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DIABETE A SCUOLA: RUOLO DELL’INSEGNANTE COME MEDIATORE SOCIALE. Dott.ssa Orlando Laura - Psicologa AAGD Mantova Cell.338.2730004 orlando.laura@virgilio.it Mantova, 6 Ottobre 2005. STRUTTURA DELL’INTERVENTO.
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DIABETE A SCUOLA:RUOLO DELL’INSEGNANTE COME MEDIATORE SOCIALE Dott.ssa Orlando Laura - Psicologa AAGD Mantova Cell.338.2730004 orlando.laura@virgilio.it Mantova, 6 Ottobre 2005
STRUTTURA DELL’INTERVENTO • RIFLESSIONI TEORICHE: perché è importante il coinvolgimento della scuola, dell’insegnante, dei compagni di classe quando si ha a che fare col diabete (problematiche che possono emergere a scuola, i momenti critici, il momento dell’adolescenza, i rapporti con gli amici, lo sport…); 2) QUESTIONI PRATICHE: le situazioni quotidiane che l’insegnante può dover affrontare quando ha nella classe un ragazzo con diabete filo conduttore: EMOTIVITA’
Condividere il diabete Cara amica, ho saputo che anche tu da poco tempo hai il diabete. Ho deciso di scriverti perché anche se le nostre storie hanno una trama un po’ diversa, abbiamo un identico protagonista. So che questo per te è un momento difficile, capisco quello che provi e so esattamente quello che pensi, perché le paure, l’ansia, la rabbia e il senso di impotenza che senti dentro di te, sono gli stessi sentimenti che ho provato io. Voglio, però, che tu ti faccia coraggio, che ce la metta tutta per superare questo momento; quello che adesso ti sembrerà tanto terribile in realtà non lo è. È difficile da credere, ma il tempo ti dirà che ho ragione. È vero che il diabete potrebbe cambiare la tua vita, ma ho solo detto “potrebbe”, perché tu non glielo consentirai, vero? Non scoraggiarti, non lasciare che ti tolga il sorriso. Anche tu come me non avevi chiesto di entrare in questo “club” esclusivo, avresti preferito scegliere per te qualcosa d’altro, ma è questo adesso il tuo nuovo compagno, ed è importante che tu lo accetti. Non sentirti come chi è senza possibilità di scegliere, perché non è così. Puoi scegliere di continuare a decidere della tua vita, di continuare a programmare e a fare ciò che hai sempre fatto. Non è una cosa impossibile, credimi, perché ciò di cui ti parlo io lo vivo quotidianamente, le mie non sono semplici parole di conforto, ma esperienza diretta. E scusa se è poco. Ti abbraccio con affetto.
IL LEGAME TRA DIABETE E SCUOLA Prima parte
1. PERCHÈ È IMPORTANTE LA SCUOLA Lo STATO PSICOLOGICO del paziente diabetico non è estraneo al CONTROLLO METABOLICOLa SCUOLA è, assieme alla FAMIGLIA, uno dei due micro-sistemi che concorrono ad aumentare il benessere dei bambini/ragazzi/adolescenti (con o senza diabete) La modalità di VERIFICA del bambino rispetto alla malattia è “AMBIENTALE”
COMBATTERE LE FALSE CREDENZE “Quando capita di essere esclusi da qualcosa solo perché si ha il diabete, oppure quando i genitori sono molto preoccupati e limitano la libertà del figlio, o quando si incontrano persone stupide (purtroppo quelle non mancano mai) che ti raccontano cose del tipo che il diabete ti accorcia la vita, o ti guardano con tanto d’occhi mentre ti fai l’insulina, pensando magari che sei un tossicodipendente, o quando i compagni non ti invitano alle feste di compleanno per … non metterti in imbarazzo”. “Già, non è davvero piacevole tutto questo. E come si fa per non sentirsi diversi, per far capire che il diabete è solo una grandissima scocciatura, ma una scocciatura con la quale si può imparare a convivere?”.
