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PREMIO CARDUCCI SEZIONE SCUOLA. 2012-2013 V EDIZIONE Rita Camaiora. Eugenio Montale VITA E OPERE: LA CULTURA E LE FASI DELLA POETICA 1896-1981. La casa delle due palme. Casa Montale oggi. Dall’album di famiglia. …
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PREMIO CARDUCCI SEZIONE SCUOLA 2012-2013 V EDIZIONE Rita Camaiora
Eugenio MontaleVITA E OPERE: LA CULTURAE LE FASI DELLA POETICA1896-1981
… Broli di zinnie tinte ad artificio(nonne dal duro sòggolo le annaffiano,chiuse lo sguardo a chi di fuorivianon cede alle impietose loro maniil suo male), cortili di sterpaglieincanutite dove se entra un gattocolor frate gli vietano i rifiutivoci irose; macerie e piatte altanesu case basse lungo un ondulatodeclinare di dune e ombrelle aperteal sole grigio, … ... …A quell’ombre i primi anni erano folti,gravi di miele, pur se abbandonati;a quel rezzo anche se disteso sottodue brandelli di crespo punteggiatidi zanzare dormivo nella stanzad’angolo, accanto alla cucina, ancoranottetempo o nel cuore d’una siestadi cicale, abbagliante nel mio sonno … … Anni di scogli e di orizzonti strettia custodire vite ancora umanee gesti conoscibili, respiroo anelito finale di sommersisimili all’uomo o a lui vicini purenel nome: il pesce prete, il pesce rondine,l’àstice – il lupo della nassa – chedimentica le pinze quando Alicegli si avvicina… e il volo da trapeziodei topi familiari da una palmaall’altra; tempo che fu misurabilefino a che non s’aperse questo mareinfinito, di creta e di mondiglia Proda di VersiliaLa Bufera e altro
La bella estate di Montale in Versilia …"Ma tu chi sei?". "Io sono Montale". Segue una strana, misteriosa domanda: "Montali solo tu o montalano anche gli altri?".
…E rammento le estati con Montale, a Forte dei Marmi. Ci si trovava ogni giorno tra persone come Henry Moore, Marino Marini, Guttuso. Montale disegnava sempre: il mare, le Apuane... Usava tutto, dal vino al rossetto. Mi dedicò una bellissima poesia: La danzatrice stanca. ..(Carla Fracci)
Eugenio Montale in un disegno di Flavio Costantini per "Montale e il Corriere"
le gambe dovrebbero essere appartenute a Dora Markus, giovane ebrea austriaca, ma non vi è una certezza assoluta. Si sa invece con abbondanza di documenti che l’immagine fu spedita a Eugenio Montale da Bobi Bazlen, il grande e bizzarro intellettuale triestino grazie al cui fiuto è nata una parte cospicua del primo catalogo Einaudi e sarebbe poi sorta l’Adelphi. Dopo una visita in casa degli amici Tolazzi, una famiglia intellettuale della buona borghesia triestina, mandò infatti (la data è il 25 settembre 1928) la fotografia al poeta, imponendogli di scrivere una poesia: «Loro ospite, un’amica di Gerti, con delle gambe meravigliose. Falle una poesia. Si chiama Dora Markus».
Montale accettò la sfida, e inserì quel nome che sapeva di lontano nel suo canzoniere sentimentale insieme con le altre mitiche figure femminili e la stessa fotografa, protagonista di una poesia, il Carnevale di Gerti .
