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La prevenzione dei comportamenti a rischio in età adolescenziale e giovanile: “droghe” e alcol

La prevenzione dei comportamenti a rischio in età adolescenziale e giovanile: “droghe” e alcol . Maria Luisa Di Pietro Dipartimento di Salute Pubblica Università Cattolica del S. Cuore - Roma. Il rischio. Il concetto di rischio. Attività umana ----> Rischio generico

adriano
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La prevenzione dei comportamenti a rischio in età adolescenziale e giovanile: “droghe” e alcol

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  1. La prevenzione dei comportamenti a rischio in età adolescenziale e giovanile: “droghe” e alcol Maria Luisa Di PietroDipartimento di Salute Pubblica Università Cattolica del S. Cuore - Roma

  2. Il rischio

  3. Il concetto di rischio • Attività umana ----> Rischio generico • Rischio naturale ----> Il rischio dipende da fatti parzialmente o non controllabili • Rischio intrinseco --> Conseguente ad un comportamento (è prevedibile e prevenibile) • Rischio estrinseco --> Non dipendente da un comportamento (né prevedibile né prevenibile) • Rischio accettabile ? • Rischio non accettabile ?

  4. La rappresentazione del rischio: tre prospettive • Morale responsabilità • Sociale pericolo • Statistico-epidemiologica probabilità

  5. Lo scarto tra la probabilità e la percezione: “la nozione di rischio è un concetto sfumato, ma necessario. È sfumato perché si riferisce a livelli di analisi estremamente diversi. Cosa c’è in comune tra la probabilità statistica di un terremoto e la rappresentazione soggettiva che ne fanno gli abitanti di Parigi in rapporto a quelli di San Francisco? Eppure la nozione di rischio è necessaria proprio perché permette di valutare lo scarto tra la probabilità statistica e le rappresentazioni affettive” (A. Braconnier, 1993)

  6. Il punto di vista antropologico-culturale: l’accettabilità del rischio “il rischio non è percepito (come è percepito un pericolo), ma piuttosto è definito accettabile – o no – dalla società nel suo insieme. Quando una comunità aspira all’omogeneità culturale, inizia a segnalare le scelte più importanti con i pericoli, (…) l’interesse pubblico limita le cose degne di attenzione, si concentra su alcuni pericoli e fa sì che altri vengano ignorati (…); l’effetto della cultura è quello di concentrare l’attenzione su certi pericoli trasformandoli in indicatori morali ed è per questo che è un errore cercare di studiare l’accettabilità del rischio senza tentare in alcun modo di valutare lo sfondo culturale (M. Douglas, 1985)

  7. La valutazione del rischio • La presunta neutralità e obiettività: l’illusione del mondo scientifico vs i significati soggettivi e affettivi • Il peso dei parametri culturali e quindi, innanzitutto, la percezione e la rappresentazione del rischio

  8. Percezione e rappresentazione del rischio Tra natura e cultura La personalità del destinatario Il microsistema, Il mesosistema mass-mediale, Il macrosistema L’ereditarietà dei comportamenti (genetica o contesto socio-culturale?)

  9. Percezione e rappresentazione del rischio MICROSISTEMA ESOSISTEMA MACROSISTEMA

  10. Percezione e rappresentazione del rischio IL MICROSISTEMA: LA FAMIGLIA - CARENZA AFFETTIVO-EDUCATIVA * ASSENZA DI UN GENITORE * SQUILIBRIO EDUCATIVO * PERMISSIVISMO-CONDIVISIONE * MANCATA PROPOSTA DI VALORI - RELAZIONI CONFLITTUALI - COMPORTAMENTI DI CONSUMO

  11. Percezione e rappresentazione del rischio IL MICROSISTEMA: I PARI * L’influenza negativa dei pari - iniziazione al gruppo - occasione di agire CAR - scelta del gruppo conforme - condivisione rischio

  12. Percezione e rappresentazione del rischio L’ESOSISTEMA: I MASS MEDIA * DIFFICOLTA’ DI QUANTIFICARE IL FENOMENO * L’INFLUENZA MASS MEDIA DIPENDE DA: - Contenuti dei messaggi - Età e sviluppo psicologico dell’utenza - Contesto sociale * PROPOSTA E INDUZIONE DI NUOVI MODELLI DI COMPORTAMENTO

