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Università IUAV Gruppo 183

Università IUAV Gruppo 183. VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI DI ALLUVIONI Antonio Rusconi. CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST-LAUREAM TUTELA E GESTIONE DEL SUOLO. Venezia, Università IUAV – Ca’ Tron 25 febbraio – 25 giugno 2011.

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  1. Università IUAV Gruppo 183 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI DI ALLUVIONI Antonio Rusconi CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST-LAUREAM TUTELA E GESTIONE DEL SUOLO Venezia, Università IUAV – Ca’ Tron 25 febbraio – 25 giugno 2011

  2. Direttiva 2007/60/CE del 23 ottobre 2007relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni INDICE La Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni Il D.lgs n.49/2010 I piani stralcio di bacino per la difesa idraulica I piani stralcio per l’assetto idrogeologico della “1^ generazione” I piani stralcio per la tutela del rischio idrogeologico di cui al D.lgs n. 152/2006 Il servizio di piena e la polizia idraulica Allertamento e gestione delle emergenze (DPCM 27 febbraio 2004) Invarianza idraulica Le fasce di pertinenza fluviale

  3. Direttiva 2007/60/CE del 23 ottobre 2007relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni La Direttiva 2000/60/CE, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque, introduce l’obbligo di predisporre piani di gestione dei bacini idrografici per tutti i distretti idrografici al fine di realizzare un buon stato ecologico e chimico delle acque e contribuire a mitigare gli effetti delle alluvioni. Quest’ultimo aspetto non figura però tra gli obiettivi principali di tale direttiva, né questa tiene conto dei futuri mutamenti dei rischi di alluvioni derivanti dai cambiamenti climatici

  4. ALCUNE DEFINIZIONI VARIE TIPOLOGIE DI ALLUVIONI • straripamento dei fiumi; • Piene repentine; • Alluvioni urbane; • Inondazioni marine zone costiere RISCHIO DI ALLUVIONI La combinazione della probabilità di un evento alluvionale e delle potenziali conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e l’attività economica derivanti da tale evento (R=PxD) (D=Vu xVa)

  5. Le Autorità di bacino distrettuali 1) Valutazione preliminare del rischio di alluvioni (entro il 22 dicembre 2011) Comprende: • Mappe in scala appropriata del distretto idrografico e delle zone costiere con l’indicazione della topografia e dell’utilizzo del territorio; • Descrizione delle alluvioni avvenute in passato, che hanno avuto notevoli conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche che abbiano notevole probabilità di verificarsi ancora in maniera simile; • Descrizioni delle alluvioni significative avvenute in passato; • Valutazione delle possibili future alluvioni;

  6. Le Autorità di bacino distrettuali 2) Mappe della pericolosità e mappe del rischio di alluvioni (entro il 22 dicembre 2013) Mappe della pericolosità: Contengono la perimetrazione delle aree geografiche che potrebbero essere interessate da alluvioni secondo i 3 scenari (portata di piena, profondità acque, velocità flusso, numero abitanti interessati, attività economiche, impianti): a) Scarsa probabilità di alluvioni, o scenari di eventi estremi; b) Media probabilità di alluvioni, con tempo di ritorno probabile >= 100 anni; c) Elevata probabilità di alluvioni, se opportuno

  7. Le Autorità di bacino distrettuali 3) Piani di gestione del rischio di alluvioni (entro il 22 dicembre 2015) Definiscono gli obiettivi per la gestione dei rischi di alluvioni per le zone individuate, ponendo l’accento sulla riduzione delle potenziali conseguenze. I piani tengono conto dei seguenti aspetti: • Costi-benefici; • Portata di piena, • Vie di deflusso delle acque; • Zone con capacità di espansione delle piene; • Obiettivi ambientali di cui alla Direttiva 2000/60; • Gestione del suolo e delle acque; • Pianificazione del territorio; • Utilizzo del territorio; • Conservazione della natura; • Navigazione e infrastrutture portuali;

  8. Le Autorità di bacino distrettuali Piani di gestione del rischio di alluvioni (entro il 22 dicembre 2015) L’elaborazione dei piani di gestione dei bacini idrografici, previsti dalla Direttiva 2000/60, e l’elaborazione dei piani di gestione del rischio di alluvioni, previsti dalla Direttiva 2007/60, rientrano nella gestione integrata dei bacini idrografici. I due processi costituiscono un unicum; devono sfruttare le reciproche potenzialità di sinergie e benefici comuni, tenendo conto degli obiettivi ambientali delle Direttiva 2000/60, garantendo l’efficienza e un razionale utilizzo delle risorse.

