80 likes | 284 Views
La diversità nell’essere uguali. Convegno scout Salerno 11-05-2013. Come rapportarsi ai genitori dei bambini diversamente abili?. La famiglia in cui il bambino nasce disabile attraversa varie fasi di approccio al problema: Fase della negazione Fase magica
E N D
La diversità nell’essere uguali Convegno scout Salerno 11-05-2013
Come rapportarsi ai genitori dei bambini diversamente abili? La famiglia in cui il bambino nasce disabile attraversa varie fasi di approccio al problema: • Fase della negazione • Fase magica • Fase della presa di contatto realistica con la disabilità del proprio figlio
Come rapportarsi ai genitori dei bambini diversamente abili? Per i genitori ciò che rende più dolorosa la disabilità del proprio figlio è: • La diversità rispetto agli altri • La diversità rispetto alle proprie aspettative • L’incertezza del futuro • L’indifferenza o l’impreparazione della nostra società di fronte ai problemi del disabile • La solitudine
Come rapportarsi ai genitori dei bambini diversamente abili? Aiutare la famiglia di un bambino disabile nell’educazione del proprio figlio e nell’accompagnamento alla sua integrazione sociale richiede persone dedicate che devono essere orientate a: • offrire un’informazione tempestiva ed esauriente sul comportamento, sui bisogni e sulle necessità del bambino con difficoltà • Monitorare le ansie della coppia genitoriale attraverso un’assistenza che sia una presa in carico ‘’partecipativa’’ • Incentivare momenti di incontro condiviso • Approcciare il problema con comprensione, rispetto e stima di quello che la famiglia può fare.
Quali le problematiche più comuni del ragazzo disabile? Individuiamo alcune difficoltà a cui il disabile mentale va incontro in un rapporto di integrazione sociale: • una prima serie di problemi può già evidenziarsi a livello della percezione dello stimolo e della decodifica corretta di esso • ciò comporta ansia, insicurezza e disorientamento, che possono essere espressi con il ritiro dalla situazione di confronto • La rigidità, l’inadeguatezza del pensiero formale, la difficoltà ad attribuire causalità agli eventi inibiscono lo scambio sociale • I correlati emotivi incidono fortemente sul grado di attivazione delle scelte sociali, anche semplici • Nei processi di problem-solving giocano un ruolo determinante l’immagine di sé • Il disabile è sempre portatore delle aspettative che gli altri hanno su di lui, quindi è influenzato dal modo con cui ci si rapporta a lui
Quale utilità educativa-formativa del gruppo scout? Prendersi cura del minore disabile può voler dire aiutarlo ad una crescita equilibrata in cui le scelte non vengano fatte per il bambino, ma con il bambino. Questo significa: • CONOSCERE non solo il bisogno, ma anche la persona; aiutarla a collaborare, a sperimentarsi con l’ambiente esterno per poter accedere ad un’immagine di sé globale, anche se deficitaria • CONDIVIDERE, che significa sostenere e farsi carico con responsabilità della persona e dell’impegno assunto nei suoi confronti • PROMUOVERE, vale a dire individuare le potenzialità, valorizzarle, sostenere la capacità di andare’’oltre’’ il proprio problema; quindi consigliare, assistere, accompagnare.
Quale utilità educativa-formativa del gruppo scout? Volendo sinteticamente individuare le aree di possibile intervento sul minore con deficit mentale o difficoltà di relazione sociale potremmo occuparci di stimolare: • La cura personale • La comunicazione extra-verbale (mimico-gestuale, espressivo-pittorica) • L’attività occupazionale e ricreativa • L’integrazione sociale • L’adattamento comportamentale
Quale utilità educativa-formativa del gruppo scout? adottando delle strategie educative finalizzate a: • facilitare le abilità di problem-solving • incentivare un uso corretto delle informazioni • sollecitare l’operatività del soggetto nella duplice prospettiva dell’individuazione e della socializzazione • Sostenere l’adattamento comportamentale attraverso la somministrazione graduale della regola condivisa