Dora Markus I Fu dove il ponte di legnomette a porto Corsini sul mare altoe rari uomini, quasi immoti, affondanoo salpano le reti. Con un segnodella mano additavi all'altra spondainvisibile la tua patria vera.Poi seguimmo il canale fino alla darsenadella città, lucida di fuliggine,nella bassura dove s'affondavauna primavera inerte, senza memoria.E qui dove un'antica vitasi screzia in una dolceansietà d'Oriente,le tue parole iridavano come le scagliedella triglia moribonda.La tua irrequietudine mi fa pensareagli uccelli di passo che urtano ai farinelle sere tempestose:è una tempesta anche la tua dolcezza,turbina e non appare,e i suoi riposi sono anche più rari.Non so come stremata tu resistiin questo lagod'indifferenza ch'è il tuo cuore; forseti salva un amuleto che tu tienivicino alla matita delle labbra,al piumino, alla lima: un topo bianco,d'avorio; e così esisti! II Ormai nella tua Carinziadi mirti fioriti e di stagni,china sul bordo sorveglila carpa che timida abboccao segui sui tigli, tra gl'irtipinnacoli le accensionidel vespro e nell'acque un avvampodi tende da scali e pensioni. La sera che si protendesull'umida conca non portacol palpito dei motoriche gemiti d'oche e un internodi nivee maioliche diceallo specchio annerito che ti vidediversa una storia di erroriimperturbati e la incidedove la spugna non giunge. La tua leggenda, Dora!Ma è scritta già in quegli sguardidi uomini che hanno fedinealtere e deboli in grandiritratti d'oro e ritornaad ogni accordo che esprimel'armonica guasta nell'orache abbuia, sempre più tardi. È scritta là. Il sempreverdealloro per la cucinaresiste, la voce non muta,Ravenna è lontana, distillaveleno una fede feroce.Che vuole da te? Non si cedevoce, leggenda o destino...Ma è tardi, sempre più tardi. (Eugenio Montale, Le Occasioni; Parte prim
LA CENTRALITA’ DI MONTALE NELLA POESIA DEL’900
Il primo Montale: la Liguria e gli Ossi di seppia (1896-1926) • Il secondo Montale: Le Occasioni e il periodo fiorentino (1927-1948) • Il terzo Montale: La Bufera e altro , il giornalismo a Milano (1948-1964) • IL quarto Montale: Satura, senatore a vita (1964-1971) • Il quinto Montale: Diari e altri versi, il premio Nobel (1972-1981)
Il primo Montale: la Liguria e gli Ossi di seppia (1896-1926) L’attraversamento di D’Annunzio e la crisi del Simbolismo
In Ossi di seppia confluiscono • Tendenze dell’avanguardia primonovecentesca crepuscolare ed espressionista • Quelle simboliste (francesi e italiane) • Quelle della restaurazione antiavanguardista
Non chiederci la parolaNon chiederci la parola che squadri da ogni latol'animo nostro informe, e a lettere di fuocolo dichiari e risplenda come un crocoperduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l'uomo che se ne va sicuro,agli altri ed a se stesso amico,e l'ombra sua non cura che la canicolastampa sopra uno scalcinato muro!Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.Codesto solo oggi possiamo dirti,ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
“torcereil collo all’eloquenza” 1946:Montale risponde a un’intervista immaginaria “Scrivendo il mio primo libro …ubbidii a un bisogno di espressione musicale.Volevo che la mia parola fosse più aderente di quella degli altri poeti che avevo conosciuto. Aderente a che? …sentivo di essere vicino a qualcosa di essenziale. ..L’espressione assoluta sarebbe stata la rottura di quel velo, di quel filo…La mia volontà di aderenza restava musicale, istintiva, non programmatica. All’eloquenza della nostra vecchia lingua aulica volevo torcere il collo, magari a rischio di una controeloquenza”.
