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La vita economica nelle città dell’area vesuviana: agricoltura e allevamento. Lezione XIII. L’agricoltura, attività economica di base. Anche nelle città dell’area vesuviana l’attività economica di gran lunga prevalente era quella agricola.
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La vita economica nelle città dell’area vesuviana: agricoltura e allevamento Lezione XIII
L’agricoltura, attività economica di base • Anche nelle città dell’area vesuviana l’attività economica di gran lunga prevalente era quella agricola. • Questa condizione, comune del resto in tutto il mondo antico, era qui ancora più forte, grazie alla straordinaria fertilità del territorio campano. • Il territorio (ager) della città di Pompei si è stimato di un’estensione di circa 200 km2, buona parte dei quali impiegati per le attività agricole.
Le forme di sfruttamento del territorio • Nelle campagne pompeiane prevaleva un insediamento sparso: sono state individuate circa 150 proprietà, ma la stima è certamente in difetto. • Le tipologie abitative vanno dalla lussuosa villa di otium, in cui prevaleva nettamente la pars urbana, alla semplice fattoria tutta volta agli aspetti produttivi, con tutta una serie di modelli intermedi. • Si tratta comunque sempre di edifici di buon livello: al momento non sono noti nell’area vesuviana esempi di capanne di contadini in miseria. • Bisogna tuttavia confessare i limiti delle nostre conoscenze: in particolare le fattorie, relativamente poco spettacolari, non hanno attirato grande interesse.
La proprietà dei Lucretii Valentes • Uno scavo degli anni ‘90 ha portato alla luce quella che doveva essere la villa di campagna della famiglia. • L’attribuzione alla famiglia è sicura grazie alla scoperta del piccolo sepolcreto annesso alla villa, in cui torna regolarmente il nome di D. Lucretius Valens, tradizionale per i maschi della famiglia. • Tra queste epigrafi: • AE 1994, 394: D(ecimo) Lucretio / D(ecimi) f(ilio) Valenti, / vixit an(nos) II (l’ennesima testimonianza dell’altissima mortalità infantile nel mondo romano, anche tra le famiglia di agiata condizione; particolare la forma antropomorfa della stele). • AE 2004, 405: commemora un altro giovane membro della famiglia, morto prematuramente, dopo aver dato, insieme al padre, grandiosi giochi gladiatorii.
AE 2004, 405: la commemorazione di D. Lucretius Valens • D(ecimo) L[uc]retio [D(ecimi) f(ilio)] Men(e-nia) Valen[ti], / equo publico honorato ab(!) Ti(berio) Claudio Cae-sare Au[g(usto) Ger-(manico)] / ann(is) VIII, in ordinem decurionum gra[ti]s adlecto, a[ed(i-li?), IIvir(o) i(ure) d(icun-do?)]; • A Decimo Lucrezio Va-lente, figlio di Decimo, iscritto nella tribù Mene-nia, onorato con cavallo pubblico da Tiberio Clau-dio Cesare Augusto all’età di 8 anni, cooptato gratui-tamente nell’ordine dei de-curioni, edile (?), duoviro per l’amministrazione del-la giustizia.
AE 2004, 405: la commemorazione di D. Lucretius Valens • hic cum patre gladia-torum XXXV paria c[um eorum suppositiciis et] / legitima venatione dedit; huic ordo de[curio]num [in funere HS --- et] / lo-cum sepulturae et d[--- dari] laudarique publice eum et statuam eque-strem [in foro] poni pe-cunia public(a) / censuit; • Qui, insieme al padre diede un combattimento con 35 coppie di gladiatori con le loro riserve e una caccia regolare; perciò il consiglio municipale decise di conce-dere per i suoi funerali X sesterzi, un’area sepolcrale, …, una lode pubblica e di porgli una statua equestre nel foro a spese pubbliche.
