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I disturbi dello spettro autistico Manuela Scarpa Pavia , 28/01/2013

I disturbi dello spettro autistico Manuela Scarpa Pavia , 28/01/2013. FATTORI EZIOPATOGENETICI (1).

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I disturbi dello spettro autistico Manuela Scarpa Pavia , 28/01/2013

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Presentation Transcript


  1. I disturbi dello spettro autistico Manuela Scarpa Pavia , 28/01/2013

  2. FATTORI EZIOPATOGENETICI (1) - L'autismo è un disordine dello sviluppo cerebrale su base biologica con insorgenza nei primi 3 anni di vita: anomalie delle interazioni sociali, delle modalità di comunicazione, repertorio limitato e stereotipato di interessi. - Il 70 – 90 % dei soggetti con autismo presenta RM (circa il 40% ha un ritardo severo) - Autismo come un finale comune di fattori genetici, patologie del SNC e altre condizioni mediche.

  3. FATTORI EZIOPATOGENETICI (2) Tramontate ipotesi psicogenetiche/diverse ipotesi eziologiche: quelle più accreditate rimandano ad un substrato genetico. FATTORI GENETICI (STUDI GENETICA COMPORTAMENTALE): su gemelli dizigoti/monozigoti: rischio tra gemelli monozigoti è alto e questo depone a favore dell'ereditarietà. FATTORI CONGENITI: disturbi neurologici: p.c.i., cytolomegalovirus, toxoplasmosi, emorragie cerebrali. Ridotta ottimalitàpre – peri – neonatale. Farmaci in gravidanza, ecc... FATTORI NEUROLOGICI: alterazioni neurologiche nel 30 – 50 % di diversi studi, macro e microcefalia, RM: QI < 70 nel 70 – 90%, epilessia (circa 1/3 dei pazienti ha crisi di tipo parziale con esordio specie in adolescenza) FATTORI IMMUNOLOGICI: aumento di frequenza di autismo nei soggetti con rosolia congenita, non ci sono dati che indichino un aumento del rischio di sviluppare l'autismo o un altro disturbo del comportamento collegato a un qualsiasi vaccino.

  4. SINTOMO CENTRALE DELL'AUTISMO: INCAPACITA' DI INTERAGIRE EMOZIONALMENTE CON L'ALTRO - Teoria Socio-Affettiva (Hobson 1989) - Teoria della Mente (Baron-Cohen) - Deficit di Coerenza Centrale (Frith e altri 1994) - Deficit di Funzioni Esecutive (Pennington 1996)

  5. TEORIA SOCIO-AFFETTIVA L'essere umano è predisposto dalla nascita all'interazione con l'altro, è un bisogno primario, qualcosa che appartiene al corredo genetico del bambino: INTERSOGGETTIVITA' PRIMARIA Il neonato è attento agli stimoli sensoriali, ma mostra una particolare predilezione per gli stimoli di natura sociale. L'incapacità innata, cioè biologicamente determinata, di interagire emozionalmente con l'altro, porterebbe all'incapacità di imparare a riconoscere gli stati emotivi degli altri, alla compromissione dei processi di simbolizzazione, al deficit del linguaggio, al deficit della cognizione sociale.

  6. LA TEORIA DELLA MENTE Definizione:capacità di attribuire stati mentali (credenze, desideri, emozioni, intenzioni) a sé o ad altri e prevedere che il comportamento avverrà sulla base di tali stati. Permette di: Attribuire stati mentali a sé ed agli altri Predire il comportamento degli altri Anticipare le conseguenze psicologiche di eventi Guidare il proprio comportamento Queste abilità ci rendono competenti dal punto di vista sociale.

  7. DEBOLEZZA DELLA COERENZA CENTRALE Il bambino autistico, sul piano cognitivo, presenta: - incapacità a cogliere lo stimolo nel suo complesso - elaborazione segmentata dell'esperienza - difficoltà di accedere dal particolare al generale - polarizzazione esasperata su frammenti di esperienza Questi elementi hanno portato a formulare l'ipotesi di una Debolezza della Coerenza Centrale: la capacità di sintetizzare in un tutto coerente le esperienze parcellari che investono i nostri sensi. Il bambino autistico “debole” in questa capacità rimane ancorato a dati esperienziali parcellizzati e non coglie il significato dello stimolo nel suo complesso.

  8. Deficit delle funzioni esecutive Sono abilità fondamentali nella pianificazione e risoluzione dei problemi le capacità di: - attivare e mantenere attiva un'area di lavoro mentale dove mettere gli elementi necessari al compito in esame - formulare mentalmente un piano di azione - inibire risposte impulsive - essere attenti alle informazioni di ritorno, per correggere il piano iniziale in caso di necessità - spostare l'attenzione sui vari aspetti del contesto Molti comportamenti autistici deriverebbero da un deficit di queste abilità: esempio impulsività, incapacità di inibire risposte inappropriate, iperselettività, incapacità di cogliere il tutto senza rimanere ancorato al particolare, perseverazione, incapacità di redirezionare l'attenzione.