2. IL VISSUTO DEGLI INSEGNANTI ALCUNI DATI Il corpo insegnanti è scarsamente informato sul diabete: • Solo il 25% dichiara di avere sufficienti nozioni e di averle apprese dai propri alunni e dai loro genitori; • Il 50% delle famiglie si dichiara insoddisfatto per la scarsa collaborazione degli insegnanti; • L’85% degli insegnanti ignora che anche i bambini possono essere affetti da diabete; • Il 76% crede che sia una malattia invalidante; • Il 15% crede che sia letale ed infettiva. • La maggior parte degli insegnanti non sa riconoscere i sintomi dell’ipoglicemia né sa quali provvedimenti immediati prendere; talora i sintomi vengono interpretati come indisciplina o scarsa applicazione allo studio. (Multari)
2. IL VISSUTO DEGLI INSEGNANTI • Vi è totale assenza di direttive ministeriali o emanate dal provveditorato • Ciò che viene richiesto agli insegnanti è: - rispettare alcune esigenze dell’alunno - fare gli osservatori attivi sui suoi comportamenti - intervenire in caso di necessità ANSIA dell’insegnante: non gradita “medicalizzazione” del suo ruolo PAURA di sbagliare nei confronti di ciò che non si conosce abbastanza Non si tratta di “cattiva volontà”
3. IL VISSUTO DELL’ALUNNO A SCUOLA “… io non volevo tornare a scuola perché avevo paura che fosse evidente la mia malattia, ma mi avevano convinto che non era così e che, quindi, io avessi la possibilità di scegliere se dirlo e a chi dirlo. Invece lo sapevano già tutti. Qualcuno mi ha detto: “Ho saputo che sei diabetica” con una specie di ghigno; qualcun altro, come le mie amiche, si sono preoccupate, ma io ho spiegato loro che dovevo solo farmi delle punture e che non si vedeva nulla …” (“La bella, la bestia e la sfiga” Accu-Chek) IL RIENTRO A SCUOLA DOPO L’ESORDIO
INCOMPRENSIONE Gli insegnanti lo potrebbero rimproverare ingiustamente perché in possesso di scarse informazioni o idee sbagliate FRUSTRAZIONE I compagni, per ingenuità, potrebbero costruirsi delle false credenze sulla malattia e tendere ad emarginarlo o a deriderlo 3. IL VISSUTO DELL’ALUNNO A SCUOLA IMPOTENZAIl bambino stesso, soprattutto all’inizio, si deve confrontare con degli effettivi nuovi vincoli che ha e con cui deve fare i conti
4. I COMPAGNI DI CLASSE Caro Signor Diabete, non ho mai fatto mistero con nessuno di avere il diabete. Un episodio in particolare, successo di recente, mi ha ferito e fatto sentire “diverso”. È stato un compagno di scuola, forse un po’ geloso dei miei successi scolastici e della simpatia che suscito intorno a me, a schernirmi davanti agli altri, dicendo che sono “contagioso” perché ho il diabete. Tutti hanno cominciato a ridere ed evitarmi. Per me è stato un momento bruttissimo, soprattutto perché mi sono sentito rifiutato a causa tua, io che nemmeno ti ho scelto. …io ti chiedo, perché, perché, perché? Mi sento RIFIUTATO, DIVERSO
5. LO SPORT È uno dei cardini delle abitudini terapeutiche;Il diabete non impedisce ad un bambino di praticare dello sport;L'attività fisica fa calare la glicemia al pari dell'insulina. Per questo l'insegnante deve essere consapevole dei bisogni del bambino con diabete in modo da poterlo aiutare.