  9. Le Autorità di bacino distrettuali Elementi che devono figurare nei Piani di gestione del rischio di alluvioni (allegato) 1 - Conclusioni della valutazione preliminare del rischio di alluvioni; 2 - Mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni; 3 - Descrizione degli obiettivi della gestione del rischio di alluvioni; 4 – Sintesi delle misure, in ordine di priorità, intese a raggiungere gli obiettivi della gestione del rischio alluvioni e delle misure adottate nell’ambito di altre Direttive: • Direttiva 85/337 sulla VIA; • Direttiva 96/82 sulle sostanze pericolose; • Direttiva 2001/42 sulla VAS di piani e programmi; • Direttiva 2000/60. 5 – Eventuali analisi misure con effetti transnazionali

  10. Le Autorità di bacino distrettuali Descrizione dell’attuazione del piano (allegato) 1 – Descrizione dell’ordine di priorità e delle modalità di monitoraggio dello stato di attuazione del piano; 2 – Sintesi delle misure/azioni adottate per informare e consultare il pubblico; 3 – Elenco delle Autorità competenti e descrizione del processo di coordinamento con la Direttiva 2000/60; Elementi che devono figurare nei successivi aggiornamenti dei piani di gestione del rischio di alluvioni (allegato)

  11. Le Autorità di bacino distrettuali Piani di gestione del rischio di alluvioni (art. 10) Gli Stati membri mettono a disposizione del pubblico la valutazione preliminare del rischio di alluvioni, le mappe della pericolosità e del rischio e i piani di gestione del rischio di alluvioni: Gli Stati membri incoraggiano la partecipazione attiva delle parti interessate all’elaborazione, al riesame e all’aggiornamento dei piani di gestione del rischio di alluvioni (art. 13) Gli Stati membri possono decidere di avvalersi delle valutazioni e delle mappe di pericolosità e rischio di alluvioni completate prima del 2010, se tali mappe forniscono un livello di informazioni equivalente ai requisiti della Direttiva 2007/60.

  12. Il D.lgs n.49/2010 • Nel concetto di alluvione aggiunge anche l’allagamento conseguente a trasporto con mobilitazione di sedimenti anche ad alta densità (colate detritiche). • Conferma la validità e l’integrazione del sistema di allertamento nazionale di cui al DPCM 27 febbraio 2004

  13. Il D.lgs n.49/2010 • Ai fini della valutazione preliminare del rischio di alluvioni (entro il 22 settembre 2011), vengono fatti salvi gli strumenti già predisposti nell’ambito della pianificazione di bacino in attuazione di norme previgenti. • Conferma la validità e l’integrazione del sistema di allertamento nazionale di cui al DPCM 27 febbraio 2004

  14. Il D.lgs n.49/2010 Nell’ambito della redazione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (entro il 22 giugno 2013) modifica i 3 scenari di cui alla Direttiva 2007/60: 1) - Alluvioni rare di estrema intensità: tempo di ritorno fino a 500 anni (bassa probabilità); 2) – Alluvioni poco frequenti: tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (media probabilità); 3) – Alluvioni frequenti: tempo di ritorno fra 20 e 50 anni (elevata probabilità); Le Autorità di bacino si avvalgono delle mappe della pericolosità e del rischio completate prima del 22/12/2010, se tali mappe forniscono un livello di informazione adeguato ai requisiti di cui al presente Decreto (!!!).

  15. Il D.lgs n.49/2010 • La predisposizione dei piani di gestione del rischio di alluvioni (entro il 22 giugno 2015), avviene secondo quanto previsto dal D.lgs 152/2006, facendo salvi gli strumenti di pianificazione già predisposti nell’ambito della pianificazione di bacino in attuazione della normativa previgente. • Conferma la validità e l’integrazione del sistema di allertamento nazionale di cui al DPCM 27 febbraio 2004

  16. LE ARE ALLAGATE NEL NORD-EST TAGLIAMENTO LIVENZA PIAVE BRENTA MAREGGIATA E ACQUAALTA

  17. 1966-2011: aumento del rischio P DIFESA DEL SUOLO - Bacini montani; - Reti idrografiche acque alte; - Reti locali acque basse; - Litorali; RISCHIO 2011 R = PxD RISCHIO1966 D