  9. CONSIDERAZIONI GENERALI Non esiste una cura miracolosa Non esiste un intervento che vada bene per tutti i bambini autistici e per tutte le età Il progetto terapeutico deve avere come obiettivo a lungo termine quello di favorire l'adattamento del soggetto al suo ambiente Gli interventi devono essere finalizzati a: • fare emergere competenze (sociali, comunicative, linguistiche, cognitive) per favorire l'adattamento ambientale - favorire lo sviluppo emozionale (controllo degli impulsi, modulazione degli stati emotivi, immagine di sé) - correggere comportamenti disadattivi

  10. IMPORTANTE ! - Il coinvolgimento dei genitori in tutto il percorso - La scelta in itinere degli obiettivi intermedi da raggiungere e gli interventi da attivare - Il coordinamento dei diversi interventi messi in atto per conseguire gli obiettivi fissati - La verifica delle strategie L'intervento deve essere: • PRECOCE • INTENSIVO • CURRICOLARE

  11. APPROCCI TERAPEUTICI Negli anni è cambiato l'orientamento diagnostico e di conseguenza le modalità di intervento importanza modalità educativa Rivalutato ruolo genitori: spesso esclusi dal processo terapeutico ma genitori sono agenti efficaci del cambiamento del bambino Ricerche americane anni '70: genitori / insegnanti  terapisti essenziali per la buona riuscita del trattamento Oggi ci sono molti approcci terapeutici all'autismo: non è stato individuato un'unica modalità di trattamento risolutiva L’autismo è un disturbo globale dello sviluppo, quindi richiede un intervento globale che consideri tutti gli aspetti della vita e del futuro della persona autistica.

  12. APPROCCI COMPORTAMENTALI Analisi del comportamento applicata (ABA) considera 4 elementi: Gli antecedenti (tutto ciò che precede il comportamento in esame) Il comportamento in esame (ciò che è osservabile e misurabile) La conseguenza (ciò che deriva dal comportamento in esame) Il contesto (luogo, persone, materiali, attività) in cui il comportamento si verifica Ogni comportamento ha una causa e una conseguenza che si possono controllare attraverso un'attenta analisi. Rinforzi positivi portano al cambiamento del comportamento. La famiglia è totalmente coinvolta : n° di ore di intervento settimanale varia a seconda delle fasi (fino a 40 ore per settimana).

  13. PSICOMOTRICITA' - Favorire la comparsa di segnalatori sociali (contatto oculare, sguardo referenziale, sorriso, etc..) - Aumentare i tempi di attenzione - Facilitare un uso appropriato degli oggetti - Stimolare la comunicazione - Arricchire il vocabolario - Scoraggiare determinati comportamenti (iperattività, stereotipie motorie, condotte autolesive, etc.) Privilegiare una modalità di approccio in grado di facilitare nel bambino: - la percezione e la “conoscenza” di sé come persona, dell'altro - la percezione e la “conoscenza” delle emozioni che sottendono i vari comportamenti - la percezione e la “conoscenza” delle “leggi” emozionali e sociali che sono alla base dei rapporti interpersonali

  14. APPROCCIO PSICOTERAPEUTICO-PSICOANALITICO - Costi elevati - Indicata più specificatamente per bambini con funzionamento più elevato e di età più avanzata - Psicoterapia M/B o Genit/B APPROCCIO EDUCATIVO - Approccio individualizzato (persone autistiche hanno personalità e livelli cognitivi molto diversi e un background sociale vario) - Bisogno di continuità (tempo, luogo, insegnanti) - Ogni compito deve essere finito prima che il successivo venga introdotto - Evitare frasi lunghe e complesse, così come un linguaggio metaforico e ironico - Sono molto utili foto e disegni di situazioni concrete

  15. DEVELOPMENTAL INDIVIDUAL-DIFFERENCE RELATIONSHIP-BASED MODEL (DIR) Greespan et al. 1999 Si basa sull'identificazione del livello di sviluppo funzionale ed emotivo raggiunto dal bambino. Ogni individuo ha una diversa modalità di processare le informazioni sensoriali e motorie, così come diversa è la tipologia di relazioni che il bambino stabilisce con gli adulti di riferimento. Il metodo è chiamato anche “Floor time” ( ) Cuore del trattamento è lo sviluppo di modalità interattive volte a stabilire ed incrementare la comunicazione, sia per quanto riguarda le competenze di comunicazione e di simbolizzazione del bambino, sia per la gamma di stati emotivi. Presupposto è che la “lezione emotiva” precede la “lezione cognitiva”

  16. IL METODO TEACCH Il programma TEACCH fa riferimento alle definizioni diagnostiche del disturbo presente nel DSM – IV (diagnostic and statistical manual of mental disorders, associazione psichiatrica americana) e nell'ICD 10 (International Classification of Diseases and Disorders, organizzazione Mondiale della sanità) che intendono l'autismo come un disturbo globale dello sviluppo caratterizzato dalla seguente triade sintomatologica: - disturbi della comunicazione - disturbi della socializzazione - presenza di attività stereotipate Il soggetto autistico presenta difficoltà a decodificare la comunicazione verbale e non verbale, le regole sociali, e presenta una modalità relazionale e interattiva anomala e deficitaria. Il repertorio di interessi e attività è notevolmente ristretto.

  17. GRAZIE PER L'ATTENZIONE

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