6. I MOMENTI CRITICI: L’esordio Caro Signor Diabete, ci sono giorni in cui mi chiedo: perché hai scelto me? Ero un bambino come tanti altri, che cresceva allegro e spensierato e improvvisamente sei arrivato tu a sconvolgermi la vita. Oltre a me hai scelto tanti altri bambini che con me non avevano niente in comune, sei tu che ci hai accomunato. È vero che la tua presenza non mi limita nelle amicizie, nello sport e in ogni cosa che voglio fare, però da quando mi sei “compagno” ho l’incombenza antipatica delle iniezioni giornaliere di insulina per sopperire a ciò che mi hai rubato. Ecco, sì, se ci penso mi arrabbio con te, perché ti giudico un ladro. Perché ti sei preso le mie isole? Poi però penso anche che forse sei migliore di tanti altri “compagni” perché vedo bambini che non camminano o che hanno problemi molto gravi. Tu da me pretendi molta disciplina, una corretta alimentazione e un po’ di responsabilità. All’inizio eri un nemico crudele, soprattutto per mamma e papà, io ero piccolo e non capivo bene quel che era successo…
6. I MOMENTI CRITICI: l’esordio infelicità • È necessario riorganizzare con modalità adattative la propria vita interna (psicologico-affettiva) ed esterna (nei termini di comportamenti, abilità pratiche, conoscenze…) • Tutte le normali attività quotidiane sono soggette a cambiamento • Non esiste una “personalità del bambino diabetico” ma esistono alcune difficoltà psicologiche che si possono incontrare paura Introver sione regressione rabbia inadeguatezza
6. I MOMENTI CRITICI: L’inserimento a scuola Il primo giorno di scuola l bambino può essere impaurito, ma anche i genitori possono essere turbati da questo cambiamento. Trascorsa la fase dell'esordio del diabete, ora il bambino sta per entrare in una nuova dimensione, quella scolastica. Questo lo affascina e nello stesso tempo lo intimorisce. Il bambino può essere impaurito: nella cartella ha i pokémon preferiti, cos'altro può portare con sé per sentirsi sicuro? La vicinanza con i coetanei può aiutare il bambino con il diabete ed ambientarsi, a familiarizzare anche con quelle ignote, strane figure che sono le maestre. Riguardo ai possibili atteggiamenti che i nuovi operatori scolastici possono assumere, il timore della madre è spesso elevato: facilmente si chiede se la maestra sarà indotta a percepire il bambino come "diverso" per il diabete e mostra un'ambivalenza rispetto al desiderio di vedere il bambino trattato come un "soggetto speciale" e nello stesso tempo uguale agli altri. Si domanda se tutte le nuove figure che il figlio incontrerà a scuola saranno veramente disponibili ad occuparsi di lui o delle sue esigenze di salute. Tutto ciò che è legato alla sua alimentazione può essere un problema per la famiglia. È compito della maestra creare un rapporto produttivo ed affettivo con questo particolare allievo e con la sua famiglia, capire i suoi momenti di disagio e di malessere, cercando di accogliere le insicurezze.
6. I MOMENTI CRITICI: l’adolescenza • Contraddizioni nei confronti degli schemi terapeutici proposti • Sovrastima dei limiti reali o presunti imposti dal proprio stato di salute • Rifiuto alle limitazioni come esigenza di affermare comunque una propria autonomia • Senso di inferiorità rispetto al gruppo dei pari • Forte sentimento di ingiustizia subita • Tendenza ad assumere rischi (senso di invulnerabilità) • Convinzione che le condizioni derivanti dallo stato diabetico non consentiranno di realizzare le proprie aspirazioni +++DIFFICOLTÀ PECULIARI ALL’ADOLESCENZA DI TUTTI I RAGAZZI Fino al 50% dei casi cessano di rispettare le raccomandazioni (cattivo controllo metabolico)
Seconda parte Il RUOLO di SCUOLA ed INSEGNANTI
1. ATTENZIONE ALL’ASPETTO EMOTIVO L’idea di fondo che si dovrebbe condividere e quindi trasmettere EMOTIVAMENTE al ragazzo con diabete è: …mi sforzo di capire e di crescere consapevole che quello che mi è successo non è la “rovina” della mia vita ma solo un imprevisto col quale imparare a convivere il più Serenamente possibile…
Le abilità sociali del bambino precedentemente strutturate Insegnare le abilità sociali: * Insegnare al bambino ad evitare i contatti “problematici” da solo (evitamento); * Usare “giochi di ruolo” per simulare possibili risposte del bambino; * Invitare i “bambini molestatori” a conoscere il diabete; * Stimolare il “problem solving” con la discussione o simulazione di situazioni problematiche; * Promuovere l’educazione razionale emotiva nel bambino in modo che possa meglio gestire le proprie emozioni. Il livello di adattamento del contesto sociale (scolastico e familiare) al diabete Sintonizzarsi emotivamente: * Assumere un atteggiamento empatico; * Accogliere i suoi sfoghi; * Non minimizzare il problema; * Spiegare le difficoltà; * Sottolineare continuamente che lui è uguale agli altri, nel bene e nel male ATTENZIONE ALL’ASPETTO EMOTIVO Cosa determina il diverso approccio del bambino al diabete?