  18. Primi anni ‘70 Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste CONFERENZA NAZIONALE DELLE ACQUE 1971

  19. PIANO STRALCIO DI BACINO PER LA DIFESA IDRAULICA DEL MEDIO E BASSO CORSO DEL TAGLIAMENTO (2000) UN PRIMO ESEMPIO DI PIANO STRALCIO DI BACINO Portata di piena: 4.600 m3/s (Tr=100 anni), alla sezione di Pinzano (bacino S=2.400 kmq) non contenuta a valle. BACINO MONTANO TAGLIAMENTO Una prima eccedenza di 30-40 x 106 mc verrà trattenuta in casse di espansione a valle della stretta di Pinzano. A valle verranno trasferiti 4.000 m3/s. Il tratto terminale verrà ricalibrato, adattando il canale scolmatore “Cavrato” (Q=2.500 m3/s). Il ramo principale del Tagliamento farà defluire una portata pari a Q=1.500 m3/s. Norme di attuazione per presidiare gli ambiti fluviali dove andranno realizzate le opere: divieto di edificazione e colture che impediscano il deflusso. Regolamentazione estrazione materiali litoidi. Fabbisogno finanziario: 300 milioni di euro. Piano attuato per il 20%. La Regione FVG ha esperito la gara per individuare il progettista e sta dando avvio alla prima cassa. Il problema del consenso e della concertazione Latisana Mare Adriatico

  20. Serbatoi di Pieve di Cadore e Santa Croce PIANO STRALCIO DI BACINO PER LA DIFESA IDRAULICA DEL MEDIO E BASSO CORSO DEL PIAVE Adozione del progetto di piano (2001). Approvazione del piano (2009) Portata di piena: 4.000 mc/s (Tr=100 anni) alla sezione di Nervesa (S= 3900 km^2). Dalla sezione di Nervesa alla foce, si possono considerare tre tratti: tratto di monte: Nervesa-Candelù (la portata è contenuta dall’alveo); tratto finale Zenzon-foce (possono transitare solo 2.000 mc/s); tratto intermedio Candelù-Zenson, cambio di pendenza, l’acqua esce (14 rotte nel 1966). Il piano prevede tre fasi di attuazione con due periodi intermedi di verifica. Interventi non strutturali: utilizzo serbatoi esistenti per sfasare e laminare i colmi di piena degli affluenti; campagne di misura per valutare la reale scabrezza del tratto terminale; integrazione e potenziamento reti monitoraggio idrologico. Interventi strutturali: manutenzione ed adeguamento delle arginature esistenti. costruzione di 8 casse di espansione a Ponte di Piave (4 + 4). costruzione di casse di espansione a Ciano. Misure di salvaguardia: divieto di nuovi insediamenti nel territorio intrarginale, modalità di prelievo di materiale litoide, privilegiando la movimentazione rispetto all’asportazione, ecc. Fabbisogno finanziario: 850 miliardi. Nervesa Casse di espansione (Ciano) Candelù Casse di espansione (Ponte di Piave) S.Donà

  21. Manutenzione rete canali irrigui (+ 6 m3/s) Vasche di accumulo (+ 6 m3/s * 45 gg = 23.328.000 m3). Riconversione irrigua da scor- rimento a pioggia (+ 15÷20 m3/s). Minimo deflusso vitale [Portata di rispetto] (- 11 m3/s). 1 1 1 1 2 2 2 2 3 3 3 3 4 4 4 4 4 4 SCHEMA SEMPLIFICATO DEL PIANO DELLA GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE ----------- Durata: 3 anni Costi: € 46.500.000 Pieve di Cadore S. Croce diversione in Livenza Mis MAREADRIATICO

  22. 20m. 300m. 500m. Cava di ghiaia in Comune di Montebelluna (TV) volume scavato 3.000.000 m3 volume concesso 9.000.000 m3

  23. OBIETTIVI E FINALITA’ DEL P.A.I. 1 - PERIMETRAZIONE AREE PERICOLOSE E A RISCHIO 2 - PRESCRIZIONI IDROGEOLOGICHE ED URBANISTICHE 3 - PROGRAMMI MITIGAZIONE RISCHIO 4 - PROVINCE E COMUNI PARTECIPANO AL P.A.I. NOVEMBRE 1966 - MOTTA DI LIVENZA

