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PROGETTO REGIONALE PARTECIPATO DI EDUCAZIONE ALL’AMBIENTE E ALLA SOSTENIBILITA’ E GOVERNANCE 2008 PROGETTO PROVINCIA DI SASSARI: “Tiriamo un bidone… ai rifiuti”. Azione dell’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana
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PROGETTO REGIONALE PARTECIPATO DI EDUCAZIONE ALL’AMBIENTE E ALLA SOSTENIBILITA’ E GOVERNANCE 2008 PROGETTO PROVINCIA DI SASSARI: “Tiriamo un bidone… ai rifiuti” Azione dell’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana “Educazione alla riduzione e al corretto smaltimento dei rifiuti prodotti nella fruizione dell’ambiente marino” Azione n. 1 Educazione al trattamento delle dotazioni di sicurezza scadute (razzi, boette fumogene, ecc.) Azione n. 2 Bonifica dimostrativa di una porzione di fondale marino Alghero 11.6.2009
DIMENSIONE DELLA PROBLEMATICA DELLE “DOTAZIONI DI SICUREZZA SCADUTE” NEL DISTRETTO MARINO DI ALGHERO • Acquisizione di informazioni sul fenomeno nazionale attraverso la Geomarine srl; • Acquisizione di informazioni su scala locale con raccolta ed elaborazione dei dati effettuate direttamente dall’A.M.P.; • Norme di riferimento.
Tutte le imbarcazioni che navigano oltre la distanza di 1 miglio dalla costa devono essere dotate di segnali di tipo pirotecnico in tipologia ed in numero variabile in funzione della distanza di navigazione dalla costa
Dimensione nazionale Produzione in Italia di segnali di soccorso Circa 1.500.000 Il 90% è di produzione italiana e il restante d’importazione Le quantità relative agli scaduti potrebbero essere anche superiori se si considerano i mezzi nautici di cittadini stranieri che possono arrivare alle zone di ormeggio in Italia • Dimensione locale • Acquisizione della dimensione del fenomeno attraverso una specifica indagine: • predisposizione di appositi questionari; • censimento delle concessioni demaniali marittime in ambito di strutture portuali o punti di attracco ospitanti imbarcazioni presenti nel territorio di Alghero; • intervista dei titolari delle stesse concessioni; • intervista dei rivenditori di dotazioni di sicurezza per la nautica presenti nel territorio di Alghero; • intervista di un campione di utilizzatori.
Tav. 1 Premesso che la percentuale di concessionari demaniali intervistati (82%) è sicuramente significativa, è da ricordare che il numero complessivo di barche ospitate (1.559) indicato nella tav. 2, si riferisce ai soli intervistati, mentre possiamo valutare in circa 500 il numero di barche da riferirsi al restante 18% di concessionari che non hanno risposto al questionario. In detta valutazione si è tenuto conto che tra questi ultimi concessionari sono presenti operatori che ospitano un numero rilevante di imbarcazioni
Tav. 2 E’ da notare come il numero di imbarcazioni sino a 7 m sia più del doppio delle imbarcazioni oltre i 10 m e come le imbarcazioni comprese tra 7 e 10 m sia circa 1/3 del totale delle imbarcazioni ospitate. I dati rilevati definiscono, sostanzialmente, la composizione della “flotta stanziale”.
Percentuale di imbarcazioni provviste di segnali di sicurezza Tav. 3 Il (96%) delle imbarcazioni è dotato di segnalamenti di sicurezza. Il dato, rapportato alla dotazione minima prevista dall’attuale normativa, si traduce nella presenza nel territorio di Alghero di almeno di n. 1.496 boette fumogene e di almeno 3.473 fuochi a mano per complessive n. 4.969 segnali di soccorso.
Percentuale della conoscenza della normativa che regola lo smaltimento delle dotazioni di sicurezza scadute Tav. 4 Per quanto riguarda la presente Tavola è da osservare come sia diffusa la non conoscenza della normativa di riferimento (69% + 4%), e come, quindi, si debba urgentemente provvedere a colmare questa fallanza dandone informazione all’utenza.