AE 2004, 405: la commemorazione di D. Lucretius Valens • item Augustales [et pag]ani statuas pe-destres et ministri eorum et [Fortu]na-les(?) et scabillar(ii) / et Foreses (!) clu-peos censuerunt. Vi-[xit a]nnis [---]. • Parimenti gli Augustali e gli abitanti delle campa-gne (?) decisero (di vo-targli) una statua pede-stre; e i loro magistrati, i Fortunali, i suonatori di scabillum e i Forensi decisero (di votargli) uno scudo. Visse anni …
I caratteri di AE 2004, 405 • Un’iscrizione esemplare nel mostrare come sulle proprietà agricole si fondassero le fortune economiche, sociali e politiche della nobiltà locale. • La cooptazione di D. Lucrezio Valente nell’ordine equestre (con la concessione del cosiddetto cavallo pubblico) da parte di Claudio, all’età di appena 8 anni. • La cooptazione nel locale ordine dei decurioni, con l’esenzione dal pagamento della consueta summa honoraria. • Il finanziamento di giochi di grande importanza (35 coppie di gladiatori e le riserve, in caso di infortunio dei “titolari”, una caccia conforme a quanto stabilito dai regolamenti). • L’ascesa nella politica locale, sino alla alla magistratura di II vir iure dicundo.
I caratteri di AE 2004, 405 • In occasione della sua (prematura) morte la comunità vota lo stanziamento di una somma per i funerali, di un’area sepolcrale, una lode pubblica, una statua equestre nel foro. • Onori postumi sono votati anche da altre componenti della comunità pompeiana: • Gli Augustali, collegio devoto al culto imperiale, e forse gli abitanti dei pagi votano una statua pedestre. • I dirigenti dei pagi e le associazioni dei devoti di Fortuna (?), dei suonatori di scabillum e di un qualche gruppo che si raccoglieva intorno al foro, votano un’imago clipeata.
I suonatori di scabillum • A sinistra un satiro suonatore di scabillum. • La difficoltà di immagi-nare a Pompei un’inte-ra associazione di questi particolari musi-cisti. • L’ipotesi che in AE 2005, 405 si alluda a noleggiatori o venditori di sgabelii.
Un esempio di imago clipeata • Imago clipeata in argento di Augusto, di poco posteriore alla sua morte. Museum of Art, Toledo (USA).
Imagines clipeatae in un tempio • Un rilievo del sepolcro degli Haterii da Roma, oltre all’uso delle gru nelle costruzioni, mostra l’uso di porre imagi-nes clipeatae nell’in-tercolumnio dei tem-pli.
L’abitazione urbana dei Lucretii Valentes • Alla famiglia è stata collegata una anche grande proprietà urbana nei pressi dell’Anfiteatro, comprendente anche la cosiddetta Casa della Venere Marina. • La casa trae il suo nome dalla celebre pittura a fresco sulla parete di fondo del peristilio. • L’attribuzione è stata possibile grazie a graffiti che menzionano un D. Lucretius Valens e due donne appartenenti alla famiglia, Iusta e Valentina.
Mappa della Casa della Venere marina, proprietà urbana dei Lucretii Valentes
La rappresentazione di una balcone nella stanza 6 della Casa Lucretii Valentes
Il particolare di un airone negli affreschi della Casa della Venere marina
Un’aristocrazia prevalentemente terriera • Le fortune economiche della classe dirigente delle città vesuviane, come nel caso dei Lucretii Valentes, erano per lo più legate alla terra. • In alcuni casi, come in quello della Villa dei Misteri, la compresenza di una pars urbana con una pars rustica, lascia intendere una gestione diretta da parte dei proprietari. • In altri casi si sarà trattato di proprietari assenteisti, che avevano la loro casa principale in città e si recavano solo saltuariamente nella villa di campagna.
