500 likes | 646 Views
Diseguaglianze economiche: definizioni, tendenze, politiche. Michele Raitano “ Sapienza ” Universit à di Roma. Possibili tematiche da analizzare. Dimensioni e tendenze della distribuzione dei redditi. La diseguaglianza intergenerazionale.
E N D
Diseguaglianze economiche: definizioni, tendenze, politiche Michele Raitano “Sapienza” Università di Roma
Possibili tematiche da analizzare • Dimensioni e tendenze della distribuzione dei redditi. • La diseguaglianza intergenerazionale. • Welfare state, distribuzione del reddito e tendenze di riforma. • La segmentazione del mercato del lavoro in Italia. • Il passaggio verso le pensioni contributive: insostenibilità o inadeguatezza?
Schema del seminario • Alcune questioni definitorie e metodologiche. • La diseguaglianza nei redditi familiari in Italia e in Europa. • Alcune specificità italiane. • Le code: povertà e top incomes. • La diseguaglianza nei redditi da lavoro. • Diseguaglianza within o between?
La diseguaglianza: alcune domande metodologiche Non esiste una teoria esaustiva della distribuzione di reddito e ricchezza. La diseguaglianza è un fenomeno complesso che dipende da molteplici fattori di vario tipo e in vari punti del percorso di formazione dei redditi. Prima di qualsiasi analisi bisogna rispondere ad alcune domande basilari relative a: • Distribuzione funzionale o personale? • Quale indicatore di benessere? • Quale unità di tempo? • Individuo o famiglia? • E come omogeneizzare il confronto fra famiglie?
Distribuzione funzionale o personale Storicamente attenzione sulla funzionale (teoria classica e neoclassica). Ora maggior focus sulla personale; funzionale e personale non sono più aspetti sovrapponibili, è variata l’unità di riferimento. Alcune cause: • Scomparsa del modello del “male breadwinner” salariato. • Ampie differenze non solo fra diversi tipi di reddito, ma nelle stesse categorie. Grossa crescita delle divergenze dei redditi da lavoro (anche grazie ai rendimenti di HK). • Gli individui ricevono diversi tipi di redditi. • Ruolo delle istituzioni (stato; fondi pensione) nel passaggio da funzionale a personale. • Ruolo dei trasferimenti interfamiliari extra-mercato (successioni, eredità). • Importanza sulle diseguaglianze personali dei network sociali e familiari, indipendentemente dalla “funzione” svolta.
La variabile economica di riferimento Quale variabile meglio rappresenta il benessere degli individui? Variabili monetarie o non monetarie? Uni o multidimensionali? • Il reddito. • Il consumo. • Il patrimonio. • Funzionamenti e capacità (Sen). • La felicità.
Il reddito come variabile economica di riferimento • Il reddito: flusso, monetario e non (utilità, costo opportunità) derivante da uno stock di ricchezza. • La ricchezza può riferirsi a capitale reale, finanziario, umano. • Ma come empiricamente calcolo il reddito? • Il concetto di reddito entrata (Simons) è il più esaustivo: valore di mercato del consumo + variazione del valore dei diritti di proprietà. Ovvero, consumo potenziale. • Ma reddito al netto di consumi “necessari”? • Ma a che unità di tempo mi sto riferendo? • Difficoltà enorme a calcolare praticamente tutte le dimensioni di reddito. • L’under-reporting dei redditi. Come incide il sommerso su ineq? • Fonti dati: campionarie, amministrative; quale comparabilità internazionale? • Riesco a cogliere le code estreme?
Le difficoltà di computazione di alcune voci di reddito Misurazioni empiriche più restrittive di quelle “ideali”. Difficoltà legate a: • Variazioni in conto capitale: devo considerare anche quelle solo maturate e non realizzate? Ma come le calcolo per beni durevoli o non quotati? • Fringe benefits: in che misura hanno quota non monetaria (tempo libero) che andrebbe imputato come reddito? • Rendite imputate: abitazioni ed altri beni durevoli. • Lavoro non retribuito: servizi domestici o assistenziali, o autoproduzione di beni di consumo. Due famiglie con diverso numero di percettori hanno lo stesso benessere a parità di reddito da lavoro? Trasferimenti in kind: come li misuro? • Cosa sono le pensioni? Trasferimento o salario differito? Che effetto ha sulla distribuzione effettiva la considerazione di queste voci?
