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A N Í M O. SSOCIAZIONE AZIONALE NFERMIERI EDICINA SPEDALIERA. Progetto Florence Un cammino verso La “presa in carico” Claudia Gatta – Valentina Derossi Dipartimento di Medicina ASR 12 Biella Bologna 23 maggio 2008.
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A N Í M O SSOCIAZIONE AZIONALE NFERMIERI EDICINA SPEDALIERA Progetto Florence Un cammino verso La “presa in carico” Claudia Gatta – Valentina Derossi Dipartimento di Medicina ASR 12 Biella Bologna 23 maggio 2008
La nostra storia……………… ………………..inizia 10 anni fa
Inizia nel 97 con un organizzazione ferrea per compiti e mansioni ma………..suddivisa per gruppi, perché era più facile gestire l’interazione con i medici e ci permetteva una maggior conoscenza dei pazienti. Lo storico era un’organizzazione funzionale pura. Lo scambio di informazione avveniva con una scheda infermieristica che comprendeva un’anamnesi per ogni paziente con relativo diario giornaliero.
PRIMO PROBLEMA Il primo problema affrontato è stato quello del percorso della prescrizione terapeutica
ANALISI DELLA REALTA’ I medici “declamavano” e scrivevano in cartelle i farmaci e le infermiere li trascrivevano in taccuini e nelle schede terapia = un gran numero di incongruenze tra la cartella clinica e le varie schede.
OBIETTIVO RAGGIUNTO Risultato dopo qualche mese di studio: un grafico unico di terapia in cui il medico scrive e l’infermiere firma l’avvenuta somministrazione. Tale grafico è ancora oggi in uso e ha abolito, inoltre, tutto quell”ambaradan” dell’aggiornamento della visita
SECONDO PROBLEMA errore di trasmissione o mancata comunicazione di notizie riguardanti i pazienti durante i cambi turni “consegne”, è stato sperimentato che eliminare le consegne verbali ma leggere la documentazione migliora l’attenzione e diminuisce la possibilità di errori e di commenti inutili, favorendo la trasmissione di dati oggettivi e diminuendo quelli soggettivi.
Abbiamo partecipato al rinnovamento della cartella infermieristica come obbiettivo aziendale, tale strumento era centrato sulla valutazione dei bisogni. Al nostro interno ci sono stati vari adattamenti successivi fino ad arrivare alla cartella centrata sull’individuazione dei problemi assistenziali.Tali problemi sono stati inclusi in una scheda che li classificava come problemi infermieristici ATTIVI O PASSIVI. IL FUTURO FATTO DI ………..PICCOLI PASSI
TERZO PROBLEMA Accorpamento con l’oncologia oltre a tanti danni morali ha portato dei cambiamenti positivi: il briefing, come momento comune di scambio di informazioni su ogni singolo pazienti tra infermieri/medici/personale di supporto. Questa attività prosegue, tra alti e bassi, fino ad oggi.
COMMENTI ·cos’è questa perdita di tempo! ·altri fogli da scrivere! ·cose scolastiche! queste le osservazioni più gentili………………… Il passaggio al metodo Diagnostico ha permesso di unificare il linguaggio professionale e di utilizzare le conoscenze di migliaia di infermieri raccolte nei manuali delle diagnosi.
