290 likes | 427 Views
2 5 M A G G I O 2 0 1 4. C’è un’età per soffrire? Purtroppo, no. Francesca. 42 anni. A ssistente sociale. Diagnosi: Sindrome da laminectomia fallita. Laura. 13 anni. Ginnasta. Diagnosi: Emicrania vascolare. Rosario, 70 Anni. Medico. Diagnosi: Nevralgia trigeminale.
E N D
2 5 M A G G I O 2 0 1 4
C’è un’età per soffrire? Purtroppo, no Francesca. 42 anni. Assistente sociale. Diagnosi: Sindrome da laminectomia fallita Laura. 13 anni. Ginnasta. Diagnosi: Emicrania vascolare Rosario, 70 Anni. Medico. Diagnosi: Nevralgia trigeminale
È possibile curare il dolore? Sì, si può! Grazie alla Terapia del Dolore
La storia di Francesca La vita a Milano, per una siracusana che ha negli occhi e nel cuore il mare, è difficile.
Da anni Francesca soffre di dolore alla schiena. Anche solo scendere le scale è una tortura. I ritmi stressanti di una città caotica e alienante come Milano non l’aiutano. Francesca è sola, la sua famiglia è lontana, non può contare su nessuno. Ogni responsabilità è sulle sue spalle
Nel 2012 la schiena si blocca del tutto. Francesca comincia anche a trascinare la gamba che non risponde più ai suoi comandi. La risonanza magnetica evidenzia un’ernia espulsa cospicua dalle dimensioni talmente ampie da lasciare perplesso perfino il suo medico.
“Con un’ernia del genere, Francesca, lei non dovrebbe nemmeno stare in piedi: dovrebbe usare le stampelle” si sente dire. La cura prescritta dallo specialista? Bustino correttivo, fisioterapia e farmaci.
Momenti di benessere si alternano a momenti di forte dolore alla schiena: Francesca, a un certo punto, decide di sottoporsi all’intervento chirurgico per l’asportazione dell’ernia. “Sarà una passeggiata: non si preoccupi” le ripetono tutti.
L’intervento non è risolutivo, anzi… Francesca scopre che un’infezione sottocutanea e circoscritta ha creato del tessuto fibroso cicatriziale, ossia delle ‘aderenze’. Queste sollecitano costantemente i nervi e continuano a provocarle dolore.
Rassegnarsi al dolore sembra l’unica alternativa. Il dolore è un invadente e invalidante compagno di vita.
Ma davvero una giovane donna può essere costretta a mortificare la propria professionalità perché il dolore la obbliga ad assentarsi spesso dal lavoro, rischiando, così, il licenziamento per malattia? È ammissibile, a 42 anni, non vivere la normalità quotidiana e rinchiudersi nella propria solitudine?
Francesca scopre per caso l’esistenza del Centro Spoke di Terapia del dolore: un suo conoscente, infatti, è in cura in questa struttura. Trova finalmente l’aiuto e l’umanità che ha sempre cercato: sensibilitàunita a professionalità. Si crea subito un rapporto di simpatia e di fiducia: inizia un percorso. Francesca e lo staff medico diventano una squadra.
La Terapia del dolore cui si sottopone Francesca prevede un intervento per ‘scollare’ le cicatrici chirurgiche dall’interno, riducendo così le sollecitazioni ai nervi, e l’assunzione di farmaci. La vita di Francesca è tornata normale Finalmente lavora con serenità e regolarità. Fa attività fisica e segue un corso di pilates in palestra.
La storia di Laura Avevo 6 anni quando ho cominciato a soffrire di emicrania: papà e mamma credevano che si trattasse di un capriccio perché, ogni mattina, in prima elementare, piangevo per il distacco da loro. Ma il dolore era un’altra cosa. Sembrava che il mio cranio non potesse contenere il cervello: come se indossassi un vestito troppo stretto che stringeva, stringeva, stringeva.
3 o 4 volte alla settimana ero costretta a stare chiusa in camera mia, in silenzio, al buio, distesa supina. Se mi trovavo a scuola, i miei genitori erano costretti a portarmi dritto a casa. Spesso saltavo gli allenamenti con la squadra di ginnastica ritmica e, quindi, anche le gare.