Tav. 5 Con questa domanda si è cercato di capire quali fossero le aspettative da parte degli utenti per la soluzione della problematica: plebiscitaria risulta l’indicazione che vi debba provvedere il venditore, probabilmente individuato come il vero portatore d’interesse economico e quindi visto, a torto o a ragione, come responsabile anche della chiusura del circuito.
Risultati dell’intervista rivolta ai rivenditori Tav. 6 La percentuale di rivenditori di dotazioni di sicurezza intervistati (60%) è comunque significativa, è da segnalare che si è riscontrata una generale buona disponibilità della categoria a fornirci i dati, che, ricordiamo, sono stati richiesti in forma anonima. Solo in due casi abbiamo ottenuto un sostanziale diniego.
Tav. 7 Ogni anno sono vendute, nel nostro territorio, almeno 1.924 nuove dotazioni di sicurezza. Il che fa presumere che un quantitativo simile di dotazioni scadute possa essere detenuto nel territorio presso le imbarcazioni o presso locali nella disponibilità del proprietario delle dotazioni (se non esploso per incidente avvenuto in mare, se non disperso nell’ambiente, se non esploso in altre circostanze, se non avviato a smaltimento! ecc.). Per avere, pur approssimativamente, dimensione più vicina alla realtà delle potenziali giacenze di scaduto nel territorio, tenuto conto che la vita media di una imbarcazione supera facilmente 10 anni di vita, considerati esclusivamente gli ultimi 5 anni con ricambio costante, pare verosimile valutare la giacenza attuale in circa n. 10.000 segnali scaduti, se non diversamente dispersi!
Tav. 8 Tutti i rivenditori dichiarano di conoscere la normativa. L’affermazione deve però essere intesa, probabilmente, come conoscenza dell’esistenza di una normativa e non come conoscenza puntuale della stessa. Ciò si può, almeno in parte, desumere dalla risposta di cui alla Tav 11 in cui il 100% dei rivenditori ritiene le norme poco chiare.
Tav. 9 Grado di conoscenza della normativa e del suo rispetto presso i rivenditori
Tav. 12 A dimostrazione di come la questione dello “scaduto” sia fortemente sentita dalla categoria dei rivenditori e sia ritenuta estremamente attuale, ci sovvengono le risposte raccolte nella Tav 12: tutti gli operatori ritengono la questione “un problema per il mondo della nautica”!
Tav. 13 Le risposte riassunte nella Tav. 13, sono illuminanti per quanto riguarda “la fine dello scaduto”. 0% è la risposta circa l’avvio dello scaduto ad un corretto smaltimento. Ben il 24% ritiene che lo scaduto venga rilasciato nell’ambiente, ma si osservi che il 25% di rilascio in cassonetti RSU e il 25% di esplosione in occasione di festività, il 13% di conservazione a bordo e il 13% di conservazione in locali in disponibilità, si traduce, sostanzialmente, trascurando gli aspetti di illegalità e quelli legati alla pubblica sicurezza, in un allarmante 100% di potenziale od espresso inquinamento ambientale!
Tav. 14 Si assiste qui ad una sorta di “fuga” dalle responsabilità da parte dei rivenditori che ritengono che dello smaltimento dello scaduto se ne debbano far carico: per il 40% l’Autorità marittima, per il 40% l’azienda produttrice e, infine, per il 20% il servizio comunale di RSU, escludendo, quindi, se stessi ed i propri clienti (detentori). Ciò appare in netto contrasto con le aspettative proprio dei detentori che al 98% ritengono che se ne debbano far carico i rivenditori (Tav.5)
Indagine presso i detentori Tav. 15 Rapportando il quantitativo complessivo di dotazioni di sicurezza dichiarate detenutedal singolo soggettoal numero delle imbarcazioni presenti presso i concessionari (125:25x1559=7.795) si evidenzia una giacenza presunta pari n. 7.795 che si discosta dal dato di giacenza presunto ricavato dalle informazioni riassunte in Tav. 3 (9.938). Tale scostamento potrebbe imputarsi ad una insufficiente rappresentatività del campione così come ad una certa “ritrosia” del campione a fornire dati ritenuti sensibili.