FORMAZIONE E CRESCITA Abbiamo utilizzato il metodo dell’aggiornamento professionale come momento di formazione e confronto sui problemi e abbiamo iniziato un corso di medicina interna annuale che si sviluppa da gennaio a dicembre
In un primo momento abbiamo utilizzato solo il titolo diagnostico e i fattori correlati poi solo successivamente quando abbiamo migliorato la nostra capacità diagnostica siamo passati ad una formulazione completa e corretta delle diagnosi. Ultimamente abbiamo ulteriormente sviluppato il processo diagnostico con l’esplicitazione dell’obiettivo per ogni diagnosi e la valutazione se quest’ultimo è stato raggiunto
Abbiamo sviluppato un elenco di diagnosi prioritarie e relativi interventi. • Nel mentre abbiamo introdotto uno strumento per la pianificazione assistenziale basata sulle diagnosi evidenziate per ogni singolo caso: il PIANO DI ASSISTENZA INDIVIDUALE (PAI)
GLI STRUMENTI • Cartella infermieristica completa formata da: • Anamnesi con evidenziazione dei problemi di assistenza • Schede di approfondimento: • ADL, SPMSQ, BRADEN, • SGC, COONLEY, GESTIONE CVC, • MEDICAZIONE. DOLORE, • ACCERTAMENTO NUTRIZIONALE, • ACCERTAMENTO DISFAGIA, • DIARIO ALIMENTARE, DIMISSIONE
3. PAI con individuazione delle diagnosi e problemi collaborativi, prescrizioni infermieristiche e verifica con firma dell’avvenuta esecuzione 4. Note progressive “diario giornaliero” 5.Lettera di dimissione infermieristica: per garantire una continuità ospedale territorio
ORGANIZZAZIONE ATTIVITA’ fino al 16 marzo 2007 • Infermiera di riferimento per gruppo di pazienti in relazione all’organizzazione medica • briefing • Infermiera che fa il Jolli poiché svolge alcune mansioni in modo funzionale ad esempio i prelievi, terapia endovena e medicazioni • Suddivisione dei pazienti per numero e camere,non per presa in carico/intensità di cura
Progetto FLORENCE ORMAZIONE DE PR FESSIONISTA INFE MIERE sulla PR SA I ARICO dell’ UT NTE
PROGETTO FLORENCE • Cambiamento del modello organizzativo da modello di assistenza funzionale a assistenza individualizzata con l’utilizzo di • case manager • primary nurse
Data inizio sperimentazione: 17 marzo 2007 Variazioni formali richieste: ·Possibilità di richiedere variazioni di orari di turni in base alla situazione contingente ·Aumento di un’unità infermieristica nel turno notturno c/o sezione uomini per poter ridistribuire il carico di lavoro adeguandolo ai nuovi orari di turno ·Vari ed eventuali cambiamenti potrebbero essere necessari in corso d’opera
Scopo • Migliorare l’efficacia assistenziale • Trattenere gli infermieri nella pratica clinica aumentando la loro soddisfazione
Proposta: Modello primary nursing + case manager
PRIMARY NURSE (PN): Questo modello si è sviluppato a partire dagli anni settanta, come alternativa all’assistenza infermieristica di equipe o funzionale e come un modo per migliorare la qualità dell’assistenza e il livello professionale degli infermieri. Il PN è orientato alla continuità dell’assistenza. È stato rilevato che con questo modello miglioral’autonomia professionale e il rapporto con i medici.
NURSING CASE MANAGER (NCM): • viene proposto per controllare i costi dell’assistenza migliorando la qualità attraverso una collaborazione interdisciplinare. Il NCM si orienta su una specifica popolazione di pazienti, che segue durante l’intero percorso di cura ne garantisce la fluidità e continuità del percorso di cura dall’ingresso alla dimissione. • Gli obiettivi del NCM includono: • la riduzione della frammentazione delle cure • il miglioramento dell’autocura del paziente e della qualità della vita • l’ottimizzazione dell’uso delle risorse • la riduzione dei costi
NURSING CASE MANAGER (NCM):LE FUNZIONI Per definire le funzioni del NCM bisogna fare riferimento a un processo di cura, definendo un insieme di compiti di carattere generale che devono essere assolti indipendentemente dal settore operativo: • VALUTAZIONE • PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI • MONITORAGGIO CONTINUO • VALUTAZIONE DELL’ESITO
Attuazione: • suddivisione in 5 equipe del reparto • impostazione di due tipi di turnazione: • Una fissa per il NCM • Una modulare sui tre turni PN
PRIMARY NURSE • Responsabili di equipe sui 3 turni su sette giorni. Responsabilità sul gruppo di riferimento (equipe): • terapie • interazione con il medico • relazioni con parenti • pianificazione assistenziale • Ricoveri
Responsabilità dei pazienti individuati come “difficili” Pianificazione assistenziale pazienti individuati Gestione lesioni cutanee Gestione piani educativi per caregiver Gestione relazioni assistenti sociali, infermieri territorio, parenti Elaborazione lettera di dimissione infermieristica, controllo prescrizioni Interazione con il medico di riferimento dei casi individuati Responsabilità organizzativa Gestione dell’organizzazione cure primarie con organizzazione oss Controllo e valutazione distribuzione carico di lavoro con metodo di rilevazione standardizzato NCM (1 per sezione), turno 6/14 su 5 giorni lavorativi.