  24. OBIETTIVI E FINALITA’ DEL P.A.I. 1 - PERIMETRAZIONE AREE PERICOLOSE E A RISCHIO 2 - PRESCRIZIONI IDROGEOLOGICHE ED URBANISTICHE 3 - PROGRAMMI MITIGAZIONE RISCHIO 4 - PROVINCE E COMUNI PARTECIPANO AL P.A.I. La perimetrazione della pericolosità e del rischio Carta della pericolosità : P (idraulica e geologica) (P1, P2, P3, P4) STUDI,INDAGINI,MODELLISTICA + Carta degli insediamenti, delle attività antropiche e del patrimonio ambientale : D (danno) CARTA TECNICA R.FOTO AIMA (MIN.AMB) = Carta delle aree a rischio (Perimetrazione del rischio idraulico e geologico) R = P * D = P * Val * Vul

  25. CURVA DI ISORISCHIO P = R x 1/D

  26. VALUTAZIONE DEI LIVELLI DI RISCHIO P3 P2 INDIRIZZI DI PIANIFICAZIONE R... Carta pericolosità R... DEFINIZIONE AZIONI AMMISSIBILI Carta aree a rischio Carta insediamenti (P1, P2, P3, P4) (R1, R2, R3, R4) CLASSE EFFETTI MISURE DI SALVAGUARDIA: DI RISCHIO INTERVENTI PERMESSI R4 perdite vite umane Demolizioni senza ricostruzioni. gravi danni edifici e patr. amb. Manutenzione ordinaria. distruzione attività economiche Manutenz. ord. e str. OO.PP. Opere sistemaz. frane. R3 problemi incolumità persone Tutti i precedenti. danni edifici e patr. amb. Ristrutturazi. edilizia senza aumento vol/sup e rischio. interruzzione attività economiche Ampliamenti per adeguamenti igienico sanitari R2 danni minori edifici e funzionalità non definite attività economiche danni patr. amb. R1 danni sociali, economici e non definite patr. amb. (marginali)

  27. Valutazione dei livelli di rischio (R1, R2, R3, R4) R = P * D D = Val * Vul R = P * Val * Vul Diversa Vulnerabilità frana frana Vul1 Vul2 Vul1 > Vul2 D1 > D2 Diverso Valore frana frana Val2 Val1 Val1 > Val2 D1 > D2

  28. COMUNE DI BORCA DI CADORE Rischio geologico • Censite 1752 frane nel bacino del Piave e 7 aree a rischio valanga. Area di pericolosità-rischio elevata e molto elevata Colata detritica: fenomeno impulsivo difficilmente prevedibile, caratterizzato da elevate velocità di movimentazione del detrito (VELOCITA’). In questo caso specifico sono elevati anche i volumi di materiale detritico mobilizzabile (SEVERITA’ GEOMETRICA) Perimetrazione di rischio:1) Sono recepite le perimetrazioni R4 e R3 del Piano Straordinario; 2) Vengono recepite le perimetrazioni P3 come indicate dal CNR-IRPI Questa perimetrazione non tiene in considerazione le opere di mitigazione recentemente realizzate

  29. Località Fiammes Colate di detrito (debris flow) Vallo

  30. Carta della pericolosità risultante

  31. 1 m 150 m P3 P2 P1 PAI - CRITERI DI REDAZIONE DELLE CARTE DEL RISCHIO IDRAULICO IN PIANURA - VINCOLISTICA PER LE DIVERSE CLASSI DI PERICOLOSITA’ CLASSE EFFETTI MISURE DI SALVAGUARDIA: DI RISCHIO INTERVENTI PERMESSI P4 perdite vite umane Demolizioni senza ricostruzioni. gravi danni edifici e patr. amb. Manutenzione ordinaria. distruzione attività economiche Manutenz. ord. e str. OO.PP. Opere sistemaz. frane. P3 problemi incolumità persone Tutti i precedenti. danni edifici e patr. amb. Ristrutturazi. edilizia senza aumento vol/sup e rischio. interruzzione attività economiche Ampliamenti per adeguamenti igienico sanitari. P2 danni minori edifici e funzionalità Completamento previsioni urbanistiche, previa compatibilità attività economiche idrogeologica. Escluse nuove espansioni urbanistiche. danni patr. amb. P1 danni sociali, economici e Ricordarsi che tali aree sono andate sommerse. Fare le neces- patr. amb. (marginali) sarie verifiche prima di utilizzare quelle aree.