Organizzare seminari sull’attività fisica, sul diabete giovanile. Il bambino o l’adolescente con diabete hanno una conoscenza del proprio problema tale da consentire di organizzare lezioni o seminari a livello elevatissimo. Raccontare alla classe come si svolge una giornata del bambino con diabete. Far provare a chi lo desidera il livello di glicemia nel sangue per con-dividere questa esperienza e guardarla poi con occhi diversi. 2. L’EDUCAZIONE DEL CONTESTO Le forme di pressione sociale a scuola possono essere molteplici: l’ignoranza, i pregiudizi, le false credenze … Occorre migliorare il livello di conoscenza su argomenti di interesse generale per la popolazione giovanile
2. EDUCAZIONE DEL CONTESTO L’amico “Caro R. Come va? Questa volta vorrei parlare con te di cose che normalmente non fanno parte dei nostri discorsi. Quando stiamo insieme parliamo sempre di calcio, di Playstation e delle compagne di scuola che ci piacciono. Chissà perché ci innamoriamo sempre tutti e due della stessa! Non parliamo mai tra di noi di diabete. Tu sai che il discorso mi riguarda, ne hai preso atto, ti sei informato quanto basta per condividere con me quello che ti è possibile, e siamo andati avanti. Quando mi fermo a cena da te, tu che sei svogliato quanto me quando si tratta di mangiare, ti sforzi di finire tutto per non lasciarmi solo nell’ardua impresa. Vivi con disinvoltura il momento della mia iniezione e avverto in te una sorta di rispetto per questo mio compagno invisibile. Vedi, non sempre le parole sono necessarie. Il tuo modo di starmi vicino vale molto di più. Sei simpatico quando cerchi di pianificarmi la vita. Se rinuncio a malincuore a un ghiacciolo, tu mi convinci ad accettarlo e a fare poi una corsa al campo sportivo, per smaltirlo! Quando la mamma mi rimprovera perché sono andato al campo a scalmanarmi senza spuntini e bibite zuccherate, tu intervieni prontamente in mia difesa, chiarendo che in caso di bisogno tu sei la mia garanzia di pronto soccorso. Sorrido al solo pensiero di noi due, io in groppa a te, in cammino verso casa tua alla ricerca dello zucchero dimenticato. Un vero film comico… anzi cortometraggio, visto che casa tua è a due passi dal campo! Sai essere protettivo nei miei confronti, e lo fai con molta discrezione …”
3. L’EDUCAZIONE FISICA In caso di attività fisica: • il rischio maggiore è quello dell’ipoglicemia; • alunni, professori ed allenatori dovranno: • fornirsi di scorte di zuccheri semplici (succhi di frutta, bibite zuccherate, zollette di zucchero); • saper riconoscere i sintomo dell’ipoglicemia; • informare i genitori in caso di attività fisica non ordinaria. Eventuali problemi possono porsi se l’attività fisica non è programmata (tornei scolastici, giochi della gioventù …) o se viene svolta con intensità inconsueta. In questi casi è opportuno consentire al bambino di assumere un supplemento di zuccheri (es. succo di frutta) prima dell’attività fisica e, se questa è di lunga durata, anche nel corso della stessa
4. LA MENSA SCOLASTICA Il bambino con diabete che consuma pranzi a scuole dovrà: • consumare la stessa quantità di carboidrati ogni giorno; • consumare pasti e merende alla stessa ora tutti i giorni; • anticipare i pasti e gli spuntini in caso di ipoglicemia; • assumere più carboidrati in caso di attività fisica non prevista.