  13. Percezione e rappresentazione del rischio LE CARATTERISTICHE DELL’ADOLESCENZA Le modificazioni fisiche La strutturazione dell’identità personale e sociale Dall’eteronomia all’autonomia L’idea di invulnerabilità - la fiaba personale - l’influenza dei microsistemi La dimensione morale

  14. Rischio e cultura giovanile: un indicatore specifico della fase di sviluppo Avversione a correre rischi: indicatore progressivamente età-correlato (Braconnier, 1995) • scegliere l’azione più sicura • avere maggiori informazioni • prendere tempo per riflettere • confrontare il proprio parere con quello altrui Nessuna di queste attitudini è tipica dell’età giovanile!

  15. La domanda impossibile: quanto è normale per gli adolescenti rischiare? • Il rischio non solo fisiologico ma addirittura necessario (P. Jeammet, 1993) • “ il rischio non è solo pericolo, sconfitta (…) chi nulla rischia nulla è” (P. Cingolani, 1993) • “l’assunzione di rischio nella media e tarda adolescenza serve a completare le esigenze dello sviluppo legate all’autonomia e alla necessità di padronanza e di individuazione” (C.E. Irwin – S.G. Millstein, 1986) • “assunzione di rischi e sperimentazione durante l’adolescenza sono considerati comportamenti normali perché aiutano gli adolescenti a raggiungere individuazione, identità e maturità” (M.S. Jack, 1989)

  16. Azione simbolica vs azione concreta Le ambiguità e le conseguenze sociali dell’espressione “in adolescenza il rischio è normale”: “l’accettazione del rischio da disvalore diviene elemento positivo, necessario per il successo personale” (Buzzi, 1998)

  17. Comportamenti a rischio e cultura attuale “i giovani non sono una razza a parte (…) i loro rischi sono anche i rischi della società ed i loro comportamenti riflettono quelli dei loro genitori e degli adulti del loro ambiente” (M. Plant – M. Plant, 1992) • Il nesso tra le tendenze culturali dei paesi industrializzati e le manifestazioni collettive dei giovani: anonimato delle metropoli e fenomeno writer; iperstimolazioni somatiche – piercing, tatuaggi, sostanze, … e il vuoto del contatto; il bisogno di sfide al limite e il mito della globalizzazione e l’omologazione generazionale; i comportamenti “rapaci” e il consumismo.

  18. Il rischio dell’ambiguità del rischio • Gli sforzi classificatori della nozione di comportamenti a rischio: - l’autodistruttività, il riconoscimento del pericolo, la ricerca di stimoli, la reazione alla noia e alla tristezza, la capacità di autocontrollo - caratteristiche profonde della personalità, quali fragilità narcisistica, carenza di autostima e tendenza ad agire in modo compulsivo

  19. Al di là del comportamento a rischio …. • La necessità di superare le divisioni radicali (M. Bellotto,1997) • Il senso e con quali modalità l’adolescente vi ricorre (P. Jeammet, 1991) • Il bisogno di esternizzare i conflitti interni (D. Miscioscia, 1999; P. Carbone, 2003) Ulteriore complicazione: l’estrema variabilità degli strumenti di valutazione

  20. La “madre” di ogni ambiguità verso i CAR • Lo sguardo che la nostra società rivolge ai giovani - tendenza a rilevare l’immagine di sfida e trasgressione - sottostima delle situazioni obiettivamente più rilevanti e delle reali cause (la difficoltà di proteggersi piuttosto che la ricerca del brivido)

  21. Il rischio tra i giovani in Italia (2000) • Per il 90% dei ragazzi intervistati fra i 14 ed i 22 anni di Roma, Napoli e Milano il rischio è soprattutto una sfida personale, come auto-affermazione. Di poco inferiore (80% circa) la percentuale di quanti lo concepiscono come pericolo • Le motivazioni: si rischia per essere notati (90%) o per sentirsi parte di un gruppo (80%), ma anche per vincere la paura (70%). • Le situazioni: nella maggior parte dei casi si rischia quando si è in compagnia (90%) o per combattere un momento di sconforto (70%), molto meno quando ci si sente felici (60%) o si è da soli (50%).

