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FILOSOFIA DELL’ETA’ ELLENISTICA (etica stoica). Prof. Michele de Pasquale. gli Stoici affermano l'esistenza di un universo continuo, nel quale non c'è posto per il vuoto, finito e distinto in un elemento attivo ed uno passivo …
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FILOSOFIA DELL’ETA’ ELLENISTICA(etica stoica) Prof. Michele de Pasquale
gli Stoici affermano l'esistenza di un universo continuo, nel quale non c'è posto per il vuoto, finito e distinto in un elemento attivo ed uno passivo … • questi due principi non sono separati l'uno dall'altro, ma intimamente connessi: la divinità, che è la razionalità del mondo, è totalmente immanente al mondo e muove dall'interno e non come causa finale ed esterna al mondo stesso: il mondo è considerato, cosi come un grande organismo vivente, caratterizzato da una tensione interna, una forza … • questa tensione interna, che si manifesta in tutte le cose è detto pneuma (= soffio vitale): esso è la causa della differenziazione dei quattro elementi fondamentali (quelli della fisica tradizionale: fuoco, acqua, aria, terra) e dei processi di trasformazione dell'uno nell'altro, come del loro aggregarsi e disgregarsi che danno origine alle cose …
il mondo è soggetto a cicli periodici di vita che si concludono in un grande incendio (ekpyrosis = conflagrazione), in un ritorno di tutte le cose al fuoco, per iniziare di qui un nuovo ciclo di vita che ripeterà esattamente le stesse fasi del precedente, fin nei piú minimi particolari (concetto della nascita e della distruzione del mondo) … • il logos-dio degli Stoici è la stessa razionalità e necessità immanenti all'universo che costituiscono l’ordine del mondo; è anche fato, ferrea necessità (eimarmène) e provvidenza (prònoia), perché è fondamentalmente logos, cioè ragione e ordine immutabile
sulla base di questa fisica e di questa cosmologia rigidamente deterministiche sembrerebbe che nessuno spiraglio possa aprirsi all'attività dell'uomo; invece gli Stoici hanno forte il senso dell'attività umana e proclamano il valore dell'impegno dell'uomo nel mondo I il senso generale della loro etica è quello dell'adeguamento dell'uomo al mondo: se questo è ordine necessario e razionale, l'uomo saggio, che usa rettamente la sua ragione, non può che riconoscerlo e conformare ad esso tutti i suoi comportamenti vivere conforme a ragione significa per gli Stoici vivere conforme a natura, perché l'ordine naturale è appunto l'ordine razionale del mondo, che l'uomo riconosce grazie proprio alla ragione che è in lui
“ Poiché agli animali razionali la ragione è data come una guida piú perfetta, per essi il vivere secondo ragione coincide giustamente con il vivere secondo natura. Perciò Zenone per primo disse che il fine è vivere in accordo con la natura, il che significa anche vivere secondo virtù... Le nostre nature sono parti della natura del tutto. Perciò il fine ultimo è vivere secondo natura, cioè vivere secondo la natura propria e quella del tutto, non facendo nulla che la legge comune abbia proibito; e la legge comune è la retta ragione che percorre ogni cosa, identica a Zeus che guida I'amministrazione di tutte le cose.” (Diog. Laer. VII 86-88)
come fare a distinguere ciò che è conforme a natura? obbedendo alla naturale tendenza all’autoconservazione presente in ogni essere vivente (se il bene coincide con la realizzazione della natura razionale dell’uomo, questi è portato naturalmente a fare il bene): utile e buono è ciò che consente all’uomo di realizzare la sua natura di essere razionale permettendone lo sviluppo ma allora da dove nasce la possibilità del male? quando la passione prevale sul logos viene dato l’assenso a rappresentazioni false di ciò che è buono e utile: quindi il male morale deriva dal cattivo uso della facoltà razionale; di conseguenza le passioni vanno estirpate: l’ideale del saggio stoico si fonda sull’impassibilità (apatia)
l’accentuato rigorismo morale (esiste il bene e il male, il vizio e la virtù senza gradazioni intermedie) viene attenuato dall’analisi di quei comportamenti pratici che anche se non realizzano la perfezione morale, sono tuttavia convenienti alla natura dell’uomo: i doveri che si presentano come l’anello di congiunzione tra l’etica e la politica (azioni che coincidono col comportamento ordinario dell’individuo)
nell'etica stoica oltre all’accettazione del mondo cosí com'esso è perché i suoi ordinamenti e le sue leggi, che regolano la vita naturale e quella politico-sociale, sono l'espressione di una razionalità che sarebbe follia voler negare esistono una serie di tematiche che a distanza di secoli si dimostreranno feconde: • riflessioni sull'istinto (la cui caratteristica fondamentale è quella dell'autoconservazione, presente in tutti gli animali, ma che solo nell'uomo diventa cosciente) • sul bene e sul male (legati, nella loro presenza immediata e piú forte, al vantaggio e allo svantaggio) • sugli indifferenti rispetto alla morale (rapportati all'istinto, o alla propensione e all'avversione, o alla felicità e all'infelicità, o anche all'uso ed al valore pratico)
caratteristiche dell'etica stoica sono il suo cosmopolitismo e l'affermazione dell'eguaglianza di tutti gli uomini: il cosmopolitismo (la patria dell'uomo è il mondo intero e non la singola città) era il riconoscimento dell'indifferenza dell'uomo rispetto alla politica, e cioè alle concrete situazioni storiche e sociali in cui si trovava ed agiva non importa il tipo di città in cui si vive, sia perché ognuna è sempre l'espressione di una razionalità universale e quindi è necessaria proprio nel suo essere com'è, sia perché, in qualunque città viva, l'uomo può sempre esplicare la sua natura, cioè la sua ragione, riconoscendone la legittimità e la necessità “ La legge non è né un'invenzione dell'ingegno umano né l'ordinamento di popoli, ma un qualcosa di eterno, in grado di reggere tutto l'universo con la sapienza del comando e della proibizione. Perciò dicevano che la legge piú importante e ultima è la mente della divinità che tutte le cose costringe o vieta secondo ragione.” (Cicerone, de legibus) “ La legge è perciò la retta ragione, conforme a natura, diffusa in tutti, costante, eterna, che chiama al dovere comandando e distoglie dal declino con il divieto.” (Cicerone, de re pubblica)
l'estraneità alla storia e l'accettazione dell'ordine esistente si riflettono anche nell'altra tesi stoica dell'eguaglianza degli uomini: non esistono uomini liberi e uomini schiavi per natura; per gli Stoici libertà e schiavitù sono condizioni che non dipendono dalla situazione sociale, che è puramente esteriore quello che conta è la coscienza della bontà e della razionalità dell'ordine e la capacità di affermare la propria natura all'interno di quest'ordine; e affermare la propria natura significa far trionfare nella sfera tutta privata e personale la propria autonomia dal resto del mondo, e quindi la propria sapienza e quindi la propria libertà “ solo il sapiente è libero, mentre il cattivo è servo. La libertà è la capacità di agire in base all'autodeterminazione, mentre la servitù è la privazione di questa capacità.”(Diog. Laer. Vll 121) si può essere liberi perché autonomamente ci si determina alla ragione e all'adeguamento alla razionalità universale che permea di sé il mondo, pur continuando a rimanere socialmente degli schiavi e degli oppressi, perché la sfera dell'esteriorità è indifferente e non tocca l'essenza della libertà