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Antropologia - Lezione 17^. Momento sistematico 1 La creazione: la relazione uomo-”creato” continua….
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Antropologia - Lezione 17^ Momento sistematico 1 La creazione: la relazione uomo-”creato” continua…
Quando pregavo nel profondo del cuore, tutto ciò che mi stava intorno mi appariva sotto un aspetto stupendo: gli alberi, l’erba, gli uccelli, la terra, l’aria, la luce, tutto sembrava dirmi che ogni cosa esiste per l’uomo, testimonia l’amore di Dio per lui, e tutte le cose pregavano e cantavano Dio e la sua gloria. Così compresi “la conoscenza del linguaggio di tutte le creature” e colsi la possibilità che ha l’uomo di dialogare con le creature di Dio (I racconti autentici di un pellegrino russo al suo padre spirituale)
III. Gesù Cristo: il mediatore della creazione A Cristo si deve non solo il rinnovamento escatologico della creazione (anticipato nel popolo dei battezzati in Lui), ma anche la mediazione della creazione originaria del mondo. Cristo ha un significato cosmico nell’opera creatrice di Dio. Antecedenti veterotestamentari della idea di mediazione nella creazione: Il filosofo giudaico Filone di Alessandria (13 aC – 45/50 dC): la teologia del Logos La teologia rabbinica della Torah
Questione problematica: come è possibile che Dio, attraverso la creazio-ne, instauri un rapporto col mondo, che è totalmente altro da lui, senza con ciò perdere: • la sua unitàindivisibile rispetto alla molteplicità delle cose create • la sua eternità rispetto alla temporalità • la sua immutabilità rispetto alla loro caducità • la sua infinitudine rispetto alla loro finitudine? Giudaismo e cristianesimo rispondono con la idea della mediazione nella creazione, idea che c’è anche nel medio-platonismo e nello stoicismo.
Nella letteratura sapienziale giudaica: • Il ruolo della mediazione fra il Creatore e la creazione fu attribuito alla sapienza, in greco sophia, in ebraico hokma (cfr. Pr 3,19; 8,22-31; Sir 1,4;24,9; Sap 7,12.21; 8,4; 9,9-11) • Da una parte, la Sapienza è una qualità dello stesso Creatore, gli appartiene (es. dell’orologio) • Dall’altra, è una prima opera della creazione, preziosa, creata prima di tutte le altre opere, dunque preesistente al mondo In forma personificata, si vede la Sapienza al-l’opera nella creazione del mondo (“gioca” da-vanti al Creatore); essa personifica la filantropia del Creatore che dà a tutto un “ordine buono”.
Si può intendere la Sapienza anche come mo-dello originario della molteplicitàdella crea-zione, che esiste in Dio e presso Dio, a cui Dio guarda per poi creare, con la sua Parola crea-trice, il mondo già precedentemente ordinato nella sua sapienza e traendolo, in un certo senso, da se stesso. Dunque: La Sapienza e la Parola di Dio (Logos) sono i modi in cui il Creatore instaura la sua relazione col mondo • Esse operano una mediazione tra Dio e mondo in quanto Dio le comunica al mondo come suoi doni, rendendosi così presente in mezzo alla sua creazione senza perdere la trascendenza.
Applicazione del ruolo mediatore a Cristo Nel prologo di Gv 1,1-18 Gnilka dice che alla base di Gv 1 c’è un inno precristiano influenzato dalla dottrina di Filone, ripreso come inno cristiano successivamente sistemato e ampliato dall’evangelista Gv per inserirlo nel progetto unitario del suo vangelo. Commistione di generi: l’idea biblica della crea-zione mediante la Parola (cfr. Gn 1) e l’idea teologico-filosofica della mediazione del Logos. Chi è il Logos? Nella filosofia greca è la ragione divina che compenetra e ordina tutto l’universo, intelligibile e logico, esprimibile col linguaggio.
Per Gv: il Logos è una realtà personale propria, paragonabile alla sapienza giudaica. Il Logos intradivino vive “in principio” (en arché), prima del tempo della creazione, “rivolto presso” Dio, appartiene ed è identico a Dio; non è creatura. Attraverso il Logos Dio pronuncia all’esterno la sua parola creatrice: “tutto è stato fatto per mezzo di lui” (Gv 1,3). L’origine della creazione dal Logos, che è ciò attra-verso cui Dio si esprime, gli conferisce una impron-ta particolare: è il luogo della rivelazione di Dio. Anche l’uomo, essendo intimamente “logico” cioè “conforme” al Logos, può comprendere il mondo come espressione e dono di Dio.