  22. Il RISCHIO tra i giovani in Italia: i comportamenti • I ragazzi italiani ritengono più rischiosi - quei comportamenti che creano problemi nelle relazioni interpersonali (contrapporsi ai genitori, sfida con altri giovani, emularsi) (70%), - l'assunzione di sostanze e dalla guida pericolosa (circa il 50%) • I comportamenti a rischio vengono anche associati con la sensazione di oltrepassare, in un senso o nell'altro, la propria fascia d'età o con il desiderio e la paura di cambiare e di crescere. • il rischio ritenuto essenziale, inevitabile per superare i propri limiti o per evadere da un vuoto interiore, o per crearsi un'identità • Giudizio degli intervistatori (psicologi): ragazzi che hanno una fragilità, un deficit strutturale.

  23. Le droghe

  24. Consumo di “droghe” • Un problema complesso - le cause - aspetti medici - conseguenze sociali - aspetti legali e giudiziari - politiche di controllo e prevenzione

  25. è l’oppiaceo più diffuso e che agisce più rapidamente dalla morfina, estratta dal guscio dei semi di alcune varietà di piante di papavero Forma: polvere bianca o marrone, barrette dal colore scuro l’eroina di strada è per lo più “tagliata” con altre droghe o con altre sostanze (zucchero, amido, latte in polvere o chinino, stricnina o altri veleni). Per iniezione e.v., inalazione, fumo. Effetti sul SNC (immediati:euforia, successivi: nausea, vomito, prurito, rallentamento delle funzioni cerebrali-cognitive, delle funzioni cardio-respiratorie - morte) A breve termine assuefazione, a lungo termine, dipendenza (crisi di astinenza) infezioni dei vasi sanguigni e delle valvole cardiache, ascessi ed altre infezioni dei tessuti molli,malattie renali o del fegato. Complicazioni polmonari (diversi tipi di polmonite e tubercolosi). Epatiti B e C e AIDS per scambio di siringhe infette L’eroina

  26. COCAINA, CRACK, FREE BASE • La Cocaina è il principale alcaloide psico-attivo ottenuto dalle foglie di coca (Erythroxylon coca), ma può essere sintetizzata anche in laboratorio. Viene “sniffata” o fumata (cocaina) o iniettata (crack e free base) • Denominazioni comuni di cocaina o crack: Bazooka Cake Crack Lady Star dustBig C Coco Flake Mister Coffee Blanche Coke Koks Snow • Effetti farmacologici: sensazione di benessere psico-fisico, eccitazione, euforia, vigilanza, antifame e antifatica. Aumento della F. respiratoria, cardiaca, della P arteriosa, della T corporea, della sudorazione, midriasi, comportamenti bizzarri e incostanti, ad alte dosi – allucinazioni, loquacità, irritabilità, panico, psicosi paranoidi, - a dosi eccessive – emorragie cerebrali, stroke, convulsioni, insufficienza e arresto cardiaco A lungo termine: distruzione dei tessuti nasali, gravi patologie respiratorie, cardiache, infezioni, ascessi, perdita di peso, tolleranza e dipendenza, disorientamento, depressione, ins. respiratoria

  27. La Cannabis Infiorescenze, frutti, foglie che essiccati diventano simili al tabacco ----- Marijuana, canna, Marie-Jeanne, fumo Secrezione resinosa dal fusto -----hashish (polvere trasformata in palline, bastoncini, in strisce con cellulosa) Assunzione per fumo, da sola o mista a tabacco o per ingestione orale nel cibo o in infusi Effetti: diminuzione delle capacità cognitive e delle attività psicomotorie – attenzione, coordinazione (incidenti stradali), associazione, memoria; dipendenza, patologie respiratorie, danni al feto, SFD

  28. sostanza psicoattiva sintetica stimolante e allucinogena (effetti di distorsione nella percezione e aumento della sensibilità tattile) per via orale, solitamente in pastiglie, effetti per 3 - 6 ore. stimoli mentali, sensazioni empatiche, un generale senso di benessere e una riduzione dell’ansietà.aumenta resistenza alla fatica fisica. Una parte dei consumatori sperimenta effetti indesiderati immediati, come ansia ed agitazione. nausea, brividi, calore, involontario serramento dei denti, crampi muscolari e vista sfocata. Overdose: aumento della pressione sanguigna, debolezza, attacchi di panico e nei casi più gravi, perdita di conoscenza. Ipertermia, danni muscolari e renali, danni cardiaci. Danni al SNC: memoria, coordinazione motoria, capacità elaborazione mentale, depressione e disturbi del comportamento L’ecstasy, (MDMA)

