sentiva dire:” Ora concludo un buon affare” oppure “ Domani laverò l’auto” e ancora: “ Ieri ho dato una bella pulita alla casa!”. Tutti erano sicuri di sé.Pierpaolo capì che in quella città nessuno stava imbambolato, ma si lavorava e lavorava, realizzando tante cose; allora rifletté tra sé:“Facile! Il modo Indicativo nella frase indica un’azione che avviene davvero.”
Poi si avviò verso la città di Congiuntivo - city e notò che lì c’erano dei verbi che pensavano, che dubitavano, che desideravano qualcosa, che progettavano e facevano ipotesi, che speravano …C’erano molti scienziati che facevano ricerca nei loro laboratori, dicendo: “Spero che l’esperimento funzioni!”.Un nonno diceva: ” Vorrei che il mio nipotino mi venisse a trovare!”Una ragazza innamorata pensava con occhi sognanti: “Voglio che lui torni da me!”E una mamma: “ Il mio bambino ha la febbre: che abbia la bronchite?”La gente manifestava in corteo e ripeteva:” Chiediamo che ci sia lavoro per tutti!Pierpaolo pensò tra sé:” I verbi al modo Congiuntivo indicano un’azione possibile, che si pensa, che si desidera, ma che ancora non si è realizzata. I Congiuntivi sono persone insoddisfatte, che vogliono migliorare il mondo!”
Infine andò a visitare la città di Condizionale - city; si accorse che lì tutte le persone stavano a sedere e desideravano una cosa dietro l’altra, sognavano ad occhi aperti ed era bello sognare! Pierpaolo pensò che era proprio la città per lui, perché, si sa, i bambini amano sognare! Là, però, sognavano anche i grandi, ma … c’era un MA: per realizzare quei sogni ci voleva una condizione. “ Se avessi tempo, giocherei a calcio con te!” – diceva un babbo al suo bambino.“Se avessi coraggio, mi butterei dall’aereo con il paracadute!”- diceva un signore.“Se avessi le ali, volerei sulla luna!”- diceva un bambino.Pierpaolo pensò che i verbi al modo condizionale nella frase esprimono un desiderio che si realizza solo se si verifica la condizione indicata da quel “Se”.
Fu così che capì bene la differenza tra questi 3 modi verbali.Il suo preferito, però, restava l’indicativo: ad Indicativo - city le cose accadevano davvero, ma nelle altre due città no! “E’ molto meglio dire IO MANGIO LA CIOCCOLATA che dire VORREI LA CIOCCOLATA!” - concluse il bambino. Poi , però, pensò:
” Ma come faranno i bambini della città dell’Indicativo ad esprimere i desideri? Loro non possono nemmeno scrivere a Babbo Natale!E come faranno i detective a formulare le ipotesi per svelare un mistero o risolvere un caso? E gli uomini a fare i loro progetti ? “Era un bel problema:la vita senza sogni o progetti era proprio brutta!
Allora Pierpaolo decise di far incontrare i modi tra loro per formare un’unica grande città, dove ognuno manteneva la sua razza, ma dove tutti insieme si poteva imparare a lavorare, progettare, sognare e sperare in un mondo migliore.Ad un tratto si ritrovò nella sua cameretta e pensò che l’indomani non avrebbe fatto errori nella verifica a scuola, perché ormai non c’era niente che non sapesse sui verbi.