Il secondo Montale: Le Occasioni e il periodo fiorentino (1927-1948) • 1939 • La letteratura diventa l’ultima difesa per una generazione di autori che trova nella religione della cultura e dell’arte l’unico risarcimento possibile. • Firenze diventa la cittadella delle lettere, da difendere dalla rozzezza e dalla grossolanità del regime fascista, ma anche dal dilagare della civiltà di massa • All’ignoranza si contrappongono i valori elitari dell’aristocrazia dello spirito • Lo stile si innalza: prevale uno stile classico di matrice petrarchesca con infiltrazioni di matrice dantesca • Clizia la nuova Beatrice
Poi che gli ultimi fili di tabacco al tuo gesto si spengono nel piatto di cristallo, al soffitto lenta sale la spirale del fumo che gli alfieri e i cavalli degli scacchi guardano stupefatti; e nuovi anelli la seguono, più mobili di quelli delle tua dita. La morgana che in cielo liberava torri e ponti è sparita al primo soffio; s'apre la finestra non vista e il fumo s'agita. Là in fondo, altro stormo si muove: una tregenda d'uomini che non sa questo tuo incenso, nella scacchiera di cui puoi tu sola comporre il senso. Il mio dubbio d'un tempo era se forse tu stessa ignori il giuoco che si svolge sul quadrato e ora è nembo alle tue porte : follìa di morte non si placa a poco prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo ma domanda altri fuochi, oltre le fitte cortine che per te fomenta il dio del caso, quando assiste. Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco tocco la Martinella ed impaura le sagome d'avorio in una luce spettrale di nevaio.Ma resiste e vince il premio della solitaria veglia chi può con te allo specchio ustorio che accieca le pedine opporre i tuoi occhi d'acciaio. NUOVE STANZE
Il terzo Montale: La Bufera e altro , il giornalismo a Milano (1948-1964) Il libro più vario, inquieto e ricco della produzione poetica montaliana: • Delusione verso il mondo moderno • Sopravviverà la poesia?
“I primi 3 libri sono scritti in frac, gli altri in pigiama o, diciamo, in abito da passeggio”
IL quarto Montale: Satura, senatore a vita (1964-1971) • Nuova stagione poetica • Svolta in senso prosastico • Nella massificazione della società non è più possibile una poesia “alta”
Ho sceso, dandoti il braccio… • Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scalee ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.Il mio dura tuttora, né più mi occorronole coincidenze, le prenotazioni,le trappole, gli scorni di chi credeche la realtà sia quella che si vede.Ho sceso milioni di scale dandoti il braccionon già perché con quattr'occhi forse si vede di più.Con te le ho scese perché sapevo che di noi duele sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,erano le tue.
Il quinto Montale: Diari e altri versi, il premio Nobel (1972-1981) • Montale prosastico e diaristico • 1975 Premio Nobel: E’ ancora possibile la poesia?
“Spenta l'identità”Quaderno di quattro anni Spenta l'identità si può essere vivi nella neutralità della pigna svuotata dei pinoli e ignara che l'attende il forno. Attenderà forse giorno dopo giorno senza sapere di essere se stessa
Si deve preferirela ruga al liscio.Questo pensavaun uomo tra gli scoglimolti anni fa.Ma avvenne dopoche tutto fu corrugatoe da allora l’imbroglionon fu più sbrogliato.Non più dunque un problemaquello di preferirema piuttostodi essere preferiti.. Ma neppure questioneperchè non c’entra la volontà.Essa vuole soltantodifferiree differire non è indifferenza.Questa è soltanto degli Dei,non certodell’uomo tra gli scogli. “Si deve preferire”Diario del ‘71 e del ‘72
Intertestualità interna: cita versi, parole e situazioni delle sue precedenti raccolte • Autocitazioni parodiche • “indifferenza” • Stile dimesso
È ancora possibile la poesia?Discorso di Montale per la consegna del Premio Nobel per la letteratura, Stoccolma, 12 Dicembre 1975 • …In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo, e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattiaassolutamente endemica e incurabile.
Nella attuale civiltà consumistica che vede affacciarsi alla storia nuove nazioni e nuovi linguaggi, nella civiltà dell'uomo robot, quale può essere la sorte della poesia? Le risposte potrebbero essere molte. La poesia è l'arte tecnicamente alla portata di tutti: basta un foglio di carta e una matita e il gioco è fatto. Solo in un secondo momento sorgono i problemi della stampa e della diffusione. L'incendio della Biblioteca di Alessandria ha distrutto tre quarti della letteratura greca. Oggi nemmeno un incendio universale potrebbe far sparire la torrenziale produzione poetica dei nostri giorni. Ma si tratta appunto di produzione, cioè di manufatti soggetti alle leggi del gusto e della moda. Che l'orto delle Muse possa essere devastato da grandi tempeste è, più che probabile, certo. Ma mi pare altrettanto certo che molta carta stampata e molti libri di poesia debbano resistere al tempo.