  29. Composti sia di origine vegetale sia sintetica che contengono vitamine e principi attivi di estratti vegetali (efedrina, caffeina, taurina), ma anche sostanze con caratteristiche allucinogene: arancio amaro, lattuga selvatica, fungo ovolo malefico, ginseng indiano, menta magica Multiformi e “accattivanti”: bevande energetiche, pastiglie etniche, etnobotaniche, biodroghe, eco-drugs (semini hawaiani o messicani, assenzio) Effetti allucinogeni, perdita di controllo, aumento attività fisica e sessuale, stimolanti attività cerebrale «droghe furbe» perché fuori dalle classificazioni in vigore la scarsa conoscenza dei principi attivi alla base di tali sostanze e la difficoltà di diagnosi di queste intossicazioni in urgenza medica studenti e uomini tra i 40 e 60 anni Nuovi canali di reperimento: internet e smart-shops (110 in Italia) ma anche erboristerie La moda pericolosa delle smart-drugs

  30. La terminologia • ‘stupefacenti’ o ‘narcotici’ non risultano sempre appropriate • ‘farmaci che generano tossicomania’ [uno stato d'intossicazione, acuta o cronica, nocivo all'individuo e alla società e generato dal consumo abituale della droga (OMS)] • ‘sostanze psicotrope’ (per gli effetti piacevoli che producono attirano il soggetto ad un assunzione ripetitiva, dapprima liberamente voluta e poi coatta) • droghe • sostanze illecite

  31. Consumo una tantum, per indicare la sporadicità dell’assunzione o «ricreativo» il consumo di alcune droghe, come le cosiddette ‘leggere’ (hashish e marijuana, cocaina, crack, o altre droghe sintetiche), perchè tipico di ambienti di divertimento e di socializzazione (discoteche, pub, concerti di musica leggera, consumo problematico o continuativo quello degli assuntori che frequentemente e compulsivamente ricorrono alle droghe.

  32. Gli effetti • L'assuefazioneè lo stato prodotto dall'assunzione ripetuta di un farmaco o di una sostanza ed implica: ‑ tendenza a continuare nell'assunzione a causa di una sensazione di benessere; ‑ un limitato grado di dipendenza psichica, ma non fisica, perciò assenza di crisi di astinenza; ‑ il fatto che non è cogente la stimolazione ad aumentare la dose.

  33. Gli effetti • Per dipendenzasi intende: ‑ uno stato di intossicazione prodotto dall'uso ripetuto della sostanza; ‑ il desiderio compulsivo ad assumere in continuazione la dose e a procurarsela con qualsiasi mezzo; ‑ la tendenza indotta ad aumentare la dose per ottenere lo stesso effetto; ‑ la dipendenza non soltanto psichica ma anche fisica, con conseguenti crisi di astinenza (crampi, nausea, diarrea, convulsioni e coma in certi casi); ‑ effetti nocivi non soltanto sulla persona del consumatore ma anche sulla società, a causa della catena di conseguenze cui dà origine la dipendenza e per la mancanza di controllo del comportamento dei soggetti.

  34. Gli effetti Al concetto di dipendenza si deve associare quello della tolleranza, che viene definito come «meccanismo di adattamento dell'organismo ad una determinata sostanza introdotta sistematicamente, così che per ottenere l'effetto iniziale la dose deve essere necessariamente aumentata»

  35. Droghe leggere, droghe pesanti?Il caso della cannabis • Attualmente nel mondo è la droga più prodotta e consumata (ONU) • Il CSS ritiene che l’uso di cannabis sia gravato da pesanti effetti collaterali (dipendenza, possibile progressione all’uso di altre droghe come cocaina e oppioidi, riduzione delle capacità cognitive, memoria, e psicomotorie, disturbi psichiatrici quali schizofrenia, depressione e ansietà; possibili malattie broncopolmonari tra cui bronchite ed enfisema) (CSS, 2003) • Da 8 a 11 milioni di italiani approvano l’uso di cannabis e lo ritengono non dannoso per la salute (Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia 2005)