Il ragazzo con diabete non deve in queste circostanze ricevere un trattamento diverso, in quanto il suo impegno e le sue potenzialità sono uguali a quelle dei suoi compagni. L’ipoglicemia non va utilizzata in maniera strumentale da parte del ragazzo. È improbabile che bambini col diabete possano voler simulare un'ipoglicemia o una iperglicemia per sottrarsi all'insegnamento. I bambini non desiderano essere "diversi" e non vogliono essere trattati diversamente a causa del loro diabete. SITUAZIONI PROBLEMATICHE durante una prova di verifica Ipoglicemia : è opportuno somministrare zuccheri semplici e consentirgli di recuperare per qualche minuto la sufficiente concentrazione; in casi estremi, ipoglicemia grave, è opportuno rinviare la prova stessa; Iperglicemia: possono comparire sete intensa e necessità impellente di urinare per cui, anche durante lo svolgimento di tali prove, può essere indispensabile consentire al ragazzo di recarsi in bagno o di assumere acqua. 5. I COMPITI IN CLASSE E LE INTERROGAZIONI
6. LE FESTE DI COMPLEANNO IN CLASSE “Qualcun altro poi aveva la fortuna di andare in scuole i cui insegnanti erano così attenti alle implicazioni educative che il loro ruolo richiedeva, che non perdevano occasione per rimarcare la diversità del poverino rispetto ai compagni (tu non puoi mangiare questo o quello, tu è meglio che non vieni , non si sa mai, e via filosofeggiando) … facendo tutto questo solo ed esclusivamente nel loro interesse di bambini con problema (leggi diabete). Che tristezza, pensò ancora una volta. Tutto è già così difficile, che di questi benefattori non sappiamo proprio cosa farcene.”
7. LE GITE SCOLASTICHE Le gite scolastiche rappresentano momenti di grande socializzazione per tutti gli scolari. Spesso sono attese per l’intero anno scolastico, costituendo occasione unica per stringere amicizia con i compagni di scuola e con gli insegnanti, al di fuori dei rapporti più formali che si realizzano in classe. Su di esse vengono investiti desideri ed aspettative che non sarebbe lecito deludere per nessuna ragione. Non esistono motivi validi e razionali per escludere o scoraggiare la partecipazione del bambino con diabete alle gite scolastiche. • Programmare le giornate e l’attività fisica • Tenere conto degli orari e del tipo di pasto • Accertarsi che pane, pasta, frutta vengano regolarmente assunti
8. COMPITI DEL PERSONALE SCOLASTICO (1) COMPITI PER PRESIDI E DIRETTORI • Promuovere la conoscenza del diabete nella scuola; • Coinvolgere gli insegnanti in programmi di aggiornamento sul diabete; • Favorire la diffusione di materiale divulgativo nella scuola; • Responsabilizzare gli insegnanti perché si realizzi un contatto continuo e proficuo con la famiglia del bambino con diabete; • Sensibilizzare il servizio di medicina scolastica all’acquisto e alla corretta conservazione dei farmaci di pronto soccorso (glucagone); • Favorire la creazione di una biblioteca scolastica contenente libri attinenti argomenti quali il diabete del bambino, l’alimentazione, la salute; • Sensibilizzare gli organi istituzionali della scuola (consiglio di classe, consiglio di istituto) al problema del diabete giovanile;
8. COMPITI DEL PERSONALE SCOLASTICO (2) RUOLO DEGLI INSEGNANTI • Favorire il colloquio con i genitori; • Conoscere gli orari dei pasti e degli spuntini del bambino con diabete; • Consentire, in caso di ipoglicemia, il consumo di cibi contenenti zuccheri anche durante le lezioni; • Permettere di recarsi in bagno anche ripetutamente in caso di iperglicemia (urine abbondanti per la presenza di glicosuria); • Riconoscere i sintomo precoci di ipoglicemia ed avere un atteggiamento rassicurante in caso di ipoglicemia; • Discutere con l’alunno del suo problema al fine di guadagnarne la fiducia; • Organizzare lezioni e seminari in classe sul diabete coinvolgendo l’alunno con diabete; • In caso di ospedalizzazione, mantenere i contatti con l’alunno al fine di favorirne il rapido reinserimento scolastico.