Risultati attesi Gli esiti misurabili: • soddisfazione dei bisogni assistenziali del paziente tramite l’individuazione delle diagnosi infermieristiche appropriate al caso • Miglioramento della prevenzione delle ldd • efficacia di risultato. intesa come la capacità di raggiungere all’obiettivo prefissato • efficienza, le attività più complesse vengono svolte da persone con competenze adeguate • la riduzione delle riammissioni per incapacità alla gestione domiciliare del paziente o della terapia, • la soddisfazione e la stabilità dell’equipe infermieristica.
Prima verifica PROGETTO FLORENCE L’avvio della sperimentazione ha dato subito esito favorevole, il personale è partito agguerritissimo e l’organizzazione ha retto molto bene, anzi meglio del previsto, le loro osservazioni più frequenti durante le verifiche sono state: • Si conoscono meglio i pazienti • la figura del CM fissa garantisce maggior continuità ai pazienti “infermieristicamente” più complessi • bisogna migliorare l’organizzazione ad incastro con i medici
Considerazioni generali dopo tre mesi di sperimentazione • Vanno considerati almeno 3 aspetti: • assistenziale • soddisfazione del lavoro • organizzativo
Assistenziale • E’ stato più mirato il tipo di approccio per intensità di cura (pazienti più complessi=personale più esperto). • L’individuazione delle diagnosi infermieristiche è stata più precisa e puntuale, • la pianificazione assistenziale tramite stesura del PAI ha permesso una forte integrazione con il personale OSS • Consapevolezza della situazione per un autogestione della condizione clinica e aumento della soddisfazione famiglia-paziente. • Continuità ospedale e territorio
Soddisfazione del lavoro • i PN sono molto contenti conoscono meglio i pazienti e sbagliano meno terapie. • I CM sono molto motivati, si sentono “protagonisti” e responsabili
Organizzativo La figura del CM su 5 giorni ha dato continuità e fluidità al lavoro, inoltre organizzando il lavoro degli oss dalle 6 alle 8 si riesce a prevenire tempi morti e interventi inappropriati.
Quindi………. La figura del CM non ha generato CONFLITTI,poiché il gruppo infermieristico lavora per obiettivi e non per mansioni: Maggiore autonomia del paziente e della famiglia nella gestione della malattia
DAL GENNAIO 2008 • Tenendo in considerazione l’evoluzione e la maturità professionale del gruppo e l’esperienza maturata in questo periodo si compie un ulteriore cambiamento: • Un CM per entrambe le sezioni, di turno 8/16, in modo tale da avere un rapporto più continuativo con i parenti e caregiver istituendo dei momenti di formazione/addestramento codificati. • La gestione mattutina delle cure primarie viene affidata a infermiere part time orizzontale (aiuto CM) con turnazione fissa settimanale.
PRESA IN CARICO In collaborazione con i PN (responsabili dei ricoveri) individua i pazienti difficili, Per “difficile” si intende una difficoltà sia di tipo fisico (dipendenza) che di tipo cognitivo (comprensione/scelta) per cui il soggetto non è in grado di mantenersi in equilibrio sull’asse salute/malattia, e ciò compromette il suo percorso di dimissione. In pratica collega lo stato di malattia ai bisogni assistenziali generati e li rappresenta secondo un ordine di priorità
RICERCA DELLE INFORMAZIONI • Cartella infermieristica • Cartella medica • Medico referente di reparto per conoscere il programma del ricovero e la prognosi • Valutazione complessità assistenziale • Colloquio parenti, infermieri territorio, MMG, ecc
COLLOQUIO CON I PARENTI • Conoscere le aspettative • Stabilire obiettivi coinvolgendo la famiglia ALLEANZA TERAPEUTICA
GLI STRUMENTI Piani educativi: • Insulinoterapia • Paziente non autosufficiente • Medicazioni • Cvc, peg, stomie Lettera di dimissione infermieristica: per garantire una continuità ospedale territorio
A Michela, Monica, Gabriella, Stefania, Valentina, Anna, Federica, Elena, Giuseppe, Monica, Enrica, Ketty, Monica, Elisa, Andrea, Enrica, Carola, Marilena, Cristina, Monica, Manuela, Chiara, Francesca, Chiara, Elena, Michela, Elena, Francesca, Raffaella, Patrizia, Stefania, Monica, Valentina, Paola, Claudia, Simona, Daniela, Teresa e Manuela Elena, Manuela, Solidea, Rosa, Enza, Elvira, Rita, Rossana, Alfonsa, Enza, Ornella, Elena, Monica GRAZIE