Al v. 14 c’è l’affermazione culminante dell’inno del Logos, il passo definitivo nella storia del Logos, della auto-rivelazione di Dio: il Logos “si fece carne” e come uomo “mise la sua tenda” in mezzo a noi. Il Logos viene identificato con Gesù Cristo; tutto ciò che qui è riferito al Logos nel proseguo del Vangelo lo si dirà di Gesù di Nazareth. In lui culmina l’opera della creazione e della rivelazione: • Egli è “la vita” (Gv 14,6) e la dona “in pienezza” (Gv 10,10) • Egli è la vera “luce del mondo”, “luce della vita” (Gv 8,12).
Conclusione a partire dal prologo di Gv: Spesso pensiamo la creazione come una realtà messa in atto da Dio Per Gv la creazione è espressione nel tempo della eterna generazionedel Figlio. Gv vede la creazione attraverso il mistero del Logos per dire che, creandola, Dio ha stabilito con la creazione una relazione personale. Se nel grembo della vita divina Dio pronuncia “Tu” (il Figlio), Dio continua questa comunica-zione di sé anche fuori di sé, nella creazione.
All’origine del mondo c’è il mistero di Dio che risplende mediante il suo Logos (il suo partner dialogale: rivolto presso di lui) e che pone ogni essere in dialogo con Lui. Se il Logos è dentro ogni creatura, ogni crea-tura è “una parola” che Dio ci rivolge. La creazione è quindi segnata da una realtà personale, relazionale (cioè dialogale). “persona” nel senso assoluto trinitario di “relazione sussistente”. Dio “dice” il mondo, parla all’uomo attraverso il mondo. Dio e l’uomo si parlano attraverso il mondo.
Applicazione del ruolo mediatore a Cristo Nell’inno della lettera ai Colossesi (1,15-20) • Il materiale viene da un inno protocristiano precedente • Due strofe inniche alla duplice funzione di Cristo: • Mediatore della creazione: “primogenito di ogni creatura” • Mediatore della riconciliazione escatologica: “primogenito dei morti”
C’è una spiccata insistenza sul significato salvifi-co universale di Gesù: per otto volte si usa la parola pas o panta (tutto oppure universo). Il centro del messaggio al v. 20: “per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose”. Dio risuscitando Gesù dai morti ne ha fatto il mediatore della riconciliazione universale: Gesù rappacifica le cose del cielo e della terra. Il titolo però gli appartiene fin dalla creazione del mondo e Cristo precede tutta la creazione: è “il primogenito di ogni creatura” e è designato ad esserne “il Signore” (v. 17). Crasi: poiché tutta la creazione è creata in Lui, è in Lui che ha origine la creazione definitiva.
Sulla base di Col vanno interpretate le formule di Apocalisse per dire la portata universale di Cristo: “alfa e omega” (Al 22,13) e “il primo e l’ultimo” (Ap 1,17) La morte e la risurrezione di Gesù dentro la storia-creazione si estendono anche fino ad abbracciare l’inizio e la fine della vita di tutto ciò che esiste. Le tre preposizioni: in, per mezzo, in vista di lui.
Create in Cristo (en auto) Come per la Sapienza, Cristo è considerato come un disegno della creazione preesistente in Dio tutto è preformato secondo un modello origina-rio o prototipo, prima di essere pronunciato e creato da Dio nella sua parola esterna creatrice. Per usare il linguaggio degli scolastici: Gesù è la causa esemplare della creazione, il suo modello e la sua forma ideale fondamentale, nella quale e in base alla quale Dio ha creato tutto.
Il modello ha la “forma del Figlio”, vale a dire la forma di coluiche “è amato” e che deve se stesso totalmente all’amore del Padre. Dunque le forme originarie in cui sono fatte le creature libere (conformi al modello Cristo) rispondono allo stesso calco: le creature esistono perché sono amate dal Padre nel Figlio, esistono “presso Dio” vivono nella forma della gratitudine di chi si sa ricevuto e nella disponibilità di chi si lascia “formare”, nello stesso senso di Gesù e di Maria che dice “accada di me ciò che tu vuoi” (Lc 1,38).