Il consumo come indicatore di benessere • Vantaggi empirici: più facile misurazione nei PVS (ma spesa più che consumo) e tengo conto anche dell’autoproduzione. • Dal punto di vista teorico posizioni contrastanti: • Più adeguato a misurare il reddito permanente (minori fluttuazioni, teoria del ciclo vitale), ma serve accesso a mercati capitali e perfetta informazione. • Dipende dalle preferenze degli individui piuttosto che dal loro benessere. Il reddito è il “potere di disporre delle risorse”. • Ma reddito al netto di consumi necessari?
Il patrimonio • Al di là del reddito garantisce sicurezza (meno vulnerabilità e prestigio sociale). • Ma grossa difficoltà di ricavare dati affidabili e confrontabili internazionalmente sulla distribuzione della ricchezza. • Usato per l’ISE: • ISE=(reddito+0,2*patrimonio)/Scala di equivalenza
Le capabilities • Capabilities come insieme di vettore di functionings alternative (azioni possibili, essere in buona salute, saper leggere…). • Non bisogna limitarsi a misure strettamente monetarie. Non contano le risorse ma ciò che esse consentono di fare. • Chi ha molto reddito ma problemi di salute ha basse capabilities. • Difficoltà empiriche enormi di misurazione: • Accompagno più indicatori? • Cerco indicatore sintetico su varie dimensioni? Indice di sviluppo umano. L’analisi empirica si basa tuttora su una sola dimensione monetaria (il più possibile estesa).
L’unità di tempo • Che unità di tempo prendere a riferimento per valutare il benessere? • Analisi statica cross-section (e con quale unità di tempo? Mese? Anno?) o dinamica (fino a Y vitale)? • O la valuto cross-section eliminando dall’analisi chi è in fasi di vita particolari? • Vulnerabilità, fluttuazioni, diverse fasi del corso di vita e mobilità sociale: visione statica e dinamica. • Mobilità intra e intergenerazionale. • Ma limite della disponibilità di dati. Pochi lunghi panel longitudinali.
L’unità di riferimento • L’impostazione individualista dell’economia del benessere. • Ma ruolo della famiglia fondamentale per: • fasi di vita in cui non si è auto-sufficienti (reddito/benessere nullo a bambini e casalinghe?); • economie di scala. • Ma esiste distribuzione interfamiliare o tutti i componenti godono dello stesso benessere? Scarsità di informazioni impediscono di rilevarla (probabile sottostima della diseguaglianza complessiva). • Famiglia in “senso esteso”. • E come comparare i redditi dei diversi nuclei familiari? Le scale di equivalenza e il reddito equivalente. • Il reddito monetario complessivo di una famiglia non è un indicatore esaustivo del benessere della famiglia. • Non univocità delle scale ricavate in base a diversi approcci. • Solitamente individui equivalenti.
I vari passi dell’analisi distributiva Dall’individuo alla famiglia, dalla distribuzione alla redistribuzione (pur tenendo conto dei limiti di misurazione esaustiva dei redditi): • I redditi da lavoro: • la distribuzione dei redditi individuali da lavoro full time; la remunerazione del capitale umano (salari orari). • la considerazione anche dei redditi annui di tutti i lavoratori (part-time, atipici, tempi di lavoro). • la distribuzione dei redditi familiari (equivalenti): • la composizione dei nuclei familiari (numero componenti ed età); • l’andamento dei tassi di occupazione (numero percettori); • il ruolo dei redditi non da lavoro (diversa concentrazione; redditi da capitali, fabbricati e lavoro autonomo). • la distribuzione dei redditi familiari disponibili: • l’imposizione personale. • i trasferimenti monetari. • Ma altre imposte? Tax expenditures? Servizi di welfare? I meccanismi di diseguaglianza e le policies possono agire (in diverse direzioni) nei diversi steps.
Disuguaglianze economiche:le tendenze. Italia e OECD • Andamento disuguaglianza in chiave comparata • Redditi di mercato • Redditi disponibili e redistribuzione • Diseguaglianza interna all’Italia • Quanto sono omogenee le comparazioni internazionali? Come li rilevo? Che Y considero? Quali famiglie?