8. COMPITI DEL PERSONALE SCOLASTICO (3) RUOLO DEGLI INSEGNANTI DI EDUCAZIONE FISICA • Favorire la pratica dell’educazione fisica; • Informare la famiglia in caso di attività fisica intensa e non prevista (es. giochi della gioventù); • Consentire in caso di necessità(ipoglicemia, chetonuria) l’esecuzione dei test su sangue ed urine prima dell’attività fisica; • Riconoscere i sintomo precoci di ipoglicemia; • Verificare che l’alunno abbia con sé scorte di zuccheri semplici; • Sensibilizzare gli alunni alla pratica dello sport anche al di fuori della scuola.
8. COMPITI DEL PERSONALE SCOLASTICO (4) RUOLO DEL SERVIZIO DI MEDICINA SCOLASTICA • Favorire i programmi di educazione sanitaria a scuola; • Mantenere i contatti con i pediatri di famiglia e con il servizio di diabetologia; • Verificare l’alimentazione del bambino con diabete nella mensa scolastica; • Favorire la conoscenza da parte degli insegnanti dei sintomi precoci di ipoglicemia e chetoacidosi; • Verificare l’efficienza e lo stato di conservazione del materiale medico necessario per le urgenze presenti nella farmacia scolastica; • Informare il pediatra e la famiglia in caso di episodi ricorrenti di ipoglicemia e chetoacidosi; • Promuovere incontri tra personale scolastico e psicologo in modo da riconoscere gli atteggiamenti corretti da assumere per favorire l’autostima dell’alunno con diabete ed eliminare gli atteggiamenti di esclusione nella classe.
9. IL BUON ADATTAMENTO EMOTIVO ACCETTAZIONE DELLA MALATTIA Caro Signor Diabete, a proposito della tua domanda stravagante. Esistono momenti belli che ti riguardino ? Sembra impossibile, eppure… sì. Sono diventato diabetico molto piccolo e quindi la gestione della terapia e dell’alimentazione era per forza di cose nelle mani dei miei genitori. Diventando grande però ho capito che non ti potevo solamente subire, ma che sarebbe stato bene iniziare a gestirmi personalmente. Volevo passare qualche week-end a casa di mia cugina e non lo potevo fare perché non sapevo farmi le iniezioni, non sapevo quanto e cosa mangiare. A scuola, quando c’era qualche gita potevo andarci solo se la mamma mi accompagnava … e non era così bello … E così, ho detto basta! Basta con le tue imposizioni, non era più possibile che tu condizionassi la mia vita, che fossi tu a decidere per me. Ho imparato tutto ciò che era necessario, ho iniziato il mio cammino verso l’autosufficienza. È stato un momento molto bello, perché ormai potevo cogliere ogni opportunità, dipendeva solo da me. Tu non eri più il mio ostacolo, ma semplicemente un compagno di viaggio.