Tav. 16 Rapportando il quantitativo complessivo di dotazioni di sicurezza scadute, dichiarate detenutedal singolo soggetto,al numero delle imbarcazioni presenti presso i concessionari (212:25x1559=13.144) si evidenzia una giacenza presunta pari n. 13.144 di “scaduto” si avvicina al venduto in un anno per la durata di validità delle dotazioni (3.478x4=13.912).
Tav. 17 Il dato riferito dagli intervistati: 100% detenuto a bordo o in locali propri è da ritenersi una sorta di “parcheggio” in attesa di “smaltimento”, così come attestato tav. 18.
Tav. 18 Dei dati sopra riportati prendiamo in considerazione esclusivamente 3 voci: esplosione 25% (19%), rilascio in contenitori RSU 25% (23%), rilascio nell’ambiente 24% (23%). Dove le percentuali non fra parentesi sono da riferirsi alle stime dichiarate dai rivenditori (Tav. 13) e quelle fra parentesi alla presente tavola. Emerge una sostanziale comparabilità dei dati se si trascura quel 27% di intervistati che dichiara di aver consegnato lo scaduto proprio ai rivenditori, i quali, però, a loro volta dichiarano al 100% (Tav. 10) di non provvedere al ritiro di dotazioni scadute!
Tav. 19 Il grado di conoscenza della normativa appare, comprensibilmente, assai inferiore a quello dei rivenditori che dichiarano di conoscere al 100% la normativa di riferimento.
Tav. 20 Il dato appare in tutta la sua gravità ed evidenza: il 92% degli intervistati non ha idea di come provvedere al corretto smaltimento delle dotazioni scadute.
Tav. 21 Il dato è sostanzialmente coerente con quanto dichiarato dai rivenditori (Tav. 9) che affermano di compilare i registri di carico/scarico nella misura del 67%.
Tav. 22 I dati rivelano una sostanziale coerenza e sovrapponibilità con i dati raccolti presso i rivenditori (Tav. 13 ) solo per le modalità indicate in neretto e forte disomogeneità nelle restanti: Regolare smaltimento 0% (0%), Conservazione in locali propri 22% (13%), Rilascio nei contenitori RSU 8% (25%), Altro 5% (0%), Conservazione a bordo 30% (13%), Rilascio nell’ambiente 11% (24%), Esplosione in occasione di festività 24% (25%).
Tav. 23 Il confronto tra quanto dichiarato dagli intervistati e le indicazioni rese dai rivenditori rivelano sintonia solo per il dato relativo alle aziende produttrici (indicato in neretto). I pareri sono fortemente discordi per quanto riguarda il coinvolgimento del rivenditore (indicato con sottolineatura in neretto). Appare comunque importante il ruolo che viene assegnato alle istituzioni almeno da parte dei rivenditori. Azienda produttrice 36% (40%), il venditore 28% (0%), Autorità marittima 17% (40%), Servizio RSU del Comune 8% (20%), compratore e/o detentore 11% (0%).
Prassi attuale sugli scaduti • I segnali scaduti continuano ad essere pericolosi ed altamente inquinanti anche dopo la loro scadenza e non sono utilizzabili per altri scopi • I detentori di segnali di soccorso scaduti, ad eccezione di sporadici casi, sono soliti disfarsene come meglio credono e come “tradizione” suggerisce, in quanto sono decenni che provvedono ad affidarsi a soluzioni “fai da te” in mancanza di informazioni certe: • gettati in mare; • utilizzati nelle festività di fine anno, religiose o in feste private; • utilizzati nelle manifestazioni sportive; • accumulati all’interno dell’imbarcazione o delle rimesse private; • abbandonati in aree portuali o in prossimità dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti.