Create per mezzo di Cristo (di’ autu) In senso stretto si designa la mediazione crea-trice di Cristo: • egli è la Parola creatrice • che Dio pronuncia in principio • per chiamare il mondo all’esistenza • e farlo essere nella sua realtà propria.
La parola creatrice che Dio proferisce ad extra ha il suo fondamento di possibilità nel Logos eterno cioè nella parola eterna che Dio da sempre pronuncia per amore nella sua essenza intradivina. La parola creatrice esterna si fonda sul “Tu” del Logos-Figlio nel quale il Padre si esprime in maniera totale e che gli sta di fronte con gratitudine. Tommaso d’Aquino dice che la creazione è un verbum verbi, come l’ampliamento esterno della Parola eterna.
Create in vistadi Cristo (eis auton) Gesù Cristo è definito come fine della creazione che Dio vuole perseguire fin dall’inizio. È il motivo della creazione: la sua causa finale (Scolastici). Anche se Gesù come Logos incarnato compare solo molto tardi nella storia di Dio con la crea-zione, Egli è presente fin dal suo primo inizio come il Fine e il Senso perseguiti dal Creatore.
La volontà salvifica di Dio non è mai efficace senza il riferimento concreto a Cristo tuttavia è già efficace prima della presenza storica di Gesù e anche al di fuori del suo riconoscimento esplicito nella fede della Chiesa (ecclesia ab Abel: LG 2). Concludendo: il fine della creazione: è la riconciliazione della creazione col Creatore già anticipata nella persona di Cristo e destinata ad espandersi universalmente (v. 19s).
In contrapposizione all’inizio di Adamo, nell’oggi di Cristo l’intera creazione si relazione al Crea-tore riconoscendo con gratitudine la propria creaturalità, comprende la propria finitudine come valore, come dono di Dio (allo stesso modo in cui il Figlio si relazione al Padre) e trova in questo (dipendenza creaturale) l’unione più profonda con Dio possibile alla creazione. La chiesa – come corpo totale di Cristo in crescita – ha dentro la creazione la vocazione di essere germe e inizio del regno, fermento di riconciliazione, perché il pleroma di Cristo si partecipato a tutte le creature.
Sperare nel compimento della creazione L’inno di Col non è isolato nel NT. Altri testi: • Rm 8,19-22: la creazione oggi partecipa alle sofferenze dei figli di Dio, ma in futuro si manifesterà in essa la loro libertà e la loro gloria La sventura che grava sulla creazione a causa del peccato originale, che Paolo chiama vanità, nullità, caducità (mataiotes) oppure anche schiavitù o perdizione della creazione, non è senza speranza. Questa sofferenza prende la forma di un parto pieno di speranza (v.22).
Questa visione di speranza sembra in contrasto coi passi apocalittici dei vangeli sinottici (Mc 13,24), della 2Pt 3,10 e dell’Ap 6,12-17: • La loro visione drastica (tipica del giudaismo antico) della fine del mondo (i cataclismi in cielo e in terra) sembra in contrasto con le promesse dell’alleanza con Noé in cui Dio si impegna a non distruggere più la terra in futuro • La ragione si trova nel genere apocalittico del giudaismo antico: di fronte al male dilagante c’è una revisione divina delle promesse di Dio, della sua volontà circa il mondo.
Però il giudizionon significa la fine della crea-zione: la fine del primo cielo e della prima terra divine la creazione di un nuovo cielo e una nuova terra in cui la giustizia abiterà, al cui centro ci sarà la Gerusalemme nuova, la dimora di Dio con gli uomini (Ap 1,1-5; 21,1) • Il passaggio dalla prima alla seconda crea-zione non sarà per azzeramento della vec-chia, così che la nuova non abbia più niente in comune con la vecchia. • In analogia alla logica della nuova creazione battesimale, anche la creazione nuova dell’uni-verso può essere vista come un rinnovamento e una trasformazione profonda.