L’evoluzione di alcuni indicatori di diseguaglianza/povertà Dinamica di lungo periodo (basata su redditi disponibili familiari equivalenti) di: • Gini. • Redditi medi per condizione occupazionale del principale percettore. • Tassi di povertà per condizione occupazionale del principale percettore. • Tassi di povertà per fascia d’età. Cosa potrà comportare la crisi? Caduta occupazionale e debolezza degli ammortizzatori sociali.
L’evoluzione del Gini in Italia Fonte: stime di Brandolini su dati IBFI; ponderazione per famiglia per i redditi non corretti; ponderazione per individuo e scala di equivalenza dell’OCSE modificata per i redditi equivalenti.
L’evoluzione dei redditi per condizione occupazionale Fonte: Brandolini da dati SHIW. Legenda: Dirigenti, Autonomi, Impiegati, Pensionati, Operai
Tasso di povertà per occupazione del principale percettore Fonte: Brandolini da dati SHIW. Legenda: Operai, Pensionati, Autonomi, Impiegati
Tasso di povertà per fasce d’età Fonte: Brandolini da dati SHIW.
Ma quale dimensione di reddito considero? L’esempio delle spese per la casa
Ma la diseguaglianza italiana è legata alle distanze medie fra le regioni?
Le code della distribuzione • Povertà relativa • Povertà minorile • Efficacia del Welfare contro la povertà • Vulnerabilità sociale • Top incomes
Mercato del lavoro • Comparazioni internazionali. • Retribuzioni unitarie e annue: differenti determinanti. • Ma da cosa dipendono i differenziali salariali? Solo skill bias? • La diseguaglianza within: da cosa dipende? • I working poor.
L’evoluzione della diseguaglianza dei salari unitari dei lavoratori standard
Le diseguaglianze dipendono dai diversi titoli di studio? Redditi annui
Le diseguaglianze dipendono dai diversi titoli di studio? Salari orari
Le specificità italiane sul mercato del lavoro • Salari stagnanti. • Crescita occupazionale con contratti atipici -> segmentazione? (prossimi seminari…). • Il lavoro non tutela dal rischio di povertà. • Diseguaglianza costante con occupazione in crescita: paradosso. Rischio effetto ’92 post crisi?
Conclusioni su Italia • Dispersione delle retribuzioni Italia minore che altrove. • Ma povertà e diseguaglianza dei redditi familiari elevata nel confronto internazionale. • Nell’ultimo trentennio vi sono in Italia fasi di aumento della disuguaglianza dei redditi familiari, la più importante delle quali è coincisa con la grave crisi economica dei primi anni novanta. Non si osserva tuttavia un periodo prolungato di crescita della disuguaglianza, diversamente da quanto accaduto in altre economie avanzate. • Questa stabilità aggregata nasconde tuttavia importanti cambiamenti “orizzontali”. Ciò è accaduto dalla metà degli anni novanta, quando la distribuzione del reddito è mutata a vantaggio delle famiglie dei lavoratori autonomi e in parte dei dirigenti e dei pensionati, a scapito di quelle degli operai e degli impiegati. • Cosa potrà accadere dopo la crisi?
Ulteriori riflessioni • Gini e disuguaglianza intergenerazionale alti. • Sostanziale costanza del Gini da 15 anni, ma: • modifiche “interne” significative • scarso impatto dell’occupazione nel ridurre le disuguaglianze! • ruolo degli immigrati? • ..e il sommerso? • …e le spese non comprimibili? • Evoluzione “disegualitaria” nei redditi da lavoro (non tanto legata a skill premium). • Scarsa capacità redistributiva del welfare (anche a prescindere dal deficit di servizi).
Ulteriore elemento di valutazione: la vulnerabilità • Capacità di far fronte a uno shock. • Il reddito familiare può essere sufficiente rispetto allo standard minimo fissato dalla società, ma vi può essere una elevata probabilità che questa condizione possa cambiare repentinamente. Principali determinanti (oltre quelle socio-demografiche): • Condizioni di lavoro a termine. • Mancanza di attività patrimoniali. • Inadeguatezza del welfare assicurativo/assistenziale: • sussidi di disoccupazione • sostegno al reddito delle famiglie/individui in povertà