Legislazione di riferimento D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 Il D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, sostitutivo del decreto Ronchi, all’art. 185, limiti al campo di applicazione, esclude al punto 3) dal campo di applicazione della stessa norma i materiali esplosivi in disuso. D.Lgs. n. 22/97 Tratta dello stoccaggio e distruzione di componenti contenenti esplosivi. Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) Prevede che la produzione, l'immissione al commercio, la detenzione, il trasporto e l'uso di prodotti esplosivi è assoggettato a disposizioni specifiche in capo al Prefetto.. Il proprietario dell’imbarcazione o armatore può acquistare i segnali senza alcun titolo autorizzativo in quanto obbligato dal Codice della Navigazione ma, deve fornire, al rivenditore, le proprie generalità e identificazione del mezzo nautico da equipaggiare. Nel momento in cui i segnali sono scaduti, il detentore non ha più titolo alla detenzione degli stessi e, secondo alcune Questure, sono applicabili gli articoli 678 e 679 del C.P. -detenzione abusiva di materiale esplosivo-. Il TULPS prevede che tutti i prodotti esplosivi vengano “smaltiti” presso i cantieri di scaricamento, appositi impianti abilitati allo smontaggio e inertizzazione della carica esplosiva.
Verbale della Commissione Consultiva Centrale per le Armi e gli Esplosivi n°28 del 2003 • sono oggetti e sostanze non ricadenti nella normativa dei rifiuti in quanto soggetti alle disposizioni delle leggi PS; • che la tecnica più appropriata per la loro messa in sicurezza è il conferimento presso dei cantieri di scaricamento dotati di forni di inertizzazione e dei relativi impianti di depurazione dei fumi; • che le operazioni di raccolta possono essere effettuate dagli stessi negozi di nautica abilitati alla vendita
Iniziative in atto Attualmente, il territorio italiano vede diverse iniziative di tipo territoriale tra le Capitanerie di Porto, i Club nautici, e le Autorità di Pubblica Sicurezza per risolvere, anche se non in modo esaustivo, l'emergenza che si crea ogni anno in modo crescente a causa dell'aumento delle imbarcazioni da diporto avvenuta negli ultimi anni. • in Liguria e Toscana le Capitanerie di Porto di concerto con i Vigili del Fuoco e con le Questure provvedono alla raccolta dei segnali scaduti per affidarli alla distruzione operata dagli artificieri. Il Ministero degli Interni, tuttavia, avrebbe ribadito il divieto al ricorso a tale procedura in quanto gli artificieri possono svolgere interventi solo nel caso di imminente rischio della pubblica incolumità; • altre Capitanerie di Porto in attuazione del D.Lgs. 203/2007 sulla sicurezza dei porti hanno avviato un attività di concertazione con le autorità di PS e stanno cercando di coinvolgere le Amministrazioni locali per far fronte al costo di distruzione dei segnali scaduti che i diportisti conferiscono presso i negozi designati, in attuazione dl D.Lgs. 182/03 relativa alla gestione dei rifiuti nelle aree portuali anche se tali tipologie non ne fanno parte.
Una possibile attuale filiera di smaltimentto • Tenuto conto delle procedure precedentemente esposte parrebbe corretta la seguente filiera: • Il detentore di segnali scaduti provvede a consegnarli ad un trasportatore autorizzato soggetto alle disposizioni ADR; • Con destinazione a ditta autorizzata alla lavorazione, deposito, manutenzione e distruzione di esplosivi ai sensi del TULPS e allo stoccaggio e distruzione di componenti contenenti esplosivi ai sensi del D.Lgs. 22/97
CONCLUSIONI Il problema della presenza diffusa sul territorio di dotazioni di segnalazione scadute, che si ricorda sono inquadrate dal D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 alla voce “materiali esplosivi in disuso”, costituisce ormai un problema di pubblica sicurezza che, evidentemente, la attuale normativa non è riuscita ad arginare né, tanto meno, a sanare. S’impone al legislatore, e più in generale alle Autorità, la necessità di ricercare e favorire soluzioni atte ad azzerare il pregresso e, contestualmente, avviare buone pratiche affinché non s’abbiano più a creare le attuali situazioni.