Per trovare la causa di questa emicrania che non mi lasciava vivere mi hanno visitato tanti medici: oculisti, gnatologi, dietologi. Sono stati 4 lunghissimi anni… Sono stata pure in neuropsichiatria infantile… Ma io non ero depressa!!! Avrei voluto solo allenarmi con le mie compagne di squadra e partecipare alle gare come il livello agonistico richiede.
Poi siamo finiti in cura da uno specialista delle emicranie. Dico “siamo” perché mamma e papà hanno sofferto con me.
“Capisco che è difficile per te – mi dice lo specialista – ma dovresti rinunciare alla ginnastica ritmica perché l’iperattività fisica acuisce il tuo dolore”. Ma io ho dieci anni!!! La ginnastica ritmica è la mia passione: come faccio a rinunciare?
Dopo 6 mesi di cura… …l’intensità delle emicranie non era diminuita; …il numero degli episodi delle emicranie era sceso solo del 10%; …ero ingrassata di 5 kg perché i farmaci che mi venivano somministrati mi procuravano sonnolenza e fame. Mamma decide, allora, di interrompere questa cura perché, nonostante la terapia, ero costretta ad assumere analgesici per lenire il dolore.
Avere una vita sociale con i miei coetanei era impossibile!!! Ho rischiato di dover rinunciare al mio sport preferito e alla mia passione. Un anno il mal di testa mi ha rovinato perfino la festa di compleanno: ho dovuto rifugiarmi in camera e chiedere agli invitati di andare via da casa… E a scuola la mamma doveva giustificare le mie continue impreparazioni. Pensare che a me studiare piace, e pure tanto.
Poi, un giorno, la mamma mi parla di un posto dove curano il dolore. “Proviamo anche questa!” le dico. Ma entrambe siamo scettiche... Se non avevano funzionato tutti i farmaci riconosciuti, come avrebbe potuto funzionare il farfaraccio, ossia il fitofarmaco prescritto dal medico dello Spoke?
E invece… La terapia è durata circa un anno e mezzo ed è stata efficacissima!!! Da tre mesi non accuso più dolore e da due non assumo alcun farmaco!!!
Non ricordavo neanche come fosse possibile trascorrere una settimana senza mal di testa. I miei voti a scuola sono eccellenti e posso finalmente trascorrere con i miei amici ore intense e piacevoli. Ora mi alleno con serenità e affronto le gare agonistiche senza la paura che l’emicrania mi impedisca di partecipare.
La storia di Rosario Rosario è medico da oltre 40 anni. Della nevralgia trigeminale sa tutto: l’ha studiata!. Eppure non aveva idea del dolore che potesse provocare: lui che ha sempre lavorato per lenirlo.
Nel giugno 2013 Rosario accusa dolori alla prima branca del trigemino oftalmico che presto si spostano anche alla seconda branca mascellare. Non riesce a parlare né a mangiare. In queste condizioni non può neanche lavorare. Non vive, in realtà. Morfina, cortisone, analgesico: nulla calma il dolore.
Durante la degenza ha una crisi: piange, rannicchiato in posizione fetale, a terra, con la testa tra le mani. Nel luglio 2013 Rosario è ricoverato in ospedale. Urla. Il dolore è lancinante. La cura prescritta, a base di antidolorifici e antiepilettici, riesce solo a lenire temporaneamente il dolore.
Dopo quattro mesi di sofferenza e di crisi acute, il Centro Spoke di Terapia del dolore è l’ultima spiaggia. Rosario resta senza parole quando gli dicono: “Un solo intervento di termorizotomia percutanea porrà FINE AL SUO DOLORE”.
Rosario ha scoperto di avere una predisposizione a questa neuropatia ma, per fortuna, la procedura di intervento è ripetibile. Ora sta bene, lavora regolarmente ed è tornato ad avere una vita normale.
SERVIZIO DI TERAPIA DEL DOLORE: informarsi per curarsi Progetto Obiettivo PSN 2012 – Consolidamento della Rete di Terapia del dolore