  36. Il caso cannabis (i dati dell’OEDT) Aumento del n. di consumatori di cannabis (dopo l’eroina è la droga per la quale si chiede aiuto con maggior frequenza): in UE circa un adulto su cinque (20%) l’ha provata almeno una volta nel corso della sua vita Preponderante uso occasionale e per periodi limitati ma aumento significativo e continuo di consumo problematico (in tutta l’UE i consumatori giornalieri sono 3 milioni) Il 15-35% dei giovani adulti (15-34 aa) e l’1-7% di tutta la popolazione adulta (15-64 aa) I valori più alti: Repubblica Ceca, Spagna, Francia, Irlanda e Regno Unito.

  37. Il caso cannabis (i dati dell’OEDT) Aumenta la domanda di intervento terapeutico. Il 12% di tutti i pazienti in trattamento e il 30% dei nuovi pazienti sono consumatori problematici di cannabis (nel 1996 erano il 9%): dal 48% della Germania al 30% di Francia, Finlandia e Svezia a oltre il 20% in Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Spagna e Slovenia. Anche negli USA: da 20.000 nel 1992 a 90.000 nel 2000 t

  38. Il caso cannabis (i dati dell’OEDT) I consumatori in trattamento sono giovani (22-23 aa) prevalentemente uomini (83%). Un numero relativamente modesto di giovanissimi ma per questi la cannabis è la droga problematica più segnalata (80% per < 15 aa e 40% tra 15-19 aa). Il 45% dei pazienti in trattamento per cannabis fa parte della popolazione scolastica e il 24% ha un’occupazione. Hanno una dimora fissa e molti vivono ancora con i genitori. Tra i consumatori di cannabis in trattamento un uso regolare per circa la metà: il 36% tutti i giorni e il 17% da 2 a 6 volte la settimana. La percentuale più elevata di consumatori quotidiani in trattamento in Olanda (80%) e di consumatori occasionali in Germania (41%)

  39. Alcuni dati italiani • fa uso di stupefacenti: • il 13,2% degli italiani tra i 15 e i 34 anni; • il 7,3% della popolazione tra i 15 e i 54 anni; • il 17% tra i 15 e i 24 anni. Le sostanze più diffuse tra i 15 e i 34 anni (12,8% ) sono hashish e marijuana. Il consumo di oppiacei per 0,3% della popolazione, la cocaina per il 2,3%, crack incluso, l’ectasy per lo 0,7%, lo 0,6% si orienta verso gli allucinogeni. Un altro 0,6% fa uso di qualche tipo di solvente.

  40. Alcuni dati italiani • (Dati ESPAD 2005) • Uno studente su tre (32,9%), tra i 15 e i 19 anni, fa abitualmente uso di almeno una sostanza stupefacente • il 27,6%, se si considerano anche le ragazze • La quasi totalità fa uso di hashish o marijuana (27,4%) • ma c’e’ un numero di ragazzi e ragazze tra i 15 e i 19 anni che si e’ iniettato eroina (1,1%, tra i soli quindicenni • la percentuale e’ dell’1%) e ben il 4,5% fa uso di cocaina. • Il consumo dell’ecstasy e’ al 2,6%, il 3,7% assume abitualmente sedativi e ipnotici.

  41. Motivazioni al consumo/al non uso • Tolleranza d’uso in aumento per consumo occasionale e regolare (cannabis, cocaina, ectasy, crack, sedativi, …) • Diminuzione di coloro che percepiscono i rischi (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali su dati ESPAD, 2003). • Motivazioni al consumo la curiosità, l'imitazione dei pari, la ricerca di divertimento; minore importanza sembrano avere il senso di vuoto o di depressione, la voglia di ribellione, la ricerca di piacere. Motivazioni al non uso la convinzione di potersi divertire anche senza farvi ricorso, la conoscenza ed il timore degli effetti negativi, il sentirsi più forti rispetto alle spinte del gruppo; l’influenza positiva del gruppo. [Prosa et al., 2003; Bosi, 2000; Willis et al., 2001; Kelder et al., 2001; Brook et al., 1999].

