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2 Il primo libro degli Aforismi di Ippocrate inizia con queste parole: “ La vita è breve, l’arte è lunga (…)“, questa ARTE è, in questo caso, la medicina. Si tratta di una disciplina antichissima, della quale ci si interessava già nell’antico Egitto: la ritroviamo nella mitologia dell’Olimpo, fra le conoscenze delle popolazioni greche e romane, nelle scienze medievali fino ad arrivare al cruciale “rinascimento” medico.La medicina , dunque, non si esaurirà mai poiché in continuo sviluppo, al contrario della vita breve dell’uomo che sfrutta questa arte curativa, preventiva, riparativa e riabilitativa in continua evoluzione. Il Rinascimento segna la nascita della medicina moderna. Sappiamo infatti che il ‘500, in modo particolare, è il secolo di maggior sviluppo degli studi anatomici. La conoscenza delle strutture interne del corpo umano nel corso del Medioevo corrispondeva pressoché a quella che si aveva nell’antica Grecia. Tuttavia era possibile aver accesso ai nuovi trattati anatomici che, pur raramente, venivano messi in circolazione; un ottimo esempio di questi è un manoscritto di epoca medievale dove possiamo trovare illustrazioni di uomini malati, figure accovacciate e in diverse posizioni, scheletri, la struttura del cervello, l’ occhio, donne in gravidanza e feti, dissezioni del torace. Per far sì che l’ arte e l’ anatomia entrino in contatto dobbiamo attendere fino alla collaborazione fra Leonardo da Vinci e l’ anatomista Marcantonio della Torre.
Lo sviluppo della medicina durante il Rinascimento fu dovuto anche dalle continue epidemie che già da diverso tempo, straziavano la popolazione. Infatti, nel corso del XIV in Europa comparve la peste nera che portò con sé più di 20 milioni di morti. I medici dell’epoca rimasero disorientati di fronte a questo fenomeno, per loro incomprensibile dal momento che la formazione del medico prevedeva quasi esclusivamente una preparazione astrologica.Le soluzioni contro la peste da parte dei medici non risultavano affatto efficaci, anziché suggerire rimedi scientifici si ricorreva spesso alla superstizione e a rituali antichi. Papa Clemente consentì il dissezionamento dei cadaveri, evento rarissimo, pur di scoprire le cause dalla malattia. Tuttavia dovettero trascorrere quasi duecento anni prima che Girolamo Fracastoro (1483-1533) si confrontasse in maniera più sistematica con l’idea di contagio. Anche gli interessi e le esigenze dei prìncipi contribuirono nello sviluppo di questa disciplina, infatti molti chirurghi esercitavano la propria professione a servizio di personaggi importanti ma le loro attività devono essere considerate come esempi di scienza prettamente pratica in un ambiente elitario; la popolazione, quindi, non disponeva ancora delle cure necessarie. Oltre alla peste nera moltissime altre malattie sconosciute affliggono l’ Europa, una di queste, ad esempio, era il morbo del “sudore angelico”. I primi casi di contrazione avvennero a partire dal 1485 a Londra dove morirono migliaia di persone in pochi mesi. Le cause sono ancora oggi sconosciute dato che nessun medico dell’epoca è stato in grado di definirle, tuttavia l’ipotesi più comunemente avanzata stava nel ritenere colpevole della diffusione la sporcizia generale del tempo che potrebbe aver portato diverse tipologie di infezioni. Per prevalentemente attraverso la ricerca nei testi classici di argomenti o fatti sfuggiti ai ricercatori antichi, più che di scienza si trattava di ricerche filologiche. molti studiosi medioevali, una scoperta scientifica poteva essere fatta Col Rinascimento, invece, si inaugurò una grande epoca di ricerche scientifiche che riguardarono anche la Medicina e, in particolare, l’anatomia, ossia l’osservazione e lo studio del corpo umano. Uno dei primi e più illustri anatomisti fu Leonardo da Vinci, il quale pubblicò un enorme catalogo d’illustrazioni, basate sulla dissezione di circa trenta cadaveri, e sviluppò la prima classificazione delle infermità mentali. Le osservazioni di Leonardo evidenziarono molti errori anatomici e fisiologici negli studi di Galeno, famoso medico della Roma antica. Altro anatomista rinascimentale fu Vesalio, che realizzò due importanti pubblicazioni di trattati e immagini, in parte ancora vicine all’anatomia di Galeno, considerate basilari per l’anatomia moderna. In una, in particolare, la descrizione delle cavità del cuore è quasi un preludio alla grande scoperta medica dell’epoca, la circolazione polmonare,
successivamente sviluppata e completata da due grandi medici rinascimentali quali Michele Serveto e Matteo Realdo Colombo. Sempre in questa fase prende corpo lo studio critico della teoria ippocratica degli umori di Paracelso, con la sua opera sul liquido sinoviale. Paracelso si opponeva all’influenza degli studi scolastici poiché prediligeva la sperimentazione, ritenendo che il vero insegnamento stava nell’osservazione dell’esperienza, nella conoscenza della natura e dei suoi segreti. A Paracelso si deve anche il rinnovato interesse sia per il concetto di autoguarigione, che vede la natura in grado di auto-guarire le malattie tramite piccoli aiuti, sia per il valore dell’anamnesi, ossia per l’ascolto del paziente. Tuttavia, l’uso terapico che fece di antimonio, arsenico e di altre sostanze, impedisce di considerarlo un vero naturopata, anche se i suoi studi erboristici furono precursori della medicina omeopatica. Uno dei motivi che, probabilmente, diede impulso agli studi medici durante il Rinascimento fu il verificarsi di molte epidemie come lebbra, tubercolosi, scabbia, carbonchio e tifo. Le due principali furono la Peste nera, che falcidiò circa venti milioni di europei, e la Sifilide, che ebbe la massima propagazione a Napoli nel 1495 durante l’assedio dell’esercito francese di Carlo VIII, volutamente diffusa tra i difensori assediati da prostitute francesi. Il Rinascimento diede il via anche ad altre branche della medicina. Lo spagnolo Vives gettò le basi della psicologia, il fiammingo van Helmont avviò i primi studi di biochimica e l’italiano Antonio Benivieni fu il pioniere dell’anatomia patologica.