Fittavoli e schiavi • Una modalità di sfruttamento delle proprietà poco impegnativa ma comunque piuttosto redditizia: l’affitto della terra a coloni. • Una modalità che andava sempre più diffondendosi in Italia tra la fine del I sec. d.C e il II sec. d.C. • Ma nel territorio vesuviano dovevano essere ancora molto numerose le tenute coltivate da manodopera schiavile, controllata da un vilicus. • Ne sono macabra testimonianza le ossa umane incatenate della Villa delle Colonne a Mosaico: l’ipotesi più probabile è che si tratti dei poveri resti di un schiavo agricolo, impossibilitato a fuggire.
La cantina della Villa delle Colonne a mosaico con i resti di ossa umane
Le produzioni • Nelle campagne dell’area vesuviana si praticava anche l’allevamento, in particolare degli ovini. • Cf. la testimonianza di Seneca, Questioni naturali, VI, 1, 1-3 relativa alla morte di 600 pecore durante il terremoto del 62 d.C. • Un allevamento destinato soprattutto alla produzione di latte e lana, più che di carne. • Ma la maggior parte del territorio era destinato alle coltivazioni, in particolare della classica triade dell’alimentazione mediterranea: cereali, viti, ulivi.
I vigneti • In mancanza di statistiche affidabili sul peso relativo delle diverse colture, dalle nostre fonti emerge una preponderanza dei vigneti (non solo nell’area vesuviana ma, per esempio, nello stesso Bruzio). • Un dato probabilmente distorto: • L’interesse degli scrittori De re rustica per una coltura fortemente remunerativa. • Il valore anche ideologico del consumo del vino per le classi dirigenti del mondo antico. • Le chiare tracce archeologiche che la produzione di vino ci lascia: presse per la pigiatura dell’uva, anfore per il trasporto del vino.
La viticoltura nella fattoria di località Villa Regina • Una grande fattoria rinvenuta negli anni ‘70 a Boscoreale, qualche chilometro a nord di Pompei. • L’impianto originario è probabilmente del I sec. a.C., con due ristrutturazioni, in età augustea e giulio-claudia. • La fattoria era disposta su tre lati intorno ad un grande cortile (6), sul quale si aprivano una decina di ambienti piuttosto rustici. • Solo due di questi ambienti, tra i quali un triclinio, conservano decorazioni affrescate, le altre stanze erano destinate alla trasformazione dei prodotti agricoli o ad alloggio dei contadini, anche al primo piano. • Al momento dell’eruzione la fattoria era in ristrutturazione: la cucina per esempio non era in uso.
Il tronco fossilizzato davanti all’ingresso della fattoria, piegato dalla furia dell’eruzione
Le ben conservate mensole in uno dei locali di servizio della fattoria
I segni lasciati da una delle scale di accesso al piano superiore
La scala di accesso e l’ingresso agli alloggi del piano superiore
L’efficace ricostruzione di una pergula (soppalco) in uno dei locali di servizio della fattoria
La viticoltura nelle fattoria di località Villa Regina • Molte le testimonianze che rimandano alla viticoltura: • Interrati nel cortile (6) 18 grandi dolia, destinati alla conservazione del vino, con una capienza complessiva di 10 mila litri. • Il torcularium, la pressa per la spremitura dell’uva. • Il calcatorium, una vasca dove si raccoglieva il mosto o nella quale l’uva poteva essere sottoposta ad una seconda spremitura manuale, o meglio, pedestre. • Le impronte stesse lasciate dalle radici delle viti, che hanno consentito di ricostruire l’aspetto del vigneto, che era sostenuto da pali.
Non solo vigneti • La vite non era certo l’unica coltura praticata nella fattoria di località Villa Regina: • Le indagine paleobotaniche hanno rivelato oltre 80 specie vegetali presenti nell’area. • Tra i filari delle vite crescevano anche olivi, albicocchi, peschi, mandorli, fichi, noccioli. • Un’aia pavimentata (T) consentiva la battitura del cereali. • Un granaio o fienile adiacente all’aia poteva conservare cereali, foraggio per gli animali, legumi. • Praticato anche l’allevamento: certamente animali da lavoro e da trasporto, ma anche maiali, come dimostra un’impressionante calco.