  32. LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO • A seguito di interventi di mitigazione (diaframmatura argini), le aree pericolose ed a rischio sono state ridotte. • Con l’attuazione degli interventi del Piano stralcio ci sarà una radicale riduzione della pericolosità idraulica. • Piano decennale.

  33. LA CARTA DEL RISCHIO IDRAULICO IN MONTAGNA LA FRATTALITA’ DEL RETICOLO IDROGRAFICO Il PAI rinvia alle Conferenze programmatiche la redazione delle carte del rischio idraulico . Identificazione dei corsi d’acqua principali o preminenti in termini di rischio idrogeologico. Tracciamento delle sponde. All’interno, P4. Restante reticolo idrografico perimetrato dalle Amm.Loc.li con successivo recepimento dell’AdB. Esternamente ai corsi d’acqua sopra definiti, in attesa di studi, dichiarate pericolose le aree allagate negli ultimi 100 anni (no mitigazione, no studi, no altri piani). Aree allagate definite mediamente pericolose P2, salvo fascia adiacente fiume: P3 e aree disalveazione ed in erosione P4. Individuazione fascia P3: terreno altimetricamente inferiore a +2m dalla quota ciglio/sponda o piede argine, comunque < 2L e comunque < 100m

  34. PAI: ART. 6 delle Norme di attuazione: (AGGIORNAMENTO DEL PIANO A SEGUITO DI STUDI E INTERVENTI (in salvaguardia) I Comuni possono promuovere studi di dettaglio per approfondire le ipotesi di rischio e, previo parere della Regione, inviano le proposte di modifica all’A.B. - Il Segretario Generale, su parere del CT, decreta la variazione al piano. La determinazione del S.G. ha immediato effetto di variante al PAI, in attesa della approvazione definitiva del Comitato Istituzionale. Soggetti pubblici o privati possono realizzare studi e progetti di mitigazione. Tramite la competente Amministrazione, il S.G. approva l’ipotesi delle nuove perimetrazioni e, terminati e collaudati i lavori, assume gli eventuali provvedimenti, immediatamente efficaci, in attesa della definitiva approvazione del C.I. In caso di errori materiali, il S.G. apporta le correzioni agli elaborati su conforma parere del CT. La determinazione del SG ha effetto di variante al PAI, in attesa della definitiva approvazione del C.I.

  35. T.Boite T. Bigontina Rio Roncatto Rio Falzarego Rio Costeana

  36. ART.7 - Pericolosità idraulica in assenza di cartografia ART. 17 - Misure di tutela nelle aree fluviali • Nei territori per i quali non è stata ancora adottata la cartografia di perimetrazione della pericolosità idraulica, in assenza di specifici studi, sono considerate pericolose le aree allagate nel corso degli ultimi 100 anni. • In sede di conferenze programmatiche sono definite le perimetrazioni e le classificazioni di pericolosità e rischio idraulico. • I territori compresi all’interno di argini o sponde della rete idrografica sono classificati P4. Per le edificazioni esistenti, P3. • Nell’ambito delle perimetrazioni cartografiche, in occasione delle c.p., saranno identificati i corsi d’acqua principali, le sponde, le rive o gli argini. • Per la delimitazione del restante reticolo idrografico, l’AB può avvalersi delle Amministrazioni locali. Tali perimetrazioni, sentite le Regioni, saranno successivamente integrate nel PAI.

  37. P4 P4 P3 P2 quota allagamento L h D CRITERI PER LA PERIMETRAZIONE E CLASSIFICAZIONE DELLA PERICOLOSITA’ IDRAULICA NEI TERRITORI MONTANI ANCORA NON CARTOGRAFATI h < 2 metri D < 100 metri D < 2 L

  38. L.18.5.89 N°183 D.Lvo 152/89 (D.Lvo 258/00) DIRETTIVA 2000/CE del 23-10-2000 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale sulla difesa del suolo Tutela delle acque dall’inquinamento Quadro per l’azione comunitaria in materia di acque TUTELA QUALI-QUANTITATIVA DELLE ACQUE:QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO PIANO DI BACINO CLASSIFICAZIONE ACQUE E OBIETTIVI DI QUALITA’ TUTELA QUANTITATIVA E QUALITATIVA PIANI DI TUTELA DELLE ACQUE DISTRETTI IDROGRAFICI - AUTORITA’ DEI D. (22-12-2003) PIANI DI GESTIONE DEI BACINI IDROGRAFICI (22-10-2008)

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