Sarà superata in un triplice senso: il pecca-to, la sofferenza, la morte saranno cancellati. Tutto ciò che corrisponde nelle creature alla intenzione originaria di Dio (e quindi di Cristo la “forma originaria”) sarà conservato presso Dio. • Tutto questo sarà elevato da Dio a un nuovo livello di esistenza: la vita umana e cosmica giungerà a una pienezza di maturazione: “Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli”(Ap 22,5)
Sviluppo storico: Le voci significative della Tradizione
Epoca patristica • Una cosmologia cristocentrica • Precisazioni a confronto con le dottrine eterodosse • La creazione ex nihilo
1. Una cosmologia cristocentrica
Il metodo dei Padri: dallacreazionenel Logosallaredenzione mediante il Logos Conviene che prima parliamo della creazione dell’universo e di Dio suo creatore, affinché si possa comprendere adeguatamente che il rinnovamento di esso è stato compiuto dal Verbo che lo creò all’inizio. Il Padre ha operato la salvezza dell’universo in Colui per mezzo del quale l’ha creato (Atanasio)
La CREAZIONE nel LOGOS Non esiste alcuna creatura e nulla accade che non sia stato fatto e che non abbia consistenzanel Verbo e per mezzo del Verbo. Come infatti il musicista, con la cetra bene intonata, per mezzo di suoni gravi e acuti, abilmente combinati, crea un’armonia, così la Sapienza di Dio, tenendo nelle sue mani il mondo intero come una cetra, unì le cose dell’etere con quelle della terra e le cose celesti con quelle dell’etere, armonizzò le singole parti con il tutto, e creò con un cenno della sua volontà un solo mondo e un solo ordine del mondo, una vera meraviglia di bellezza. Lo stesso Verbo di Dio, che rimane immobile presso il Padre, muove tutte le cose rispettando la loro propria natura, e il beneplacito del Padre. A un solo cenno della volontà del Verbo di Dio, tutte le cose furono così bene organizzate, che ciascuna opera ciò che le è proprio per natura e tutte insieme si muovono in un ordine perfetto (Atanasio di Alessandria - PG 25,83-87)
Il cosmo possiede al suo interno il Logos, che ha lasciato come delle tracce di sé nelle creature che i padri greci chiamano logoi. Sono le ragioni interiori delle cose create • “In principio era il Logos”: la ragione creatrice, l’energia della intelligenza di Dio, che riempie di significato le cose • tutto ciò che esiste è pensiero divino divenuto realtà • tutto ciò che esiste è in origine razionale, perché procede dalla Ragione creatrice • le creature sono logiche, in quanto sono il ricettacolo che contiene i codici del Logos, appunto i i lógoi
Due soggetti rivelano il senso del cosmo: • da una parte, il Logos divino • dall’altra l’uomo logikos, chiamato a esprimere i logoi, le ragioni spirituali delle cose L’uomo è il centro spirituale dell’universo. In quanto microcosmo, lo riassume, ma in quanto immagine di Dio lo trascende, lo contiene e lo qualifica. Siccome l’uomo è potenzialmente un’ipostasi, una persona, proprio perché fatto a immagine di Dio (personale-trinitario), in quanto tale è chiamato a diventare l’ipostasi del cosmo, è chiamato a dire il senso di questo logos alogos (Origene), di questa “parola senza parola”.
Il mondo è “parola muta” L’uomocreato a immagine di Cristo deve decifrare il mondo, “dare il nome agli esseri viventi” (Gn 2,19) in ebraico bestia è beheman che significa “muta”: soltanto l’uomo può parlare e, imponendo il nome alle bestie, non fa altro che inserire, tramite la sua opera, anche la creazione infraumana nella lode del Creatore
l’uomo, in quanto “microcosmo”, è una sintesi della creazione • egli la conosce dall’interno (perché ne è parte tramite la “materia”) eppure la trascende (perché è di più della materia) • l’uomo è il limite tra il visibile e l’invisibile, il carnale e lo spirituale • in lui si attua la congiunzione di divino e terreno e da lui può effondersi la grazia su tutta la creazione. Attraverso l’uomo, l’universo deve rivelarsi “immagine dell’immagine” (Gregorio di Nissa, Hominis op. XII: PG 44, 164°).
L’uomo logikos è il re-sacerdote che raccoglie i logoi delle cose per offrirli al Logos e per far risplendere in tal modo la gloria di Dio. • le cose contengono una dossologia ontologica e l’uomo è il sacerdote del “tempio cosmico”: Bisogna raccogliere le “ragioni spirituali”, i lógoi degli esseri per presentarli a Dio come offerte da parte della creazione (S. Massimo il Confessore).