  42. Fattori protettivi e di rischio

  43. Fattori di rischio e di protezione: la famiglia • Una famiglia sana, che permette al soggetto in crescita di vivere le sue esperienze pienamente e consapevolmente, al suo fianco ma senza invaderne le potenzialità, trasmettendo valori, modelli, coinvolgimento, rappresenta un fattore primario di protezione [Brook et al., 1999; Resnick et al., 1998] • la presenza di conflitti genitori-figli, il consumo di sostanze da parte dei genitori, le separazioni, le molestie o gli abusi all'interno delle famiglie rappresenterebbero dei fattori di rischio perlomeno concausali [Mulhall et al., 1996; Hops et al., 1996].

  44. Fattori di rischio e di protezione: i pari e la scuola • Oltre all'influenza dei pari, che sembra essere più incidente verso i 13-15 anni sia in senso protettivo sia di induzione al rischio [Brook et al., 1999] • La scuola come forum in cui realizzare la propria auto-stima, attraverso un'azione formativa-educativa adeguata, per il raggiungimento degli attesi obiettivi scolastici da parte dello studente (lo scarso rendimento scolastico è considerato uno dei maggiori fattori di rischio), [Sale et al. 2003] • aumentare la consapevolezza della vulnerabilità all'assunzione e della gravità dei rischi connessi, • attraverso la trasmissione di informazioni sulla tossicità delle sostanze ma soprattutto attraverso la trasmissione di valori positivi da contrapporre, valori per cui deve valere la pena "dire no", come la determinazione positiva di sé e la capacità di incrementare abilità sociali dei giovani (life skill education).

  45. Le strategie di intervento (OEDT) • Il nuovo piano d’azione dell’UE in materia di lotta contro la droga (2009-2012), approvato dal Consiglio europeo ha come obiettivo globale: 1. ridurre in misura significativa la prevalenza del consumo di droga tra la popolazione 2. ridurre i danni sociali e sanitari causati dal consumo e dal traffico di sostanze illecite 5 priorità: 1) migliorare il coordinamento, la cooperazione e sensibilizzare l’opinione pubblica; 2) ridurre la domanda di stupefacenti; 3) ridurre l’offerta di stupefacenti; 4) migliorare la cooperazione internazionale; 5) migliorare la comprensione del problema.

  46. Le strategie di prevenzione e di contrasto • Liberalizzazione * Le esperienze deludenti in America e Europa.* La questione delle “droghe leggere”: gli effetti psico-fisici, simbolico-psicologici, il passaggio alle “droghe pesanti” • Coercizione - ad actum, in caso di necessità (contenimento) e di pericolo per sé e/o altri - obbligazione (morale e civile non fisica) della terapia - le pene detentive: * per i produttori e i trafficanti * e il consumatore?

  47. Le strategie di prevenzione e di contrasto • Azioni di contrasto - prevenzione - repressione efficace su distribuzione e commercio • Riduzione del danno per il soggetto e la società - il “controllo” del consumo - evitare il “male maggiore” per i casi “invincibili” (conciliare esigenza autonomistica e diritto/dovere di protezione di singolo e collettività) ma  tensione al totale recupero ---ghettizzazione farmacologica, schiavitù cronica e permanente - il messaggio culturale

  48. Il ruolo delle agenzie educative • la famiglia: il costante riferimento ai valori, la stabilità, l’armonia e la coerenza, la cura alla crescita globale dei figli • la scuola: la condivisione valoriale con la famiglia (i contenuti formativi e informativi); il ruolo “segnante” degli educatori • la Chiesa (le componenti motivazionale, finalistica, esperienziale): la cultura del rispetto per l’uomo e la piena realizzazione umana; la solidarietà nella riabilitazione e nella prevenzione

  49. L’ALCOL

  50. Consumo di alcol • L’alcolismo (definizione): • la perdita di controllo sul consumo di alcol, • la preoccupazione costante riguardo alle bevande alcoliche, • la persistenza del consumo di alcol malgrado la consapevolezza delle sue conseguenze avverse e, • molto spesso, la negazione dell’esistenza di un problema legato al consumo di alcol o la sua minimizzazione

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