9. IL BUON ADATTAMENTO EMOTIVO Il buon adattamento emotivo del bambino con diabete si può dedurre da alcuni suoi atteggiamenti; gli insegnanti dovrebbero osservare attentamente tali comportamenti, confrontarsi con altri docenti, in modo tale da riflettere assieme su eventuali provvedimenti da prendere. I bambini e ragazzi con un buon adattamento emotivo: • Considerano le attività quotidiane di autocontrollo come abitudini automatiche che fanno parte delle proprie responsabilità per vivere in modo sano; • Si sono adeguati alle indicazioni dietetiche e non vivono con eccessiva frustrazione le limitazioni alimentari e la rigidità degli orari; • Svolgono le attività quotidiane con tranquillità, senza ansia legata ai controlli glicemici; • Stabiliscono delle relazioni sociali soddisfacenti; • Riescono a parlare del loro diabete con gli latri senza vergognarsi o imbarazzarsi; • Hanno una buona autostima e non provano un sentimento di inadeguatezza e diversità rispetto agli altri a causa del proprio stile di vita.
CONCLUSIONI (1) • In relazione ai propri compiti istituzionali e non, medici, genitori, insegnanti… devono avere una conoscenza corretta del diabete, priva di pregiudizi per consentire un favorevole e totale inserimento del bambino nella quotidianità; • Il bambino con diabete, sia pure esso il primo o l’ultimo della classe, il più bravo o il meno portato nelle attività sportive, il più educato o il più irrequieto, riamane tuttavia un bambino con le stesse potenzialità dei suoicoetanei. • Il ruolo degli insegnanti, così come quello degli operatori sanitari, riveste una grande importanza nel percorso di adattamento psicologico al diabete, sia per il bambino che per la sua famiglia.
CONCLUSIONI (2) Il nostro scopo non deve essere solo quello di curare il diabete ma di prendersi cura del bambino con diabete, ovvero della persona nella sua globalità.
Caro M., la vita è una cosa seria! Ed è proprio per questo che va vissuta bene, o almeno nel modo migliore possibile. Avere il diabete rappresenta una scocciatura, una vera e propria “rottura di scatole!”. Ma questo non vi autorizza a buttare via la vostra vita, non vi autorizza a viverla con superficialità e rassegnazione, aspettando solo che accada qualcosa di catastrofico. Io, forse perché sono parte in causa, ne sono convinto: anche chi ha avuto la “sfiga” di incontrare me, il Signor Diabete, ha comunque il diritto di imparare che si può convivere serenamente con questo “losco figuro, dall’oscuro passato e dall’incerto futuro”, perché è davvero importante essere felici! Il cardine della terapia, insieme a un’alimentazione corretta e alla pratica di un’attività sportiva, resta la somministrazione di insulina. Due, tre, quattro e, a volte, anche cinque iniezioni tutti i giorni, ogni giorno della settimana, ogni mese, ogni anno, per tutta la vita…
Questo fa si che a volte voi ragazzi, soprattutto quando arrivate all’età dell’adolescenza cominciate a rifiutare tutto quanto vi ricorda il diabete, iniezioni, ma anche glicemie o le regole imposte da una alimentazione rigida, dal seguire certi orari e così via. • E così qualcuno inizia a mentire. Perché si falsifica? Per paura di essere sgridati dal medico o dai genitori, perché non si accetta il diabete, per paura di essere diversi, per comodità, perché si ha voglia di essere normali, e probabilmente per altri cento o mille motivi. • Ma mentire è come avere una bomba fra le mani che può scoppiare da un momento all’altro! Cosa si può fare, allora? Non esistono ricette e nemmeno leggi universali. Per la mia esperienza mi sento comunque di sottolineare un paio di concetti: • chi sta vicino ad un ragazzo con diabete non deve curare il diabete, ma prendersi cura di chi il diabete ce l’ha (bambino / adolescente / adulto); • non esiste un bambino / adolescente cattivo, ma un diabete difficile da gestire.
Perciò, parafrasando L. Sepúlveda, falsificare è una scappatoia, che porta diritto sull’orlo del baratro. Ma per risalire dal baratro, per imparare a volare, bisogna osare, perché vola solo chi osa farlo. Addio”. Il Signor Diabete
Grazie per l’attenzione!Dott.ssa Orlando Laura - Psicologa AAGD MantovaCell.338.2730004 orlando.laura@virgilio.itMantova, 6 Ottobre 2005