Logos Uomo-Sacerdotemateria lógoi Il soggetto, mentre comunica con gli oggettimateriali, comunica con il Logos, di cui le creature sono “parola pregnante”, cioè simbolo-reale.
La CREAZIONE in rapporto alla INCARNAZIONE e alla REDENZIONE • La creazione di Dio, buona e bella, si incrocia con la caduta che fa disgregare l’essere. • Si allargano questi spazi del nulla da cui è stata tratta la creazione ed è avvolta nell’illusione
Il peccato interpretato in senso ontologico Tutti quelli che partecipano a Colui che è(tou Ontos) — e i santi vi partecipano — sono chiamati con ragione degli esistenti(ontes). Ma coloro che hanno rigettato la loro partecipazione a Colui che è, per il fatto di esserne privati, sono divenuti dei non-esistenti (ouk ontes) Origene
Dio consente comunque ai logoi di far continuamente nascere la vita dalla morte. • Il progetto divino – unirsi al creato attraverso l’uomo, deificarlo – è ripreso in un contesto ormai tragico • L’attualizzazione dell’immagine di Dio attra-verso le rivelazioni e le tante sapienze degli uomini (quello che i Padri chiamavano le “visite” del Verbo) esige un’ascesi violenta che si attua nella logica pasquale. Vedi la collocazione della Croce nella cosmologia:
Il simbolo della croce è universale, si trova dappertutto, in quanto è il simbolo per eccel-lenza dell’amore di Dio: Ireneo di Lione parla della croce cosmica che è segnata su tutte le creature e deve diventare la croce del Golgota. Efrem il Siro dice che anche la rondine apre in volo le sue ali e confessa la croce del Signore e se si rifiuta di aprire le ali non vola e non vive. Se le ali dell’uccello restano chiuse rifiutando il semplice segno della croce, l’aria, da parte sua, lo rifiuterà fino a che le sue ali non confessino la croce.
Giustino ricorre a una ricchezza di esempi: l’albero maestro della nave, la struttura verticale e orizzontale dell’uomo, il volto con il naso, l’aratro…
croce SALUS MUNDI
CROCE S. CLEMENTE ROMA
L’intero universo culmina nel mistero pasquale di Cristo, che restituisce agli uomini la possibilità di trasfigurare l’universo. Nell’incarnazione e nella pasqua • si svela il significato che la creazione ha inscritto in sé come un “divenire” • si svela ciò che la creatura è chiamata ad essere • si sana alla radice il male che la fallibilità dell’uomo vi ha introdotto.
In Gesù, Dio-Uomo, l’uomo finalmente risponde al dialogo di cui la creazione è segnata. • In Cristo c’è il “Sì”, dice Paolo (2Cor 1,19). In lui l’uomo vive la figliolanza verso Dio e lo fa in questa relazione ipostatizza il mondo.
Massimo il Confessore sviluppa l’idea che la Pasqua dischiude la rivelazione del creato: Il mistero dell’Incarnazione del Verbo contiene in sé il significato di tutti i simboli e gli enigmi della Scrittura, come pure il senso nascosto di tutta la creazione sensibile e intelligibile. Ma colui che conosce il mistero della croce e del sepolcro, conosce anche le ragioni essenziali di ogni cosa. Infine, colui che penetra ancora piú lontano e si trova ad essere iniziato al mistero della risurrezione, apprende il fine per cui Dio ha creato tutte le cose al principio (Massimo il Confessore)
Ippolito di Roma sviluppa l’idea che la forza della Pasqua restituisce l’immanenza del Logos (ora non solo eterno ma anche storico e glorificato) nella creazione: Nella sua Ascensione, col divino Spirito, rese vita e forza a tutte le cose, come se questa divina estensione e questo supplizio della croce avessero penetrato tutte le cose. O tu, che sei solo tra i soli, e che sei tutto in tutto! I cieli abbiano il tuo spirito, e il paradiso la tua anima: ma il tuo sangue appartenga alla terra (Ippolito di Roma)
La vocazione della materia è di “farsi Volto” La scienza moderna solleva il problema del rapporto tra la materia e l’energia, intesa come principio vitale. Negli ultimi secoli, la creazione è stata sempre più considerata e resa una realtà morta, un oggetto da studiare e da usare.